XVII
Un capitolo su un pompino. Ho detto tutto
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Non aveva mai fatto niente di questo genere e, prima che l'Alpha non lo portasse su questo poco casto sentiero, non ci aveva mai pensato. E ora, che doveva far felice il suo Alpha, non che gli dispiacesse, gli stava salendo un'ansia spaventosa.
E se non fosse stato bravo? Se gli avrebbe fatto schifo? Se avrebbe fatto schifo ad entrambi? Poi il suo Alpha lo avrebbe trattato come prima? E se lo avrebbe morso?
Solitamente non era un tipo che si perdeva a pensare, non era la persona più intelligente del mondo, ma nemmeno tra la sua famiglia; insomma, non era proprio una cima. Il cervello gli faceva male, troppi pensieri, lui, solitamente, agiva o si perdeva ad osservare, ma pensare mai. Qualcuno dirà che dato questo suo tratto combinava un mare di cazzate, e invece no, non aveva particolari idee folli o troppo grandi, era un ragazzo semplice a cui piaceva stare tranquillo e rendere felici le persone che lo rendevano felice, sempre nei modi più semplici. Osservava lo spettacolo del mondo intorno a se facendosi trascinare dagli eventi senza mai cadere in brutte azioni però.
Era stanco di pensare, allora si tiro leggermente indietro con tutto il corpo, ancora seduto sulle gambe del moro, e poggiò le mani sulle cosce muscolose dell'altro guardando in mezzo a esse la prominente erezione coperta dalle mutande di stoffa. Lo osservava ormai da una decina di secondi mentre il maggiore aspettava una sua qualsiasi mossa, senza muovere un dito, sapeva che non doveva invogliarlo a fare niente, si vedeva voleva farlo e, conoscendo il suo caratterino, sapeva lo avrebbe fatto.
Mikail si avvicinò piano fino ad andare a toccare con il naso il membro coperto, si allontano di qualche centimetro per poi tirare giù le mutande con un colpo secco liberando l'erezione che si protese in alto verso la faccia del più piccolo che trovandoselo di fronte sbiancò.
Il 'mostro', così lo chiamo il piccolo omega per la sua non indifferente grandezza, fu preso tra delle piccole manine alla base. Il ragazzo continuò poi appoggiando le labbra sulla punta, tirando fuori la lingua piano, temendo che il sapore non fosse dei migliori. Non era cattivo, non che fosse esageratamente buono, era strano e, dopo qualche lappata, si accorse del sapore salato. Prese ancora più coraggio e aprì la bocca che inglobò il membro, o meglio, la cappella del membro, ma più in giù di così proprio non riusciva ad andare.
Maxwell sarebbe potuto venire solo guardandolo e quando la lingua del più piccolo si muoveva sulla sua punta inglobata nei boccioli di rosa, dovette trattenersi sul serio, non poteva venire così presto. Si stava sforzando di fare il meglio possibile su quel poco, ma abbastanza, che riusciva a prendere, allora il maggiore vedendolo in difficoltà gli afferrò i dorsi delle mani facendo muovere i palmi già appoggiati sul suo cazzo su e giù, sempre più velocemente. Le mani non abituate a quel lavoro si muovevano troppo lentamente per i suoi gusti, così lo aiutò con una mano mentre l'altra era sula testa bionda a farla muovere leggermente.
Quando dalla bocca dell'Alpha uscirono dei gemiti, Mikail si sentì al settimo cielo. Ma quando una mano lo allontanò dal suo lavoro pensò di star facendo qualcosa di sbagliato, quando uno schizzo gli colpì la faccia mentre un ringhio roco (e molto sexy) gli invadeva le orecchio. Con stupore del maggiore si avvicinò di nuovo a leccare tutto quello che usciva.
Maxwell si stava salvando quelle immagini nella sua mente.
Quando il piacere fu scemato si tirò il piccolo su di se, rinfilandosi sotto le coperte e baciandogli la faccia. Il momento tenerezza durò poco poiché sfinito dal potente orgasmo, il maggiore si addormentò non prima di aver sussurrato un 'se stato bravissimo amore'.
Mikail alla parola amore si emozionò e si accucciò tra le braccia del suo Alpha con il sorriso sulle labbra.
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Grazie a chi ha votato, letto o commentato.
Spero vi sia piaciuto.
Al prossimo capitolo.
_O_ ho scoperto che questa faccina è Rudolf il pinguino che ondeggia. La mia vita è completa.
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