Gonepteryx Rhamni
Vaga il mattino fra le spoglie inermi
di questo cupo inverno
e qui pone un fiore
e qui pone un silenzio.
Non so più se la bocca morsicata
sia la mia, o di altre, che tutte le contiene.
Non so più se questa voce soffusa
_ vento fatto fiato sibilante gelo,
reso morbido dalla luna _
sia la tua, o di altri, che tutte le contiene.
Quello che so
viene a dirmelo questa mappa di carne,
questa tappa scarna di rotti fiati,
grande altalena di ore irregolari, ecumene
di salive, odori. Dolori in libera uscita.
Quello che so
è che le tue mani secche e disarmate
_ stecchi d'uccello pieni d'inverno _
sollevano un'aria nuova, un elettrico bagliore.
Mutano le tue dita in messaggeri,
gerarchie e scale di attenzioni
consumati pensieri, forse passioni,
lettrici instancabili delle
tue voci, scritti d'inchiostro di
salive per segni e geografie imperscrutabili.
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