Capitolo 12.

CARA’S POV

-La scuola è la fonte a tutti i miei problemi-.

-Si certo, Cara da quanto ti conosco ti avrò visto toccare un libro tante quante dita ho in un sola mano-.

-Guarda che studiare non implica sempre aprire un libro-. Kate mi versa del caffè in una tazza. Sono esausta, non vedo l’ora che tutta questa storia dello studio, degli insegnanti esigenti e di Barbara che non mi lascia un po’ di tempo per me stessa finisca presto.

-Grazie-.

-Barbara come sta oggi?-.

-Suppongo non bene, ma sta reggendo-. Kate deve aver saputo dalle voci in giro. In questa piccola città tutto arriva alle orecchie di tutti con estrema velocità, soprattutto quando lavori in una caffetteria come Kate.

-Speriamo-. Tuttavia noi la conosciamo da molto tempo, se non anni, so quanto sia ormai affezionata a noi. Ha vissuto in qualche modo la storia di Zayn e Barbie dagli albori, soprattutto perché quando quei due trascorrevano le loro intere giornate insieme io finivo per trascorrere il mio tempo con lei. Per un periodo ho anche cercato di lavorare qui, ma con scarsi risultati. Questo non è il genere di lavoro che fa per me.

Il suono della porta che si apre mi fa voltare curiosa. –Ommioddio!-. Mentre io mi nascondo sotterrandomi sotto il tavolo Kate si volta mostra un sorriso quando riconosce nel nuovo cliente Louis.

-Ehi Lou, come stai?-. Suppongo dall’entusiasmo di Kate, che il ragazzo abbia trascorso diverse giornate qui dentro.

I miei occhi seguono i suoi movimenti, vedo il suo sorriso allargarsi. –Ciao Kate-. Quando si accorge di me solleva di poco la testa fingendo che io non sia neppure presente. Non che voglia illudermi in qualche modo che lui possa considerarmi dal nulla, ma così sembra voler praticamente dichiarare il suo disinteresse nei miei riguardi.

Rispondo con un flebile sorriso timido seguendolo, mentre supera il mio tavolo, sedendo allo stesso tavolo di quando lo vidi per la prima volta.

-Siede sempre li da quando viene-. Spiega Kate sottovoce.

-Non mi vede nemmeno-. Sono costretta ad ammettere sbuffando. 

-Sei sicura?-. Lo sguardo allusivo che mi rivolge sembra  voler dire di più, ma sto cominciando a perdere davvero le speranze. 

Quando dei nuovi clienti entrano, Kate abbandona il mio tavolo e io torno a concentrami su di lui sperando possa anche solo rivolgermi la parola. Ha praticamente evitato ogni tentativo di approccio con me, ignorandomi nei corridoi a scuola, voltando lo sguardo da un’altra parte ogni volta che io gli sorrido.

Louis guarda fuori dalla finestra immergendosi tra i suoi pensieri con i suoi occhi azzurri che mi fanno sognare ogni volta. Non capisco per quale ragione mi sia così tanto fissata con lui, nulla fino ad oggi ci ha legato, soprattutto perché lui ha chiaramente evitato qualsiasi tipo di approccio con me, eccetto quel primo giorno.

Rimango ferma al mio posto, indecisa se sia il caso o meno di prendere ancora una volta io l’iniziativa sedendomi al tavolo con lui. Potrei sicuramente risultare invadente, ma non voglio lasciarmi sfuggire un’occasione come questa.

Prendendo un respiro profondo mi decido ad avvicinarmi, alla fine può tranquillamente ignorarmi e in quel caso sarebbe solo una conferma a ciò che in parte penso già. Ogni passo che mi avvicina a lui penso sia uno sbaglio, ma ho smesso di pensare quando ho deciso che quel ragazzo sarebbe potuto diventare mio. Ha qualcosa che mi attira, nei suoi occhi c'è  una strana luce, la quale sembra essere fonte principale della mia attrazione nei suoi riguardi. 

-Ciao-. Al suono della mia voce, si volta. Non risponde ma osserva silenzioso. –Come va?-. Tento seguita da una risatina agitata.

-Bene, grazie-.

-Posso sedermi qui con te?-. Indico il posto, il quale lui guarda. Solleva le spalle e così interpreto quello come un si, che ovviamente non mi lascio scappare.

Louis sposta di nuovo l’attenzione fuori, mentre io in silenzio mi sarei aspettata almeno una domanda da parte sua. Ho davvero bisogno di giocare questa carta nel migliore dei modi, se voglio anche solo provare ad avere un’occasione con lui; è chiaramente un ragazzo intelligente, che non si lascia abbindolare da quattro smancerie. Si vede lontano un miglio che lui sta crescendo molto più in fretta di un qualsiasi ragazzo della sua età, ma vorrei capirne il motivo di tale sensazione se solo mi permettesse di conoscerlo un po’ meglio.

-Allora, Louis, come ti trovi qui?-.

Ritorna a guardarmi. –Bene-.

-Ottimo, gli studi?-.

-Vanno-.

-Anche i miei-. Annuisce e poi torna nuovamente ad ignorarmi. Non che sia un problema che lui decida volutamente di ignorarmi, ma questa è davvero troppo, così capisco non solo so di non essere per nulla gradita, ma che lui non ha nessuna voglia di avere una conversazione con me.

-Va bene, Louis Tomlinson, capisco di non essere gradita. Scusami tanto!-. Mi sollevo provocando un rumore con la sedia, facendo si che tutti si voltino a guardare verso noi. Quando sto per allontanarmi torno però di nuovo indietro, non del tutto soddisfatta. –Sai cosa penso?-.

-Cosa pensi?-. Domanda con un sorriso sghembo sul viso, vedendolo per la prima volta, da quando è entrato, un interesse a quando sto per dirgli.

-che sei un coglione!-. Franca rispondo, per poi voltarmi nuovamente e uscire di li a passo veloce senza indugiare un minuto di più. Rivolgo uno sguardo a Kate prima di andare, la quale sorride strizzando l’occhio segno che approva quanto ho fatto.

Louis Tomlinson sarà sicuramente uno dei ragazzi più interessanti e carini che io abbia mai conosciuto, ma penso di valere qualcosa nella vita, perciò non permetterei mai a nessuno di trattarmi come lui ha fatto con me. Divertendosi con stupidi giochetti idioti e ignorandomi quando gli va di farlo.

Uscita fuori continuo a camminare senza una meta a passo veloce convinta che potesse seguirmi. Quando mi volto e non trovo nessuno alle mi spalle, capisco di essere un’idiota, così rallento.

-Sono una stupida-. Dico a me stessa, consapevole che tutto ciò non ha senso. A quanto pare sono solo una ragazzina viziata che si illude con piccoli gesti e immagina storie mai avute solo per parole dette molto probabilmente a caso.

-Illusa-. Mi dico calciando una piccola pietra mentre mi muovo ferma sullo stesso punto da quando ho capito che non mi sarebbe venuto dietro. Da qui riesco a vedere l’entrata della caffetteria e buttandogli un’occhiata spero possa uscire lui da un momento all’altro. Ma lui ovviamente non esce. Rimango ferma allora sperando e aspettando, prima o poi dovrà pure uscire.

La porta si apre e Louis viene fuori, guarda come se stesse cercando qualcuno e questo serve affinché io senta il cuore battere forte agitata. Quando si volta verso me capisco che stava proprio cercando la sottoscritta. Avvolge la sua sciarpa intorno al collo portando le mani in tasca nel suo cappotto. Louis sembra un ragazzo diverso da tutti anche solo per questo suo modo di vestire sicuramente più grande della sua età.

-Cosa vuoi?-. Mi fingo arrabbiata nonostante dentro, in realtà, sono solo felice di averlo qui.

-Cosa vuoi tu, vorrai dire-.

-Io?-.

-Sembra quasi che tu non possa fare a meno di me-.

Lo guardo fintamente scioccata dalla sua affermazione, convinta che non possa esserci ego più grande del suo. È sempre sicuro di se stesso, in tutte le situazioni lui sembra sempre essere padrone delle sue azioni. –Louis Tomlinson sei un ragazzo piuttosto egocentrico-.

Lui sorride appena. –Disse la ragazzina viziata che pensa di poter seguire la gente, fissare e sedersi al suo tavolo come se nulla fosse-.

-Guarda che tutto ciò è inquietante-. Mi prende in giro facendomi abbassare lo sguardo per l’imbarazzo.

-Diciamo che pensi di essere nella posizione di poterlo fare solo perché sei una ragazza carina-.

-No, io non volevo…-.

-Ammettilo-. Come nella precedente volta lui viene vicino a me, facendomi sollevare il viso con due dita sotto il mento. Anche adesso il cuore batte forte e le gambe tremano, mentre le parole muoiono in gola. Ogni cosa sembra la cosa sbagliata da dire. –Su dai, sai di essere una ragazza viziata ed egocentrica-.

-Non prendermi in giro-. Lo rimprovero sfilandomi dalla sua presa delicata mettendo un po’ di distanza tra noi, sufficientemente necessaria affinché io possa avere la possibilità di formulare frasi di senso compiuto. Lui ha un certo ascendente su di me, il suo fascino ha la capacità di rendermi incapace di ogni tipo di azione.

-Dovresti cercare un ragazzo meno impegnativo-.

-Chi ti dice che io stia cercando una storia semplice-.

-Non mi conosci nemmeno-. Duro mi rivolge uno sguardo che mi inchioda sul posto.

-Per questo ho fatto tutto quello che ho fatto, voglio conoscerti-.

-Non ne vale la pena-.

-Lascia decidere me, permettimi di conoscerti e farmi conoscere-. Forse sono anche patetica, ma non mi importa con questa occasione sto giocando ogni mia carta; se anche stavolta tutto sarà solo un fuoco di paglia lo lascerò perdere.

-Ti sei solo fissata perché io ti ignoro-. Dice voltandosi per andare via.

-Louis aspetta!-. Lo chiamo quindi, non avendo ancora del tutto perso le speranze. Suppongo che se adesso è qui un motivo deve pur esserci.

-Lasciami stare Cara-. Non si volta, il che fa solo diminuire le mie speranze nel giro di pochi secondi. A quanto pare ho creduto in qualcosa di inesistente per il mio solito bisogno di legarmi a qualcosa che mi permetta di sognare e vivere questi sogni come se fossero una realtà. 

LOUIS'S POV.

Cara Delevingne pensa di poter essere la regina di questa piccola città con i suoi modi da prima donna. Suppongo che quando ha messo gli occhi su di me, era già convinta che io fossi suo. È piuttosto infantile. Mi domando come faccia la sua amica a rimanerle vicino , visto che appaiono piuttosto diverse l’una dall’altra.

Ma immagino che abbia qualcosa che io non conosco ancora e ammetto che se la mia vita fosse stata meno complicata forse avrei anche provato a conoscere questo suo modo di essere. Entro in casa lasciandomi cadere sul divano esausto di dover pensare a tutto quanto, nonostante mi trovi lontano da Londra. Eppure non riesco a farne a meno, sapendo quanto mi attende è difficile non pensare che tutto ciò finirà molto presto e io sarò costretto a tornare alla mia vita, quella vera. Questa finta tranquillità dovrà essere abbandonata per sempre e dovrò lasciare spazio a ciò che conta davvero.

Il telefono squilla, tirandolo fuori dalla tasca dei jeans leggo il nome di mio padre, al quale non vorrei rispondere ma che so di non poterlo fare. Se non dovessi rispondere finirei nei guai. Non sono più in una posizione libera, devo subirmi le sue minacce e le sue prediche giornaliere.

-Pronto-. Pigramente rispondo strofinandomi gli occhi. Ho iniziato a soffrire di dolori alla testa nell’ultimo periodo.

-Allora come va?-.

-Tutto bene grazie, voi li?-.

-Stiamo bene, tutti quanti-. Dietro a quelle due ultime parole so cosa si nasconde, ma preferisco non voler approfondire. Il solo pensiero mi spaventa, doverne addirittura parlare mi fa sentire a disagio.

-La scuola ti piace?-.

-Una scuola come un’altra-.

-Louis prendi sul serio questa opportunità, hai già perso un anno-.

-Guarda che non si nota nemmeno la differenza tra me e quelli del mio corso-. Spiego infastidito. È vero sono un anno più grande al resto dei miei compagni, avrei dovuto finire le superiori già un anno fa ma i motivi, per cui ciò non sia accaduto, sono ormai visibili a tutti, non è necessario ricordarli continuamente. Mi sembra di aver preso i miei obblighi abbastanza seriamente.

-Pensi di poter essere qui settimana prossima, abbiamo alcune cose da sbrigare, vorrei che presenziassi ad alcune riunioni importanti-.

-Non credo-. Non ho voglia di tornare a casa adesso. –Ho alcuni compiti da recuperare, ti ricordo che sto iniziando in ritardo l’anno-.

-E ringrazia per questo, è l’unica scuola che ha permesso una cosa del genere-.

-Ah pensavo che fosse merito del tuo nome-. Lo prendo in giro sapendo quanto questo possa irritarlo. Fino  a poco tempo fa il nostro era un buon rapporto, ma ora le cose sono cambiate, lui è diventato duro ed autoritario. In qualche modo so di averlo deluso, ma non può pretendere che io debba somigliarli in tutto e per tutto.

-Louis fai poco lo spiritoso, adesso devo andare. Buona giornata!-.

Sospiro. –Buona giornata!-. getto il telefono al mio fianco e chiudo gli occhi. Tengo due dita sul ponte del naso premendo sperando che il dolore alla testa passi da solo. Quanto la scuola sarà finita tornare a Londra sarà difficile, ma so di doverlo fare.

Il cellulare squilla avvisandomi stavolta di un nuovo messaggio. “Come va?”

Non ho voglia di rispondere, dire che tutto vada bene è inutile ma anche dire che tutto va male lo è. Chiedermi come va in un momento come questo è da stupidi. Guardo il piano che subito mi ricorda Cara. Le avevo promesso che avremo suonato insieme una volta, suppongo debba fingere di non averle mai fatto un invito simile ma mi piacerebbe comunque ascoltare qualcosa, non ho mai imparato a suonare il piano preferendo la chitarra, ma immaginarla seduta li a suonare con la sua aria da furba e i suoi occhi azzurri in qualche modo solleticano la mia curiosità. So che tutto è tremendamente sbagliato, ma io voglio fingere di essere un ragazzo qualunque almeno per un po’.

BUON ANNO A TUTTI!

COME è ANDATA? SPERO SIA INIZIATO BENE PER TUTTI L'ANNO.

VOGLIO ANNUCIARVI CHE CON DESTINATI3 FINIRò NON SONO DI SCRIVERE FAN FICTION, MA FINIRò DI SCRIVERE E BASTA. DOPO DI CIò, FORSE CONTINUERò A SCRIVERE SOLO PER ME STESSA. A PRESTO <3  

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