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 Al diavolo le buone maniere. Finché si tratta di me non avrei avuto nessun problema, ma il bambino aveva diritto di saperlo da me e non farsi strane idee.

Mi alzo come una furia e m'incammino a passo spedito sino ad arrivare a due case più giù. Nel villino di questo colore marrone cacca che ho sempre odiato. Non busso, non l'ho mai fatto.  Le chiavi si trovano sempre sotto la tartaruga nel porticato, apro. Astrid, la domestica, sembra spaventata dalla mia presenza inaspettata.

"La signora é nel salone grande"

Mi dirigo con passo calmo, sento dei passi dietro di me, mio suocero con la pipa é appoggiato allo stipite della porta del salone e mi osserva. É un'abitudine che ha preso fin dall'inizio, da quando sono entrata in famiglia, e ora capisco il perché: mi ha sempre odiata e ora scopro che ha odiato sempre anche il bambino.

"Cara, bentornata!" Dora con gli occhialini da lettura, seduta su quella poltrona ottocentesca, con quella gonnellona sembra un dipinto. Alza lo sguardo, quel che basta per salutarmi.

"Sai... con Mark abbiamo deciso di avere un altro bambino"

"Questa non me la perdo" Sento bisbigliare alle mie spalle, ma non mi giro, non voglio essere incoraggiata da lui.

"Si?Mark non è più tanto giovane, sai benissimo che con l'avanzare dell'età gli spermatozoi tendono a diminuire e il DNA degli stessi si può deformare. Mark dovrebbe andare da un andrologo e sottoporsi a svariate analisi. Sappiamo entrambe quanto sia bassa la soglia del dolore di Mark. Credi che acconsentirebbe al test di streptococco?"  Non alza lo sguardo da quella ridicola rivista.

"Ho fatto delle analisi, perché Mark ha avuto un'infezione e visto che c'ero...lo spermiogramma..." e poso le analisi su quella dannata rivista.

Deglutisce, non osa guardarmi

"É venuto fuori che Mark é stato operato da piccolo e quello che pensavo fosse una semplice operazione per l'ernia era invece..."

"Criptorchidismo... Alice cara che vuoi che ti dica? Si lo sapevo che era sterile. Io, una grandissima ricercatrice, non sono stata in grado di evitare che mio figlio divenisse sterile. Ho dedicato l'intera vita a cercare un rimedio alle malformazioni, ma mi sono ritrovata un figlio handicappato! Che schifo! Che vergogna! Come potevo far sapere ai miei colleghi questa ontá che pendeva sulla mia testa. Crescendo poi si é rivelato non soltanto sterile, ma anche nullafacente. Un inetto, un idiota a cui piaceva solo andare dietro alle donne, che me ne facevo? Non era intelligente, non sembrava interessato al mio lavoro, a chi lasciare questa eredità?"

Sento il tonfo di una porta, ma non distolgo lo sguardo da Dora. Mi fa solo schifo quello che ha detto.

"Come fai a parlare così di tuo figlio?"

"Alice cara, non sei diversa da me. Ho ringraziato il cielo perché eri rimasta incinta. Quanto ero felice! Da sola ti sei legata a noi per sempre! Mark non sospettava di nulla e si é preso tutte le responsabilità, finalmente era maturato!"

"Ci hai rovinato la vita! Lo capisci?" Tuona dietro di me la voce di Mark.Mi giro di scatto verso di lui, il suo respiro é affannoso ed é rosso in viso. Mi sta spaventando. Un figlio non dovrebbe mai sentire da sua madre quelle parole.

"Mark ha ragione, le nostre vite potevano essere così diverse. Avremmo potuto essere felici"

"Alice cara, avresti buttato al cesso tutta la tua intelligenza, per chi poi? Per uno la cui  massima aspirazione era lavorare al Mc Donald's ..."

"Non erano affari tuoi! Io dovevo essere libera di scegliere, C.J. aveva il diritto di avere il suo vero padre accanto e di sapere dai suoi genitori la verità. Come vi siete permessi di parlare di me davanti al bambino con tanto disprezzo? Ho deciso che non ve lo lascerò più rivedere, non voglio avere più niente a che fare con voi due. Dora, ricordati che mi hai intestato il laboratorio, è mio al 100%. Scordatelo come anche le collaborazioni esterne, sono tutti clienti miei. D'ora in poi se mi vorrai dire qualcosa questo è il biglietto del mio avvocato." 

Prendo Mark e lo trascino fuori. Non deve per forza sentire tanta cattiveria. Nessuno merita sentire tanto astio da parte di una madre. Mentre usciamo a testa alta si sentono le urla di Dora.

"Non ti permettere di andare da lui. Non ti vorrà mai! Non crederà mai che C.J. è suo tienilo a mente che rimarrai sola per sempre!..."

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