Capitolo 20

Mi sveglio una mattina con una strana sensazione di vuoto. La casa è silenziosa, e mentre Beatrice dorme serenamente nella sua culla, io mi sento sopraffatta. Il peso della stanchezza e della solitudine sembra schiacciarmi. Guardo intorno, vedo i giocattoli sparsi per il soggiorno, i segni di una vita caotica ma piena, e mi sento improvvisamente sola. Da quando è nata nostra figlia, Alberto è sempre di corsa, occupato con il suo lavoro e con la nuova vita da papà, ma io continuo a sentire una distanza crescente tra di noi. È come se le nostre vite si fossero distanziate senza che nemmeno ce ne accorgessimo.

In un momento di frustrazione, provo a chiamarlo mentre sistema alcune cose nel corridoio. "Alberto, puoi per favore dare una mano con Beatrice?" La mia voce suona più dura di quanto avessi intenzione, tradendo la mia irritazione.

Lui si ferma e mi guarda, esasperato. "Sto facendo del mio meglio, Melina! Anche io sono stanco!" La sua risposta è secca, e il tono tradisce tutta la tensione che si è accumulata tra di noi.

La sua risposta mi fa salire un'ondata di rabbia. "Non è solo una questione di stanchezza, Alberto! Ho bisogno che tu sia presente, che tu mi supporti davvero, non che sembri che tu faccia un favore a stare qui!" La nostra discussione esplode, e le parole che ci scambiamo sono dure, come lame affilate.

"Sei sempre concentrata su quanto sia difficile per te! Non capisci che anche io sto cercando di adattarmi a tutto questo?" Alberto alza la voce, e io sento un nodo stringersi sempre più forte alla gola.

"E tu non capisci che sto cercando di fare il possibile per gestire tutto questo! Mi sembra che tu non veda quanto io stia cercando di mantenere insieme tutto!" La mia voce si rompe, la pazienza è ormai esaurita.

Lui sospira e abbassa lo sguardo. "Forse dovremmo prenderci una pausa... forse hai davvero bisogno di spazio." Le sue parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco. "Non possiamo semplicemente separarci in questo momento, Alberto! Abbiamo una figlia insieme, non è possibile!"

"Non sto dicendo che sia facile, Melina. Ma non posso più continuare così. Litighiamo sempre, e sembra che non ci sia più spazio per noi. Non abbiamo più tempo per la nostra famiglia, per vivere come dovremmo."

Lo guardo, e ogni sua parola mi fa rendere conto di quanto siamo diventati lontani. È come se, nonostante tutto, fossimo solo due persone che condividono una casa e dei doveri, ma che hanno smarrito la loro connessione. "Forse abbiamo bisogno di capire davvero cosa vogliamo l'uno dall'altro," mormoro, anche se le parole mi spezzano il cuore.

Alberto mi fissa con uno sguardo pieno di tristezza, come se avesse paura di pronunciare le parole che entrambi sappiamo sono nascoste tra le righe. "Melina, so che il tuo cuore è ancora legato a Ignazio." È una confessione che ci travolge entrambi. Avevo cercato di nasconderlo, perfino a me stessa, eppure è lì, alla luce del sole.

"Non posso spegnerlo, Alberto. Non è giusto per te, non è giusto che io sia qui mentre una parte di me è ancora altrove." Ammetterlo mi fa sentire vulnerabile, ma sento anche un'enorme liberazione.

Alberto sospira e si passa una mano tra i capelli, il suo sguardo pieno di delusione e rassegnazione. "Ho sempre sperato che col tempo avresti scelto me. Completamente." C'è una tristezza nei suoi occhi che non avevo mai visto.

Gli afferro la mano, e per un attimo torniamo a essere semplicemente noi, senza ferite o aspettative. "Alberto, sei stato il mio sostegno, il mio rifugio, e ti ho amato davvero. Ma meriti qualcuno che ti ami senza riserve."

Lui mi stringe la mano, e il silenzio che ci avvolge è carico di significato. "Voglio solo che tu sia felice, Melina. Anche se significa che non saremo insieme." La sua voce è un sussurro, ma contiene tutta la forza del suo affetto.

Capisco che è arrivato il momento di fare una scelta per il bene di entrambi. Le lacrime scendono silenziose, e mentre ci allontaniamo, sento che questa separazione è inevitabile. Forse è l'unico modo per trovare la pace che entrambi cerchiamo.

Mentre lo osservo allontanarsi, sento un senso di perdita profonda, come se un pezzo di me stesse sparendo con lui. Ogni passo che ci separa sembra aumentare la distanza tra noi, eppure, in qualche modo, sento che questa è la scelta giusta, anche se il cuore si rifiuta di accettarlo.

Tornata nella stanza di Beatrice, la guardo mentre dorme pacificamente, ignara di tutto ciò che sta accadendo. Il suo piccolo viso sereno mi dà la forza di continuare, di pensare a ciò che è meglio per lei e per noi. Sento il bisogno di costruire una stabilità che ora sembra così fragile, anche se so che questo cammino potrebbe portarmi lontano da Alberto.

Le ultime parole di Alberto risuonano nella mia mente, come un promemoria doloroso ma necessario: "Voglio solo che tu sia felice." È ciò che ci meritiamo entrambi, anche se raggiungerlo significa fare dei sacrifici.

Prendo un profondo respiro e, mentre le lacrime scendono senza sosta, mi faccio una promessa: troverò una strada, qualunque essa sia, per dare a Beatrice una vita piena d'amore, anche se diversa da quella che avevo immaginato.

-

Mi sento come sospesa in un limbo mentre metto insieme le mie cose. Ogni oggetto sembra avere un peso diverso, un significato speciale, come se racchiudesse tutti i momenti trascorsi insieme. La nostra casa è immersa nel silenzio, un silenzio che amplifica ogni respiro, ogni piccolo rumore, mentre cerco di non fare troppo rumore per non svegliare Beatrice.

Quando entro nella sua stanza, la vedo dormire tranquilla nella culla. Il suo viso sereno è illuminato dalla luce soffusa del mattino, e mi si stringe il cuore. Mi avvicino, osservando la sua manina stretta in un piccolo pugno, e sento una morsa di colpa stringermi l'anima. So che questa separazione è la cosa giusta, ma non riesco a scacciare la sensazione di starle togliendo qualcosa di importante.

Accarezzo delicatamente il suo visino, come se volessi imprimere nella memoria ogni dettaglio, ogni sfumatura. "Piccola mia, tua madre ha bisogno di ritrovare la sua strada. Ma non dimenticarti mai che ti amo, più di ogni altra cosa," sussurro, cercando di controllare la voce che trema.

Mentre mi alzo, sento i passi di Alberto alle mie spalle. Si è fermato sulla soglia della porta, e il suo sguardo riflette una tristezza che conosco bene, una tristezza che è anche mia. Ci fissiamo in silenzio per un momento, ognuno con il peso di questa decisione che grava sulle spalle.

"Sei sicura che sia questo che vuoi, Melina?" chiede infine, la sua voce bassa e piena di un'incredulità rassegnata.

Prendo un respiro profondo, cercando di trovare le parole. "Non è quello che voglio, Alberto... ma penso sia quello di cui abbiamo bisogno. Non posso restare qui mentre una parte di me continua a vivere altrove. Non sarebbe giusto per te, per me e neanche per Beatrice."

Lui annuisce lentamente, come se ogni parola scendesse dentro di lui con il peso di una verità che non vuole accettare. "Avrei voluto che le cose andassero diversamente... che il tempo bastasse a guarire tutto."

"Anch'io," ammetto, sentendo la voce spezzarsi. "Ho provato, davvero. Ho cercato di mettere tutto il mio cuore qui, con voi. Ma... ci sono parti di me che non riesco a cambiare, che continuano a rimanere legate al passato. Non voglio che tu viva sentendoti... una seconda scelta."

Alberto sospira, guardando per terra. "È solo che... speravo che con Beatrice, con tutto quello che abbiamo costruito, tu avresti trovato la forza di restare, completamente." Mi guarda negli occhi, e in quel momento vedo il dolore, ma anche un'infinita dolcezza.

Vorrei dirgli che lo amo, che è stato una delle cose più belle della mia vita, ma le parole sembrano banali di fronte a ciò che sto provando. Mi limito a prendere la sua mano per un istante, lasciando che il silenzio parli per noi.

Lui ricambia la stretta, e per un momento restiamo lì, immobili, due persone che si amano ma che sanno che è arrivato il momento di lasciarsi andare. Poi mi rendo conto che è ora di andare, e lascio la sua mano.

"Prenditi cura di lei, Alberto," dico piano, il cuore che mi si spezza ad ogni parola.

"Lo farò," risponde, la voce spezzata, ma con la determinazione di chi ha deciso di essere lì per nostra figlia, incondizionatamente.

Alberto annuisce, abbassando lo sguardo per nascondere l'emozione. C'è qualcosa di dolorosamente definitivo in questo momento, come se entrambi fossimo consapevoli che non ci sarà un'altra possibilità. La nostra storia è stata intensa, piena di amore e di momenti speciali, ma anche di troppi compromessi e di un dolore sotterraneo che non siamo mai riusciti a superare.

Raccolgo l'ultimo dei miei bagagli, e mentre mi dirigo verso la porta, sento un peso opprimente nel petto. Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa che possa dare un senso di speranza a entrambi, ma le parole mi sfuggono.

Prima di uscire, mi volto per guardarlo un'ultima volta. "Grazie, Alberto... per tutto. Per avermi dato un amore che non dimenticherò mai e per avermi fatto sentire amata anche quando non lo meritavo."

Lui fa un debole sorriso, annuendo. "Grazie a te, Melina... per tutto ciò che abbiamo vissuto. E anche se finisce così, sarai sempre una parte importante della mia vita."

Scendo le scale con il cuore pesante, cercando di tenere a bada le lacrime, sapendo che è finita davvero. Quando apro la porta, l'aria fresca mi colpisce e sento una strana sensazione di sollievo mescolata alla tristezza. Mi fermo un istante, respirando profondamente, e poi mi avvio verso l'auto che mi riporterà a Catania.

Appena arrivo a destinazione, la vista familiare delle strade e delle case mi offre una sorta di conforto. Appena varco la soglia di casa mia, Piero mi viene incontro, il suo sguardo preoccupato, come se avesse capito già tutto solo guardandomi. Lui e Ignazio sono sempre stati come fratelli per me, e sapere che sono qui, pronti ad accogliermi, mi dà una forza nuova.

"Melina..." sussurra Piero, avvicinandosi con cautela.

Lo guardo e sento che non servono spiegazioni; mi basta un cenno per trasmettergli la mia stanchezza e il dolore di ciò che ho appena lasciato. Lui mi avvolge in un abbraccio stretto, trasmettendomi un calore che mi fa sentire meno sola.

"C'è Ignazio," dice dopo un po', indicando la finestra. Da lì vedo Ignazio fuori nel giardino, intento a giocare con le nostre figlie. La vista mi commuove profondamente. Ignazio sembra completamente immerso in quel momento, le bambine che ridono e corrono intorno a lui, felici e ignare di tutto il resto. Sento una fitta al cuore, un misto di nostalgia e di riconoscenza per quest'uomo che ha sempre fatto parte della mia vita.

Piero si allontana per lasciarmi un momento, e rimango lì, osservando Ignazio e le bambine dalla finestra. Un'ondata di emozioni mi travolge: amore, rimpianto, gratitudine. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma sento che qui, con le persone che hanno sempre rappresentato la mia casa, posso finalmente cercare di ricominciare.

-

Dopo qualche minuto, Ignazio entra in casa, senza sapere esattamente cosa aspettarsi.

Mi alzo e lo guardo negli occhi, cercando di trovare le parole giuste. La nostra storia è stata un capitolo lungo e importante della mia vita, ma anche pieno di difficoltà e compromessi.

"Bentornata, Melina," dice con un sorriso dolce, quasi timido. Il suo sguardo è calmo, e c'è qualcosa di familiare e rassicurante in lui. È come se, nonostante tutto, sapessimo entrambi che il legame tra di noi non si è mai spezzato del tutto.

"Grazie, Ignazio," rispondo, cercando di trattenere le lacrime. "Sono tornata... ma non so se posso ancora affrontare tutto questo."

Lui si avvicina e prende le mie mani tra le sue, guardandomi con un'intensità che mi fa sentire sicura. "Non devi avere tutte le risposte adesso," dice. "Abbiamo tempo. Abbiamo le bambine. E possiamo provare a fare del nostro meglio, un passo alla volta."

Annuisco, cercando di trovare conforto nelle sue parole. Il nostro rapporto è complicato, ma c'è una parte di me che sente di poter trovare pace con lui al mio fianco. Dopo tutto quello che abbiamo passato, so che c'è ancora amore tra di noi, un amore che non è mai scomparso del tutto.

Nei giorni seguenti, ci diamo tempo e spazio per riprendere il nostro equilibrio. Ignazio si mostra sempre paziente, e passiamo più tempo insieme come famiglia, cercando di costruire nuovi ricordi e di lasciarci alle spalle il passato. Trascorriamo giornate con le bambine, portandole al parco, raccontando loro storie, e ogni giorno che passa sento una piccola parte di me guarire.

Una sera, dopo aver messo a letto le bambine, rimaniamo seduti in salotto, in silenzio, con un bicchiere di vino in mano. Finalmente, parlo con il cuore aperto.

"Io voglio provarci, Ignazio. Voglio davvero andare avanti, ma devo essere sincera: sarà un cammino lento. Ho ancora tanto da ricostruire dentro di me."

Lui mi guarda con comprensione e affetto. "Non importa quanto ci vorrà, Melina. Sono qui per te, e per le bambine. Vogliamo solo che tu sia felice, e faremo tutto il possibile per sostenerti."

Annuisco, sentendomi grata per la sua pazienza e per la possibilità di un nuovo inizio. Forse questo è il percorso che ho sempre cercato, un cammino di amore sincero, privo di ambiguità. E mentre mi appoggio sulla sua spalla, capisco che questa volta voglio davvero impegnarmi per far funzionare le cose, costruendo con Ignazio un futuro solido, passo dopo passo, e cercando finalmente la pace.

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