Capitolo 4
Il sole sorge lentamente sopra Catania, tingendo il cielo di sfumature dorate. Mi sveglio con la mente ancora annebbiata dal sonno, ma l'eccitazione per la giornata che mi attende mi spinge a alzarmi dal letto. Oggi è il giorno della lezione di prova, e voglio che tutto sia perfetto. Mentre preparo un caffè, non posso fare a meno di pensare ai ragazzi. Spero che siano entusiasti e pronti a mettersi in gioco. La danza è una forma d'arte che richiede coraggio, e voglio che ciascuno di loro si senta a proprio agio, libero di esprimersi. Con la musica come sfondo, mi immagino già mentre insegno, circondata da sorrisi e movimenti armoniosi. Dopo una rapida colazione, decido di dare un'occhiata alla sala principale. Quando varco la soglia, mi colpisce il profumo del legno lucidato e della vernice fresca. Le barre per la danza brillano alla luce del mattino, e un'ondata di nostalgia mi travolge. Questo è il mio rifugio, il posto dove ho vissuto momenti indimenticabili.
"Ce la puoi fare, Melina," dico a me stessa, cercando di scacciare le insicurezze. Il passato è passato e ora ho una nuova opportunità.
All'improvviso, la porta si apre e una serie di volti familiari appare. I miei ex studenti sono tornati, e l'entusiasmo nei loro occhi è contagioso. "Meli!" gridano in coro, avvicinandosi per abbracciarmi. Sento il calore della loro amicizia e la gioia di rivederli.
"Ciao a tutti!" rispondo, il sorriso che si allarga sul mio volto. "Siete pronti per ballare?"
"Siamo prontissimi!" esclama uno di loro, il suo entusiasmo è palpabile.
Ci prepariamo per la lezione. La musica riempie la sala e le risate si mescolano ai suoni dei passi che battono sul pavimento. Mi sento viva, e mentre conduco i ragazzi attraverso le coreografie, sento che ogni movimento mi libera da ogni peso. La danza è una forma di libertà, e voglio che anche loro lo sentano.
Dopo un paio d'ore di prove, ci sediamo a riprendere fiato. "È stato fantastico!" dice uno dei ragazzi, ansimante ma felice. "Non vedevo l'ora di tornare."
"E io non vedevo l'ora di avervi di nuovo qui," rispondo, il cuore colmo di gratitudine. "La danza è come una famiglia, e voi siete la mia."
Mentre la lezione prosegue, i volti nuovi iniziano a riempire la sala. Alcuni sembrano timidi, ma li invitiamo a unirsi a noi. È bello vedere come la danza unisce le persone, creando legami che trascendono le parole.
Verso la fine della lezione, facciamo una pausa per bere un sorso d'acqua. L'atmosfera è leggera e gioiosa. "Non riesco a credere che abbiamo passato così tanto tempo senza ballare insieme," dice Ornella, il suo sguardo illuminato.
A i ragazzi che sono già qui da anni, spiego con entusiasmo ciò che è successo ieri. La notizia ha suscitato una grande emozione: alcuni di loro avranno l'opportunità di ballare con cantanti famosi, un'occasione unica per far conoscere la propria arte al pubblico. Chissà, magari questo sarà il primo passo verso la fama! Ripenso a quando, anni fa, un gruppo composto da tre talentuose ragazze ha avuto una simile occasione e sono partite per studiare all'estero.
All'epoca, l'accademia era appena all'inizio della sua avventura e noi eravamo stati contattati da un'agenzia per realizzare un musical. Quel progetto ha attirato l'attenzione su di loro, e oggi le vedo qui al mio fianco come insegnanti, condividendo la loro esperienza con le nuove generazioni. È straordinario come il cerchio si chiuda: da allieve a maestre, pronte a guidare altri verso il successo. Queste storie di crescita e realizzazione mi ispirano e mi ricordano che ogni passo, ogni sfida, può condurre a traguardi inaspettati. Non vedo l'ora di vedere come questi giovani talenti affronteranno questa nuova avventura!
Concludiamo la lezione con una coreografia di gruppo, ognuno di noi con il cuore che batte all'unisono. Mentre danziamo, mi perdo nei movimenti, abbandonandomi alla musica e all'energia che ci circonda. Sento che la mia passione sta tornando, e che sto ricostruendo ciò che avevo paura di perdere. Quando la lezione termina, i ragazzi applaudono e si abbracciano. "Grazie, Meli! Non vediamo l'ora di tornare!" dicono, le loro voci piene di entusiasmo.
"Grazie a voi! È stata una gioia ballare insieme," rispondo, il sorriso stampato sul volto.
-
La settimana passa veloce e oggi sarebbero arrivati Giordana e Alberto. I ragazzi de Il Volo sono tornati in Italia, e ho visto qualche storia di Gianluca, che si è mostrato felice e sorridente mentre passeggiava per le strade della sua amata Roseto. La sua gioia era contagiosa, e non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto fosse importante per lui tornare a casa dopo i tanti impegni all'estero.
La notizia del loro arrivo mi riempie di entusiasmo. Ci sono così tante cose di cui parlare e momenti da condividere. Vado in accademia per preparare la sala, sistemando i tavoli e chiamando gli altri maestri. Mentre esco dalla sala, mi scontro con un ragazzo.
"Scusami," mi dice, con un sorriso che non riesco a non notare.
"Stai attento," rispondo, ma nel mio tono c'è un pizzico di divertimento. Ci guardiamo, e il mio cuore fa un balzo: è Piero.
"Ma sempre tu sei!" esclamo, e ci mettiamo a ridere. Lo abbraccio con calore. "Che ci fai qui?"
"Siamo tornati," mi dice, e il suo entusiasmo è contagioso.
"Sì, lo so, ma che ci fai in accademia, se è chiusa?" domando, curiosa.
"Sono qui per te," risponde, i suoi occhi scintillanti di complicità.
Un brivido di sorpresa mi attraversa. "Per me? Cosa intendi?"
"Ornella mi ha raccontato... volevo vedere con i miei occhi."
Oddio, cosa gli avrà raccontato di Alberto? Un brivido di panico mi attraversa, e vorrei davvero ucciderla per aver messo in circolazione certe informazioni! Hahaha.
"Non succede nulla," dico, cercando di mantenere un tono leggero, anche se la mia mente è un turbine di pensieri.
Piero alza un sopracciglio, divertito. "Davvero? Perché ho l'impressione che ci sia di più di quanto tu non voglia ammettere."
"Non è così semplice," rispondo, ridacchiando nervosamente. "Mi sa che provo qualcosa che non ho mai provato prima. È un sentimento più forte, anche se non l'ho nemmeno mai incontrato di persona, nemmeno con Ignazio era così."
Piero mi guarda con sorpresa. "Aspetta, non l'hai ancora incontrato dal vivo?"
Scuoto la testa. "No, l'ho solo sentito cantare, e forse è per questo che tutto sembra così confuso. È strano, lo so, ma sento una connessione. Quando lo ascolto, è come se capisse ogni cosa di me, come se parlasse direttamente al mio cuore."
Piero sorride, inclinando la testa con curiosità. "E tu credi che questa connessione possa essere vera, anche senza averlo conosciuto?"
Annuisco piano, cercando le parole giuste. "Non lo so. Ma quello che sento è reale. E forse mi spaventa proprio perché non ci siamo ancora incontrati di persona. È più facile quando non c'è la realtà di mezzo... ma allo stesso tempo, so che non posso continuare così per sempre."
Piero riflette un momento, poi dice: "Beh, forse incontrarlo potrebbe essere il modo migliore per capire cosa provi davvero. Solo allora saprai se quello che senti può trasformarsi in qualcosa di concreto."
Le sue parole risuonano dentro di me. Forse è proprio questo che devo fare: affrontare il mio sentimento e capire se è reale o solo un sogno coltivato nella mia mente.
"Oggi Alberto sarebbe arrivato in accademia per parlare del tour," penso tra me e me, mentre il cuore mi batte un po' più forte del solito. Il pensiero di incontrarlo finalmente di persona, dopo averlo solo ascoltato cantare, mi agita più di quanto vorrei ammettere.
Mi avvio verso la sala principale dell'accademia per assicurarmi che tutto sia pronto per il suo arrivo. I tavoli sono già sistemati, e le luci sono accese, creando un'atmosfera accogliente. Gli altri maestri sono già lì, intenti a sistemare gli ultimi dettagli. Cerco di concentrarmi, ma la mia mente continua a vagare. Come sarà incontrarlo? Avrò immaginato tutto questo tempo o la connessione che sento sarà reale?
Mentre mi aggiro per la sala dell'accademia, cercando di sistemare gli ultimi dettagli, sento la voce di Piero che mi chiama da dietro. Mi volto verso di lui, un po' sorpresa. "Melina, puoi venire un attimo? Devo farti vedere una cosa," mi dice con un tono che non mi convince del tutto. Alzo un sopracciglio, ma annuisco e lo seguo. Mi porta verso un corridoio laterale, dove ci sono le stanze utilizzate per le prove. "Cosa c'è che non va?" gli chiedo, ma lui non risponde subito, il che mi rende ancora più sospettosa.
Appena entro nella stanza, sento la porta chiudersi dietro di me con un tonfo. Mi giro di scatto e vedo Piero che mi sorride malizioso da dietro la porta. "Piero, ma cosa fai?" esclamo, andando verso la maniglia, ma è troppo tardi. La porta è chiusa a chiave.
"Mi spiace, Melina, ma questo è per il tuo bene," dice dall'altra parte della porta con un tono divertito.
Mi volto, e lì, nella stanza, c'è lui. Alberto. Lo fisso per un istante, sentendo una strana sensazione di calore che mi invade il corpo. Non l'ho mai incontrato prima, l'ho solo ascoltato cantare, ma ora eccolo qui, davanti a me, più reale di quanto avessi mai immaginato.
Il silenzio tra di noi è palpabile, e non so cosa dire. "Quindi, mi sa che Piero ha deciso che dovevamo parlare," riesco a dire infine, cercando di rompere il ghiaccio.
Alberto mi guarda con un po' di confusione, forse chiedendosi come mai siamo stati chiusi insieme. Si ferma a pochi passi da me, e posso sentire il mio cuore accelerare.
"Strano, eh?" dice lui, con un sorriso imbarazzato. "Giordana mi ha praticamente spinto dentro."
Rido nervosamente. "Sì, anche Piero ha avuto la sua parte in questa piccola... trappola." Dico scherzando, ma non posso ignorare la tensione che cresce nella stanza.
C'è un momento di silenzio in cui ci osserviamo, e improvvisamente sento il bisogno di dire qualcosa, qualsiasi cosa. "Ho visto alcuni tuoi video... sei davvero bravo." Dico timidamente, cercando di riempire il vuoto.
Alberto sorride, ma il suo sguardo diventa più intenso. "Grazie. Anche tu... la tua esibizione con Elettra mi ha colpito. Non riuscivo a togliermi dalla testa quell'immagine... da quel momento, ho voluto incontrarti."
Il modo in cui lo dice, così diretto, mi lascia senza parole. Sento il calore salirvi alle guance. "Davvero?" balbetto.
"Sì," risponde lui, facendo un altro passo avanti, il suo sguardo non lascia il mio. "C'è qualcosa di speciale in te. Anche solo vedendoti ballare... è come se fossi stata qui, nella mia mente, da sempre."
Le sue parole mi colpiscono dritto al cuore. Non ci siamo mai parlati prima di adesso, ma la connessione che sento è forte, quasi tangibile. Non posso ignorarla. Mi sento travolta dall'intensità del momento, dalla sua vicinanza.
Senza nemmeno rendermene conto, faccio un passo verso di lui. E in un attimo, come se fosse una cosa naturale, le nostre labbra si incontrano. Il bacio è dolce, ma anche pieno di quella tensione accumulata, come se entrambi sapessimo che questo doveva accadere, anche se non ci conoscevamo. Le sue mani mi stringono delicatamente i fianchi, e io mi sento incredibilmente vulnerabile e viva al tempo stesso. In quel momento, tutto sembra giusto, come se quel bacio fosse l'inizio di qualcosa che stava aspettando solo il suo momento.
Il bacio dura qualche istante, ma sembra che il tempo si sia fermato. Le mie mani tremano leggermente mentre mi aggrappo alla sua camicia, cercando di trovare un equilibrio in mezzo al vortice di emozioni che mi ha travolta. Quando ci separiamo, entrambi respiriamo profondamente, ancora sorpresi da quello che è appena successo.
"Non... non so cosa sia successo," mormoro, abbassando lo sguardo, cercando di trovare le parole giuste. "Non ti conosco nemmeno..."
Alberto mi fissa, e vedo nei suoi occhi lo stesso stupore. "Lo so," risponde piano. "È assurdo, lo so. Ma sento come se ti conoscessi da sempre. Da quando ti ho vista ballare... non riuscivo a smettere di pensare a te."
Quelle parole mi colpiscono profondamente. Da sempre? Com'è possibile che lui senta qualcosa di così forte, quando abbiamo appena parlato? Ma in fondo, provo lo stesso. Una connessione che non riesco a spiegare, un'attrazione che va oltre la razionalità.
Mi passo una mano tra i capelli, cercando di ordinare i pensieri. "Forse dovremmo... parlarne, o... prenderci un momento per capire cosa sta succedendo."
Alberto sorride, dolce e comprensivo. "Hai ragione. Non voglio metterti pressione, ma volevo che sapessi come mi sento. Non sono mai stato bravo a nascondere le mie emozioni."
Sento un misto di sollievo e confusione. Non mi aspettavo che un incontro casuale potesse diventare così intenso così in fretta. Ma c'è qualcosa in lui, in quel modo genuino in cui parla, che mi fa sentire al sicuro. Come se fosse giusto fidarsi di lui, nonostante tutto.
"Nemmeno io so bene cosa stia succedendo," ammetto. "Ma... c'è qualcosa in te. Qualcosa che mi attira."
Alberto annuisce lentamente, come se stesse ponderando ogni parola. Poi, si avvicina di nuovo, ma questa volta il suo gesto è più delicato, quasi esitante. "Non voglio affrettare niente. Ma sappi solo che sono qui. E qualunque cosa deciderai, sarò d'accordo."
Il suo sguardo è sincero, e sento una strana sensazione di pace. Come se, nonostante tutto, potessi fidarmi di lui.
Improvvisamente, la porta della stanza si apre di colpo, e Giordana fa capolino con un sorrisetto malizioso.
"Tutto bene qui?" chiede con un tono che tradisce il suo divertimento.
Io e Alberto ci allontaniamo rapidamente, imbarazzati. "Giordana!" esclamo, arrossendo. "Cosa stai facendo?"
Lei alza le mani in segno di difesa. "Oh, niente! Volevo solo assicurarmi che non vi steste... annoiando." Ride di gusto, sapendo benissimo cosa è successo.
Alberto sorride, scuotendo la testa. "Non ti preoccupare, Giordana. Non ci siamo annoiati."
Io lo guardo e sento il cuore battere ancora più forte. Forse le cose non sono così semplici, ma in quel momento sento che tutto è possibile.
Giordana ride ancora, divertita dalla scena. "Beh, mi fa piacere. Comunque, vi lascio soli un altro po'!" dice, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta con un gesto teatrale.
Rimasti di nuovo soli, io e Alberto ci guardiamo per un attimo, ancora imbarazzati. L'atmosfera è cambiata, c'è una sorta di consapevolezza reciproca, come se quel bacio avesse rivelato qualcosa che entrambi, in fondo, sapevamo già.
"Scusa per... tutto questo," mormoro, rompendo il silenzio, ma non riesco a trattenere un sorriso. "Non pensavo che sarei finita in una situazione del genere."
Alberto si avvicina leggermente, con un'espressione seria ma dolce. "Non devi scusarti," dice piano. "Forse è successo per una ragione. E forse... era destino."
Quella parola, destino, fa eco nella mia mente. Non riesco a negare che qualcosa di più grande sembra averci spinto in questa direzione. Ma è tutto così nuovo, così travolgente. Non sono nemmeno sicura di come gestire la situazione.
"Non so cosa fare, Alberto," ammetto, la mia voce è un misto di confusione e emozione. "Non voglio affrettare le cose, ma c'è qualcosa tra noi che non riesco a ignorare."
Alberto mi prende le mani tra le sue, il suo tocco è rassicurante, caldo. "Nemmeno io," dice, fissandomi con intensità. "Ma non dobbiamo decidere tutto adesso. Possiamo prendere il nostro tempo, capire cosa c'è tra di noi. Io sono qui, e non vado da nessuna parte."
Il suo gesto mi calma, e sento un peso sollevarsi dal petto. "Grazie," sussurro, sentendo una piccola onda di sollievo. "Non voglio complicare le cose... ma nemmeno posso ignorare ciò che sento."
Alberto sorride, e il suo sguardo si addolcisce. "Non devi farlo. Possiamo scoprire insieme cosa questo significhi." Fa una pausa, poi aggiunge scherzando: "Ma forse la prossima volta, possiamo evitare di farci chiudere in una stanza!"
Rido, e quel piccolo momento di leggerezza rompe un po' della tensione che si era creata. "Sì, decisamente," rispondo con un sorriso.
Prima che possiamo dire altro, la porta si riapre, e stavolta è Piero a fare capolino. "Allora, tutto bene qui dentro?" chiede con un sorrisetto malizioso.
Io e Alberto ci guardiamo, poi guardiamo Piero, e scoppiamo a ridere. "Piero, davvero, ma che combini?" esclamo, scuotendo la testa.
Piero fa spallucce, divertito. "Solo assicurarmi che le cose andassero nella giusta direzione."
Alberto si avvicina a Piero e lo colpisce amichevolmente sulla spalla. "Grazie, amico. Ma forse potevi evitare il dramma della stanza chiusa!"
Piero ride e mi guarda. "Lo sapevo che vi sareste trovati. Si vedeva già da tempo, anche se voi non lo ammettevate."
"Già da tempo? Ma ci siamo appena incontrati!" esclamo, sorpresa.
"A volte non serve molto tempo," interviene Giordana, entrando nella stanza. "Basta un solo sguardo, una sola scintilla."
Rimango in silenzio, riflettendo sulle parole di Giordana. È vero, a volte una sola scintilla può innescare qualcosa di più grande. Forse questo è solo l'inizio di qualcosa che non avevo previsto, ma che sono pronta a esplorare. Alberto mi guarda di nuovo, e i suoi occhi mi trasmettono una dolcezza che mi rassicura. Qualunque cosa ci aspetti, sono pronta a scoprirlo insieme a lui. Alberto mi sorride, e in quel momento mi sento più serena, come se tutto fosse finalmente a posto. Il caos che avevo dentro sembra dissolversi, e per la prima volta da tanto tempo, mi sento pronta a lasciarmi andare, a vivere quello che il destino ha in serbo per noi.
"Ok," dico infine, guardando sia Piero che Giordana, poi rivolgendomi ad Alberto. "Forse avete ragione tutti e due. Forse era davvero destino."
Alberto mi prende di nuovo la mano, con un gesto deciso ma dolce, e la stringe appena. "Qualsiasi cosa accada, la scopriremo insieme," mi dice, e la sua voce è piena di quella sincerità che avevo sentito da quando l'ho conosciuto.
Sorrido, finalmente in pace. "Insieme," ripeto, e quel solo pensiero mi riempie di forza e speranza per quello che verrà.Ci lasciamo la stanza alle spalle, uscendo insieme, con Piero e Giordana che ci seguono divertiti. Il mondo fuori sembra un po' più luminoso, e mentre ci avviamo verso il futuro, sento che qualunque cosa accada, sarà un nuovo inizio, pieno di possibilità.Forse tutto era cominciato con un bacio in una stanza chiusa, ma ora sapevo che era solo il primo capitolo di qualcosa di molto più grande. E io ero pronta.
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