Capitolo 2
<< Oddio, scusami!>> quasi urlò - con voce acuta e parzialmente stridula,tinta di panico in ogni sua più piccola sfumatura - la persona che gli era finita inevitabilmente addosso.
Hycarus si rimise in piedi da sé con lentezza, ancora un po' spaesato dallo scontro e dal lieve - no. Neanche tanto lieve, però nemmeno così doloroso per fortuna - bruciare del suo fondoschiena, preferendo riscuotersi e lanciare una semplice occhiata -che doveva essere storta, ma che apparve solo confusa- alla ragazza.
Sì, perché nonostante fossero nell'ovvio reparto di sesso maschile, quella che aveva davanti agli occhi era a tutti gli effetti una giovane dal cromosoma X.
O almeno, così credeva? O sperava, per certi versi?
Dopotutto vi erano tanti ragazzi, in quei tempi, che parevano più femminili che le donne: lui stesso, di suo, aveva due occhi estremamente morbidi,tanto da ricordare e fare concorrenza a quelli di tante ragazze che aveva visto di tanto in tanto in giro, perfino delle streghe di qualche raduno che aveva incontrato.
Quella... O quello... Beh, qualunque sesso avesse, non facile da definire con il seno magari - era piatta . Talmente tanto piatta che le asce da stiro magiche le ridevano a dietro fragorosamente, provando poi un estrema pena. - era davvero, davvero molto femminea.
Aveva un viso dolce, grazioso, due grandi occhi viola scuro, come del colore di una prugna matura e dei lunghi - molto lunghi. Hycarus teorizzò tra sé e sé il fatto che dovessero arrivarle in definitivo verso il sedere- , lisci capelli bianchi paragonabili a fili di seta, parzialmente legati con un fiocco viola.
Le sue orecchie erano a punta e ricordavano per forma una nota musicale schiacciata ed allungata allo stesso momento, quindi ci mise poco ad ipotizzare che potesse essere una fata -difatti subito prese a cercare gli oggetti che aveva addosso per essere sicuro che non gli avesse già rubato qualcosa, rilassandosi visibilmente al notare che aveva orologio e tutto, compreso il sacchetto di cibo, ancora integro... Certo, semidistrutto, poiché quasi tutto era finito con il riversarsi al suolo, ma almeno quella roba a terra era tutto ciò che doveva esserci, prendendo a raccoglierla-.
Vestiva perlopiù di una maglietta viola, sbarazzina, con maniche corte -tanto da essere quasi inesistenti- e con una stampa sopra che rappresentava una stella nera ed un arcobaleno.
Accompagnando la maglia, vi era un paio di jeans grigio chiaro, molto attillati -forse più che jeans erano i jeggins? - E degli stivaletti neri lucidi senza tacco.
La squadrò a lungo nel mentre che tirava su i sostentamenti, senza spiccicare parola, cercando di dare una definitiva deduzione sul 'lui' o sul 'lei', ma fallì, finendo solo con il mettere a disagio tale creatura, tanto da dipingere le sue gote di un furioso rosso fiammante che le raggiunse perfino il collo.
<< Eh. Sì. Cioè. >> balbettò la testa bianca, questo prima di fare una pausa in cui parve prendere sia ossigeno che coraggio per continuare il discorso in maniera più sensata e dunque comprensibile, piegandosi a sua volta per dare una mano, ricevendo un assottigliare dello sguardo dal biondo << Non volevo andarti addosso, giuro! È che mi sono persa e...>> fece viaggiare gli occhi attorno a sé, il volto che passava al colore naturale e l'espressione che si faceva confusa come non mai << Dove siamo, al momento? >>
"Persa. Okay. Una ragazza. Non rischierò eventuali figure di merda se le dovessi dare del lei e non del lui. Bene."
<< Piano secondo maschile.>> rispose Hycarus calmo, indicando poi la porta della sua stanza con l'indice, ovviamente dopo aver raccolto tutto, ringraziando per l'aiuto nel riprendere tutto con un semplice cenno di testa << Questa è la 11C >>
<< Ah! Io devo andare alla 8F!>> fece lei, in maniera così agitata che il ragazzo poté perfino quasi filtrare l'emozione, portandosi poi le mani - entrambe, sí - alla faccia, coprendosi le guance << Perché le porte si spostano sempre?!>>
<<Non...>> Hycarus si bloccò stranito, chiedendosi che razza di commento fosse quello appena uscito dalle labbra della giovane.
"Non penso che le porte si spostino" pensò, vagamente -ah, no, decisamente, sembrava solo che lo fosse in maniera vaga, ma era tutto il contrario, davvero- accigliato, senza però esprimersi sulla cosa in nessuna maniera, limitandosi a scuotere un poco il capo, come per risvegliarsi.
E fu dunque il turno della ragazza nel guardarlo confusa per una serie di secondi, questo prima di tossicchiare ed andare ad unire le mani, battendole tra di loro <<Bhe, grazie, comunque. E ... Scusa ancora!>>
La ragazza partì di corsa -prima ancora che Hycarus potesse rispondere perfino solo con una sillaba -, avviandosi ad una tale velocità che, insomma, un attimo prima vi era stata ed un attimo dopo era già svanita nel nulla, come fumo di sigaretta disperso in aria, lasciandolo perplesso più che mai, fermo sul posto.
"Strana tipa quella..." Pensò, battendo le palpebre un paio di volte " Ma... Aspetta, non è andata dalla parte sbagliata?"
Hycarus diede un occhiata veloce al corridoio, una semplice occhiata, ricevendo la sua risposta.
Sì, la fatina era proprio andata nel verso sbagliato.
Il ragazzo si ritrovò indeciso se cercarla per darle l'avvertimento o se lasciare perdere, anche perché sapeva di dover portare il sacchetto di viveri al ristorante ed una parte di lui gli suggeriva che non sarebbe assolutamente riuscito a beccarla da come correva - era così veloce che gli veniva spontanea la domanda se avesse fatto atletica o robe simili in una situazione meno caotica di quella in cui erano -.
D'altro lato però, una parte di lui, quella che cercava di spegnere sempre, fallendo inesorabilmente, gli domandava di andarla a cercare sul serio e di aiutarla ad andare dalla sua 8F, tutto per poi svignarsela - uno dei motivi principali per cui avrebbe voluto aiutarla era il fatto che, sinceramente, se fosse stato nei suoi panni, cercare costantemente un'unica camera fallendo ripetute volte, lo avrebbe messo parecchio in crisi- .
Ma in generale non dovette neppure deciderlo di suo, perché nel giro di tipo cinque minuti scarsi in cui era ancora rimasto lì, rigido ed immobile come un palo della luce, la ragazza tornò sotto i suoi occhi, quasi schiantandosi addosso a lui una seconda volta.
Ella riuscí, forse per fortuna, a frenare la sua corsa pochi istanti prima, rischiando comunque di finire a terra e provocando un suono snervante di strisciata che lo fece chiudere gli occhi e serrare i denti per il fastidio, respirando in maniera affannosa ed ansante, piegandosi su sé stessa per recuperare energia.
<<...Ancora 11C?>> domandò dopo qualche istante di silenzio, alzando la testa e deglutendo.
<<Ancora 11C>> confermò lui, strappandole uno sbuffo, un agitare di braccia ed un lamento.
<< É impossibile! È da circa un ora che sono salita a bordo... Ed è da tipo quarantacinque minuti che queste porte si muovono e non mi fanno raggiungere la mia stanza!>>
"Ha una maledizione anche lei o è solo pessima con le direzioni?"
La domanda ruotò nella sua testa per parecchi secondi, poi la scacciò, decidendo di metterla da parte, preferendo piuttosto concentrarsi su altro.
<< Vuoi una mano?>> chiese dunque, ficcando una mano tra i capelli e guardando altrove, ignorando il cambio di espressione drastico della ragazza e l'occhiata assolutamente speranzosa e rassicurata che l'albina gli lanciò.
<< Sí... Ti ringrazio molto. Ancora >> la fata gli si affiancò, sorridendo dolcemente << Sono Alice, comunque >>
Anche Hycarus le si presentò in fretta, afferrandole il braccio quando notò che stava subito partendo - ancora!- verso la direzione errata - wow, davvero. Wow- , seppur gli fosse vicina al punto tale che, insomma, al Maledetto appariva quasi impossibile che si sbagliasse!
In silenzio, prese a camminare lungo il corridoio per raggiungere gli ascensori di cui la bambina dai capelli azzurri aveva parlato, riuscendo per chissà quale miracolo a mantenersi l'albina affianco senza che vagasse verso la strada opposta un ennesima volta, nonostante fossero su una dannato corridoio dritto in cui era impossibile, ma proprio impossibile -tranne per la ragazza, a quanto pareva- perdersi, come era impossibile girare, poiché non vi era modo di svoltare da una parte diversa -escluse le porte delle camere ai lati, ovviamente, da cui in una spuntarono fuori tre ragazzi, i quali presero ad avanzare davanti a loro, fermandosi spesso per chiacchierare ed andando a passo lumaca, tanto che Hycarus ed Alice, dopo circa una decina di minuti si scocciarono e li superarono, passando in mezzo al trio e schizzando via prima che anche solo provassero ad aprire conversazioni o simili.-.
Dopo una quantità di tempo imprecisa, finalmente i due raggiunsero il punto di raccolta che mostrava appunto ascensore e scale, il cui bottone del primo per chiamarlo venne cliccato subito, diventando rosso.
L'ascensore arrivò con un 'bip bip' e si spalancò, mostrando spazio per un sacco di persone ed oltretutto risultò essere trasparente, come quello del film della Fabbrica di Cioccolato.
Entrarono, cercando nella serie di tasti quello che serviva, notando che erano disposti in due file per i primi tre piani e che poi diventavano vari, ma tutti in una riga verticale al centro tra le due precedenti, ricordando la forma di uno scettro demoniaco.
Hycarus premette quello giusto, osservando attentamente la lista generale, ricordandosi tra sé e sé che dopo il piano F avrebbe dovuto andare al Meno Uno.
<< Sei molto taciturno >> fece Alice nell'attesa, appoggiandosi alla superficie e fissando la visuale della barca dall'alto, non facendo però espressioni sorprese di nessun tipo ad essa.
Doveva essere abituata ad essa, questo pensò il Maledetto, sempre tacendo e quasi ignorando il commento della ragazza - insomma,lui non era un chiacchierone, affatto! Non avrebbe avuto neanche un idea su come spiccicare parola con una sconosciuta nemmeno dopo dieci anni in mezzo a persone, probabilmente. Gli bastava portarla a destinazione e poi sparire nella sua solita maniera, come sempre aveva fatto, sapendo benissimo come sarebbe finita -
L'ascensore si mosse fino a raggiungere il piano F, emettendo ancora il 'bip bip' dell'arrivo, mostrando quattro giovani - tra cui un ovvia Kitsune ed una Selkie. Le altre due non si capiva bene - che sparlottavano tra di loro con quella che sembrava una certa connessione mista ad enfasi e che, a quanto pareva, stavano aspettando a loro volta per il mezzo di trasporto.
Una delle quattro - la Kitsune - squadrò Hycarus con pieno interesse una volta che lo vide, spostandosi perfino una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio, agitando un poco la morbida e spumosa coda - Hycarus era un ragazzo attraente, non si poteva evitare di sostenerlo... e di certo era capace di spiccare tra la folla, soprattutto grazie alla sua figura ed al suo sguardo oro- ma lui non ci fece minimamente caso, ignorandola e preferendo schizzare fuori dalla struttura, sempre costringendo Alice a seguirlo, sapendo ormai come si sarebbe comportata con la questione 'orientamento'.
Raggiunsero la 8F con estrema rapidità, tanto che l'albina lo guardò con stucco, passando prima gli occhi sulla porta della sua stanza e dirigendoli in seguito su di lui ancora una volta, tanto che parevano eseguire uno zig zag costante.
<< Siamo davvero arrivati? >> chiese, sbalordita, neppure credendoci a momenti per quanto le sembrava innaturale << Come hai fatto? Sei un mago, per caso? >>
Hycarus strinse le labbra in una linea ferma, i denti stretti per non sputare fuori commenti negativi a riguardo dei nominati e delle loro stirpi.
<< No.>> rispose soltanto, freddamente, questo prima di vedere subito la fatina portare la mano alla porta, poco dopo averla aperta con la chiave, mostrando un corridoio più ampio rispetto a quello della camera di Hycarus e dei suoo compagni di stanza ancora non conosciuti.
<< Benevelli Alice! >> saltò su una voce all'improvviso, facendo vistosamente sbiancare la nominata, che perlopiù sudò perfino freddo. << Dannazione, non sai neanche come mi hai fatta preoccupare! Ti sei persa di nuovo? Pour l'amour du Ciel. Tu veux me rendre fou[1] >>
Sí, l'aprire la porta aveva mostrato un corridoio... Ma soprattutto, mostrò una ragazza che a grandi passi e con espressione parecchio seccata attraversò tutto lo spazio che la distanziava dalla fatina, andando a puntare il dito contro il suo petto e a picchiettarlo a ripetizione, il sopracciglio inarcato.
La ragazza in questione aveva dei lunghi capelli verdi, in perfetto ordine - al punto tale che Hycarus si chiese dunque quanto tempo ci impiegasse a pettinarsi di preciso - e due occhi rosa, il tutto accompagnato da pelle pallida ed una certa rigidità impettita, perfino statuaria e regale nella sua camicia bianca con decori floreali e accenni di pizzo qui e là e gonna a tubo nera, decisamente capace di risaltarla .
<< Mi dispiace davvero, Helen! Ma le porte...>>
<< Sí, sí. Certo. So cosa vuoi dire. Bien sûr ... des portes qui bougent, oui[2] >> Helen sospirò, scuotendo il capo a ripetizione, gli occhi rosa puntati sull'amica.
<< Ma almeno sono qui, no? Meglio di niente, giusto? Tutto grazie ad Hycarus >> esultò la fatina, sorridendo energicamente e prendendo la mano dell'altra.
<< Hycarus? >> chiese invece di tutta risposta Helen, con una parte dei suoi capelli che, volendo o non volendo, si trasformano in foglie per la curiosità, dimostrando la sua natura da Ninfa, questo fino a che non realizzò la presenza del ragazzo affianco ad Alice, sembrando impassibile nell'osservarlo - ragazzo che stava cercando a tutti i costi di svignarsela in silenzio, ma che non era riuscito a beccare il momento opportuno, soprattutto a sentirsi chiamato -
<< Oh? E perché mai Hycarus ti avrebbe aiutato ad arrivare qui? >> la giovane lo disse con tono sospettoso, squadrando prima il biondo e poi l'albina, scrutando il Maledetto in maniera tale che egli si sentí quasi graffiato da tale occhiata, spedendone dunque una indietro molto simile.
Alice apparve visibilmente colpevole, lo sguardo che si puntava in basso << Gli sono andata contro >> borbottò arrossendo sempre di più, tanto da risultare della stessa tonalità di un peperone maturo << E dopo che mi sono ritrovata davanti a lui una seconda volta, si è offerto di darmi una mano.>>
<< Dovrei utilizzare delle manette con te. Almeno non ci perderemmo tra di noi ogni volta che andiamo da qualche parte.>> asserí dunque la seconda ragazza, esasperata a dir poco, tornando a guardare poi il biondo << Beh... Per l'aiuto alla mia amica, Hycarus...
Merci beaucoup[3]. É una causa persa, letteralmente.>> le diede un occhiata singolare, una di quelle che significava decisamente che non si aspettava di più da lei, portando un aria decisamente indispettita ad Alice, scrollando poi le spalle, tornando dal biondo << Comunque, piacere. Helen Dupont, una delle guardiane della natura>>
La Ninfa allungò la mano, aspettando che il Maledetto la accettasse... Ed effettivamente lui lo fece, seppur con molta tentennanza nella gestura, sempre studiandola, proprio come in precedenza aveva fatto con la prima incontrata.
Studio che ovviamente ricevette anche da Helen in sé, la quale posò lo sguardo sul sacchetto occupato dal cibo tra le se mani, ricordandolo a Hycarus stesso e dandogli così un motivo per attuare una fuga rapida.
<< Piacere mio... uh... Io devo andare, adesso. Mi spiace >> fece, mollando la mano dopo la conoscenza attuata abbastanza in fretta << Ciao >>
<< Ciao... E grazie... di nuovo... É tipo la quinta volta che ti viene detto, ma te lo dico lo stesso >> asserí la ragazza dai capelli bianchi, agitando la mano a destra e manca per salutare, il tutto pochi istanti dopo che Hycarus si era avviato a passo veloce lungo il corridoio.
<< Adieu... >> asserí invece Helen a basso tono, prendendo Alice per la mano e chiudendo la porta dietro di sé con nonchalance, passandosi poi le dita tra i capelli, neppure la presenza del ragazzo in sé ed il palese ritardo dell'altra ragazza glieli avesse messi in disordine - naturalmente i suoi capelli erano perfettamente ordinati e bellissimi come al solito, ma aveva sentito che lo stress faceva male alle radici... E quindi un controllo rapido non era un problema per lei, anzi, era più che necessario. Non voleva rischiare la calvizia -.
<< Ma come 'addio'! Non penso che non lo rivedremo più, siamo su una nave, dopotutto!>> ribatté la compagna, mettendo su un espressione di netto disappunto.
<< Non si sa mai.>> rispose di nuovo Helen con un che di serafico dipinto in volto << Anche in un posto piccolo è possibile non incontrarsi mai. E la Golden Lion non ci è apparsa piccola da lontano, figuriamoci nello starci dentro>>
<<A me non dispiacerebbe rivederlo, é stato molto gentile, seppur fosse parecchio silenzioso>>
<< Meh. A me sembrava noiosamente freddo e fastidiosamente maleducato con il suo modo strano di accettare la stretta di mano. Probabilmente ti ha aiutato solo perché si annoiava e comunque doveva già andare da qualche parte, quindi due viaggi in uno>> Helen si strinse nelle spalle <<Comunque vieni qui, dobbiamo sistemare la roba. Ti ho aspettata fin troppo e ho voglia di cucire. Prima finiamo e meno dovrò attendere per farlo... dépêchons-nous alors[4] >>
<< Oui, oui, Madamoiselle>> concluse Alice con tono tra lo scherzoso ed il divertito, accorrendo subito al suo letto, dove i bagagli erano già posati.
Aveva portato lo "stretto" necessario, aka, almeno trenta maglie, una ventina di paia di pantaloni, tantissime scarpe, tre diverse per ogni colore dell'arcobaleno in varie sfumature, facendo poi comprendere anche le bianche, le nere, le rosa, le grigie, le marroni e quelle poi che si mischiavano a varie sfumature di vari colori, così che potesse abbinarli con i look che più le interessavano. Ovviamente tra quegli abiti vi erano anche quelli di sua madre da giovane, prima che... Beh. Che capitasse quello che le era successo.
Uno degli specifici abiti le capitò tra le mani e per un istante la nostalgia le immerse gli occhi viola, tanto che si portò la sbarazzina maglia rossa a pois bianchi al petto, poi dopo qualche attimo riuscí a scacciare via la sensazione aspra che le aveva stravolto il petto e prese dunque ad infilare tutto nella sua parte di armadio.
<< Abbiamo chi altro come coinquiline?>> chiese ad alta voce, sistemando la prima, guardando poi la Ninfa.
<<Uh. Una coppia di Zombie, un Fantasma ed una Strega>> fece dunque Helen, ricambiando l'occhiata dell'amica, andando ad afferrare un bellissimo vestito nero con un decoro argento sugli spallini, il quale la copriva fino alle caviglie, risultando estremamente sensuale e formale all'unisono, il tipico vestito che avrebbe indossato con i capelli raccolti in una crocchia, accompagnato da un pendente smeraldo.
<< Simpatiche?>>
<< Le due Zombie sí, il Fantasma non lo so, ha detto solo il suo nome e poi é andata via per dare il cibo che ha preso in cucina... la Strega no. Sì è messa subito a dare ordini a destra e manca, cercando immediatamente di avere la supremazia e di sottometterci tutte e tre, solo perché era verso l'anzianità. Ha tirato fuori minacce come 'vi trasformerò tutte in rane' e se n'è uscita con frasi cliché da sbruffoni bastardi... E poi quella puzza di vecchio e di pozioni>> fece una smorfia palese, cosí furente che il suo volto divenne rosso, tale che l'albina comprese al volo il fatto che doveva essere davvero, davvero arrabbiata. << Connard[5]>>
Alice fece una "O" con la bocca, poi annuí appena, dimostrando di aver capito <<Le due zombie come si chiamano? E la fantasma?>>
<< Una Kalifa, l'altra Jaya, sono tutte e due molto timide e... Ohi. Dove stai mettendo quella gonna? Quello é il bagno. Cosa vuoi fare, piazzarla già dentro alla lavatrice quando non la hai neppure toccata, in pratica? Torna qui, mon Dieu >>
<< Lo ho detto che sono le porte che si muovono!>>
*
Hycarus nel frattempo era riuscito a raggiungere il piano Meno Uno.
Una parte di lui fremette appena di emozione, ma la respinse con fermezza testarda.
Se avesse chiesto di unirsi al gruppo di cucina, sicuro come la luce del sole avrebbe finito con occupare un sacco di tempo lì, tempo che avrebbe dovuto impiegare con la ricerca.
Ore buone, in poche parole, sarebbero finite al diavolo, il tutto quando la Bastarda probabilmente era ancora là fuori... E prima la avrebbe trovata e meglio si sarebbe sentito, sul serio.
Già pianificava di urlarle contro, di obbligarla in qualche modo a togliere la maledizione e soprattutto chiederle perché.
Perché gliela avesse data, perché avesse accettato quella richiesta, quando neppure la aveva conosciuta, neppure la aveva incontrata, tanto che poteva solo immaginare la sua faccia, non di più.
Okay, magari era meglio evitare di gridarle contro, almeno a primo impatto, non si poteva sapere che reazione avrebbe avuto... Non voleva che gli diminuisse il Countdown in maniera anche più drastica: già era tremendo quello che aveva, un ennesimo trancio alle ore sarebbe stato particolarmente drammatico.
Pensando ciò, si lasciò uscire dall'ascensore, chiudendo gli occhi all'inizio per autoconvincersi man mano un po' di più che no, la cucina non era la sua via, insultandosi nella sua stessa testa pur di ottenere maggior determinazione, pur di staccarsi da quell'accennato-non-davvero-accennato desiderio, sempre avuto e mai portato anche solo di un centimetro oltre la soglia dell'immaginazione.
In ogni caso, non era assolutamente preparato a ciò che si trovò davanti allo sguardo una volta dopo aver aperto le palpebre, sentendo la convinzione ribollire alla bocca dello stomaco un attimo prima ed un attimo dopo spegnersi in un espressione di pura meraviglia e stupore.
Il ristorante era composto da sei stanze attaccate, divise da mura che le scandivano, non rendendolo un definitivo openspace, ma era comunque senza la minima porta che chiudesse le specifiche aree, permettendo il passaggio di da una ad un altra in due battiti di ciglia.
Era tutto esclusivamente in legno: tavoli, sedie, mobiletti disposti qui e là, le pareti stesse, decorate da disegni scolpiti negli angoli che rendevano il tutto molto più gotico.
L'unica cosa che spuntava fuori diversamente , costruito non nel legno ma in un mattone rossiccio scuro che andava a risultare perfettamente in linea con quello dell'abete rosso utilizzato nel pavimento... E dal vetro di divisione.
Hycarus si ritrovò a camminare, in pratica, come se stesse sulle uova invece di avere un andatura definibile come regolare, passando tra varie persone che a loro volta erano venute a sbirciare nel ristorante, alcuni con, a loro volta, il sacchetto da consegnare, già disposti in quella che sembrava una lunga, lunghissima coda di persone, iniziata laddove vi erano tre persone già vestite da chef, con la scritta 'parte dello staff di cucina' sugli abiti, le quali parlavano con ciascuna delle persone in fila, controllando attentamente il contenuto del sacchetto ed accettandolo con un ringraziamento - a meno che non fosse cibo di veramente scarsa-scarsa qualità, non sembravano rifiutarlo mai, sorridendo apertamente e facendo una sottospecie di mezzo inchino buffo in cui rischiavano di perdere i cappelli da cuochi, ridendo appena o arrossendo se tale avvenimento si realizzava sul serio -
Ogni << Grazie mille >> che i tre facevano in coro era tale che sembrava stessero cantando perfino, un dettaglio che accigliò Hycarus al punto tale che iniziò perfino a fargli male la fronte per l'espressione corrucciata che aveva.
Il primo dei tre cuochi aveva i capelli neri, così disordinati da farlo sembrare un pazzo, era molto magro e da quello che vedeva era un Drago, poiché le corna sbucavano fuori dalla chioma e qualche piccola squama veniva esibita sul suo collo, forse dovuta al sudore.
Il secondo invece era castano, panciuto, ed aveva un paio di lunghi baffi... Un satiro, questo individuò tramite gli zoccoli che comparivano al di sotto dei pantaloni.
Il terzo invece non era comprensibile nei suoi capelli rosso fuoco e nei suoi occhi neri come il carbone, accompagnati da quello che era un piccolo neo sulla sua fronte, ma qualcosa lo faceva apparire come un vampiro ai suoi occhi.
Fu in seguito la collana con la croce, appesa al suo braccio sinistro come un bracciale che serpeggiava lungo il suo polso, a dargli una vera e propria conferma della sua razza.
Ci vollero diversi minuti - o perfino un ora? - Prima che finalmente riuscisse a raggiungere il trio, con la conclusione della fila, cedendo il sacchetto con i viveri in quattro e quattr'otto, ricevendo il ringraziamento, frenando la propria lingua dall'esporre qualsiasi stupido pensiero che potesse anche solo aggrapparsi alla sua mente con prepotenza dopo tutti i rimproveri che si era borbottato nel suo stesso cervello, deglutendo.
Scivolò fuori dal ristorante con, in pratica, la stessa identica rapidità che aveva utilizzato per svignarsela da Alice e Helen, cercando in fretta di decidere la sua prossima meta.
Di preciso non ne aveva idea, ma optò per la hall, sperando con tutto il cuore che non fosse troppo affollata, così da poter studiare la bacheca in santa pace, senza persone che lo spintonassero o simili, decidendo di fare le scale.
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Un commento = how make me smile uwu plus omg, in teoria questo capitolo avrebbe dovuto essere diverso, ma me so' dilungat* con Alice ed Helen ed allora we, tutto il contenuto del secondo capitolo finisce nel terzo ksksksksk ye
ed appunto non voglio rendere nulla noioso, quindi una volta raggiunte le 4100 parole me so dett* 'ammò, te stoppi'
:'D
Il mio quadernino della storia mi sta facendo un occhiataccia che non ne avete idea
So
vi è piaciuto il capitolo?
Quanto volete il prossimo da 1 a 10?
Avete visto errori grammaticali?
Qualcosa che cambiereste?
Cosa ne pensate di Alice? E di Helen?
Qualche personaggio ooc?
Curiosi per la storia non ancora dettagliata di Alice che perlopiù non potete sapere poiché mi è stata mandata in privata? OhO
[1] per l'amor del cielo. Vuoi rendermi matta!
[2] Certo... Le porte si muovono, sí.
[3] Grazie mille
[4] sistemiamolo allora
[5] testa di cazzo
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