Mano nella mano.


«Pesciolini rossi.»

 Alzò il libro all'altezza del suo viso, come a scrutarne, in controluce, i segni lasciati dal tempo sulla copertina.
«Doveva essere quello che ti piaceva di più. Sembra il più usato, gli altri sò praticamente immacolati» passò rapidamente in rassegna con lo sguardo i volumi allineati sullo scaffale.

Simone continuava a guardarlo con aria di sufficienza mista ad una immotivata tensione che ormai era solito sentire addosso. 
«Si- Probabile» rispose vago, facendo spallucce.
«Non ricordo Manu- è una roba di quando ero bambino,  ti ho detto.» 
«Ma io voglio sapè com'eri da  bambino » lo rimbecca subito l'altro, alzando le braccia come stesse spiegando la cosa più evidente del mondo. 

Prese posto sul letto, le gambe lunghe sul materasso. 
Il libro aperto a pagina 3.
«Viè qua.» 
Il più piccolo esitò un attimo prima di avvicinarsi. 
Ciò nonostante, sistemò alla meno peggio il cuscino e si mise seduto accanto all'altro.
Spalla contro spalla.

«Chi te li leggeva?»
«Se te lo dico me prendi per il culo almeno per sei mesi di fila»
«Ma te pare? Va bene che sò stronzo ma non così tanto» lo rimbeccò subito Manuel, fingendosi anche vagamente offeso. 
«Non me li leggeva nessuno» mormorò il più piccolo
 «me li leggevo da solo - per addormentarmi»

«E funzionava?» 

Un sorriso si fece largo sulle labbra di Simone. 
Il suo cuore era letteralmente in festa mentre l'immagine dell'altro, seduto sul letto con un libro per bambini sulle gambe, lo faceva sognare di futuri lontanissimi in cui in mezzo a loro ci sarebbe stato un bimbetto a cui raccontarle davvero, quelle storie.
Erano pensieri su cui era solito fantasticare, per i quali si rimproverava sempre, ma ai quali non riusciva a rinunciare:  l'idea di una famiglia tutta sua, una casa piena d'amore.

«Funzionava- mi tenevano compagnia.» 

Fosse stato possibile proiettare, in quel preciso istante, le immagini in diretta del cuore di Manuel l'avrebbero visto sciogliersi come un cubetto di ghiaccio al sole.
Non c'era argomento che lo coinvolgesse emotivamente tanto quanto le mille sfaccettature di quel mondo meraviglioso che era Simone. 


Il viverlo tutti i giorni, il sentirsi parte della sua vita lo faceva sentire completo. 

Lo faceva sentire essenziale.

Non si sentiva in grado di dare una definizione a quel bene che lo legava a lui, non sapeva nemmeno se fosse in grado di dimostrarlo.
Sapeva solo che stava facendo del suo meglio e sperava solo che l'altro se ne accorgesse.

Si schiarì la voce rapidamente e prese a leggere
«C'era un volta, tanto tanto tempo fa in un mare lontano lontano, un pesciolino rosso, molto piccolo e vivac-»

A tirarli fuori dalla bolla nella quale erano immersi, il vigoroso bussare di Dante. 
«Simone! Hai compilato i moduli che ti ha mandato la preside?»

Manuel lanciò un'occhiata di fuoco a Dante.

Roteò gli occhi in modo plateale; si consolò al pensiero che, per lo meno, questa volta,  aveva bussato prima di entrare in camera, prima di fare un leggero cenno con la spalla al più piccolo, che era accoccolato accanto a lui.

«A dire il vero, non li ho nemmeno guardati» mormorò Simone

«Fammi capire cosa stai aspettando e perché perdi ancora tempo, allora » lo rimproverò Dante
«Vanno consegnati il prima possibile. Non lo capisci questo?»

In quel momento, con Simone ancora aggrappato alla sua spalla, Manuel pensò che avrebbe potuto sopportare tutto.
Tutto.
Tranne l'ennesimo battibecco padre- figlio.

 «Me faccia capì, professò.  Ma a che je servono?»
«Ma come " a che je servono"?!»lo rimbeccò subito il professore, sbuffando una risata sarcastica «Ci sono grandi novità!»
«Eh. sarebbero?» 
«Che può tornare a scuola!»

Mentre Dante sembrava essere sul punto di esplodere per il troppo entusiasmo, gli sguardi dei due ragazzi scattarono sull'attenti, alla ricerca l'uno dello sguardo dell'altro, come fossero stati colpiti da una secchiata d'acqua gelida. 

«Scusate ma non siete contenti? Simone, puoi tornare alla tua vita, alle tue cose, ai tuoi impegni-»
«Certo che sono contento, papà-» 
«- solo che..pensavo di avere un po' di preavviso, tutto qua» aggiunse.
«Ma non serve! Devi solo compilare quei moduli e domani li consegni alla preside.»

Le labbra di Dante si piegarono in un sorriso rassicurante, si avvicinò al figlio, posando una mano sulla sua spalla
«Capisco possa farti paura l'idea di dover rientrare, di doverti reinserire- ma vedrai che andrà tutto bene! Intesi? »
Simone lo guardò con un velo di preoccupazione negli occhi.
«E poi ci sono io. C'è Manuel! »
«Non sarai mica solo» lo rassicurò ancora. 
«Vuoi che ci penso io a preparare tutto?»
Il più piccolo annuì.
«Va bene. Ci penso io.»  
Gli rivolse un altro sorriso rassicurante, una carezza sul viso e una leggera pacca sulla spalla,  prima di rimettersi in piedi ed uscire dalla stanza, lasciandoli soli. 

«Che c'è che te fa preoccupà così tanto, Simò?»
Il più piccolo sospirò, sconfitto. 
«Tutto» mormorò piano.
«Cioè? Dimmi cos'è sto tutto»
«Tutto. L'idea di tornare- mi fa paura.» 
«Lo so- però c'ha ragione tuo padre: non sei solo a dover affrontare 'sta cosa, Simò.»
«Ce sto io, ce sta lui... »
«Ce sta perfino quella stronza della Girolami che a me m'ha messo quattro ma pè te se taglia 'n braccio»
Il più piccolo sbuffò una risata, scuotendo la testa. 

«Vedrai che andrà tutto bene, mh?»
Si allungò per posare un lieve bacio sulla fronte, stringendolo in un abbraccio.

Come sempre accadeva, Simone si lasciò trascinare e affondò il viso sull'incavo del suo collo. 
Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e strusciò il volo sulla spalla del maggiore.

«Ho tanta paura delle loro domande, Manu» piagnucolò appena, la voce ridotta quasi ad un bisbiglio.
«Domande?»
Alzò la testa portando la manica della felpa ad asciugarsi gli occhi, tirò su col naso e annuì piano.
«Sul perché l'ho fatto, su Jacopo...su quello che ha detto Laura»
«Non devi mica risponne per forza, Simò.»

Il maggiore si slegò un attimo dall'abbraccio per guardare l'altro. 
Gli prese il volto tra le mani per farsi guardare.
«Se tu non vuoi parlare di tutto ciò che è successo, puoi non farlo. Nessuno ti deve obbligare.»

Rinsaldò poi la presa, stringendolo come se potesse scomparire tra le sue braccia da un momento all'altro. 
«Affrontiamo la cosa insieme. Mano nella mano. »


«Prometti di non lasciarmi mai solo, Manu?» pigolò piano.

Il riccio sentì il cuore stringersi in una morsa  a quella richiesta. 
Faceva male la consapevolezza che l'altro avesse bisogno di queste conferme. 
Era come veder palesare tutte le sue paure, le insicurezze, le sue ferite.

«Mai Simo- mai mai mai.»
«Te lo prometto.»

La serata trascorse tranquilla, fu Manuel ad occuparsi delle ultime cose da preparare prima del grande ritorno a scuola . 
Sotto lo sguardo attento di Simone, preparò gli zaini per entrambi; avendo cura di non caricare granché quello del più piccolo. 
Si limitò ad inserire i suoi quaderni e l'astuccio.
Avrebbero condiviso i libri. 

Poi preparò i vestiti per entrambi, così da velocizzare quelle che sarebbero state le operazioni della mattina. 
«Te metti questa felpa e questo jeans»

Sollevò a mezz'aria le due grucce con gli abiti appesi,  lanciando un lamento esasperato quando incrociò lo sguardo perplesso dell'altro.

«Ao Simò, dimmi se ti piacciono che lo so che non sò bravo a fà lo stylist della situazione»
«Manuel, io non riesco ad abbottonare i jeans 'co sto coso» alzò il braccio intrappolato nel tutore per riportarlo all'attenzione
«E te li abbottono io! Capirai che dramma!» 
Non diede neanche il tempo al più piccolo di ribattere che «Risolto! Te metti questi.» , lasciando cadere i vestiti sulla sedia della scrivania, decretando chiusa la questione. 

Si infilò sotto le coperte, avvicinandosi a Simone. 
Gli accarezzò il viso, scostò i capelli dalla fronte per poterci lasciare un bacio.

«Sei pronto per domani, mh?»

«Più o meno»

«Andrà bene. Ricordati, mano nella mano. »

Allungò una mano a raggiungere la sua, la portò alle sue labbra per baciarne le dita, per poi sparire velocemente sotto le coperte a lasciargli un bacio sulla pancia.
«Andrà tutto bene.» mormorò ancora.

Gli passò una mano sulla nuca, tirandoselo piano addosso.
Il più piccolo si girò appena per lasciarsi avvolgere dalle sue braccia e dal suo profumo, affondando il volto sul suo petto.

«Ora ti leggo qualcosa, ti va?»
Il più piccolo arricciò il naso, sbuffò un' impercettibile risata e annuì. 
Era l'ennesima coccola alla quale non si sottraeva. 
Non aveva alcuna intenzione di farlo.

Lo seguì con lo sguardo mentre allungava un braccio per recuperare dal comodino il libro che aveva lasciato, lo apriva ed iniziava a leggere a bassa voce.
Chiuse gli occhi per farsi cullare dalla sua voce. 

«C'era un volta, tanto tanto tempo fa in un mare lontano lontano, un pesciolino rosso, molto piccolo e vivace.

Nuotava libero tra le acque cristalline in cerca di avventure e di nuovi amici.

Tutti gli altri pesci del mare però sembravano diversi da lui, erano di altri colori, avevano altre forme. 

Erano più grandi o più piccoli di lui.

Un bel giorno- »

Distolse lo sguardo dal libro per guardare il profilo dell'altro. 
Dormiva.
Chiuse piano il libro e lo poggiò piano sul comodino di fianco al letto. 
Tornò a scrutare i suoi lineamenti, così perfetti e armoniosi. 

Lo avvolse tra le sue braccia, stringendolo piano e accertandosi che stesse dormendo.
«Buonanotte Simo.» sussurrò appena. 
« Ti amo tanto. »



Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top