60 - Cruda realtà
La mattina ci avvolge con i suoi raggi, il caldo tepore copre i nostri corpi nudi. Sdraiati tra languide carezze, respiriamo i nostri ansimi. Dopo la notizia che ho ricevuto, abbiamo deciso di goderci la giornata come se non ci fosse nessuno al mondo tranne noi. Lo dobbiamo a noi stessi un attimo di tregua dai drammi, dalle separazioni continue, ci siamo ritrovati a guardarci intensamente negli occhi, a ballare un lento in mezzo alla stanza, asciugavo le sue lacrime salate con i baci, mentre mi stringeva sempre più forte e io accarezzavo il suo bel viso, lento, languido così dolce per scolpirlo nella mente, questo attimo di puro amore.
Nel tepore del sole che filtra dalla finestra e il suono del mare mosso, il mio cellulare decide di farci tornare alla cruda realtà.
Un sms mi avvisa che devo controllare la posta elettronica, lo guardo ancora, non vorrei tornare nella vita reale, ma devo. Lui capisce al volo e con un salto felino prende il portatile e lo posa sul letto, sdraiata a pancia in giù comincio le varie letture mentre lui posa piccoli baci nell'incavo della schiena nuda.
Non parla mentre concentrata scrivo le risposte alla associazione, che mi da anche l'alloggio in Australia.
"Dai parlamene, so che ne hai voglia"
Gli racconto dei traguardi che mi sono prefissata, che sto collaborando con un gruppo ad uno studio particolare, che la scienza è la mia vita. Amo come mi guarda quando gli spiego cose difficili, allora gli faccio degli esempi e rimane sbalordito del mio sapere trasmettere informazioni in modo semplice.
"Promettimi che eccellerai, che vincerai il premio alla miglior ricerca scientifica italiana"
"Lo spero tanto Antonello, e se ci riuscirò prometto di dedicartelo"
Il giorno seguente io e C.J. partiamo per Milano, mio padre ha voluto festeggiare ieri sera portandoci a cena fuori. Stefania aveva tutto il tempo gli occhi lucidi.
"La mia amica sarebbe orgogliosa della figlia che ha, tesoro" Mi abbraccia forte Stefania, ogni volta che parla di mia mamma si commuove.
Il viaggio mi ha resa inquieta, perché non so cosa mi aspetta a casa, Mark non ha risposto al sms che gli ho mandato ieri mattina e il cellulare è stato spento tutto il giorno. Ho dovuto chiamare Dora per organizzarmi il rientro, non avevo voglia di prendere il taxi, e nemmeno i mezzi pubblici, non so muovermi con un bambino.
"Mamma io sono felice se tu vai via, io faccio l'uomo forte e non piango ma ci sentiremo tutti i giorni su skype? A me basta vederti, come sempre"
Già che madre snaturata, come sempre di corsa, senza dargli reale attenzione, senza giocare con lui. Mi sento in colpa pero lo devo a me stessa questo viaggio, ho lavorato duramente per inserirmi in questo progetto. Ma devo cercare di essere presente almeno via computer.
Quando arriviamo a casa, poso le valigie a terra e noto subito che qualcosa non va, due bicchieri nel lavello e delle mutandine di pizzo in mezzo al tavolo. Che storia è mai questa?
Dora mi guarda dalla soglia di casa, è preoccupata, lo sono anch'io anche se me lo merito questo, perché 24 ore fa stavo facendo la stessa cosa.
"C.J. dai vieni a casa di nonna che ho un regalo da darti, mi sei mancato piccolo birbante" così dicendo vanno via.
Io rimango in cucina, come assorta nei pensieri, non so che cosa pensare ne fare. Che farebbe una donna gelosa? Che fa una donna che non le importa nulla, ma per salvare almeno un po' di decoro, e dimostrare a suo marito che ci tiene un minimo? Non lo so.
Mark compare in cucina, spettinato, con i boxer, trasandato.
"Sei tornata..." La puzza di alcol riempie le mie narici appena si avvicina per salutarmi con un bacio sulla guancia.
"Devo renderti conto di qualcosa?" dice mentre vede dove stanno guardando i miei occhi. Le mutandine di pizzo regnano beate in mezzo al tavolo della cucina.
"Così sarà la nostra relazione ora in avanti? Tu ti farai chi vuoi sotto il mio tetto, lasciando la roba in giro con C.J. che guarda?"
"Alice ma per favore, non ti è mai importato di C.J. e ora lo tiri in ballo? Che sei tornata a fare?"
"Fra una settimana parto, mi hanno accettata..."
"Perfetto, faremmo finta di essere la coppia felice che siamo sempre stati davanti a C.J. ma poi io mi costruisco una vita e tu fottiti chi ti pare" Spalanco gli occhi, mi ha vista allora?
"Povera piccola Alice, costretta a sposarsi. Impigliata in un matrimonio che non voleva. Piccola Alice litighi con me e te ne vai ma litighi con lui e ci fai l'amore. Vi ho visti Alice, pensavi che non sapevo? Pensavi che non vedevo quando entravi in quella maledetta casa e piangevi nel corridoio davanti alla sua foto? Mi credi così stupido!
Alice non sei più costretta, vai dove cazzo ti pare. Ma tu non hai colpe sai? Io sono il colpevole per credere che mi avresti amato, che il bambino ti avrebbe cambiato. Ma no nemmeno quel povero figlio, che ti aspettava la sera fino ad addormentarsi davanti alla finestra solo per poter vedere rientrare sua madre, che quando ti chiedeva di giocare c'era sempre una scusa, nemmeno lui è riuscito a scalfirti il cuore. Hai vinto, ok? Non ti preoccupare di niente, faremmo finta di essere felici. Ora sono stanco e me ne vado alla dependance" Così dicendo se ne va e io rimango in cucina con il mondo che mi risucchia in una voragine dove sprofondo.
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