Pyrrharctia Isabella


Il cielo sottovoce cedeva ruggine al tramonto
come foglie entravano spine nel vortice del vento.
Sul collo m'alitavi il tuo respiro caldo,
caldo come fiamma alla fine del giorno
e il senso del tuo corpo ardente era saldo
contro la mia pelle che riluceva disadorna.

Esatto caldo empio, così bruciavi
e dentro di me _ famelico _ rimestavi.
Danzavano i seni nudi con l'impronta ardente
delle tue labbra sazie, eran violentemente
coi capezzoli rosa adornati d'ombra,
bruni al riflesso sanguigno del tramonto.

Seduta sulle tue ginocchia
_ giardino di carne la cui rosa più bella
pareva strappata alla terra _
mi riempivi i fianchi
del sapore di amore in fiamme
del calore di aspro fuoco
che palpita, fuscia, frusta, spinge, esplode.

Nel profumo sospeso dei fiori di tagete
fummo romanzo, quadro, scultura osceni
... forse musica che si ripete
nel vocìo del tumulto,
nel disordine che si riordina
la voce dell'ago che rammenda
rattoppa l'animo. E il corpo.

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