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Jenna

Quando sento chiudere la porta dietro Marc e Sara tiro un sospiro di sollievo.
Perché Marc abbia deciso di raggiungermi all'aeroporto è un vero mistero. Sono contenta che l'abbia fatto? Sarei un incoerente se lo fossi.
Senza perdere un altro secondo vado verso uno dei tanti scatoloni che sono riuscita ad accatastare nel salotto. Questo è il secondo trasloco nel giro di una settimana, e per fortuna non avevo finito di svuotare tutte le scatole.
Prima o poi, comunque, dovrò passare nuovamente al vecchio appartamento, per prendere il resto delle mie cose e decidere se tenermi qualcosa di Malcom. Forse dovrei semplicemente cercare di dimenticare tutto quello che è successo negli ultimi anni.
Dannazione, da quando Bonnie se ne è andata non ho fatto altro che errori.
Prima mi sono innamorata di Marc, e quando ci siamo lasciati la mia vita ha iniziato a sprofondare ancora più in fondo. E a quanto pare devo essere scesa ancora più in basso quando ho conosciuto Malcom, anche se non avrei mai creduto che sarebbe andata a finire così.
Sospiro, poi prendo una valigia piena zeppa di vestiti e la trascino in camera.
Quando la apro prendo immediatamente un paio di leggins e una t-shirt grigia. Mi tolgo gli abiti di Camila e mentre li lascio sul letto mi riprometto di farglieli riportare da Sara.
Dire addio a Frederick in clinica, guardarlo negli occhi e mentirgli è stata una delle cose più difficili degli ultimi anni.
Non ho neanche visto Juliet. E pensare che, quando Camila mi ha chiamato per dirmi che aspettava un bambino mi aveva garantito che sarei stata la persona che avrebbe chiamato "zia". Mi ero commossa al telefono, e ora neanche voglio vederla.
Capisco che sto piangendo quando una lacrima cade sui jeans che sto appendendo nell'armadio.
E' meglio così. Se ho ucciso Malcom con questa facilità, probabilmente sono capace di fare del male a chiunque. Juliet non lo merita. E neanche Frederick e Camila. Dannazione, quanto mi sarebbero mancati? Per non parlare della mia famiglia. Ho avuto un momento di debolezza quando ho lasciato che Sara mi abbracciasse in aeroporto, ma non devo più permettere che succeda.
Prendo dalla valigia altre paia di pantaloni, e li appendo.
L'appartamento è vicinissimo al mare, mi farà bene l'aria salmastra.
Quando ho tolto tutti i vestiti dalla valigia, noto il mio diario.
E' da quasi una settimana che non lo apro più. Ho cominciato a tenere un diario quando mi sono resa conto di quanto tempo ci mettessero le lettere spedite dall'Islanda per arrivare a New York. Erano tutte indirizzate a Frederick, il povero oggetto dei miei sfoghi.
Ho mantenuto questa abitudine anche dopo essere tornata negli Stati Uniti. Scrivere è terapeutico, molto più di quanto si possa pensare comunemente.
Mi siedo sul letto e prendo dalla tasca la penna che ho usato due ore fa per firmare l'affitto di questo appartamento.
Apro il diario e giro le pagine finché non ne trovo una bianca, poi inizio a scrivere.

Caro Diario,
da dove dovrei cominciare? L'ultima volta che ti ho scritto è stato per dirti che incontrare Marc dopo cinque anni mi aveva messa profondamente a disagio.
Se ripenso a quanto fossero stupide queste mie preoccupazioni in confronto a quelle che ho adesso, vorrei solo prendermi a schiaffi.
Non starò a riscrivere tutto quello che è successo. Non ho voglia di rivivere tutto.
Tutti vorrebbero sapere come sto, e ad ognuno rispondo "Bene". E' la verità? Probabilmente no, ma non ne sono sicura.
Non so come mi sento, proprio perché non sento più nulla. E' da stamattina che mi sento così... apatica.
Forse dovrei piangere, ma non ci riesco. Credo di aver esaurito tutte le lacrime che avevo a disposizione. E' un bene? Probabilmente sì. Piangere non è da me. Sono sempre stata una persona forte, anche dopo la scomparsa di Bonnie.
Vedere persone che si preoccupano per me sarebbe una bella sensazione, se solo riuscissi a provare qualcosa che non sia nostalgia. Mi manca New York, mi manca visitare Bonnie quando mi sento a pezzi. Mi manca il profumo di mia madre e gli abbracci rassicuranti di mio padre. Mi mancano Frederick e Camila, e persino la loro bambina, che non ho neanche mai visto.
Come se non bastasse, Marc mi gira sempre intorno, ed il suo cipiglio preoccupato mi fa deprimere ancora di più.
Tra poco dovrò dire addio a Sara, e metterla su un aereo per New York il prima possibile.
Perdere i contatti con Marc sarà più facile. Non riesce a stare fermo in un posto per più di due settimane, e confido nel fatto che a breve partirà da Los Angeles. Magari potrei addirittura comprargli un biglietto per una qualche città. Las Vegas, ad esempio. O San Diego. 

Chiudo di scatto il diario quando sento la porta aprirsi e la risata di Sara.
Le è sempre piaciuto Marc. Complimenti, dico davvero. Se solo lo volesse, il maggiore dei fratelli Juves potrebbe spezzare il cuore ad entrambe le sorelle Martins.
-Jenna?- dice Sara, poi piomba nella stanza sbattendo la porta.
-Non sono scappata, se è questo che temevi.- le dico, e lei mi sorride.
-Sciocchina, perché avrei dovuto aver paura che ne te andassi?
Si siede accanto a me e indica il diario, chiuso tra le mie mani.
-Ti ha aiutato scrivere?- mi chiede. E' la prima volta da quando è arrivata stamattina che allude all'omicidio di Malcom.
-Sì, un po'.- ammetto.
Annuisce:- Sono contenta. Marc è andato a comprare qualcosa da mangiare, visto che sono quasi le tre del pomeriggio e nessuno di noi ha mangiato. E, una volta tornato, daremo ufficialmente inizio all'operazione "Jenna 2.0".
Sgrano gli occhi:- Di cosa stai parlando?
-Marc mi ha detto che sei convinta di essere pericolosa.- inizia a parlare, ed io mi alzo in piedi improvvisamente. Mi sento come chiusa in gabbia, quando lei continua a parlare.
-Jenna, te non sei pericolosa, e soprattutto non sei pazza. Quello fuori di testa era Malcom, non te. Guardati.- mi indica le braccia. I segni neri sono lì, in bella vista.
-Qualcuno, un giorno, ha detto che le donne non si toccano nemmeno con un fiore. E guarda cosa ti ha fatto chi diceva di amarti. Ringrazio il cielo che tu abbia trovato il modo di chiudere immediatamente questa storia, perché sarebbe potuta andare a finire molto, molto peggio.
Non rispondo. Lei si alza dal letto e mi abbraccia. La lascio fare, perché sono debole, e non riuscirei a respingerla. Non ora, ma tra qualche giorno sì.
Sentiamo la porta di casa aprirsi, e dopo poco sopraggiunge Marc nella stanza.
Sorride quando ci vede abbracciate, e non dice niente. Semplicemente se ne va, consapevole di non dover interrompere un momento così intimo come questo.
Il mio stomaco borbotta, e Sara ride. Sciogliamo l'abbraccio, e lei si asciuga una lacrima di commozione.
-Bene.- dice.- Ora credo sia meglio andare a mangiare qualcosa. Altrimenti come faremo a salvarti dall'oblio con cui vorresti circondarti?
Scoppio a ridere, forzatamente, poi la seguo nella piccola cucina.
Marc tira fuori da una busta due confezioni con la scritta "Ocean Side". Mi viene da ridere quando le vedo.
-Ma siete tutti dipendenti da quel locale?- chiedo, e Marc sorride.
-Il cuoco è italiano, Jenna. E ti assicuro che cucina in maniera divina. Anche quando sono a terra e non ho fame, gli spaghetti di Luigi sono l'unica cosa che mangerei a prescindere.
-Non sono mai stata in Italia.- dico, e Sara mi sorride, sorniona.
-Io invece sì.- dice.
La guardo, scuotendo la testa.
-Sara, ma che dici? Non sei mai stata in Italia.
-Beh, puo' darsi che lo scorso Ringraziamento, quando ho detto a mamma e papà che sarei andata a casa della mia compagna di stanza al college, in realtà sia partita per l'Italia per una fuga d'amore insieme ad un ragazzo...
-Stai scherzando, spero.- dico, e Marc scoppia a ridere.
-Forse sì, forse no.- continua Sara, mentre sorride arrossendo.
-Sara, sono tua sorella. Avresti dovuto raccontarmi ogni cosa!
-Beh, te lo sto dicendo ora.
-Come si chiama?
-Diego.- dice, e quando le vedo gli occhi brillare capisco che è veramente innamorata.
-E' italiano, ma ha deciso di studiare in America per diventare un insegnante di lettere. Cucina splendidamente, ed ha un sorriso stupendo. Ha un anno più di me, e adoro quando non gli vengono le parole ed inizia ad imprecare in italiano. E' adorabile.
-Penso sia positivo che Sara abbia un ragazzo.- si intromette Marc, aprendo finalmente una confezione di spaghetti.- Almeno sai che, se qualcuno volesse farle del male, Diego la proteggerebbe.
-Hai ragione.- rispondo.- Ma chi la potrebbe proteggere da una sorella distruttiva?
Marc sgrana gli occhi, e quando mi guarda intravedo una punta di paura in mezzo all'azzurro:- Smettila, Jenna.
Alzo le mani, in segno di resa e contemporaneamente di sfida:- Dicevo tanto per dire.
Quanto ti fermi, Sara?
- Non posso mancare più di tre giorni al college, altrimenti resterei troppo indietro con lo studio. Partirò domani sera con l'aereo delle 22,45. Ho già prenotato il biglietto.- risponde mia sorella, e quando Marc le passa un piatto di plastica colmo e una forchetta inizia a mangiare gli spaghetti al ragù.
-Oh mamma, sono buonissimi!- dice, e Marc sorride.
-Ve l'avevo detto.- annuisce, poi passa anche a me un piatto.
L'odore è invitante, e quando assaggio la pasta chiudo quasi gli occhi per l'immensa bontà.

***

Dopo pranzo, Sara si chiude in bagno per una doccia, ed io e Marc rimaniamo soli in salotto.
Mi guardo intorno, e prendo il primo scatolone che vedo, lo apro ed inizio a sistemare le mie cose.
-Posso aiutarti?- mi chiede, ed io scuoto la testa senza guardarlo.
Lo sento sospirare, e dopo qualche istante si siede sul pavimento, a qualche passo da me.
-Il divano è libero.- gli dico, ma lui non sembra curarsi delle mie parole.
-Mi dispiace.- dice solo.
-Per cosa, esattamente?- chiedo, mentre tiro fuori dallo scatolone una cornice. Dentro c'è una foto di Bonnie.
-Per tutto. Io...- si passa una mano fra i capelli, e capisco che è estremamente nervoso.
Poso la cornice sul pavimento, e mi siedo di fronte a lui Marc.
-Ho fatto molti sbagli nella mia vita, ma quello che più rimprovero a me stesso è di aver lasciato che l'orgoglio prevalesse sul mio amore per te.
Trattengo il respiro, mentre lentamente capisco dove andrà a parare questa conversazione. Ma non lo fermo, lascio che vada avanti.
-Ti ho amata, Jenna. Dannazione, ti amavo sul serio. E adesso non faccio che chiedermi che, se non ci fossimo lasciati, forse tutto quello che ti è successo non sarebbe mai accaduto.
-Non puoi saperlo, Marc. Magari sarebbe comunque successo qualcosa che avrebbe fatto finire la nostra storia.
-Sì, forse. O forse no. Dove saremmo ora, se tra noi non fosse finita?
-Non lo so, e non ho nemmeno voglia di rivangare il passato, Marc.
-Perché hai deciso di partire per Los Angeles con Malcom?- mi chiede all'improvviso, cambiando argomento e stupendomi.
-All'inizio non sapevo cosa fare. Quando mi capita, vado sempre a trovare Bonnie. Le parlo e faccio chiarezza con me stessa. E' terapeutico.
-Quindi è Bonnie che ti ha convinto a partire?
Annuisco, e lui mi sorride.
-Non credi che se Bonnie avesse saputo che sarebbe finita così, non ti avrebbe permesso di partire?
-Non lo so. Probabilmente sì, ma non sono nemmeno sicura che lei sia da qualche parte. Magari sono solo pazza.
-Non penso tu lo sia. Credo che Bonnie abbia fatto bene ad esortarti a partire.
-Perché?- gli chiedo, e mi sembra quasi di vederlo arrossire mentre mi risponde.
-Sei una persona meravigliosa, Jenna. Sono stato un idiota a lasciarti, ma non commetterò questo errore una seconda volta. Voglio esserci, perché so che hai bisogno di un amico, ora più che mai. Domani sera tua sorella partirà, e ti ritroverai praticamente da sola in questa città così enorme. Voglio esserci, per essere tuo amico. Non voglio perderti ancora, e per questo sono felice che Bonnie ti abbia convinto a trasferirti.
Senza ragionare troppo su cosa sia giusto o meno fare, lo abbraccio di slancio.
Lui non se lo aspetta, ma mi stringe forte comunque.
-Mi dispiace per non esserci stato in questi anni, ma permettimi di rimediare.- sussurra, e l'emozione che quelle semplici parole suscitano in me mi fanno commuovere.
E pensare che credevo di aver finito tutte le lacrime.
-Grazie.- rispondo.
Avere le sue braccia attorno a me è una sensazione strana. Sa di vecchie abitudini, di quelle che ricordi ancora dopo anni e sorridi ripensandoci.
E' bello, ma non per quello che siamo stati. E' bello per quello che siamo ora: due ragazzi che nella loro vita hanno sbagliato fin troppe volte, e ora hanno voglia di provare a stare bene insieme. L'amicizia è anche questo. L'amicizia è soprattutto questo.

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