Non si sfugge a quello sguardo

- Comincio ad averne abbastanza, mi hai capito? -

- So quello che faccio e ti assicuro che manca poco. -

- Hai detto la stessa cosa due settimane fa e non è cambiato niente. -

- Questo è quello che pensi tu. La situazione è solo un po' più complicata del previsto, mi serve solo più tempo. -

- Fai bene attenzione a come ti muoverai da qui in avanti, perché ho quasi esaurito la pazienza, sei avvisato! -

- Ti ho forse mai deluso finora? -

- C'è sempre una prima vol... -

- Allora fidati di me. -

***

Nina

Se non mi decido a uscire dalla doccia diventerò un pesce.

Nina sorrise mentre girava la manopola e apriva la cabina.
Quella stupidaggine la raccontava sempre ad Alice e Lorenzo per convincerli ad uscire dall'acqua quando li portava al mare. Gli mostrava la pelle raggrinzita dei loro polpastrelli e li spaventava dicendogli che quello era solo l'inizio della loro prossima trasformazione in piccole acciughe.

Le mancavano quelle due pesti. Non aveva più incontrato né loro, né Agnese dal giorno in cui la stessa le aveva dato il benservito.
D'altronde sarebbe stato impossibile, Nina non usciva di casa da allora e aveva intenzione di proseguire nella propria latitanza ancora per un bel po'.
Quello che era accaduto la sera in cui era tornata da Liam le aveva tolto ogni forza e voglia di vedere gente. Si vergognava di se stessa, della sua codardia e oltre al fratello, che era costretta a vedere ogni giorno, non aveva nessun interesse di incontrare nessuno.

Passò una mano sullo specchio appannato dal vapore e quando comparve la sua immagine riflessa deglutì. Era pallida, aveva le occhiaie... faccio pena.

A Matteo aveva raccontato di avere l'influenza, così come a Liam, il quale aveva insistito solo per trenta secondi di orologio per andarla a trovare.
Lui sapeva il vero motivo. Sapeva che non lei non aveva nemmeno una linea di febbre e sapeva che doveva starle lontano.
Ma sapeva anche che prima o poi le sarebbe passata: la comprensione di Liam nei suoi confronti aveva solo i giorni contati.

Sospirò triste, avvolse i capelli gocciolanti in un asciugamano e tornò a fissare lo specchio davanti a sé.
Le tornarono alla mente le parole di Riccardo poco prima del loro rientro ad Anzio.

Perché hai così tanta paura di Liam?

Ho più paura di te! Gli avrebbe voluto rispondere. Paura di lui e delle sensazioni che le faceva provare. Di lui perché per la prima volta stava mettendo in discussione la propria vita. Di lui perché la comprendeva... gli bastava guardarla.

Di te perché non ti conosco, non so chi sei e cosa vuoi da me.

Nina appoggiò i palmi sul lavandino e chinò avvilita la testa. Poi decise di ricacciare indietro quei pensieri che da tutta la settimana la tormentavano. Decise anche che, in caso non lo avesse capito, avrebbe messo in chiaro le cose con Riccardo; doveva entrargli in testa che lei non aveva bisogno anche di lui nella sua già abbondantemente incasinata vita.

Uscì dal bagno e si rifugiò in camera. Un'altra giornata era finita e anche se erano soltanto le undici decise di mettersi a letto. Fece giusto una deviazione in cucina, dove dal frigorifero desolatamente vuoto estrasse una birra, l'unica cosa che in casa non mancava mai.

Si buttò sul letto ancora in accappatoio, liberando i capelli dal turbante e stappando la bottiglia con un accendino.
Stava guardando distratta un film alla TV, quando sentì sbattere la porta di casa. Le sfuggì una smorfia: Matteo che rientrava prima che fosse notte fonda era una specie di evento.

Incuriosita, appoggiò la birra sul comodino e si alzò per raggiungerlo. Mentre percorreva il corridoio che portava in cucina, però, lo sentì parlare, ma il rumore delle bottiglie che lui con grazia stava posando sul tavolo, non le permise di capire con chi. In ogni caso non le importava, lo sentì  tranquillo e immaginando si trattasse di Gianluca o qualcun altro dei suoi amici, fece dietrofront.

- Nina, sei sveglia? -

Lei imprecò tra sé, inchiodando a due passi dalla propria stanza. La luce del corridoio si accese, accecandola e dopo essersi stretta ancor di più addosso l'accappattoio, si voltò, simulando un sorriso.

- Ti ho sentito rientrare e stavo venendo a salutarti, ma visto che hai compagnia... -

Matteo la guardò con un sorriso a trentadue denti, appoggiato allo stipite della cucina.

Ma che ha da ridere? Sono forse un clown?

- Come ti senti? - le domandò, senza riuscire a nascondere una sottile aspettativa.

- Meglio... - rispose lei titubante.

Lo vedeva più euforico e meno orso del solito. A quell'ora non era mai lucidissimo, ma quella sera sembrava addirittura entusiasta.

- Vai a metterti qualcosa addosso e raggiungici. - aggiunse lui, interrompendo l'onda dei suoi pensieri.

- Me ne torno a letto, tranquillo. Fate come se non ci fossi. -
Gli sorrise rassicurante, cominciando a indietreggiare, quando dietro le sue spalle vide sbucare una sagoma che ormai aveva imparato a riconoscere a prima vista.
Stava fingendo di digitare qualcosa sul telefono e in un attimo sollevò lo sguardo su di lei: strizzandole l'occhio.
A Nina balzò il cuore in gola e d'istinto si strinse addosso l'accappatoio.

Che ci fa lui qui?

Matteo sembrò cogliere lo sgomento della sorella e come se avesse intuito qualcosa si voltò, ma Riccardo si era già allontanato.

- A-anzi vabbè, una birra in compagnia quasi quasi me la sparo... - balbettò lei richiamando l'attenzione di Matteo che, un po' confuso dal suo ripensamento, assotigliò lo sguardo per poi annuire e tornare in cucina.

- Cazzo... merda! - imprecò Nina a bassa voce, una volta rientrata in camera sua.

Sfilò poi l'accappatoio, lo gettò a terra e si catapultò verso il cassetto della biancheria.
Dopo aver indossato una tuta, volò davanti allo specchio, tentando di dare un senso alla massa informe e fradicia che aveva al posto dei capelli, ma in ultimo optò per un pratico mollettone.

Se non altro non mi farà apparire come la gattara dei Simpson.

Le venne voglia di mettersi a piangere quando vide il proprio viso pallido e le assurde borse sotto gli occhi, ma non poteva certo truccarsi, Matteo si sarebbe insospettito e poi... perché avrebbe dovuto farlo? Per Riccardo?

Infilò un paio di pantofole e dopo aver inspirato più volte con la mano ferma sulla maniglia, uscì dalla porta per raggiungere la cucina.
Durante il breve tragitto, però, venne colta dal panico.

Cosa avrà detto a mio fratello?

Non sapeva se doveva fingere di averlo incontrato solo quel giorno in cui l'aveva accompagnata a casa e poi la sera del suo compleanno. Non sapeva come muoversi.

Pregò che non gli avesse detto che...
No, impossibile!

Ormai quasi in iperventilazione fece capolino in cucina.

- Oh, eccola qui! - esordì Matteo, facendole cenno di entrare.

Nina sorrise nervosa, lanciando un'occhiata furtiva in direzione di Riccardo, che dal canto suo, sembrava del tutto a suo agio.
Poi prese posto a lato del tavolo, distante da entrambi, in modo da poter avere il più possibile la situazione sotto controllo.

- Come stai, Nina? - le domandò Riccardo. - Mi diceva Matteo che hai l'influenza. -

- Un po' meglio, grazie. -

- Preso freddo? -

Nina rischiò di strozzarsi con la propria saliva a quella domanda allusiva. Conosceva quel tono.

Bastardo!

Afferrò la Tennent's di Matteo e ne bevve in un sorso quasi la metà.
- Macché, probabilmente un virus. Come mai da queste parti? - cambiò discorso, dopo aver assunto una postura più rilassata e un'espressione quasi angelica.

Intervenne Matteo.
- Ci siamo incontrati al Village. Finalmente ho potuto ringraziarlo per quella volta... -

- Ti ho già detto che non mi devi ringraziare. Avresti fatto lo stesso anche tu al mio posto. - lo interruppe Riccardo.

- C-c'era anche L-Liam? - si intromise lei, non riuscendo però a celare l'improvvisa angoscia che l'aveva assalita.

Vide Riccardo irrigidirsi e stringere la mascella, mentre Matteo abbassò lo sguardo e si schiarì la voce.
- No. Non c'era. In realtà non so dove sia, stasera non l'ho visto. -

A dispetto di quanto credeva suo fratello, Nina sospirò di sollievo.

- Comunque... - continuò Matteo, tornando a sorridere - ... ho scoperto di avere molte cose in comune con Riccardino. Abbiamo chiacchierato un po' lì al locale e poi gli ho detto se gli andava di bere un paio di birre qui a casa. L'ho sempre detto che 'sto pischello ha una marcia in più! - concluse alzando la bottiglia verso di lui per mimare un brindisi.

Lei rimase in silenzio a osservare quella scena che aveva dell'incredibile. Non riusciva a credere di ritrovarsi in una situazione simile. Non aveva mai tradito Liam in cinque anni...  E guarda cosa doveva succedermi l'unica volta... ehm... volte in cui mi sono lasciata un po' andare.

Aveva gli occhi fissi sul tavolo, non riusciva a guardare in faccia nessuno dei due, ma sentiva i loro sguardi trafiggerla da parte a parte, chi per una ragione, chi per l'altra.
Se avesse guardato Riccardo in quel momento, sapeva che avrebbe potuto ridurlo in cenere in meno di un secondo.

- Scusate, devo rispondere... -

Lasciò il tempo a Matteo di lasciare la stanza con il telefono che gli vibrava tra le mani e poi si rivoltò come una furia verso il ragazzo che continuava a fissarla come uno psicopatico da quando aveva messo piede dentro la cucina.

- Perché sei qui e che cazzo ci facevi al Village? - sibilò tra i denti.

- Ti cercavo. - le rispose lui semplicemente.

La sua espressione spiazzò Nina. Non c'era traccia di strafottenza o voglia di scherzare, era serio e sembrava davvero preoccupato.

- Mi cercavi? E che cosa volevi?Credevo di essere stata chiara. Tu devi lasciarmi in pace! - ribatté lei con un odio che era ben lontana dal provare.

- Impossibile. -

La fermezza con cui Riccardo sostenne il suo sguardo la destabilizzò, tanto che dovette schiarirsi la gola completamente arsa prima di continuare.
- Quali sarebbero queste cose in comune che avresti con mio fratello? Sentiamo, sei uno spacciatore o cosa? Un potenziale cliente? -

Ma che cazzo vado a dire... la finta febbre mi ha colpito i neuron...

- Sono tante cose, Nina. -

Lei spalancò gli occhi.

- Sei delusa? - chiese ancora lui, senza per nulla mutare la sua postura facciale.

Solo in quel preciso istante, dove riuscì a guardarlo dopo aver lavato via la spessa patina di attrazione che aveva da subito provato nei suoi confronti, Nina si rese conto di non sapere niente di lui. Niente di niente.

- Chi sono o cosa faccio, ha davvero importanza per te? Noi... -

Lei lo interruppe e questa volta senza rendersene conto alzò la voce.
- No, non ne ha. Perché non esiste nessun cazzo di noi! Mi hai sentito? Mettitelo in testa! -

- Nina... - si allungò per sfiorarle una mano che lei scansò balzando all'indietro sulla sedia.

Avrebbe voluto mettersi a urlare, rovesciargli il posacenere in testa e prenderlo a sberle mentre gli intimava di uscire dalla sua vita, ma quando aprì bocca, dalle sue labbra non uscì niente di tutto ciò.

- Perché mi cercavi? - gli chiese in un soffio.

- Ero preoccupato. Sei scesa dalla mia macchina in totale paranoia, avevi paura della reazione di Liam... -

Smise di ascoltarlo. Faceva troppo male. Le sue parole non facevano altro che portarla a rivivere la notte che stava cercando disperatamente di dimenticare.

- Nina... -

Come un eco lontano la sua voce le rimbombò nelle orecchie. Tornò a guardarlo e si rese conto di tremare.

- Ti ha fatto del male? - continuò a insistere Riccardo, protendendo il busto in avanti, con gli occhi scuri puntati come fari in quelli di lei.

- Dai, se sentimo domani... -

La voce del fratello che si avvicinava alla cucina, arrivò come una manna dal cielo. Riccardo si ritrasse, anche se il suo sguardo rimase incollato al viso di Nina, mentre lei, per ridare linfa alla propria gola secca, si attaccò alla bottiglia di birra finché non ne rimase nemmeno la scolatura.

- Scusami, Ricca', mo' lo stacco proprio. - si giustificò Matteo, tornando a sedersi.

- Tranquillo, mi hai lasciato in buona compagnia. - Lo rassicurò Riccardo, per nulla ironico.

Matteo gli sorrise compiaciuto, per poi voltarsi verso la sorella. Scrutò la sua espressione, che Nina non osava immaginare come gli stesse apparendo, e poi si girò lentamente di nuovo verso Riccardo, il quale dal canto suo continuava a non levarle gli occhi di dosso.

Cazzo... conosco quello sguardo. Matteo mi, anzi CI sta studiando...

- Vi dispiace se vi lascio soli? Me ne torno a letto se non è un problema. -
intervenne quindi lei, alzandosi e rompendo di conseguenza quell'imbarazzante silenzio.

- Ma certo, vai. Ci vediamo domani. - rispose suo fratello, mentre ancora pensoso si accendeva una sigaretta.

- Bene, buonanotte. Ciao Riccardo, mi ha fatto piacere rivederti. - disse, guardandolo appena.

Aveva le braccia conserte sul petto e le gambe distese sotto il tavolo. I suoi occhi le stanno parlando, le stavano dicendo che non era finita lì. Ma le sue labbra risposero semplicemente al suo saluto, concedendole un sospiro e del tempo per riflettere.

- Anche a me... buonanotte. -

Nina ttraversò il corridoio a passo svelto, resistendo all'impulso di mettersi a correre. Una volta chiusa in camera si lasciò scivolare con la schiena lungo la porta, e in preda all'ansia si prese la testa tra le mani.

Possibile che in quel momento, dopo le parole di Riccardo, invece di pensare a Liam e a quello che era successo, a quello che lei aveva fatto, non desiderasse altro che il ragazzo che era in cucina con suo fratello la stringesse tra le sue braccia facendole dimenticare ogni cosa?

Note:
Opinioni? Critiche?

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