Amata Phegea
La geometria del tuo corpo mi allaccia
_ pietre e mari e piante e cieli _
e imprigiona nella ferocia di un abbraccio.
Nella notte vulnerabile
_ coperta dal tuo sorriso speziato _
il nostro moto lento e consumato
pressante e accalorato
rallenta nel momento in cui si tende
_ fiati che ti braccano,
scollinano ritmi,
spazi _
con un fruscio quasi lontano di lenzuola
anche al plenilunio
si rivolta la luna.
E nell'ebbrezza del traguardo
_ fulmine che scortica la pelle,
che scorre sotto ossa tendini e nervi.
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