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Marc

Apro gli occhi e immediatamente me ne pento.
Fuori è ancora buio pesto, e una rapida occhiata all'orologio mi conferma che sono solo le 4,25 del mattino.
Sbuffo, poi mi volto dall'altra parte, nonostante sappia benissimo che ormai il sonno se ne è andato completamente e non ha intenzione di tornare.
So perfettamente perché mi sono svegliato.
Stavo sognando occhi marroni, tendenti al cioccolato, che da ormai una settimana affollano i miei pensieri. È sbagliato, ma non decido io a cosa pensare.
Non ho più visto Jenna da quando ho accompagnato lei ed il suo ragazzo a casa, dopo aver spizzicato qualcosa all'Ocean Side. Eppure non riesco a smettere di pensarla.
A questo contribuisce anche Frederick, che a quanto pare non sa parlare d'altro al di fuori di lei. E Camila non è da meno.
Mi hanno detto che ha iniziato a lavorare nello studio fotografico che mi aveva detto. Non è soddisfatta perché non è alla sua altezza e un suo amico, probabilmente lo stesso con cui ha girato dei documentari, la sta aiutando a cercare un impiego più adatto alle sue capacità. Il suo ragazzo, invece, si trova magnificamente nella nuova caserma.
Da quanto ho capito è specializzato in ingegneria militare, eh ha iniziato a lavorare ad un progetto segreto.
Mi volto ancora, ma stavolta sto fissando il soffitto. È bianco.
Potrei dipingerlo, o perlomeno decorare le pareti con qualcosa di mio. Foto, dipinti.
Vivo in questo appartamento da cinque anni, ma sembra che io mi sia trasferito qualche settimana fa per quanto ho reso mio questo posto.
Un pensiero assurdo mi attraversa la mente ed inevitabilmente mi viene da sorridere.
Quando vivevo con Jenna era diverso. La parete della nostra camera era piena di foto, e nel salotto avevamo appeso un ritratto a carboncino di Bonnie. Lo avevo disegnato appena tornati dall'Australia.
Quando lo avevo regalato a Jenna, lei era scoppiata in lacrime, commossa.
Chissà che fine ha fatto: non penso che lo abbia gettato via, ma non oserei neanche dire che lo abbia lasciato appeso.
Prima di iniziare a delirare completamente, decido di alzarmi.
L'Ocean Side apre tra due ore. Posso lavorare al ritratto che mi ha commissionato l'imprenditore, poi uscire e andare a fare colazione. Ottima idea.
Vado nello studio e preparo la tavolozza dei colori.
Scelgo il pennello adatto ed inizio a ricoprire la tela lì dove vedo i segni della matita.
I capelli, leggermente striati di grigio, iniziano a prendere vita.
Sorrido.

***

L'odore di pasta sfoglia e cioccolato mi accoglie appena varco la soglia del locale.
La signora Mara mi sorride, radiosa:- Siamo mattieri oggi, signor Juves.
Sorrido anch'io:- Non riuscivo a dormire.
-Cosa posso servirti?
-Un caffè ed un cornetto al cioccolato.- rispondo.
Mara annuisce, ed io le lascio i soldi sul bancone.
E poi sento qualcosa. Il cuore accelera all'improvviso, senza un motivo apparente. Mi guardo intorno e adocchio uno dei tanti tavoli liberi vicino alla grande vetrata che dà su Santa Monica.
Sto per sedermi, ma inaspettatamente qualcuno entra nel locale. Jenna.
Appena mi vede fermo al bancone la vedo esitare.
Sembra una visione. Indossa una maglietta smanicata rossa e un paio di leggins neri che le fasciano le gambe magre.
I capelli, solitamente ordinati, sono acconciati in una coda di cavallo scompigliata.
Gli occhi marroni spiccano sul viso già abbronzato dal sole della California.
Probabilmente è andata a correre in spiaggia. Le è sempre piaciuto.
È stupenda, ed io non dovrei averlo notato. Ciò che siamo stati è finito anni fa, e non tornerà.
Respiro profondamente, prima di salutarla.
-Ciao Jenna. Cosa ci fai in giro a quest'ora?
-Potrei farti la stessa domanda, Marc.- risponde, fredda.
Si avvicina al bancone ed ordina un cappuccino e un cornetto.
Le barriere che ha innalzato per difendersi sono così spesse che mi sembra quasi di vederle qui, davanti a me.
-Posso almeno offrirti la colazione?- le domando. Lei si volta, ed i suoi occhi scuri mi guardano. Mi ero quasi dimenticato delle pagliuzze dorate che circondano la pupilla. Eppure ora eccole là, a ricordarmi quante volte io non sia riuscito a disegnarle.
-Tra poco arriva anche Malcom.- mi dice, ed io inspiegabilmente le sorrido.
-Pagherò la colazione anche a lui, non è un problema.
A quel punto, seppur diffidente, annuisce.
Le indico il tavolo che avevo adocchiato prima:- Ci sediamo?
-Va bene.- risponde.
Si accomoda davanti a me, poi controlla il piccolo orologio che ha al polso.
Restiamo in silenzio fino a quando Mara non ci lascia davanti le ordinazioni, ed io la ringrazio.
-Hai dipinto, stamattina?- mi chiede allora Jenna per poi prendere un sorso del suo cappuccino.
Annuisco:- Sono così prevedibile?
Scoppia in una risata che mi fa accelerare il battito del cuore. Incredibile quanto potere abbia su di me, nonostante sia passato così tanto tempo da quando rappresentavamo qualcosa l'uno per l'altra.
-Sei sporco di pittura, sotto lo zigomo.- dice.
Le sorrido:- Scusa. Ancora non ho imparato a non sporcarmi con le tempere, ma con il carboncino è anche peggio.
Fa un cenno con la testa:- Mi ricordo.- risponde, poi distoglie lo sguardo dal mio, imbarazzata.
È la prima volta che accenna a noi due da quando è arrivata a Los Angeles. Dovrei cambiare argomento, per aiutarla a districarsi da questa situazione, ma qualcosa nella mia testa mi dice di non farlo. Voglio scoprire se, in fondo al suo cuore e accuratamente occultato dalla ragione, c'è ancora un posto per me.
-Ti ricordi il ritratto a carboncino di Bonnie?- le chiedo.
Ritorna a guardarmi diffidente, mentre bevo un sorso del mio caffè, ormai tiepido.
-Dove vuoi arrivare, Marc?- mi domanda, incrociando le braccia al petto. Mi chiedo fra quanto arriverà il suo ragazzo, e quanto tempo ho ancora a disposizione per parlare liberamente con lei.
-È ancora appeso?- dico ancora.
Annuisce:- Certo. Solo perché te ne sei andato dalla mia vita non significa che abbia rimosso tutto ciò che hai toccato, specialmente qualcosa che rappresenta così tanto per me.
-Se Bonnie è ancora così importante, perché Malcom non ne sa niente?
-Non sono affari tuoi, Marc.
-Ti sbagli. C'ero anch'io quando ti è crollato il mondo addosso e continuavi a cercare una soluzione ai segreti di Bonnie. C'ero quando siamo partiti per realizzare i suoi sogni, c'ero quando sei salita su un palco a New Orleans, quando abbiamo guardato un tramonto sulla spiaggia di Sydney, quando...
-Ho capito cosa intendi, Marc.- mi interrompe, così fredda da farmi venire i brividi.- E se scavi bene nei cassetti della tua memoria, ti renderai conto che c'erano anche Camila e Frederick. Eppure nessuno di loro mi ha mai rinfacciato di non aver parlato di Bonnie a Malcom. Solo perché siamo stati insieme per un po' non hai il diritto di...
La guardo, e ormai non la ascolto più. Non posso credere che stia sminuendo la nostra storia così.
-Per un po'? Jenna, sei seria?
-Ti sembra che sia in vena di scherzare?- mi risponde, acida.
Chiudo gli occhi, poi li riapro:- Sto solamente dicendo che Bonnie è stata così tanto per te, ed il fatto che Malcom non ne sappia nulla... è triste. È come se non ti importasse più di lei, come se ti fossi dimenticata della vostra amicizia.
Puoi anche far finta di aver dimenticato cosa siamo stati noi, ma non puoi fare questo a Bonnie.
Non risponde, ma non distoglie lo sguardo dal mio fino a quando non le arriva un messaggio.
Il telefono vibra sul tavolo in legno, e grandi caratteri appare il nome del suo ragazzo.
Lo prende e risponde:-Dimmi. Ti sto aspettando all'Ocean Side e...- si interrompe, poi chiude gli occhi e borbotta qualche saluto prima di attaccare.
-Devo andare.- dice.
Annuisco.
-Ricordati quello che ti ho detto, Jenna. Stai facendo un torto a Bonnie, non a Malcom.
Mi guarda un'ultima volta, mormora un saluto e se ne va.
La guardo andarsene, poi sento Mara ridere.
-Guai in amore, piccolo Marc?- dice, poi scoppia a ridere.
Scuoto la testa:- Lei è sempre stata più di chiunque altra. E' per questo che mi manca così tanto.

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