Prologo
La marea era agitata.
L'acqua schizzava contro gli scogli con assoluta frenesia, provocando un rumore sordo e gorgoreggiante, quasi come se l'elemento della natura stesse urlando, ricordando perfino nel suo suono il passare delle auto sull'asfalto bagnato, il quale avrebbe portato brividi di freddo a chiunque si fermasse ad ascoltare.
Pioveva, l'acqua scendeva rapida, picchiettando le sue liquide dita sul suolo, inzuppando sabbia e legno con un che di distratto e totalmente privo di ritmo, mentre i tuoni rimbombavano a ripetizione ed illuminavano il cielo nero, stravolto dalle minacciose nubi nere che, al primo lampeggiare, provocavano uno spiacevole gioco di colori.
La Golden Lion, attraccata al porto di Copenaghen, sembrava quasi danzare, sospinta dalla potenza del vento e della corrente acquatica, facendo entrare costanti onde sui ponti.
La nave, composta da ben tre piani sovrapposti e divisi in due, risultava quasi del tutto finita nella sua costruzione, tanto che mancava a malapena un piccolo dettaglio o due da rifinire, tali che si sarebbero potuti svolgere in qualsiasi momento, ma nonostante la tempesta, il Klabautermann di cui la nave era opera sapeva di non potersi ancora fermare, non in quella notte, neppure con quell'assurdo clima, che bhe, altri avrebbero probabilmente trovato disturbante.
Non era la tipa da imporsi facilmente pause, risultando perfino iperattiva: quando si imponeva qualcosa, lavorava su di essa fino allo sfinimento, non dandosi il tempo di mangiare - neppure qualcosa di piccolo - o di dormire.
E, in effetti, non aveva mangiato proprio niente dal momento in cui aveva preso a lavorare, ma per lei non risultava un problema, non sentiva ancora i morsi della fame, non cosí presa da quel che stava facendo.
Continuava infatti a battere rigorosamente il martello su un asse di legno, una delle sei mani che le permetteva di appoggiarsi duramente ad essa per non perdere la solidità e quindi la qualità nel suo duro lavoro, asciugandosi la fronte dal sudore e dagli accenni di acqua che arrivavano orizzontali e che quindi non venivano fermati dal cappuccio della mantella nera.
Il fisico quasi privo di tratti della creatura era assolutamente esausto, tanto che sarebbe potuta svenire dalla stanchezza, ma il suo spirito no, il suo spirito brillava ancora di decisione, difatti tra sé e sé ella sorrideva, allegra, beandosi della fragorosa - e decisamente convinta a non fermarsi - tempesta, quasi le stesse tenendo compagnia con le sue chiacchiere e risate, incitandola a concludere il prima possibile.
La piccola Klabautermann era soddisfatta, estremamente soddisfatta se avesse dovuto essere sincera, il corpo della nave che aveva sviluppato era assolutamente stupendo, artisticamente e non, e la riempiva di un orgoglio smisurato, una fiamma che non riusciva a reprimere affatto e che le bruciava dentro fino in fondo... Perché, dopotutto, quella bellezza, quel suo prezioso diamante a cui la sua vita era collegata in eterno, il suo gioiellino, lo aveva svolto in cosí poco tempo!
Sembrava che fosse ancora il giorno prima quello in cui, semplicemente, la Klabautermann si era sviluppata da quell'accenno di idea di partenza, il bisogno di più esseri notturni di trarsi in salvo che aveva bisbigliato nella sua necessità estrema... E che una unica monetina era stata lanciata su un pezzo di legna, facendo così nascere la costruttrice in definitivo, portandola ad iniziare la barca.
Era successo, in realtà, due settimane prima, come era successo altre volte ad ennesime Klabautermann nate prima di lei, ma di tutte queste, solo la costruttrice di Golden Lion ci aveva impiegato meno di un mese, per quanto le dimensioni di quest'ultima, bella e studiata fin nel minimo particolare, ingannassero.
E così aveva fatto in tempo: mancavano cinque giorni all'onda finale, l'onda più grande di tutte che avrebbe spazzato via ciò che costituiva le costruzioni delle città del pianeta e la maggioranza delle forme di vita che vi abitavano, o almeno, di quelle che non avrebbero seguito i consigli dati dalle streghe.
Nei cinque giorni prima dell'onda, poiché appunto vi era la necessità di salvezza, gli ospiti avrebbero iniziato a salire sulla nave, portando, come da richiesta, tutte le provviste possibili, assolutamente necessarie in quel misto di caos e distruzione pura... ed i parziali averi che sarebbero stati utili alla loro sopravvivenza.
Pensando ciò, il Klabautermann continuò a battere il martello, ma stavolta su un punto diverso rispetto al precedente, ascoltando come il ritmo della pioggia stesse solo accelerando a dismisura, questo mentre altri schizzi d'acqua di mare andavano a piombare sul pavimento e sulle porte delle stanze, provocando uno scontro tale da far girare il mezzo acquatico di sessantacinque gradi, ma riportandolo alla posizione originaria in meno di quattro secondi, tanto da strappare una risatina divertita, paragonabile al verso dei gabbiani, alla piccola creaturina, nonostante il pericolo che aveva appena sfiorato.
Se si fosse piegata un po'di più, la Golden Lion avrebbe potuto letteralmente crollare e schiantarsi sulla sabbia, abbattendosi sul colpo, come un cadavere, semplicemente non di carne ma composto da legno.
Ma non era accaduto... E se c'era qualcosa che la Klabautermann adorava con tutta sé stessa era il dondolare anche esagerato della barca a contatto con quell'acqua salata, quel letto infinito in cui Poseidone doveva aver pianto chissà quante lacrime per farlo sviluppare nella sua estensione.
Porgendo l'ultimo colpo di martello all'ultimo chiodo da sistemare nel legno, la costruttrice batté le scarpe tra di loro per la soddisfazione e a larghi passi cominciò a camminare lungo il perimetro del ponte, quasi saltellando perfino a tratti, osservando ciò che la circondava, così da definire per l'ultima volta se tutto fosse assolutamente al cento per cento secondo i suoi piani.
In seguito a questo breve ma intenso studio, si sdraiò a pancia in giù sul legno, lasciando che l'orecchio sinistro vi aderisse alla perfezione.
E semplicemente sorrise, rialzandosi in piedi con un urlo soffocato di gioia tra le labbra, alzando tutte e sei le braccia al cielo, sventolandole all'aria con estrema allegria, martello compreso.
<< Finita! É finalmente finita! La Golden Lion é pronta a salpare!>> gioí entusiasta, gli occhi neri, due cerchi d'ossidiana su un viso pallido come un lenzuolo, luccicarono d'emozione, oltre che della luce del tuono che sferzò il cielo per l'ennesima volta, crollando verso il mare con un rombo spacca timpani, tanto che se nei dintorni vi fosse stato qualcuno, magari intento a farsi un allegra vasca - improbabile, si disse la Klabautermann, ma ve n'era di gente strana al mondo, quindi mai dire mai - sarebbe morto sul colpo, cotto come un maiale arrosto.
Gioendo ancora tra sé e sé, la creatura prese ad avviarsi sotto coperta, lasciando cadere sull'attaccapanni la mantella nera con cui si era coperta dalla pioggia e cercando in seguito il suo bracciale, quello stesso bracciale che lei aveva costruito grazie alla conchiglia bianca che una sirena le aveva dato, chiedendo in cambio un posto sulla Golden.
Quel bracciale non era un semplice oggetto per sfarzo e bellezza, per il suo decoro, come aveva pensato prima di parlare ad un altra Klabautermann, ma era l'unico modo che la costruttrice aveva per assumere un aspetto umano, così da poter girare per le strade e provare comunque ad avvertire di nuovo qualche essere non sovrannaturale.
Le dispiaceva il fatto che, per testardaggine, si sarebbero estinti quasi tutti... E parte di sé sapeva che non l'avrebbero ascoltata, infatti, ma tanto valeva allargare le voci, farle udire, cercare di convincere... e, nel caso in cui qualche essere notturno non la avesse sentita proprio, farla giungere anche al suo orecchio, così da salvarlo.
Indossò dunque il suo braccialetto, lasciandolo scorrere sul suo polso sinistro, cosa che immediatamente fece ritirare quattro braccia nelle sue spalle, come se queste stessero diminuendo di dimensioni e venendo inghiottite dalla carne, e le fece invece spuntare capelli dalla testa inizialmente nuda.
La chioma era di un blu elettrico, fluente e mossa, proprio come le onde stesse, che si concludeva con delle punte di un altro colore, un azzurro più chiaro.
La Klabautermann si coprí la faccia con i palmi, lanciando un gemito di dolore al sentire un lieve bruciare all'altezza delle palline nere che aveva avuto come occhi, spostandole dopo poco e rivelando una sclera bianca e iridi celesti, con pupilla nera.
E la sua pelle si fece meno pallida, assumendo una tonalità rosata, aumentando i lineamenti da bambina che adesso ella possedeva: un viso dolce, grazioso, con delle guance morbide che un anziana avrebbe sicuramente voluto poter strizzare tra le dita.
Ed il corpo della Klabautermann prese un sesso, sviluppando un intimità femminile e due piccoli capezzoli rosa che, in qualche mese, si sarebbe tramutato in un seno.
La creatura, nella sua nudità, prese la felpa verde con il cappuccio che lei stessa si era cucita e la gonnellina bianca che le arrivava alle ginocchia, poi si mise le scarpe ai piedi, proprio come aveva visto fare a molti umani tra un giorno e l'altro delle due settimane.
Guardandosi allo specchio posto nella stanza di controllo della barca, che ella raggiunse in cinque minuti scarsi, la piccola bambina sorrise ancora, un sorriso largo, perfino più grande dei precedenti, poi fece una piroetta, due.
Aveva l'aspetto di una persona!
Le piaceva, come novità, anche se non sapeva principalmente il perché.
Con una terza ed ultima piroetta, decise di riposarsi, aspettando che la pioggia si interrompesse, per poi cosí avviarsi nella città.
"Zollette di zucchero. Tante zollette di zucchero. Dieci. No, venti! E poi dormire"
Yep. La Klabautermann é il mio oc :3
Ho lottato per decidere chi fare, sinceramente. Ma poi questa piccoletta ha vinto lol.
Scoprirete il suo nome nel capitolo 1, il quale vi ricordo che arriverà il 29/02 aka il 1 marzo, perché quest'anno , se non sbaglio, non è bisestile lol
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