5

Jenna

Esco velocemente dall'Ocean Side, cercando di ignorare il cuore che palpita furioso nel petto.
Non dovrebbe battere così forte. Non dovrebbe fare così tutte le volte che vedo Marc. Non avrei dovuto accettare che mi offrisse la colazione.
Dannazione, tutte le cose che non avrei dovuto fare mi stanno facendo venire il mal di testa.
Mi fermo sul marciapiede e mi appoggio con la schiena al muro di un palazzo.
Davanti a me la spiaggia di Santa Monica si estende radiosa e magnifica. Le strade stanno iniziando a prendere vita, nonostante siano solo le 7 del mattino.
Mi perdo a fissare le onde che incontrano la battigia e formano la risacca, cercando di adattare il ritmo del mio respiro alla loro regolarità. Inspiro, espiro. Inspiro, espiro. Una, due, tre volte.
Il telefono squilla, e prima di rispondere prendo un ultimo respiro.
Quando prendo il telefono il nome di Malcom compare sul display. Faccio scorrere il dito, poi lo avvicino all'orecchio:- Pronto?
-Dove diavolo sei?- mi chiede, aspramente.
Alzo gli occhi al cielo:- Sto rientrando.
-Vedi di arrivare entro dieci minuti.- dice ancora.
-Non parlarmi con quel tono, Malcom.- lo ammonisco, e prima che lui possa replicare attacco.
Guardo ancora per qualche minuto le onde, poi comincio a correre.
Non lo faccio perché mi ha detto di sbrigarmi, ma ho bisogno di analizzare quello che mi ha detto Marc e quando corro la mente lavora meglio.
Non capisco perché le sue parole mi abbiano toccato così tanto. La sua opinione non dovrebbe importarmi. Non ci siamo sentiti per cinque anni, e all'improvviso sembra quasi importargli di nuovo della mia vita. Così incoerente, ma in fondo ognuno di noi lo è quando si tratta di sentimenti.
Ma chi ha parlato di sentimenti?! Devo parlare con Frederick, questa situazione mi sta facendo delirare e io non posso permettere che Marc si intrometta così nella mia vita.
E se le sue parole mi hanno provocato questo fastidio perché, inconsciamente, provo ancora qualcosa per lui? No, impossibile. È passato troppo tempo.
Chiudo gli occhi ripensando a quando, come una vera idiota, contavo ancora i giorni dall'ultima volta che lo avevo visto.
Quanto mi sono sentita ridicola quando i giorni sono diventati così tanti da farmi perdere il conto. Settimane. Mesi. Anni.
Sono arrivata a davanti al condominio dove io e Malcom viviamo da una settimana. Suono il campanello per farmi aprire, e dopo pochi secondi il portone viene sbloccato. Lo apro, e prendo le scale per arrivare al terzo piano.
Malcom è lì, sull'uscio del nostro appartamento con le mani incrociate. Mi guarda, senza dire una parola.
Si scosta solo per farmi entrare in casa, ed io lo supero velocemente.
Vado in cucina e mentre mi riempio un bicchiere d'acqua sento la porta sbattere.
Alzo gli occhi al cielo, e bevo. L'acqua ghiacciata mi toglie il sapore di cappuccino dalle labbra e mi scorre dentro, rinfrescandomi.
Percepisco il suo sguardo su di me, indagatore. Cosa stia cercando non lo so, ma è da quando ci siamo trasferiti che si comporta in maniera... diversa. È più possessivo, e sembra geloso di qualsiasi persona mi giri intorno, compreso Frederick che è sposato da cinque anni con Camila e sta per diventare padre.
-Dove sei stata?- mi chiede, perentorio.
Lo guardo, gli sorrido sarcastica e indico il mio abbigliamento sportivo e le scarpe sporche di sabbia:- Non si capisce?
I suoi occhi scuri da arrabbiati diventano furiosi:- Mi prendi in giro, Jenna?
Scuoto la testa:- No, Malcom. Sono andata a correre, lo faccio quasi tutte le mattine e non è mai stato un problema.
-Perché mi hai chiesto di raggiungerti all'Ocean Side?- domanda ancora.
Esco dalla cucina e mi dirigo verso la nostra camera da letto, mentre gli rispondo:- Volevo fare colazione con te, poi ho incontrato Marc e mi ha offerto un cappuccino.
Mi fermo davanti all'armadio e apro un'anta, alla ricerca di una camicetta da indossare dopo aver fatto la doccia.
All'improvviso Malcom mi afferra un braccio e mi volta verso di lui.
-Mal, mi stai facendo male!- dico, ma lui sembra non sentire.
-Come ti sei permessa di farti offrire la colazione dal tuo ex?! Mi prendi per un idiota?- sussurra, glaciale e al tempo stesso diabolico.
Trasalisco sentendo le sue parole. Come fa a sapere di Marc?
Guardo il mio braccio: le sue dita stanno facendo diventare rosso il punto in cui mi stringe. Sicuramente mi lascerà un livido, se continua a tenermi così.
Dal mio sguardo deve aver capito le mie perplessità, e il suo viso si apre in sorriso diabolico, mentre la sua fretta aumenta ancora di più
Mi lamento, ma ancora una volta sembra non sentire perché ricomincia a parlare:- Oh Jenna, non hai idea quanto sia facile scoprire le cose quando si lavora nei Marines.
Gemo, stavolta più forte, ma lui aumenta ancora la stretta e mi afferra anche l'altro braccio, immobilizzandomi.
-MALCOM, MI STAI FACENDO MALE!- urlo, e lui scoppia a ridermi in faccia.
-Ho scoperto un sacco di cose interessanti sul tuo conto, cara e piccola Jenna.
La tua migliore amica è stata uccisa, vero? Povera Bonnie.- sussurra a pochi centimetri dal mio viso.
Chiudo gli occhi, cercando di alleviare il dolore e metabolizzare le sue parole. Ma la rabbia affiora dentro di me mentre ascolto ancora le sue parole.
-E le cose sono diventate ancora più facili quando ho scoperto che avevi un diario. Lo avevi nascosto dentro la valigia che tenevi sempre sotto al letto. Ingegnoso, lo ammetto. Hai scritto tutto il tuo struggimento per la perdita di Marc. Davvero patetica. E adesso andate anche insieme a fare colazione? Pensi di riconquistarlo e lasciarmi, vero? Non posso permetterlo, Jenna. Sei mia.
Gli rido in faccia, e la furia nei suoi occhi mi atterrisce, ma non riesco a non rispondergli provocatoriamente:- Malcom, io non appartengo a nessuno se non a me stessa.
Le narici del suo naso si dilatano mentre mi sbatte contro l'anta chiusa dell'armadio.
La botta all'inizio mi fa male, e chiudo gli occhi. Poi però mi rendo conto che è un sostegno per le mie gambe che minacciano di cedere da un momento all'altro.
Cerco di analizzare la situazione, mentre Malcom mi urla addosso qualcosa che non riesco ad afferrare.
L'anta è un sostegno, e lui mi tiene ferma contro di essa. Mi stringe fortissimo le braccia, e mi sovrasta notevolmente in altezza. Ma le sue gambe sono leggermente divaricate, e se riuscissi ad attirare l'attenzione sul mio viso potrei coglierlo di sorpresa.
Sorrido, disarmandolo, poi velocemente alzo un ginocchio e lo colpisco con forza in mezzo alle gambe.
Come previsto mi lascia andare, e si porta le mani sulla parte dolorante.
-Bastarda!- mi urla contro, mentre io lo supero e corro via da lui.
Vado in cucina e mi chiudo a chiave. Ringraziando il cielo ho lasciato qui il telefono.
Lo prendo e velocemente compongo il 911. Mi risponde una donna.
-Qual è l'emergenza?- mi domanda, con assoluta calma. Mentre le spiego che il mio ragazzo mi ha aggredita, sento Malcom urlare qualcosa dall'altra parte della porta.
-Aprimi, Jenna, o giuro che butto giù la porta!
-Sbrigatevi, vi prego.- dico alla donna, e lei mi dice di stare calma.
-La pattuglia più vicina la raggiungerà fra pochi minuti.- mi dice.
Lacrime di frustrazione iniziano a scorrermi sul viso, e sento una botta contro la porta.
Malcom non scherzava prima: ha seriamente intenzione di sfondare la porta.
Mi guardo intorno, cercando di trovare qualcosa con cui difendermi.
Apro il cassetto dei coltelli, e prendo il più grande che ho.
Faccio un altro respiro profondo, e la donna dall'altro capo del telefono mi domanda se sto bene.
-Sta cercando di sfondare la porta.- le dico.
-JENNA!- urla ancora Malcom. –Apri questa maledettissima porta!
Si lancia ancora una volta contro di essa, e quando la vedo tremare pericolosamente capisco che da un momento all'altro cederà.
-Si sbrighi la prego!- dico ancora una volta alla donna.
E poi si scatena l'inferno.
La porta cede, spalancandosi. Urlo, e lascio cadere il telefono a terra.
Malcom è ancora sulla soglia della cucina, e la furia stravolge completamente il suo viso.
Mi guarda, e ride quando mi vede tremante con il coltello in mano.
-Cosa pensi di fare con quello, Jenna?- mi schernisce, ed entra lentamente nella stanza.
Aumento la presa sull'arma, pronta a difendermi. Non raccolgo la sua provocazione, e cerco di rimanere lucida.
Continua ad avvicinarsi, ma io non indietreggio. Ho smesso di piangere, e una strana sensazione gelida mi attraversa tutta la spina dorsale, facendomi sentire più lucida.
-Stammi lontano, Malcom.- mormoro.- La polizia sarà qui da un momento all'altro.
-Perché hai chiamato la polizia?- mi chiede. Si è fermato a pochi passi da me, e mi guarda.
Riconosco l'ombra della pazzia nei suoi occhi, e non so che non abbasserò il coltello per niente al mondo.
-Non capisci che tutto quello che sta succedendo è per colpa tua, piccola Jenna? Se tu non avessi parlato con il tuo ex, ora non saresti in questa situazione.
-Tu sei pazzo.- mormoro.
All'improvviso sgrana gli occhi:- Oh, non hai idea di quanto io lo sia.
Urlo mentre si scaraventa contro di me. Alzo il coltello con l'intenzione di difendermi, mentre mi piomba addosso.
Si lancia su di me nel momento esatto in cui faccio scattare in mano la mano con il coltello.
Urlo nel momento esatto in cui la lama affonda nel suo petto.
Solo quando lo vedo accasciarsi davanti a me mollo la presa, inorridita dal sangue sulle mie dita e sulla mia camicetta.
Urlo ancora, e mi allontano dal suo corpo esanime il più possibile.
Lacrime iniziano a riversarsi fuori dai miei occhi.
Un agente entra nella stanza, e quando vede Malcom riverso a terra gli posa due dita sul collo, poi scuote la testa, rivolgendosi al suo collega che senza che me ne accorgessi mi si era avvicinato.
-Mi ha aggredita.- mormoro in mezzo alle lacrime.
-Stia tranquilla, signorina. Stanno arrivando i rinforzi.

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