Capitolo 4 - Cambio

Quando, un'ora più tardi, Esteban tornò al centro di addestramento, trovò gran parte dei soldati già sul posto, seppure mancassero ancora venticinque minuti all'orario prefissato. La sua perentoria quanto imprevedibile decisione di spedire a casa cinque soldati, da decenni ai suoi ordini, aveva chiarito a tutti un concetto fondamentale: fare parte della Guardia del Wanax non diventava un diritto acquisito al momento dell'arruolamento, ognuno di loro doveva continuare a meritare quella carica ogni giorno.

Entrò nel suo ufficio, un vano arredato in modo spartano con una scrivania, una poltrona e un armadietto lungo e stretto. Anche lui era così: pratico, concreto, essenziale. Controllò sul tablet il piano di lavoro, non si curò dell'e-mail arrivate nella sua casella di posta elettronica, diede un'occhiata al quadrante nero del suo Rolex Daytona. Due minuti alle tre.

Si avviò verso la palestra centrale e la raggiunse in pochi secondi. Erano tutti presenti, inclusi i dieci nuovi arrivati. Non amava i convenevoli, decise di andare subito al sodo.
«Come sapete, Vitus potrebbe attaccarci in qualunque momento e finché il sistema di sicurezza interna non sarà tornato in piena efficienza dovremmo mantenere la massima concentrazione. Il grado di allerta 1 vige in tutto il territorio dall'istante in cui l'ex Generale ha fatto irruzione in questo stesso Centro, uccidendo tutti quelli che ha trovato nella stanza e saccheggiando il nostro arsenale. Non vi ho convocati qui oggi per vedervi combattere, per quello ci sarà il tempo, il mio obiettivo è forgiare un gruppo solido, unito, pronto. Solo la profonda conoscenza di chi avete a fianco vi permetterà di disporre di una forza inarrestabile. Non siete qui per capire se il vostro compagno di squadra sa combattere, per quanto mi riguarda quella è l'unica certezza. L'addestramento potrà dunque durare dalle quattro alle otto ore, dipenderà dalle vostre capacità. Meno tempo impiegate per capire chi avete di fronte, prima organizzeremo gli interventi».

Xenja ascoltò con attenzione le parole di Esteban. Il timbro di voce era basso e deciso, la figura imponente. Negli occhi brillava la passione per il lavoro, la fermezza nelle proprie convinzioni, la sicurezza di sé. Quello che un tempo l'aveva affascinata, oggi era ancora più presente in lui: un temperamento fiero e un carattere d'acciaio cesellato dall'esperienza.

Non distolse gli occhi neppure per un istante anche se guardarlo le procurava una sensazione pungente di rabbia con il retrogusto amaro della delusione.

L'inizio dell'addestramento segnò la libertà dai pensieri ancorati al passato. Il primo compito assegnato risultò più impegnativo del previsto. In un tempo prefissato, confrontandosi fra di loro, dovevano cercare di fare emergere pregi e difetti di quanti più colleghi possibili. Non certo una passeggiata. Ognuno di loro aveva un potere specifico, alcuni di livello minore, altri sorprendenti.
Il vampiro con cui si trovava a socializzare era in realtà una vecchia conoscenza, da molto tempo nella Guardia. Xenja dovette impegnarsi per impedire ai ricordi di sovrapporsi alle immagini del presente. Era stata convocata da Damian con il preciso scopo di difendere il Wanax e l'Antica Razza, il resto era secondario o addirittura ininfluente.

«Fa sempre piacere vedere qualcuno che non avresti più pensato di incontrare», le disse il soldato.

Xenja accennò un sorriso di cortesia, pensando a quanto potevano essere diversi i punti di vista.

Esteban scelse quel momento per avvicinarsi, la sua presenza mise la parola fine all'ipotesi di un dialogo mai iniziato. Si fermò a pochi metri di distanza da lei, gambe leggermente divaricate e braccia conserte a sottolineare le linee dure dei bicipiti.

Xenja sapeva che avrebbe valutato il modo in cui si relazionava con gli altri soldati, del resto stava esaminando tutti. Anche se una piccola parte di lei aveva sperato che dopo l'incontro di poche ore prima lui avesse deciso di ignorarla, apprezzò il fatto che alla fine Esteban avesse scelto di trattarla esattamente come una qualunque dei suoi colleghi. Non chiedeva altro.

«Cambio», annunciò il Comandante passandole accanto. Xenja sussultò e per un istante venne come risucchiata dalle fauci impietose del passato. Rivide se stessa molti anni prima al servizio delle Guardie del Wanax, in un afoso pomeriggio di luglio. Faceva parte di una squadra di ricerca a cui era stato assegnato il compito di scortare due feriti alla base. Era stata solo una esercitazione, ma percepiva ancora lo stato d'urgenza e il desiderio di eccellere. Impiegando ogni energia disponibile, giocando d'astuzia e sfruttando la velocità che le era sempre stata amica, era riuscita a stabilire un nuovo record. Ricordava ancora quello che aveva provato nel vedere il Comandante avvicinarsi, allungare la mano destra verso il suo viso e dirle: «Sei stata brava», mentre la guardava negli occhi.

Le emozioni che l'avevano travolta allora erano molto simili a quelle che stava provando adesso, ma tutto il resto era cambiato, soprattutto i sentimenti.

Cambio era stata la parola pronunciata anche molti anni prima, quella che aveva segnato una svolta nella sua vita, l'imperativo che aveva dato inizio non solo alla partenza del secondo gruppo di ricerca ma a tutta la serie di eventi che avrebbero segnato Xenja in modo unico, profondo, indelebile.

***

Lo sguardo di Damian penetrava il buio dell'orizzonte, catturando tracce di vita umana in lontananza. Il vampiro aveva superato il confine dei territori dell'Antica Razza, come faceva ogni volta che aveva bisogno di riflettere. Era ormai a un passo dal segnare il punto decisivo che gli avrebbe fatto vincere la partita. Gli avvenimenti avevano preso la piega da lui auspicata. Tutti avevano appena superato la linea di non ritorno da lui auspicata, senza neppure accorgersene.

Sistemò i polsini della camicia, uno alla volta, con cura. Indossava l'uniforme da Comandante: ogni evento meritava la più formale eleganza.

Si passò la mano aperta sotto il mento, accarezzando la barba curata.

Un rumore di passi gli confermò l'arrivo di chi non avrebbe voluto incontrare lì e in quel momento.

«Sapevo di trovarti qui», gli disse la vampira, entusiasta nel vederlo.
«Non avevamo un accordo?» le rammentò lui, faticando a nascondere l'irritazione.
«Non potevo starmene lì ad aspettarti». Si avvicinò a lui e posò la mano sul bavero della divisa.
«Qualcuno ti ha visto?»
«No», gli rispose decisa. «Pensavo di farti una sorpresa gradita venendo qui, ma forse mi sono sbagliata».

Damian allungò il braccio sinistro fino a toccarle la nuca, la attirò a sé. «Sarei venuto a farti visita più tardi», la rassicurò.

«Bugiardo». Si protese verso Damian e lo baciò.

Aveva bisogno di lei per le informazioni che avrebbe potuto passargli su quanto accadeva nella dimora reale, per questo decise di concederle molte attenzioni. Contraccambiò il bacio, cedendo per alcuni minuti al vortice della lussuria che la sua amante sapeva tessere intorno a loro. La passione che riusciva a suscitarle era divorante, non poteva negarlo.

Mentre con una mano la teneva stretta a lui, con l'altra afferrò la spada affilata e fece scivolare la lama sul suo petto, praticandole una piccola incisione. Abbassò poi il viso in corrispondenza del taglio e raccolse con la lingua le poche gocce di sangue caldo che fuoriuscivano dalla ferita. Si concesse qualche minuto di inebriante piacere prima di congedare la vampira, una delle tante pedine del suo gioco perverso che a breve lo avrebbe posto sulla vetta del potere assoluto.

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