8. A Bad Child

➺ 𝐌𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐌𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭

➺ 𝐊𝐞𝐢𝐤𝐨 𝐘𝐚𝐧𝐚𝐤𝐚'𝐬 𝐏𝐚𝐬𝐭 

➺ 𝐅𝐨𝐮𝐫 𝐘𝐞𝐚𝐫𝐬 𝐀𝐠𝐨

[Esatto, avete capito bene: questo è uno dei capitoli riguardante la vita in orfanotrofio]

-6 𝚐𝚎𝚗𝚗𝚊𝚒𝚘 𝚘𝚛𝚎 21:40
-𝙴𝚗𝚘𝚜𝚑𝚒𝚖𝚊'𝚜 𝙾𝚛𝚙𝚑𝚊𝚗𝚊𝚐𝚎 

Keiko Yanaka non era una persona obbediente, il che era un male visto che era la più grande e quindi colei che doveva mostrarsi più responsabile.

Purtroppo non era affatto così, ma almeno c'era Ami che risolveva i problemi visto che in realtà la sorella maggiore sembrava lei.

Poco importava pensò la ragazzina che all'epoca aveva quattordici anni e che in quel momento era scesa al piano proibito all'insaputa dei fratelli minori.

Sapeva che se Jinko e gli altri (Marin soprattutto) l'avessero scoperta, per lei non sarebbe finita bene.

Nessuno dei bambini sapeva cosa si celasse al piano proibito e non c'era motivo che lo sapessero.

Molti narravano di creature che non stavano né in cielo né in terra create da uno degli esperimenti della scienziata, altri di corpi lacerati o peggio ancora di parti del corpo mangiucchiate da qualche cannibale.

Lei sapeva che quelle erano dicerie stupide... o almeno sperava lo fossero. Persino Hideko era stata troppo spaventata per andare con lei lasciandola da sola a compiere quella missione.

Vide una luce uscire da una delle porte insieme a delle voci che discutevano e d'istinto si fermò appiattendosi contro il muro con gli occhi spalancati.
All'epoca non portava ancora le lenti a contatto, e quindi a parte la luce l'unica altra cosa visibile erano i suoi occhi rossi come rubini.

<...siero. Sono in quattro e ormai non sappiamo più cosa farne>

A parlare era stata Mifune pensò lei assottigliando lo sguardo e avvicinandosi ulteriormente per ascoltare meglio

<In che senso lo rifiutano?>

<Pare che su di loro non abbia effetto. Soprattutto su... hai capito no? Glielo abbiamo rifilato almeno dieci volte. Ad una undicesima morirebbero>

<Ma... lo rigettano o..?>

<Le ragazze lo rigettano... la più giovane si è persino ammalata... invece quando entra nel sistema immunitario dei ragazzi svanisce di colpo, soprattutto in quello strano>

Keiko sentì dei rumori di spostamento e poi qualcuno sedersi

<Lavaggio del cervello? O sarebbe troppo?>

<Yuto! Sarai forse impazzito? Non puoi fare il lavaggio del cervello a dei bambini!>

<Oi calma! La mia era solo un'idea. Uccidiamoli direttamente se non abbiamo alternative>

<Non puoi uccidere dei bambini! Ti ricordo che dieci si sono suicidati e sette sono impazziti! Vuoi ucciderne altri quattro?>

La voce del ragazzo dai capelli rosa si fece più rauca

<Non sono figli miei, e se non sono utili allo scopo non vedo perché tenerli in vita>

<Yuto-san... queste sono parole molto forti...>

<Tsk... cosa ne facciamo quindi?>

Kenji intervenne

<Io... direi di tenerli in vita ancora per un po', magari potrebbero ancora servire>

Bambini?

Siero?

Di cosa stavano parlando?

E perché lo zio Yuto stava pianificando di ucciderli?

Con ancora queste domande in testa Keiko si avvicinò alla porta della stanza sbirciando leggermente.

Al centro della sala c'era un enorme tavolo fatto di legno ricoperto da un' enorme tovaglia rossa con dei filamenti dorati. Ad un angolo i quattro erano seduti a discutere. Erano tutti in pigiama a parte Yuto che sembrava appena tornato da lavoro.

Keiko non sapeva ne avesse uno, ma non riusciva a spiegarsi altrimenti perché fosse vestito come un uomo d'ufficio.

Aveva due enormi occhiaie sotto gli occhi e la pelle pallida quanto la sua.

<Ah proposito...>

Intervenne Jinko

<Com'è andata con il contratto?>

Yuto si massaggiò il collo 

<Abbastanza bene... diciamo che forse uno dei muratori non ha totalmente creduto alla balla din un laboratorio di ricerca ma...>

<Di quello me ne posso occupare io>

Finì la frase per lui Kenji guardando intenerito il volto assonnato del fidanzato.

<Uh...oh grazie Kenji-kun te ne sono immensamente grato>

<Yuto-san... non sarebbe meglio se andasse a dormire? Se continua così rischierà di ammalarsi, e dopo l'attentato fatto alla Future Fondation...>

Il terrorista digrignò i denti

<Non mi parlare di quell'attentato... dopotutto quello che ho fatto... non riesco a credere che Makoto Naegi e Kyoko Kirigiri siano sopravvissuti, e anche la loro bambina o bambino! Se solo non avessero avuto quell'imprevisto sarebbero esplosi con tutto l'edificio. BOOM!>

Jinko gli diede qualche pacca di conforto

<E' tardi ormai per pensarci. Mi sa che è ora per tutti di andare a letto>

Keiko spalancò gli occhi correndo verso la parte più buia del corridoio per non farsi beccare trovando un nascondiglio dietro ad una delle colonne vicino alle pareti.

Una volta che i quattro adulti se ne erano andati decise di uscire allo scoperto entrando nella stanza dalla quale loro prima erano usciti.

La stanza non sembrava avere niente di strano, il tavolo era ricoperto di fogli pieni di numeri, formule e progetti riguardante delle costruzioni di qualcosa simile ad un nascondiglio segreto e delle bombe.

Vicino ai fogli però, notò anche delle chiavi poggiate dentro una ciotola ci cristallo.

Allungò una mano per prenderle notando che erano tre, e che accanto ad ognuna di essere c'era una scritta:

C-79

Y-45

K-116

Inarcò un sopracciglio chiedendosi cosa significassero quelle lettere e quei numeri senza riuscire a darsi una risposta completa, quindi decise che avrebbe verificato da sola a cosa servivano e cosa aprivano.

Sapeva di non avere molto tempo prima che Jinko salisse nelle stanze a dare loro la buonanotte e scoprire che lei non era in camera. 

Magari Hideko l'avrebbe coperta, ma non credeva che sarebbe servito a molto visto che sicuramente Ami avrebbe fatto la spia come suo solito visto il suo senso di responsabilità.

A destra il corridoio finiva con un vicolo cieco, quindi andò dalla parte opposta verso sinistra mentre il cuore nel petto le batteva così forte da sembrare quasi volere uscire dalla cassa toracica.

Prese un respiro profondo ed iniziò ad avanzare in piccoli passi cercando di fare il meno rumore possibile, facilitata anche dalla mancanza di scarpe visto che era scesa scalza.

Dopo qualche secondo però, un rumore la fece fermare di colpo. Sembrava il pianto di una bambina e proveniva da una delle porte in fondo, e oltre a quello si sentiva anche un disgustoso odore acre che le ricordava tanto quello del vomito.

Arricciò il naso leggermente disgustata e finalmente vide con chiarezza tre porte davanti a lei.

Quella nel mezzo aveva la scritta C-79 sulla targhetta dorata poggiata in alto, e alla sua destra c'era quella con la scritta Y-45 dalla quale provenivano i singhiozzi che aveva sentito prima.

Dall'ultima a sinistra invece non sentiva assolutamente niente se non qualche rumore di spostamento che però sparì subito. Probabilmente chiunque ci fosse al suo interno stava cercando di non farsi sentire.

Decise di aprire quella nel mezzo con fare insicuro mentre le mani le tremavano dalla paura.

Che cosa avrebbe trovato una volta aperta la porta?

Cadaveri o anche solamente resti di parti del corpo? 

Una creatura mostruosa?

Una passaggio per andare in un mondo parallelo?

Un pazzo armato di ascia o motosega?

Prese un respiro profondo e infilata la chiave nella toppa aprì la porta e quello che trovò la sorprese non poco.

Dentro la stanza c'era una bambina abbastanza piccola con i capelli corti tagliati a caschetto di un colore che al momento non seppe distinguere a causa della scarsa luminosità.

La bambina si allontanò spaventata tenendo in mano quello che sembrava un cuscino sgualcito scivolando però su qualcosa che era sul pavimento.

Quando Keiko vide cosa era per poco non svenne; stesa sul pavimento c'era una distesa di vomito alquanto abbondante 

<Oh mio Dio...>

La bambina la guardò implorante

<Ti prego non farmi del male... la signora coi capelli lilla ha detto che per oggi non avremo più fatto esperimenti...>

Keiko la guardò orripilata  con gli occhi spalancati dall'incredulità. Sapeva che sua madre e gli altri si occupavano di cose non molto illegali e che sicuramente il loro non era un lavoro pulito ma fino a quel punto non lo credeva possibile.

<Come ti chiami?>

La bambina non rispose

<Come ti chiami?>

Lei la guardò sempre con quella sua aria spaventata stringendo il cuscino con più forza

<Come ti chiami?>

<Io mi... io... il mio nome è... Esperimento C-79. La signora con i capelli lilla ha detto che devo rispondere così quando mi chiedono come mi chiamo oppure... mi castigherà>

La medianista strinse i pugni

<Però... il tuo vero nome lo ricordi>

La bambina annuì e Keiko fece un sospiro di sollievo non volendola però forzare a dirglielo

<Quanti anni hai?>

L'altra abbassò il capo

<Non lo so... non so quanto tempo è passato da quando sono qua...>

Keiko ci pensò su. Lei era da un anno che stava in orfanotrofio, da quando i suoi genitori erano morti quindi anche se non ne era sicura magari anche la ragazzina era lì più o meno dal suo stesso tempo

<Credo... sia passato un anno da quando sei arrivata qua>

<Oh... allora credo di avere undici oppure dieci anni>

In effetti era molto piccola

<Tu come ti chiami?>

La ragazza sobbalzò

<Io? Ehm... io sono Keiko ed è un piacere conoscerti.>

La bambina annuì barcollando leggermente all'indietro e venendo salvata appena in tempo dalla medianista che la prese al volo prima che cadesse toccandole la fronte.
Era bollente.

<Io... forse è meglio se vai a dormire va bene? Io domani ti porterò le medic...>

La bambina scosse la testa

<No... la signora con i capelli lilla ha detto che se mi dà le medicine mi sentirò peggio>

Keiko annuì e le poggiò la testa sul cuscino mentre lei si addormentava.

Una volta tornata su in camera decise che ne avrebbe parlato con Ami, che al momento le sembrava la persona più giusta per discutere quell'argomento.

-7 𝚐𝚎𝚗𝚗𝚊𝚒𝚘 𝚘𝚛𝚎 18:15
-𝙴𝚗𝚘𝚜𝚑𝚒𝚖𝚊'𝚜 𝙾𝚛𝚙𝚑𝚊𝚗𝚊𝚐𝚎

<Keiko questa è una pazzia>

<Ami ti pregio devi vedere com'era ridotta quella bambina>

<Sei sicura? Okasan non è una cattiva persona>

<Lo so, ma se quei bambini sono rinchiusi lì dentro un motivo ci sarà>

<Ma senza chiavi come pretendi entrare?>

<Ti ricordi il giorno che sono rimasta chiusa dentro in bagno che poi lei mi ha liberata?>

<Sì>

<Ecco visto che avevo ancora tanta paura mi ha insegnato un metodo per aprire le porte anche senza chiavi>

Ami sospirò sconfortata ma seguì lo stesso la sorella maggiore verso le porte del giorno prima

Stavolta non si sentivano singhiozzi, e non si sentiva più l'odore acre del vomito. Molto probabilmente avevano pulito.

Aprì la porta e vide che in effetti aveva avuto ragione, il vomito era scomparso, ma la bambina era ancora stesa a terra con la pelle pallida e il volto sofferente.

Ami si tappò le mani con la bocca davanti alla scena, e Keiko si chiese che reazione avrebbe avuto se l'avesse vista ieri sera.

La bambina pareva dormire, quindi le due decisero di non svegliarla e lasciarla dormire in pace.

Una volta uscite chiudendo delicatamente la porta Ami guardò le altre due

<Sei entrata solo in quella?>

La maggiore annuì 

<C'era troppo poco tempo per vedere anche le altre>.

Decisero di entrare in quella a sinistra e la scena che vi ritrovarono era la stessa: una stanza praticamente vuota contenente solo una bambina ed un cuscino. Stessi capelli tagliati a caschetto e divisa nera simile a quella dei carcerati. Stavolta però la bambina aveva i capelli più scuri e sembrava molto meno spaventata, anzi le guardava apatica.

<Cosa v...volete?>

<Ehy piccolina... ehm... io sono Ami...>

<Hai i capelli lilla anche tu! Vuoi farmi gli sperimenti come l'altra donna?>

<Cos...No...Voglio solamente parlare>

Keiko guardò la bambina annuendo con fare rassicurante, sembrava più o meno della stessa fascia di età dell'altra, forse più grande

<Come ti chiami?>

<Esperimento Y-45>

<Oh... il tuo vero nome?>

<Non ci è permesso rivelarlo>

<Capisco...>

La bambina si sedette a terra con le gambe incrociate, osservando le altre con curiosità

<Avete visitato anche l'altra bambina? Lei sta sempre male, è sempre ammalata>

<Davvero?>

<Sì, infatti non gioca mai con me, e l'altro bambino è sempre arrabbiato>

Keiko ed Ami si guardarono 

<Credevo fossero due bambini>

La bambina scosse la testa continuando ad abbracciare il cuscino

<Io ne ho visto solo uno che urla e scalcia sempre. Lo chiamano K-116 quindi non so il suo nome... ma la signora lo sgrida sempre>

Le due ragazze si guardarono 

<Come fai ad essere così calma?>

Le chiese Keiko leggermente incredula. L'altra bambina sembrava essere veramente spaventata, questa invece era calmissima

<Semplice>

rispose questa guardandole apatica

<Sono nella mia modalità Kuudere>

⇒ Salve!

Mi scuso se questo capitolo è più corto degli altri ma non volevo raccontare tanto.

Prima però vorrei dire delle cose:

-Come avrete notato ho cercato di non inserire scenette comiche questa volta perché non mi pareva il caso vista la situazione, come avete notato le due bambine erano rinchiuse in delle gabbie senza contatti col mondo esterno, e la prima sembrava sul punto di morte.

-Entrambe hanno detto di ricordare il loro nome ma avevano troppa paura per rivelarlo facendosi chiamare con il nome di esperimento, purtroppo però ci sono casi di bambini che davvero dopo essere stati torturati e castigati delle volte scordano il loro nome credendo davvero di chiamarsi come un oggetto.

-La prima volta che Keiko è andata al piano di sotto è rimasta sconvolta dalle condizioni di vita della bambina, come avrete notato ella sguazzava e dormiva nel vomito che è stato ripulito ma dopo che era stato lì forse per settimane.
Yuri (Abbiamo capito tutti che è lei) era meno sconvolta aiutata dalla sua modalità kuudere, al contrario l'altra era anche più debole fisicamente.

-La ragione per la quale la prima bambina non prendeva la medicina è per il sepmplice fatto che se la prendesse a causa del siero morirebbe

-Come vedete Yuto è piuttosto diretto quando si parla dei bambini dicendo tranquillamente che se non sono utili allo scopo li ucciderebbe tranquillamente.
Non è che ora lui sia cambiato, lo pensa ancora, e nonostante sia sempre buono e faccia il buffone la maggior parte del tempo alla fine non fa niente per salvare o proteggere gli Ultimate, accusando persino Ami di aver rovinato il suo piano invece che fare come Jinko che ha pianto per la morte di quella che vedeva come sua figlia.

Spero che anche se corto vi sia piaciuto.

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