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Yunhee
Era arrivata la fine di novembre e, con ciò, era arrivato anche il compleanno di Wooyoung. Aveva tenuto una festa con i suoi amici la sera stessa, ma ovviamente io non ero stata invitata perchè sarebbe stato strano se avesse portato in discoteca i suoi tre migliori amici e la sua segretaria.
Ma questo non voleva dire che non avesse avuto un regalo da parte mia.
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Per questo motivo che in quel momento Wooyoung si trovava sopra di me, precisamente in mezzo alle mie gambe, mentre era dentro di me, che intanto ero sdraiata a pancia in sù sul divanetto che c'era all'interno del suo ufficio. Si, essendo lui il capo dell'azienda, aveva quasi un intero appartamento dentro quell'ufficio, ma come biasimarlo? Passava più della metà del suo tempo lì dentro.
«Woo!»gemetti quando iniziò a spingere e ad aumentare la velocità e la forza con cui si muoveva al mio interno. Colpiva tutti i punti in cui lo volevo di più e ciò mi faceva aprire la bocca a causa del piacere.
«Ti piace, non è così?»mi domandò a pochi centimetri sulle labbra, anche se sapeva perfettamente che mi piaceva. Poteva dirlo da come continuavo a mugolare, da come mi stringevo al suo corpo o dal semplice fatto che erano mesi che ormai scopavamo e io ogni giorno tornavo per averne ancora di più, non pensando mai di averne abbastanza.
«Essere trattata come una puttana a pochi metri dai tuoi stessi colleghi.»continuò poi, prendendo a lasciarmi baci sul mento, la mandibola e poi lungo il mio collo, mordendo ogni porzione di pelle a sua disposizione come se fosse un suo diritto. Io continuai a gemere ad occhi chiusi, e cercai di mormorare una risposta alle sue parole ma senza riuscirci, a causa di mancanza di aria nei miei polmoni.
«Non riesci nemmeno a parlare.»commentò lui sul mio petto, esposto davanti a lui e ora pieno di segni rossi che poco prima lui stesso aveva creato. Prese uno dei miei capezzoli tra le labbra e con una mano prese a massaggiarmi l'altro, continuando a spingere dentro di me. Buttai la testa all'indietro, gemendo sempre più forte e sentendomi sovrastimata da tutte le attenzioni che mi stava rivolgendo.
«Sono così grosse.»disse poi riferendosi ai miei seni e io sgranai gli occhi, sentendo un impulso di spostarlo da sopra di me e andarmene da quella stanza, ma non ci riuscii perchè immediatamente dopo le sue dita furono sul mio clitoride, fossilizzandosi su di esso per darmi ancora più piacere se fosse possibile.
«Oddio, Youngie!»mugolai infatti, facendomi scappare dalle labbra quel ridicolo nomignolo che da giorni ronzava nella mia testa, insieme ad altri pensieri che volentieri avrei voluto cacciare ma che purtroppo rimanevano fissi. Comunque non ci volli pensare in quel momento, volendo focalizzarmi soltanto su quello che stavo provando e sulla sua pelle contro la mia.
«Oh? Questo mi è nuovo.»disse lui e potei avvertire benissimo il sorriso sul mio petto, i suoi denti perfetti affondarmi nella carne e facendomi scappare un gemito più alto degli altri, che cercai immediatamente dopo di nascondere portando una mano che fino a quel momento era stata a graffiare la sua schiena sulla mia bocca. L'altra mano però rimaneva attorno alle sue spalle, dove avvertivo il leggerlo dislivello causato dal tatuaggio inciso sulla sua pelle perfetta.
«Chiamami di nuovo.»ordinò poi, staccando la bocca dalla mia carne e tornando al mio livello del viso, guardandomi negli occhi anche se io li chiusi quasi subito quando avvertii il mio orgasmo approcciare. Mi morsi il labbro inferiore e cercai di trattenere ogni suono, affondando ancor di più le unghie nella sua pelle, cosa che lo fece grugnire di conseguenza.
«Youngie.»obbedii io allora, tenendo gli occhi aperti e fissi nei suoi quando lo feci, perchè sapevo che il contatto visivo era qualcosa che lo mandava completamente fuori di testa e che quindi, di conseguenza, non avrebbe fatto altro che portarmi in vantaggio ed avere più piacere. Infatti lui, non appena il nome entrò nelle sue orecchie sembrò svegliarsi completamente, prendendo ad andare ancora più forte, cosicchè il rumore delle nostre pelli che si scontravano divenne indistinguibile.
«Brava, piccola.»sussurrò poi al mio orecchio e in quel momento avvertii il raggiungimento del mio apice. Iniziai a gemere incontrollatamente e ad alzare il bacino per andare incontro alle sue spinte, ma fui bloccata quasi subito quando entrambe le sue mani mi spinsero giù tramite la presa che aveva sui miei fianchi.
«Non muoverti.»ribattè ancora e io avvertii le mie interiora reagire immediatamente a quell'ordine, preparandomi al raggiungimento del mio orgasmo, cosa che stavo cercando di ottenere dall'inizio di quell'amplesso.
«Sto per...»iniziai a dire quando poi seppi di aver raggiunto il limite e senza alcun altra parola venni attorno al suo membro ora pulsante. Riuscivo ad avvertire i suoi movimenti anche attraverso il preservativo e capii quasi subito che anche lui fosse venuto, probabilmente anche a causa mia. Più volte mi aveva detto che infatti sapere di aver dato piacere a me lo eccitava come nient'altro in questo mondo.
Dopo le ultime spinte per far finire entrambi per bene si fermò e si accasciò sul mio petto che ora si alzava ed abbassava per avere più ossigeno possibile: era una routine ormai, quella di fare sesso tutti i giorni e poi rimanere in pace con noi stessi per un attimo di tempo, cercando di ottenere di nuovo i nostri pensieri e di tornare suoi nostri stessi passi.
Wooyoung dopo un po' si alzò dal mio corpo e uscì da me, facendomi immediatamente avvertire una sensazione di vuoto a cui ormai ero abituata. Si rimise in piedi e andò in bagno, per poi tornare con un asciugamano.
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Senza che nemmeno io glielo chiedessi pulì il mio corpo con delicatezza e poi mi aiutò a rimettermi in piedi. Una volta fatto entrambi ci rivestimmo velocemente e, appena però mi incamminai avvertii immediatamente una sensazione strana, alla quale mi stavo purtroppo abituando.
La nausea mi colpì in pieno, come mi capitava da qualche giorno ormai, e avvertii subito la gola stringersi e lo stomaco rivoltarsi su sè stesso. Feci in tempo a mettere la mia mano davanti alla mia bocca e a correre in bagno, che misi la testa sul water e vomitai.
«Yunhee!»la voce di Wooyoung in quel momento era offuscata, non la sentivo, essendo troppo concentrata sul dolore che stavo avvertendo proprio alla bocca dello stomaco e sul mio palato. Sentii dei passi avvicinarsi a me di fretta ma io non ci prestai troppa attenzione, continuando a vomitare tutto quello che avevo in corpo da quella mattina.
I capelli mi furono tirati indietro, probabilmente il mio capo li stava tenendo tra le sue mani, mentre finivo di sentire quella sensazione nauseante in tutto il corpo. Non appena ebbi finito, mi misi di nuovo a sedere, respirando velocemente e cercando di far ritornare il battito del mio cuore ad un ritmo normale.
Wooyoung mi aiutò a mettermi in piedi e mi portò al lavandino, aprendo l'acqua e poi portandomi il viso vicino al getto, sciacquandomi poi la bocca quanto più gli fosse possibile. Non sapevo come fosse possibile, ma nel mil universo il mio capo mi aiutava a vomitare e mi puliva il viso con tranquillità, dopo avermi scopata senza alcun ritengo.
«Stai bene?»mi domandò dopo un po', quando fui in grado di tenermi in piedi autonomamente e quando fui certa che ogni traccia della mia nausea fosse svanita del tutto dal mio viso. Mi voltai a guardarlo ed annuii, non volendo entrare troppo nel dettaglio con lui.
Il fatto era che non sapevo più cosa mi stesse succedendo. Da in po' di tempo non mi sentivo in forma, stavo male con lo stomaco ed ero sempre stanca, sintomi che avevo sempre avuto durante le mestruazioni.
Il problema era che non ero in quel periodo del mese, anzi, ero in ritardo.
«Non mi sembra che tu stia bene, ti capita spesso di stare così?»chiese ancora, e io percepii la preoccupazione nel suo tono di voce, presente anche sul suo volto. In quel momento, nonostante fossi io quella che stava male, lui sembrava così vulnerabile, e non volevo credere che lo fosse soltanto per causa mia.
«Si, stai tranquillo, è solo un periodo.»mentii allora, sapendo perfettamente che non era vero. Che non era possibile che stessi avendo delle nausee, dolori, stanchezza e anche il mio seno era più gonfio, proprio quando non stavo avendo il mio ciclo. Volevo fosse tutto una fatale coincidenza, ma dentro di me sentivo che ciò non era possibile e che probabilmente non era così.
In realtà non sapevo nemmeno come fosse possibile il contrario. Insomma, ogni volta che avevamo avuto un rapporto avevamo utilizzato le precauzioni, e io non ero mai andata a letto con nessun altro da quando avevamo iniziato la nostra "relazione", perciò mi chiedevo davvero come...quel che pensavo potesse essere possibile.
«Torna a casa, Yunhee, prenditi qualche giorno di riposo per rimetterti in sesto.»la sua voce mi riportò alla realtà, distogliendomi da ogni mio pensiero e portandomi a guardarlo negli occhi. Se fosse successo...Wooyoung sarebbe dovuto essere coinvolto, in qualsiasi cosa mi sarebbe successa.
«Non so quando starò meglio.»dissi, questa volta con onestà, e lui mi afferrò dalle spalle e mi mostro un sorriso, per poi accarezzarmi il viso. Per un attimo riuscii a tranquillizzarmi, pensando che tutto sarebbe andato per il meglio qualunque cosa sarebbe accaduta, che lui in ogni caso sarebbe stato al mio fianco. Ma quelle certezze caddero subito dopo.
«Stai tranquilla, non morirò senza di te.»affermò infatti e io improvvisamente mi ricordai che tipo di rapporto veramente c'era tra di noi: io ero la sua segretaria e lui era il mio capo, il mio datore di lavoro, non il mio ragazzo o un mio amico. Quello che c'era tra di noi non sarebbe dovuto esistere a priori, e avevamo sbagliato fin dall'inizio a dedicarci così tanto l'uno all'altra.
Dovevo allontanarmi da lui, dovevo tornare al mio posto e capire che tutto quello che c'era tra di noi in realtà era finto. Non c'era nulla, infatti, e dovevo farmene una ragione a riguardo. Per questo motivo dovevo smettere di stargli così vicino: non potevo più permettermelo, non ora che le cose potevano finire...in un certo modo.
«Riprenditi, va bene?»mi salutò infine e io non riuscii a rispondergli, sentendo improvvisamente un nodo in gola che non mi avrebbe permesso di parlargli, questo perchè stavo avvertendo un'improvvisa voglia di piangere. Abbassai gli occhi e annuii, per poi girarmi il prima possibile e indirizzandomi verso la porta dell'ufficio, per andarmene il prima possibile da lui e non permettergli quindi di vedermi in lacrime.
Non appena fui in macchina risi amaramente vedendo le risposte dei miei amici al mio tweet e poi misi in moto, spegnendo il telefono e riprendendo a piangere come avevo fatto fino a quel momento nell'ascensore.
Avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere, ero spaventata da morire e sapevo perfettamente che c'era soltanto un modo per scoprire la verità, ma anche la verità mi spaventava fin troppo. E se ciò che pensavo fosse vero? Cosa avrei fatto a quel punto?
Non potevo essere incinta, non era possibile. Avevamo usato sempre il preservativo, come era potuto accadere? Eppure non era nemmeno possibile che avessi tutti quei sintomi per pura casualità. Sintomi che, tra l'altro, ogni donna ha quando aspetta un bambino.
No, dovevo smetterla di pensarci.
E allora perchè avevo appena parcheggiato davanti ad una farmacia? Doveva essere stato il mio subconscio che, non appena aveva visto il simbolo verde a forma di croce aveva mandato l'avviso ad ogni mio senso e che quindi mi aveva costretto a fermarmi lì. Rimasi dentro la macchina spenta per minuti interi, mordendomi le unghie delle mani non sapendo esattamente cosa fare. Anzi, in realtà lo sapevo, ma non volevo farlo.
Sospirai e, alla fine uscii dall'auto. Comprarlo non costava nulla, nel caso non lo avrei fatto, no? Cosa c'era di male avere un test di gravidanza a portata di mano? Non significava che fossi per forza incinta, giusto?
Entrai dentro la farmacia e mi indirizzai subito al bancone, chiedendo quello che mi serviva e facendomelo dare con mani tremanti. Non riuscii nemmeno a guardare la donna che me lo servì negli occhi e lei non fece domande, fortunatamente. Lo pagai ed uscii immediatamente di lì, entrando di nuovo in macchina e infilandolo dentro la mia borsa, non volendo nemmeno vederlo.
Poi ripresi a guidare, stavolta con direzione casa mia, continuando a piangere come se il mondo stesse per finire.
Il dubbio c'è🫣
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