Greta Oto
Lo specchio riflette, muto, nei pallidi tramonti
opache nudità, quando il letto in ombra
va perdendo i suoi romantici colori...
Mi contempli tutta_ seni, cosce, braccia,
mentre un aroma triste lascia la sua traccia.
Il sogno non era più infinito
come quello delle nostre notti in Andalusia,
tra il livido profumo dei gelsomini
e il rumore dell'acqua dei deserti cortili.
Ammiro la linea sicura del tuo sesso,
le tue labbra distratte, i tuoi occhi addosso...
avverto la tua carne... non ti amo... ti desidero...
e come un geroglifico, a freddo, ti decifro.
Adagio, nei fiori muti di nuovi amalgami
cresce il bisogno di sentirti più a fondo
_ sangue nel mio sangue
ardono le tue dita, agguantano.
Scava nella carne della mia paura,
in questo midollo di oscurità
intaglia un fiore pazzo;
sullo stridore di labbra strette
fiorisce l'essenza di madide brezze.
L'arcuata linea della schiena
ingoia, curvandosi, l'ardore dei tuoi fianchi.
Tienimi, vai nel profondo
precipita in me
copri il vuoto dei miei varchi.
La morte è un marchio, nei tuoi occhi e nei miei.
Lo specchio conserva ancora il suo riflesso:
lenzuola sporche di sogni dimenticati,
nell'esultanza del tuo corpo affamato
i desideri di ieri appaiono adesso
sogni di cui il domani si sveste.
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