Coronare un sogno.

Oggi.

Il profumo pungente dei fiori che decorano ogni angolo e i fili di luci che percorrono le mura esterne, regalano un'atmosfera del tutto nuova a Villa Balestra.

Mentre il suo sguardo si perde ad osservare ogni piccola e grande modifica fatta, Simone ne è sicuro: casa non è mai stata così bella. 

All'interno, le pareti sono ora piene di cornici riempite da fotografie che hanno scattato nel tempo.

Sono poche quelle che non lo raffigurano insieme a Manuel.

Anzi, a far da padrone sono proprio le foto con lui: il suo Manuel.

Le passa in rassegna con lo sguardo. Sembra passata un'eternità da quei momenti, e sono così tanti da riempire una vita intera.

La prima cena fuori, a lume di candela, in quel piccolo locale in centro, a Roma.

Poi, il primo viaggio insieme, a Dublino.

Il primissimo incontro tra Manuel e Floriana, a Glasgow, durante il loro piccolo tour dell'Inghilterra e le foto scattate sotto il Big Ben e durante il giro sulla London Eye, con Manuel che, terrorizzato dall'altezza, era riuscito a tranquillizzarsi solo tenendogli la mano talmente stretta da lasciarci sopra i segni e averla poi ricoperta di baci, in preda ai sensi di colpa

In basso, verso la destra del muro, ecco la prima cena di famiglia, con suo padre Dante e Anita e, ancora più giù, l'ultima foto, scattata qualche mese prima.

Sono tutti insieme, ritratti sul palco del glorioso Teatro dell'opera di Roma, in occasione dell'ultimo spettacolo di nonna Virginia.

Per quell'evento, erano stati costretti proprio da lei a collaborare dietro le quinta.

Nella speranza che tutto andasse alla perfezione, infatti, la donna aveva preteso che i due ragazzi fossero presenti e vigilanti nel controllare ogni cosa.

Simone si era occupato dei suoi costumi, Manuel, invece, collaborava con i tecnici della scenografia.

Gli sfugge un sorriso, nel guardare quella foto.

Manuel sembra così a suo agio , con quelle enormi cuffie e schemi di ogni tipo tra le mani.

Fingeva sempre di esserlo, anche davanti all'enorme tastiera utile a gestire luci e tendaggi.

A guardarlo, nessuno mai avrebbe potuto immaginare quanto terrore ci fosse dietro ogni minimo gesto.

Nessuno, tranne Simone.

Ogni qualvolta in cui c'era stato un momento di pausa e Simone aveva avuto modo di avvicinarsi al fidanzato, infatti, la scena che si palesava ai suoi occhi era ben diversa da quel che il maggiore cercava di propinare ad occhi estranei.

«Simò, se sposto questa qua-»si era ritrovato il maggiore a bisbigliargli, proprio lo stesso giorno in cui era stata poi scattata quella foto, con occhi spauriti e le mani che tremavano. "che succede se 'a sposto?"

«Uhm...nulla?»

«Simò ma come nulla?! Non è possibile!»

«Manu, guarda. C'è scritto qui su: è solo la tenda! Quella lì, in alto. Non importa com'è messa...»

«Simò ma te pare che io sposto 'a tenda senza sape esattamente quello che sto a fà? E se casca!?»

«Ma no che non casca!»

«Ma nun ce sta un libretto de istruzioni secondo te?»

«E da quando te te metti a legge i libretti de istruzioni?»

«Beh, Simò, nun me pare il momento storico più adatto pe' combinà casini!»

Distoglie lo sguardo dalla foto, abbassandolo lo sguardo verso le proprie mani ed eccolo lì, il ricordo di quel momento.

Un piccolo anello, in oro bianco, che Manuel gli aveva regalato più di un anno fa.

Un anello ed una promessa.

«Io ti amerò per sempre, Simone.»

Un lento ballo , da lui concesso, mentre la musica di quel vecchio piano li avvolgeva in un abbraccio. E il frenetico annuire, tra le lacrime, alla fatidica domanda:

«Simone, mi vuoi sposare?»

Ricorda ancora la voce profonda ed emozionata del maggiore, la sensazione delle loro lacrime calde che si mescolano e accarezzano i loro visi fino a renderli un tutt'uno.

Il battere dei loro cuori che vanno all'unisono, danzando insieme a loro.

Il rumore degli applausi scroscianti dei presenti in sala e il loro ridere imbarazzato mentre le guance s'imporporavano.

Simone lo ricorda come fosse ieri.

Lo ricorda e si commuove.

Ricorda e ama.

Si lascia pervadere da quella beatitudine e da quel senso di felicità che anche ora lo attraversa in un brivido che dal cuore s'irradia fino alle sue braccia che vogliono stringere il suo amato, alle mani che vogliono sentirlo e alle labbra che fremono per il suo sapore.

Lo cerca con lo sguardo, avvolgendosi nella giacca e raggiungendo l'esterno della villa.

Le modifiche fatte alla casa sono evidenti anche lì.

Le vecchie sterpaglie che circondavano il selciato che precede l'ingresso sono sparite del tutto; i vasi che ospitavano rametti e fiori secchi, ora contengono splendide composizioni adornate da nastri rossi e fiocchi.

I fili di lucine, ancorate sopra la porta d'ingresso, sovrastano lo spazio vuoto fino ad avvolgere la struttura del porticato, regalando un tocco di magia all'atmosfera.

«è bellissimo...» sussurra tra sé e sé, saettando lo sguardo da una parte all'altra.

Manuel è lì, poco distante da lui.

Riesce a vederlo mentre va avanti e indietro con un paio di attrezzi tra le mani. Si stringe nella giacca, contro il freddo gelido di quella mattina, per raggiungerlo e "Manuel!" lo richiama.

Il tonfo sordo prodotto dal martello che viene lasciato cadere contro il terreno, precede il rumore dei passi del maggiore, affrettati sulle foglie secche, per raggiungerlo.

«Ma che ce stai a fa tu qua Simò!? Guarda che fa freddo!»

«Sono venuto a vedere come stanno andando le cose»

«Sì ma vestito così te prendi un malanno e nun me pare-»

«il momento storico adatto?»

«Ecco, appunto. 'O vedi che lo sai?» ridacchia il maggiore, scuotendo la testa.

In fondo lo sa,di esser diventato una sorta di disco rotto, nelle modi di dire e nelle raccomandazioni che è solito rivolgere a Simone.

Ma non riesce a fare altrimenti.

Del resto, c'è poco da biasimarlo: prendersi cura di Simone, a costo di sembrare il suo personalissimo grillo parlante, era già divenuta la sua priorità assoluta nello stesso momento in cui il più piccolo si era ritrovato ad affrontare le conseguenze del suo incidente.

E se ora gioisce nel vedere il suo compagno di vita completamente autonomo, non dimentica le volte in cui anche arrotolare degli spaghetti con la forchetta o versare un bicchiere d'acqua divenivano vere e proprie imprese.

Non riflette troppo, mentre apre la cerniera della sua felpa , la sfila per poggiarla sulle spalle del più piccolo ed insieme s'incamminano verso casa.

«Che te ne pare? Ti piace?" gli chiede, una volta giunti di fianco al piccolo divano in vimini accostato all'atrio.

È lo stesso divano sul quale hanno trascorso tante sere a parlare delle loro giornate, a scambiare progetti e idee.

Lo stesso sul quale hanno progettato eventi e giornate e lo stesso sul quale, ben protetti da calde coperte, contro il freddo pungente, Manuel ha letto tanti dei libri di Simone a alta voce, prima di rincasare e andare a dormire.

«È tutto bellissimo. Sei stato bravissimo.»

«Ce sta forse qualcosa che il tuo maritino non sappia fare,eh?» . Un sorriso furbo sulle labbra. «Futuro maritino, pe' esse precisi.»

«Non sai fare l'omelette.» ridacchia Simone, stringendosi nelle spalle ben coperte dalla giacca del maggiore.

«Però te faccio 'n risotto da paura!»

«Giusto» concede quindi, girandosi di scatto per un rapido bacio sulla sua tempia.

«Non vedo l'ora che sia stasera.»

«Anch'io» sussurra l'altro, stringendolo a sè. "Sono sicuro sarà tutto perfetto. Te lo prometto, che sarà così.»

Un timido sorriso si delinea sul volto del più piccolo. Annuisce appena, alle parole dell'altro, prima di sollevare lo sguardo al cielo.

"Papà dice che Jacopo è felice.

Dice che gli parla spesso." prende a raccontare, in un filo di voce.

Gli occhi sono bassi, verso le mani che ora si danno tormento in una lotta nervosa. "In realtà mi ha anche detto che che potrò farlo anche io- quando mi sentirò pronto a farlo- ma che lui è davvero felice, per noi due."

"Tu padre c'ha ragione."esclama subito il maggiore. "Ed è pure orgoglioso! Sò sicuro che è orgogliosissimo , va in giro a dì a tutti che suo fratello è un grande» aggiunge, con un sorriso.

"Sarebbe stato bello, averlo qui.»

"Lui è qui, Simò."La sua mano ora poggia sul petto dell'altro. "È qui.»

"Invidio papà."confessa il più piccolo. "Quando parla di lui, i suoi occhi brillano come se lo vedesse girare per casa. Io non- non ci riesco ancora."

«Non devi sentirti mica sentirti il colpa per questo, amò»

«No . Però...»

«Ragazzi!!»

La voce di Virginia, e il rumore dei suoi tacchi che, come sempre, la precede, riempiono in fretta le orecchie dei due, catturando la loro attenzione.

«Ma siete ancora conciati in questo modo!" constata, con voce piena dello stesso dramma tipico di una tragedia shakespeariana. "Tra meno di tre ore sarete bellissimi davanti a quel piccolo altare a giurarvi amooore eterno e invece vi trovo ancora qui, sfatti e in disordine!"

È con tre rapidi passi che li raggiunge, avviluppando le dita intorno alle loro braccia per costringerli ad alzarsi " Forza!" esclama, una volta che i due sono in piedi.

Con le mani aperte sulle loro schiena, li spinge appena verso la porta. "A vestirsi! Qui penso a tutto io!"

«A nò, ma sò le 8 del mattino, avemo più de sei ore pe-». Quel principio di protesta finisce con l'essere subito a tacere, dallo sguardo intransigente di nonna Virginia.

Fila a vestirti e stai zitto, sembra dirgli.

E forse- pensa Manuel- è il caso di dargli retta.

Del resto, presentarsi alla cerimonia del proprio matrimonio in jeans e canotta non sembra essere una così grande idea.

Certo, sarebbe stata d'effetto.

Ma probabilmente – pensa, ancora - non avrebbe nemmeno il tempo di raggiungere l'altare che sarebbe stato lanciato tra gli alberi direttamente da nonna Virginia, la quale l'avrebbe afferrato per entrambi i piedi e lanciato verso l'alto come in una dimostrazione del lancio del giavellotto!

Lo fa anche ridere, quell'immagine che ora proietta nella sua mente.

E allungando un braccio verso il consorte, lo avvolge in un abbraccio per stringerlo a sé.

Un bacio sulla tempia, solleticando con le labbra i ricci e si avviano verso la loro stanza.


Più che stanza, in realtà, si potrebbe definire il loro appartamento.

Dal momento in cui casa Balestra aveva subito- con il benestare di Floriana- una netta divisione interna che aveva permesso ai due di ricavare un'intera ala della grande villa che diventasse esclusivamente loro, infatti, quello che sono riusciti a creare è un piccolo appartamento nel quale non manca proprio nulla.

Da quello spazio, sono riusciti a ricavare la loro camera, matrimoniale e abbastanza ampia da potersi permettere, oltre che ad una libreria sulla quale disporre foto e ricordi vari, anche una tv per guardare qualche film insieme, prima di andare a dormire.

Un piccolo salotto, in questo istante stracolmo di giacche e camicie stirate alla perfezione, per il grande evento e un angolo cucina che pare essere di dominio esclusivo del maggiore, sempre entusiasta di sperimentare piatti nuovi da proporre al più piccolo.

È nel salotto, che i due si rifugiano.

I vestiti,ben disposti dalla sera prima sul tavolo, in modo da non sgualcirli eccessivamente, sono ancora lì in loro attesa.

Manuel li indica con lo sguardo.

"Te va de prende 'n caffè prima di sbrigarci?"chiede all'altro, liberandolo a malincuore dall'abbraccio ma approfittandone per un ultimo bacio sulla guancia.

In pochi istanti, recuperate le tazzine dalla mensola posta di fianco alla macchinette, prepara due fumanti caffè , poggiandoli sul banco.

Vedere Simone afferrare delicatamente la propria, portarla prossima alle labbra e soffiare piano sulle nuvole di fumo che si sollevano, per Manuel, è un rito irrinunciabile.

Si ferma ad osservare ogni impercettibile movimento, è così delicato che pare d'osservare l'ondeggiare di una piuma al vento.

Ed è uno spettacolo bellissimo.

«Più te guardo, più m'innamoro.»

«mh?»

«Ho detto che più ti guardo, più m'innamoro di te.»

Un sorriso si fa largo sulle labbra di entrambi e mentre lo sguardo di Simone si solleva per rivolgersi al compagno, gli occhi si fanno lucidi.

«Avevo messo in conto di emozionarmi solo a fine giornata.» mormora, timidamente. "E tu hai appena infranto la promessa che m'hai fatto.»

«Che promessa?»

«Quella di...» le dita si intrecciano loro e la voce trema, per la malcelata timidezza. "Quella di non farmi commuovere.», dice.

"E mica è colpa mia se te m'ispiri cose belle da dì." ridacchia l'altro.

"E quindi è colpa mia?"

"E certo! Mica me sarei innamorato così perdutamente se tu non fossi stato per come sei."

Si avvicinano l'un l'altro, puntando i gomiti per far leva per far sfiorare le loro labbra.

"Niente baci prima del matrimonio."esclama il più piccolo, ritraendosi con uno scatto di appena qualche millimetro.

«Avà Simò, è 'na scemenza quella!"

«Sarà una scemenza ma ce sarà pure un motivo se le coppie solitamente s'incontrano direttamente in chiesa! No?"

Le parole si mescolano con una soffocata risata.

In fondo, lui è il primo a non credere minimamente al fatto che baciarsi prima del matrimonio porti sfortuna....ma vedere Manuel sulle spine lo diverte a tal punto che vorrebbe scoppiare a ridere e far crollare ogni falsa convinzione.

«Avanti amore, manca pochissimo.»aggiunge quindi, stringendo tra le dita il tessuto della sua maglia e attirandolo a sé.

Le loro punte del naso si toccano e si arricciano al contatto.

Simone si scosta per poi lasciarvi sopra un piccolo bacio.

«E da quando tu credi a quelle assurdità, mh?»rilancia il maggiore.

«Diciamo che alle volte provo a seguire le regole...»

« 'A legge morale?»

«Chi se ne frega della legge morale.»

Il sorriso furbo ed emozionato dipinto sulle loro labbra lascia finalmente spazio ad un bacio.

«Vatti a preparare,signor Ferro. Ci vediamo all'altare."

La piccola porta grigia che li separa dal resto della casa, nel giro di qualche ora, è completamente spalancata.

Alfredo, il fotografo dell'evento, non fa altro che passarvi attraverso e scattare foto ovunque.

Alle decorazioni della casa, ai presenti in casa e perfino al piccolo tavolo nel quale nonna Virginia ha voluto allestire un piccolo rinfresco.

«Manuel! Simone! Le foto!» continua a ripetere, ad intervalli costanti.

«Siete bellissimi. Bellissimi!»

Ed è vero.

Sono bellissimi.

I loro abiti, finalmente indossati, seguono perfettamente i loro corpi, donandogli eleganza.

Si distinguono da pochi dettagli.

Il colore della cravatta- azzurra per Manuel, bianca per Simone- i gemelli della giacca di diverso modello e i piccoli fiori legati alla tasca dell'abito da una piccola spilla.

Entrambi hanno rimosso la barba e sistemato i ricci in modo da renderli lucidi e in posa.

Seppur si trovino in due camere diverse, i loro movimenti, nel prepararsi, paiono essere sincronizzati.

Lo stesso modo di fare il nodo alla cravatta, lo stesso modo di allineare le stringe delle scarpe e farne in cima un piccolo fiocco per tenerle ben ferme.

«Sto proprio a sposà il più bello del mondo»

La voce di Manuel, che entra nella stanza in cui Simone, in piedi, dinanzi allo specchio, sta ultimando gli ultimi preparativi ed è alle prese con il gemello destro della sua camicia.

«Non riesco a-» borbotta, armeggiando con quel piccolo perno dorato.

«Ho fatto mille prove!» quasi ruggisce, spazientito, prima di incrociare lo sguardo del compagno.

«Mi tremano le mani»,ammette infine, quasi sconfitto.

«Amore, ti aiuto io.». In due rapide falcate, Manuel è di fronte e lui, già alle prese con le piccole asole della camicia . "Non fa niente...»

«Non capisco perché tremino così tanto...» gli confessa il più piccolo, la voce in un sussurro. "Dici che è per l'emozione?»

«Certo che è per quella, amore. Ma-ecco.» . Il piccolo perno, ora ben posizionato, arricchisce ancor di più la sua figura.

Come un pittore che guarda la sua opera da diverse distanze, Manuel indietreggia di un passo e l'osserva.

Ne è certo: Simone non è mai stato così bello.

«Sei bellissimo.», sussurra, avvicinando a lui per un bacio.

«Anche tu.»

La loro immagine, riflessa allo specchio, è la più bella che abbiano mai visto finora.

Ai loro occhi, ne sono passate tante, di immagini riflesse.

Ed è sempre stato un crescendo.

Si guardando ancora un istante, prima di stringersi la mano e rivolgersi l'un l'altro lo sguardo.

«Sei pronto a coronare un sogno, insieme a me?»

«Sono sempre stato pronto.»




NOTE AUTRICE:

Ciao piccoli scoiattoli!

Dopo otto miliardi di lustri pubblico l'ultimo capitolo di questa storia.

Come avrete potuto notare, ho anche cambiato la sua copertina originale, in favore di questa nuova che è- a mio avviso- decisamente più carina- certo, parliamo sempre di cose iper semplici perché non sono mai stato un gatto artista, ma qualcosa riesco pur a fare.

In questi tempi,nella mia testa si son susseguite almeno dieci versioni di questo capitolo e alla fine, ho deciso di scegliere quella in cui era previsto un bel salto temporale, così da permettermi di non escludere la presenza di altre mini storie future da proporvi come missing moments.

Questo perché i Manuel e Simone di Pesciolini rossi sono per me dei pezzetti di cuore e-davvero- separarmene è difficilissimo.

Vorrei ringraziarvi tutti per tutto l'affetto che questa storia ha ricevuto nel corso del tempo, ogni stellina, ogni commento, ogni istante passato a leggere , per me è stato preziosissimo e conservo nel cuore ogni emozione legata a questo universo.

Vi voglio un gran bene e come sempre, se vi va, ci vediamo nei commenti.

Grazie ancora di ogni cosa, vi mando un forte abbraccio.

E con questo ultimo capitolo, Manuel e Simone di "Di pesciolini rossi e dichiarazioni d'amore" vi salutano.

Forse non per sempre, ma almeno per un po'.

Nella speranza d'aver lasciato qualcosa di buono.

Sempre vostra, Giovanna.

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