- Capitolo Diciannove -
La scena che si presentava davanti ai miei occhi era surreale.
Da una parte avevo mia madre, dall'altra le mie sorelle e ai lati di quest'ultime, uno a destra e l'altro a sinistra, David e Miki.
I ragazzi erano pronti a qualsiasi evenienza. Miki guardava i quadri di fronte a lui, posti sui muri, con fare indifferente li analizzava, ma l'attenzione era rivolta verso di noi.
David invece, con i pugni serrati, trafiggeva mia madre con ogni suo sguardo.
Celine e Crystal invece, erano combattive, con un sorriso tirato e occhi battaglieri, pronte a vincere.
Mia madre d'altronde si notava lontano un miglio, era furibonda, trasudava rabbia da farmi stringere le braccia intorno alla vita.
Sentivo freddo nelle ossa, ma soprattutto mi sentivo incapace e odiavo esserlo.
«Celine, modera il tono. Cosa ti fa pensare che io possa decidere di mandarla con voi?»
«Ma porca miseria, ha diciotto anni! Lo capisci? Potrebbe scappare e non farsi più vedere. Ehilà? Terra chiama Karol Lins. Svegliati, è ormai grande! E che cazzo!»
Il viso di mia madre diventò rosso fuoco, capii all'istante che Celine aveva fatto centro, ma in senso negativo.
«Perfetto... meno male che avevamo detto di andarci con calma» sussurrò Crystal sottovoce.
La guardai per un attimo e riuscii a notare che, al contrario di mamma, il suo viso era diventato bianco come il latte.
Tutto questo non prometteva nulla di buono.
«Celine! Modera i termini, altrimenti..!»
«E perché mai dovrei farlo, sentiamo? Mia sorella è lontana diciassette ore da me, la sento solo per telefono e la vedo tre volte all'anno a causa del college. Tu la tieni rinchiusa in casa come Cenerentola!» disse mia sorella alzando la voce.
«Adesso basta!» la voce baritonale di mio padre fece irruzione come un vulcano in eruzione.
Mia madre sollevò l'angolo della bocca e un sorriso da vipera fiera si manifestò sul suo viso.
Quello scambio di parole stava prendendo la piega che voleva lei.
Era sicura che suo marito avrebbe ascoltato.
A questo punto supponevo che la sua felicità era dovuta al fatto che lui era comunque sempre dalla sua parte.
«Cosa sta succedendo?» nel suo abbigliamento casual mio padre scese le scale attirando di nuovo l'attenzione su di sé.
«Nulla caro, tranquillo. Celine ha come sempre idee poco avvezze ai nostri programmi. È piombata qui con i suoi amici per prelevare sua sorella.
Vuole portarla da loro per due settimane.»
«Quindi?»
«Come quindi? Deve preparare ancora tutto quello che le serve per la scuola! Fare nuove amicizie, shopping, poi dovrebbe incontrar-»
«Basta.»
Mia madre guardò mio padre con la bocca aperta.
«Ty cosa vuoi fare?»
Era la prima volta in due anni che mi chiedeva cosa volessi.
Mai un accenno prima, mai una presa di posizione.
Non mi aveva mai chiesto come stavo, se avevo bisogno di qualcosa.
Guardai le mie sorelle con la coda dell'occhio.
Crystal si era stretta sempre più verso David inconsciamente, invece Miki accarezzava la schiena di Celine per tranquillizzarla visto che oltre ad essere arrabbiata con la mamma ora lo era anche con il papà.
Come ti capisco.
Volevo andare con loro, lo volevo veramente.
Ma mi sentivo inerme sotto lo sguardo soffocante di mia madre.
«Ty allora?»
Avevo troppi pensieri per la testa.
Ma avevo anche tanta voglia di fuggire.
«Voglio andare con loro» dissi con tutto il mio coraggio.
Guardai mio padre negli occhi e lo vidi.
In un angolo nascosto da chili di passività, il mio dolce papà era ancora lì.
«Perfetto.» disse mentre guardava la mamma con uno sguardo impenetrabile.
Non so cosa passò tra di loro, quale via di pensieri, ma vidi solo la mamma che girò su se stessa e senza salutare se ne andò.
«Celine, vuoi presentarmi?»
«Ciao papà, è bello vederti tornare in te ogni tanto. Loro sono due compagni di college, Miki e David.» disse mia sorella scoccando la sua piccola ma efficace freccia intrisa di acidità.
«Salve ragazzi, mi scuso per l'inconveniente, di solito siamo una famiglia più amichevole e accogliente. Spero che il viaggio sia andato bene»
«Si, accogliente e amichevole un par di p-»
La voce fine e scontrosa di mia sorella mi arrivò all'orecchio come un fruscio di vento, leggera ma soprattutto poco udibile agli altri.
Un sorriso uscì dalla mia bocca e una risata venne soppressa dalla mia mano.
«Si figuri, signor Lins, non si preoccupi. Adesso però, se questa piccola cucciola è pronta, noi dovremmo andare. Siamo giocatori di football, fra poco inizia la stagione e stiamo facendo allenamenti ogni pomeriggio. Visto che lei è un dottore, mica potr-» disse Miki mentre si avvicinava a mio padre per coinvolgerlo nei dettagli.
Smisi di ascoltare.
Lo squillo di un telefono catturò tutta la mia attenzione, o forse era il nome pronunciato da David ad averla attirata.
«Ehi amico! Ti ho lasciato nemmeno mezz'ora fa, cosa è successo? Noah diamine, siamo ancora qui. Hai già finito? La moto è pronta? Sì, arrivo, ne parliamo dopo»
Noah.
Quante possibilità avevo che fosse proprio lui?
Di certo, con la mia poca fortuna, nessuna.
Ma quanto speravo che lo fosse.
Avevo voglia di rivederlo.
Di sentire il suo profumo.
«Ty?»
«Eh?»
«Ma che diavolo ti succede? Sei sempre tra le nuvole. Ti ho chiesto se sei pronta! Dobbiamo andare.» disse Celine mentre accorciava le distanze muovendo la mano aperta davanti ai miei occhi.
«Scusa, ero distratta. Sì, sono pronta, ho solo quella valigia.»
Mi abbracciò immediatamente e, urlando, aprì la porta.
«Pronti! Festa, droga e alcool, per favore.»
«Celine!»
Mio padre richiamò all'ordine mia sorella in un batter d'occhio.
«Scusa, ma acconsentendo cosa pensavi? Che avremmo passato tutte le sere a pettinare bambole e fare maschere del viso?»
Lui, mentre salutava e scambiava convenevoli, era diviso tra un sorriso e uno sguardo di rimprovero.
«Tranquillo papà, ci penso io» disse Crystal mentre schiantava un bacio sulla sua guancia.
Nell'arco di dieci minuti avevamo salutato nostro padre e, con i ragazzi in una Porsche nera, ci dirigemmo verso la nostra meta.
Tra una risata e l'altra, scoprii molto su David e Miki. Erano amici fin da quando erano piccoli, nati nello stesso giorno come se fossero gemelli, ma con madri diverse. Erano giocatori di football e amavano la bella vita. Figli di ricchi benestanti che odiavo a morte.
Perfetto.
«Ragazze, mentre parlavate con Capitano Uncino, alias vostro padre, mi ha chiamato Noah. Dobbiamo raggiungerlo qui vicino», disse David mentre metteva la freccia per svoltare in una tavola calda.
«Oh, ancora Lullaby?»
«È riuscito a riprenderla.»
Non seguivo molto il loro discorso perché, come successo a casa mia, mi ero sempre fermata al nome.
Sentivo dentro di me la potenza che aveva, il mio stomaco che si chiudeva e la voglia viscerale che provavo. Volevo che fosse lui, lo desideravo.
Non mi accorsi nemmeno che la macchina si era fermata, che i ragazzi erano scesi lasciando noi ragazze in auto.
«Chi è Noah?»
Per come avevo posto la domanda, sembrava che stessi chiedendo "chi è l'assassino?". Paura mista ad eccitazione mi attanagliavano le viscere.
«Oh, nessun-»
Crystal venne interrotta dal rombo di un motore.
Mi avvicinai di più verso il finestrino per vedere chi fosse in arrivo, ma la potenza delle mie sensazioni e l'empatia che avevo con esse mi avevano fatto capire già che era lui.
Era il mio Noah.
Tuo, mica tanto.
«Scendiamo»
Un ragazzo completamente vestito di nero, con casco integrale, era in sella a una moto niente male.
Yamaha R6, hai capito il bel fusto.
La mia passione segreta.
Mai svelata a nessuno, solo sentire il rombo mi faceva emozionare.
Amavo il pianoforte, era sempre stato il mio fedele amico. Amavo tutto ciò che consideravo sacro per me.
Ma le motociclette erano il mio tallone di Achille.
Il suono, il rombo, lo stile, le ruote, i cerchi, il colore.
Tutto mi dava adrenalina, tutto mi faceva sciogliere.
Bramavo la voglia di salirci e guidarla ogni volta che ne passava una davanti a me, e sapere che Noah ne aveva una, rendeva quel ragazzo ancora più bello ai miei occhi.
«Scimmietta, siamo a tre incontri, non credi di star esagerando?»
Non mi ero accorta che Noah aveva appena parcheggiato davanti ai miei occhi e si era alzato la visiera del casco.
Lo guardai e due occhi intensi mi trafissero di nuovo.
Spazio Autrice:
Piccola sorpresina di fine capitolo.
Ringrazio SiennaGrey1723
Ragazzi fatemi sapere cosa pensate di Ty e Noah, ma soprattutto della storia!
Grazie e a presto, bacioni!☆
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top