12 - Sfoghiamoci



Mark mi ha portata sul lago di Como, non siamo al mare come avevo pensato.

Mano nella mano passeggiamo, lui parla e parla all'infinito di tante cose, sembra che il suo obbiettivo è distrarmi.

Non riesco a seguire quello che mi dice, i miei pensieri sono altrove, vorrei tanto il mio mangianastri con le cuffie e spararmi i Heavy Metal.

Ho uno sguardo da ebete, sorrido quando lui fa una battuta, anche se non le capisco, non ci sto con la testa. Apprezzo il suo modo un po' strano di farmi alzare il morale, ma ho solo bisogno di tempo per digerire la cosa.

Ci sdraiamo sulla riva del fiume, il sole è caldo e avvolgente, mi si attacca addosso come una coperta, è una bella sensazione. Chiudo gli occhi per assaporare meglio questo tepore.

"...non mi sarei mai perdonato se ti avessi lasciato un secondo di più in mezzo a tanta gente falsa e non avrei mai permesso che tornassi alla solitudine di casa tua"

Questo discorso serio quando è iniziato? Credo di essermi un po' appisolata ma che tenero!

"...cazzo quanto mi sei mancata..." continua scuotendo la testa

"Non rispondevi alle mie email, su messenger eri sempre offline e quando sono tornato a casa ieri sera, mia madre mi ha chiamato al cellulare per darmi la notizia e comunicarmi che avrebbe fatto un ricevimento a cui non dovevo mancare... quando sono arrivato ti ho osservata, seduta in un angolo della sala, la tartina sulla mano e la gente che ti passava accanto ma tu eri lontana, non sei più la ragazza che ho conosciuto al concerto e che ho cominciato ad apprezzare nel tempo, sei cresciuta..."

Dalle tasche della sua felpa tira fuori un mangianastri e mi porge una cuffia, lo accende e fuori escono le note dei miei amatissimi heavy metal. Il mio volto s'illumina con un sorriso, lui fa altrettanto, è dolcissimo!

Non c'è bisogno di parlare, ho bisogno di scaricare la tensione e questa musica fa al caso mio. Ondeggio la mia lunga chioma nera corvino, mi tolgo gli anfibi e salto. Credo che Mark se ne pentirà di avermi portata qui a sfogare tutto il mio dolore. Menomale che abbiamo lo stesso gusto musicale, bello essere in sintonia con qualcuno.

Mark fa altrettanto, si disfa delle sue scarpe da tennis e salta insieme a me, siamo entrambi amanti di questa musica, lui non so quali pensieri debba ammutolire e non voglio chiedere, ne ho a sufficienza con i miei di pensieri.. all'improvviso come colpita da un fulmine a ciel sereno, spengo la musica, mi fermo con il cuore in gola e il respiro affannoso.

"Alla fine dell'anno scolastico mi trasferisco in Abruzzo" sganciata la bomba, mi sdraio a terra e sento solo il mio cuore che galoppa.

Mark, si siede, appoggia i gomiti alle ginocchia, giocherella con l'erba, alza lo sguardo sembra assorto in mille pensieri, da sdraiata lo osservo attentamente.

"Non importa io ti verrò a trovare se tu mi vuoi..."

Mi metto di fianco e lo osservo, non sta scherzando, è serio. "ok" Sono proprio una ragazzina, che risposta è ok? Ma devo ammetterlo è molto dolce da parte sua voler continuare la nostra...amicizia? relazione non relazione? Non ha un nome quello che siamo e non mi voglio illudere, capisco la sua attrazione nei miei confronti perché anch'io la provo verso di lui ma non so se quello che sento lo devo chiamare amore. Non sapendo esattamente come reagire alle sue parole, mi sollevo, non distogliendo mai lo sguardo, occhi negli occhi gli sussurro un grazie e lo bacio. Un bacio a fior di labbra molto delicato, lui mi stringe a sé come se lo avesse desiderato da tanto, sono tante emozioni quelle che mi trasmette in questo caldo e avvolgente abbraccio, mi fa sentire al sicuro, mi commuove. Una lacrima sfugge al mio controllo, appoggiandomi alla sua spalla sfogo tutto il mio dolore. Piango, lui non parla, si limita a stringermi.

Quando rientriamo a Milano ormai è sera, sul portone di casa mia ci guardiamo a lungo, lui giocherella con le mie dita e io non desidero altro che baciarlo, mi chiedo se c'è sempre dell'imbarazzo quando devi salutare una persona che ti piace... si avvicina piano e quando sembra orientato verso la meta, naso contro naso...

"Cosa siamo noi?" ma zitta mai? È un uomo, non credo che ci tenga alle etichette e fino ad un secondo fa pensavo che non importasse nemmeno a me. Evidentemente nel mio subconscio ho bisogno di sapere.

Lui respira profondo, scuote la testa sorride, alza la mano per accarezzarmi il viso.

"Pensavo che non me l'avresti mai chiesto...non nego che c'ho pensato anch'io a lungo e se ti va potremmo essere più che amici..."

"Amici..." rifletto a voce bassa, più tra me e me ma vengo udita a quanto pare...

"Come amici?" quasi urlando per poi lanciarsi a una guerra di solletico e tra le risate continua: "Io ti voglio! Vuoi essere la mia ragazza? Capisco che non sarà facile per via della distanza, tu ora ti trasferirai e avrai la tua vita e giuro che ti capisco se vorrai vivere la tua adolescenza il più libera possibile, chissà quanti corteggiatori...e..."

"zitto scemo, si voglio essere la tua ragazza, ora baciami!"

Lui sorride e non se lo fa ripetere due volte intrappolando il mio viso tra le mani e posando un bacio mozzafiato, sto toccando il cielo con un dito, il mio corpo sta scoprendo nuove sensazioni mai provate prima.

È strano l'evolversi della nostra storia, siamo passati da essere sfacciati ad essere timidi tra di noi, mi sento un po' scombussolata. Prima di partire per il suo viaggio Mark dormiva nel mio letto, abbracciato a me, giocando alla coppia felice senza avere un rapporto vero, ogni volta che mio padre era fuori per i suoi presunti lavori e ora che è il mio ragazzo non vuole nemmeno salire in casa. Etichettando la nostra relazione non relazione è passato a uno stadio di esagerato rispetto nei miei confronti, forse così deve andare, ho molto da imparare. In fin dei conti è il mio primo vero ragazzo...


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