Frutti della foresta
Titolo: Frutti della foresta
Genere: romanzi rosa
Autrice: MartinaGhirardello
Sera buona a tutti, sono molto felice di recensire la seconda storia della mia dolce Martina. Questa storia ha alcune differenze dalla sua prima, ma alcune cose sono molto simili, ma entrambe, pur raccontando storie d'amore, possono essere considerate un miscuglio di generi. Infatti non lasciamoci tanto confondere dal suo aspetto dolce e dal suo modo di fare gentile, le sue storie hanno un sapore piuttosto forte di poliziesco e drammatico, oltre che rosa.
Il protagonista di questa storia lo avevamo già conosciuto in "Fiori di campo", si tratta di Kevin Harris, il fratello perduto di Beatrice e Laura. Per poter comprendere appieno le sue vicende, Martina consiglia di non iniziare questa lettura prima di aver letto l'altro.
Kevin è un uomo affascinante e misterioso, ma ha un passato estremamente triste e terribile. Infatti non riesce a lasciarsi completamente alle spalle la sua infanzia, vissuta dentro un orfanotrofio sperduto in mezzo al nulla, in un paese lontanissimo e freddo come la Russia, sotto la "tutela" di una donna che si faceva chiamare "signorina", ma che di "signorile" aveva ben poco. Ha ben vivide nella sua mente le angherie e le privazioni subite, ma ricorda bene anche l'amicizia che lo lega a Matteo. Amicizia nata in quell'orfanotrofio ma che dura fino ai giorni presenti.
Matteo e Kevin sono talmente uniti da considerarsi fratelli, anche se non si assomigliano affatto, sia fisicamente che caratterialmente, anzi, sono l'uno l'opposto dell'altro, ma forse è per questo che vanno tanto d'accordo. Condividono la stessa casa e pure lo stesso lavoro, sono entrambi agenti speciali e come squadra non perdono mai un colpo, mandando dietro alle sbarre ogni cattivo a cui danno la caccia. Questo non fa altro che aumentare l'ego di Kevin, che è già abbastanza gonfio di suo, rendendolo alquanto arrogante e pieno di sé, pur mantenendo un lato dolce e sensibile.
Ma è il bambino che ha dentro di sé che dovrebbe abbandonare, per riuscire a vivere più serenamente. Ma al tempo stesso è proprio quel lato di sé che lo aiuterà nel caso per ritrovare la sorella di suo cognato James. Infatti Martha è sparita senza lasciare traccia, ed è solo ascoltando ciò che ha da dire Micheal, il figlio di Martha, che può riuscire a trovarla, e solo lui può comprendere quel ragazzo, meglio di chiunque altro.
Martina ha un'abilità innata nel creare una storia profondamente misteriosa e contorta. Crea delle storie dentro alla storia, portando il lettore a farsi coinvolgere dalla trama in maniera totale e istintiva. E dopo aver letto il suo primo libro, sono più che sicura che anche questo regalerà una marea di colpi di scena da cardiopalma.
A differenza di "Fiori di campo", "Frutti della foresta" è scritto in maniera molto meno prolissa e pesante, ed è riuscita a catturare subito la mia attenzione, rendendo la lettura più scorrevole e piacevole fin da subito, cosa che, almeno per me, non era riuscita col primo libro. Ma anche qui ci sono dei punti che potrebbero risultare un tantino lenti nella lettura.
Ci sono molte parti in cui ripete spesso lo stesso aggettivo perché vuole evidenziare un particolare personaggio o lato caratteriale di esso. Ad esempio, parlando del figlio di Martha, scrive: Quanto può essere grande la sensibilità di un bambino, quante domande ronzano senza sosta nella sua mente, quanti sensi di colpa per una vita che non sembra voler procedere nella giusta direzione, quanti punti interrogativi a cui non si riceve risposta e quanta frustrazione di fronte all'atteggiamento di adulti convinti di capire tutto meglio di loro.
quanti... quanti... quanti...
Di per sé questo discorso non ha niente che non vada, anzi, è di molto effetto. Solo che questo strattagemma lo abusa un po'. Infatti, ad appena pochi periodi di distanza si legge:
Il problema è che James non sta chiedendo aiuto all'agente Harris, quello che ha sempre la soluzione a portata di mano, quello che con pochi elementi è in grado di ricostruire vicende intricate e pericolose.
Quello... quello... quello...
o ancora:
Beatrice e Martha, le nostre sorelle, le nostre sfide, le nostre pazienti, due donne distrutte dal dolore, due donne ridotte in minuscoli pezzetti a causa della follia umana, due donne tradite nel profondo, due donne che hanno smesso di avere fiducia nel genere umano.
Le nostre... le nostre... le nostre...; due donne... due donne.... due donne...
Avrebbe potuto benissimo trasmettere lo stesso esatto concetto senza tutte quelle ripetizioni. Non siete d'accordo?
No, ditelo se non lo siete, sono qui apposta.
A volte, invece, sembra che voglia essere certissima che il lettore abbia compreso un determinato concetto talmente bene che dopo averne parlato per un capitolo, lo riprende subito al capitolo dopo, come quando scrive: "James che succede?" rispondo con il cuore in gola, mio cognato non chiamerebbe mai nel cuore della notte senza una ragione più che valida, lo conosco perfettamente e questo mi preoccupa, nonostante le parole di Laura... Insomma, già si sa che lo conosce bene e che un comportamento simile non è da lui, avrebbe anche potuto risparmiarcelo... o risparmiarmelo.
Se però c'è una cosa su cui non posso mettere bocca sono gli errori grammaticali. Ahhh quanto è bello vedere quando una persona ha studiato e sa quel che scrive. Lo stesso non si può dire delle virgole, sembra che ci abbia litigato da piccina. A volte non ci sono quando servirebbero, e a volte ne usa un po' troppe, come in questo caso: Tuttavia, come mio padre, John Harris, ci ha sempre insegnato.... Queste virgole rallentano una lettura già lenta di per sé, questo punto sarebbe molto più scorrevole e veloce senza quelle due virgole: Tuttavia, come mio padre John Harris ci ha sempre insegnato...
Non trovate?
Spero che evidenziando in questo modo i suoi errori non l'abbia demoralizzata troppo, non è questo il mio intento, ma conoscendo la sua voglia di rendere il suo lavoro il più perfetto possibile, ho voluto fare una sorta di focus su quegli errori che commette più spesso, per farle vedere dove deve andare a cercare per correggersi anche da sola. Se non conoscessi la sua voglia di perfezione, avrei trattato il tutto in modo più superficiale.
Mi rendo pienamente conto che per molte persone queste ripetizioni non pesano assolutamente e che per loro la lettura risulta estremamente piacevole anche così. Niente di male, ognuno si aspetta cose diverse da ciò che legge, e spesso dipende anche dallo stato d'animo in cui ci troviamo a cambiare la percezione di ciò che leggiamo. Ma anche e soprattutto perché la storia di Martina è estremamente coinvolgente, come ho già detto, questo libro è molto più coinvolgente rispetto al primo, e so già che al lettore attenderà una storia ricca di colpi di scena e ingarbugliamenti vari. Sono sicura che mentre la scriveva, la stessa Martina c'è rimasta ingarbugliata da sola parecchie volte... ehehehhe.
Non posso fare altro che consigliare questo libro, è una lettura di una qualità superiore rispetto alla maggioranza dei libri che ci sono qui, e non può mancare nella biblioteca di ognuno di noi.
See you later...
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