Capitolo 54
Il matrimonio di Ignazio si rivela essere molto più traumatico di quanto avessi immaginato. Il mio cuore è pesante, e il mio stato d'animo sembra sgretolarsi a ogni pensiero che mi riporta a quel giorno. Non pensavo che sarebbe stato così difficile, ma vedere Ignazio, una parte così importante del mio passato, iniziare una nuova vita senza di me mi colpisce in un modo che non riesco a spiegare. La sera del matrimonio avevo provato a nascondere il mio dolore, a tenerlo sotto controllo, ma è bastato poco perché tutto riaffiorasse con una forza che mi ha sopraffatta.
Nei giorni successivi, la sofferenza mi travolge completamente. Per diciassette lunghi giorni, non riesco a fermare le lacrime. Ogni volta che il pensiero vola a Ignazio, al suo sorriso mentre pronunciava quelle promesse, al modo in cui si muoveva accanto alla sua nuova moglie, le lacrime ricominciano a scorrere, incessanti. Mi sento intrappolata in un vortice di emozioni che non riesco a gestire: tristezza, rimpianto, un senso di perdita che mi spezza il cuore.
Alberto, come sempre, si dimostra incredibilmente paziente e amorevole. È lui a prendersi cura di me e della nostra bambina in questo periodo, facendo di tutto per alleggerire il mio carico. Una sera, mentre sto seduta sul divano con gli occhi gonfi di pianto, si avvicina con uno sguardo pieno di dolcezza e preoccupazione. Si siede accanto a me e mi prende la mano.
"Amore mio, non posso vedere il tuo dolore senza fare nulla," dice con una voce bassa e ferma. "So che è difficile, ma voglio che tu ricordi che non sei sola. Siamo una famiglia, e insieme possiamo superare tutto. Io sono qui."
Lo guardo, incapace di rispondere, ma il suo abbraccio è tutto ciò di cui ho bisogno in quel momento. La sua presenza è una costante che mi tiene ancorata alla realtà.
Anche Piero si rivela un sostegno fondamentale. Lui e Alberto si alternano per starmi vicino nei momenti più difficili. Una mattina, quando Alberto è fuori con la bambina, Piero arriva con un sorriso caloroso e una borsa piena di dolci.
"Pensavo che potremmo fare colazione insieme," dice, poggiando la borsa sul tavolo. "E poi, se hai voglia, possiamo anche fare una passeggiata. Un po' d'aria fresca potrebbe aiutarti."
All'inizio scuoto la testa. "Non me la sento di uscire, Piero. Non oggi."
Lui si siede accanto a me, senza insistere. "Va bene, allora restiamo qui. Ma voglio che tu sappia che non sei sola. Sei come una sorella per me, e ti aiuterò a superare questo, qualunque cosa serva."
I miei genitori e quelli di Alberto, angeli custodi instancabili, si prendono cura di Mia in questi giorni. La bambina trascorre molto tempo con loro, circondata da amore e attenzioni, mentre io cerco di ritrovare un minimo di equilibrio. Mi sento in colpa per non essere presente come vorrei, ma Alberto mi rassicura continuamente.
"Devi prenderti cura di te stessa prima di tutto," mi dice una sera, stringendomi a sé. "Mia ha bisogno di una mamma forte, e so che tornerai ad esserlo. Ma adesso lascia che io e i nostri genitori ci occupiamo di lei. È solo per un po'."
Con il passare dei giorni, il sostegno costante di Alberto e Piero comincia a fare la differenza. Pian piano, inizio a ritrovare frammenti di serenità. Il dolore non scompare del tutto. Le giornate cominciano a sembrare meno pesanti, e ogni tanto riesco persino a sorridere di nuovo. Mi rendo conto che la guarigione richiede tempo, ma per la prima volta in settimane, sento che è possibile. Non sono sola, e con le persone che amo al mio fianco, posso trovare la forza per andare avanti, un giorno alla volta.
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