29 - Mi fido?

Non riesco a stare ferma, le gambe mi tremano, le accavallo e gioco con le mie labbra, le mordo e poi le afferro con le dita, si proprio dovrei mettermi un piercing... sono seduta sulla scrivania di Mark e non trovo una posizione, il computer è acceso su una mail di conferma per il suo imminente volo in Giappone, è fatta qui non ci sono altre parole da dire, sta partendo...

Lui è seduto sul letto, a gambe allargate dove poggia i suoi gomiti e le mani congiunte sulla bocca. Non alza ancora lo sguardo, fissa un punto indefinito sul parquet.

Mi sento morire, ho le guance in fiamme, ho caldo ma non posso togliermi il cappotto altrimenti sarei una facile distrazione e dobbiamo rimanere lucidi, ho bisogno di sapere, ho bisogno che mi dica qualcosa, lui che è tanto chiacchierone davanti all'evidenza, tace.

"Parla! Dimmi... qualcosa!" supplicante io...ma quando mai! Come mi sono ridotta, ad elemosinare un po' d'amore, ho pietà di me...

Mark alza lo sguardo, il marrone dei suoi occhi mi colpiscono, vedo tristezza e rammarico... o è un bravo attore oppure è realmente dispiaciuto e non trova le parole per lasciarmi definitivamente...

Un movimento fulmineo ed in un nano secondo è in ginocchio davanti a me, estrae dalla tasca posteriore del pantalone  una scatoletta di velluto, che sta succedendo?

La apre e vi è una fedina.

"Alice Di Pardo vuoi diventare mia moglie?"

Oh cavoli! Questa non me l'aspettavo, che faccio? Mi sta chiedendo sul serio di sposarlo, di diventare sua moglie, o sta facendo tutto questo per distrarmi ancora? Mentre penso lui sta ancora in ginocchio davanti a me, salto come un felino giù dalla scrivania, li afferro le mani e anch'io mi inginocchio.

"Si!" esce flebile. Sono sul serio fidanzata? Un anello fa di me una fidanzata? Oddio!

Lui mi mette l'anello al dito. Li tremano le mani, una lacrima è sfuggita al suo controllo e rotola libera sulla sua guancia.

"E io pensavo che stessi scappando... che mi avresti lasciata..." la mia voce suona così patetica e supplichevole, questa non sono io, non sono così debole...

"Giuro che non era mia intenzione farti pensare male, ma hai visto la mail, e hai notato il disordine nell'appartamento purtroppo mi hanno chiamato con urgenza, sono una pedina flessibile nella mia azienda, beh che presto diventerà mia, devo dimostrare a mio padre che sono il legittimo successore del suo impero, che qualsiasi ruolo ricoprirò ne sarò capace, mi tiene sotto torchio. Pensa che sono troppo giovane per sposarmi e approfitta di questi viaggi per farmi capire i miei sentimenti verso di te. Ma non voglio che ti fai strane idee su di lui, per questo non ti ho detto niente. desidero che ti conosca e che si affezioni a te come ha fatto mia mamma, io desidero darti  una vita spensierata, desidero darti tutto quello che posso e ci riuscirò, ma per farlo devo partire..."

"Quando?" di tutto il sincero discorso, veramente t'interessa solo la data di partenza? Sono proprio scema, sono proprio una ragazzina. Dovrei commentare qualcosa, emozionarmi, saltarli ala collo, baciarlo... che ne so... qualcosa!

"Domani mattina ho il volo per Milano e la sera parto per il Giappone"

Così presto? Dopo tutto quel discorso mi sento morire dentro, mi alzo e cammino verso la cucina, non ho più padronanza della mia mente e della mia volontà, come una automa afferro la maniglia della porta, le sue mani avvolgono le mie, afferra al volo il cappotto e così mano nella mano usciamo. Camminiamo uno affianco all'altra con le mani intrecciate, nessuno dei due proferisce parola, credo che per stasera le abbiamo esaurite.

Di cosa si può parlare quando sai che il tempo a  disposizione sta per finire?

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