♤24
Wooyoung
Passarono i giorni da quando Yunhee era sparita, e io ormai sapevo per certo la verità: era stata rapita, dalle stesse persone che mi avevano minacciato attraverso delle sue foto. Ero stato un idiota a non darci troppo peso, avrei dovuto agite prima e fare qualcosa al riguardo, ma non potevo, e perciò adesso ne pagavo le conseguenze, o meglio, Yunhee ne pagava le conseguenze.
Quando eravamo andati alla centrale avevo subito voluto utilizzare le email che mi erano arrivate fino a quel momento come prova schiacciante di chi fosse stato a rapirla, ma non sapevo come potesse essere stato possibile, e tutte le email erano sparite, purtroppo anche quelle che ritraevano lei in delle foto.
Per questo motivo le accuse sembravano prive di senso, e nessuno aveva creduto nè a me nè agli altri che avevano "testimoniato" in mio favore, e perciò qualche poliziotto, dopo avergli elencato tutta la situazione, aveva detto che Yunhee è un'adulta in grado di compiere le sue scelte, e che quindi probabilmente aveva voluto iniziare da capo una nuova vita da qualche altra parte, con il bambino.
Idioti. Idioti che non capivano la gravità di tutta quella situazione. Yunhee non avrebbe mai e poi mai fatto una cosa del genere, soprattutto non dopo tutto quello che avevamo passato e tutto quello che ci eravamo detti soltanto il giorno prima che lei sparisse. Più volte sia io, che i miei amici, che i suoi avevamo tentato di spiegare che lei non l'avrebbe mai fatto, ma non eravamo mai stati creduti.
Io stavo impazzendo, erano passati giorni da quando tutto ciò era successo, e io non sapevo più cosa fare. Non riuscivo a stare tranquillo, a dormire in pace ma nemmeno a stare da solo, con la testa sempre tra i pensieri di cosa poteva star succedendo alla mia ragazza e a commiserarmi perchè la colpa dopotutto era mia.
Era per causa mia che lei si trovava in quella situazione, se avessi parlato prima, se avessi denunciato la cosa a qualcuno, probabilmente tutto ciò non sarebbe mai successo. E non sarebbe mai successo nemmeno nel caso in cui non avessi iniziato a provare attrazione nei suoi confronti, in quel caso nessuno avrebbe mai avuto ragione per prendere lei come mio punto debole. Ero sicuro che la persona che aveva architettato tutto avesse qualcuno all'interno della mia compagnia, che avesse visto e conosciuto i miei movimenti e di conseguenza il legame che avevo con Yunhee. Avrebbero potuto ricattarmi con chiunque, tramite San, tramite Seonghwa o tramite Yeosang ad esempio, ma non l'avevano fatto e avevano preso subito Yunhee.
In quel momento mi trovavo in macchina, con le mani tra i capelli e la fronte poggiata sul volante. Cercavo in ogni modo di non piangere, dal momento che a breve sarei dovuto entrare in casa e farmi vedere da altre sette persone con il viso incasinato non mi sembrava il caso. Ormai passavo la maggior parte del tempo con i miei amici, e quelli di Yunhee, alcuni di loro erano più a pezzi di me, e proprio per questo motivo avevamo iniziato a trovarci bene e a condividere i nostri pensieri.
Proprio quando sentii gli occhi bruciarmi, una vibrazione nella tasca del mio pantalone mi fece riprendere, e subito afferrai il telefono per controllare di cosa si trattasse.
Dopo aver finito di leggere quei messaggi sospirai, e finalmente mi decisi ad uscire dalla mia auto e ad entrare in casa. Suonai il campanello e, quasi dopo qualche secondo, la porta mi fu aperta da Jongho e io entrai dentro, dove vidi tutti quanti seduti chi su una sedia, chi sul divano.
«Stai bene amico?»mi domandò San, mentre mi andavo a mettere tra lui e Hongjoong, entrambi seduti sul divano, mentre il silenzio era calato nell'intera abitazione. Io comunque annuii, non guardando nessuno in particolare, e poi piegandomi in avanti e poggiando i gomiti sulle gambe.
«Allora, novità?»chiese poi Mingi subito dopo, e io non seppi che si stesse riferendo a me fino a quando non alzai la testa e vidi gli occhi di tutti puntati su di me; e io sapevo che a breve, quando avrei risposto, avrei fatto cadere ogni piccola speranza che avevano.
«Nessuna, a quanto pare tutto tace, non si è fatto sentire nessuno da dopo il post su Instagram in cui sono stato taggato.»spiegai, ricordando in breve il giorno in cui avevo visto quella notifica, e ricordando perfettamente anche come nemmeno quella cosa era importata a nessuno come prova.
«Possibile che nessuno fa niente?»sbottò Yeosang, dandosi una pacca sulla coscia mentre Seonghwa andava a carezzargli la schiena per farlo tranquillizzare almeno di poco.
«Perchè a nessuno frega nulla, sono tutti convinti che lei se ne sia andata di sua spontanea volontà.»rispose Hongjoong passandosi la mano tra i capelli blu con fare frustrato, e io potei avvertirla anche attraverso l'espressione che aveva in viso.
«Il che è assurdo visto che noi otto continuiamo a ripetergli che ciò non può essere possibile.»continuò Yunho, alzandosi in piedi e camminando avanti ed indietro in mezzo al salotto, e io sentii un peso sullo stomaco che purtroppo conoscevo bene.
«Ed è ancora più assurdo che anche con il figlio di Wooyoung in mezzo nessuno faccia nulla.»quando Seonghwa nominò il mio nome avvertii i brividi sul mio corpo. Avevo paura che le stessero facendo qualcosa, che potesse succedere qualcosa al bambino proprio adesso che io e Yunhee avevamo trovato un accordo e della pace tra di noi: proprio adesso che sembravamo star meglio l'uno con l'altra.
«Infatti, non hai qualche diritto sul bambino, tu?»mi chiese dopo un po' Jongho e io deglutii, avvertendo tutta l'attenzione su di me e sentendomi come sul bordo di un palazzo, pronto a cadere e a sentire l'impatto fracassarmi le ossa.
«No, visto che non è mai stato confermato da nessuna parte che io sono il padre.»risposi io, sbattendo le mani tra di loro e poi riprendendo a guardarle, cercando di tranquillizzarmi e di non esplodere, mentre gli altri sette attorno a me continuavano a discutere riguardo il da farsi.
«Abbiamo le mani completamente legate.»commentò Yeosang appoggiando la testa al muro dietro di lui e chiudendo gli occhi. Io feci lo stesso e cercai di concentrarmi sul mio respiro, quando il peso nello stomaco arrivò ad invadere anche il mio petto, e sapevo bene che a breve avrei avvertito l'ansia e la paura offuscarmi il cervello.
«Quindi, dobbiamo soltanto aspettare?»domandò Jongho a nessuno in particolare e cadde quasi totalmente il silenzio tra di noi per un po', e io sapevo che quel silenzio fosse la risposta alla sua domanda: si, dovevano solo aspettare che qualcuno facesse una mossa, cosa che però non sarebbe partita da me, perchè non sapevo assolutamente cosa fare.
«Io sono stanco di aspettare.»sbottò Yunho, dando un pugno contro la porta vicino a quale si trovava, e facendo girare la testa di scatto a noi tutti. Mingi si alzò immediatamente e lo raggiunse, prendendolo dalle spalle e cercando di calmarlo, o almeno di farlo di nuovo mettere a sedere.
Capivo perfettamente perchè Yunho stesse cosí. Il sentirsi incapace di fare qualsiasi cosa, sapere che anche qualsiasi cosa provata a fare fosse probabilmente inutile mi stava mandando fuori di testa, e capii in quel momento che non fossi l'unico in quelle condizioni. E saperlo mi metteva ancora più paura di sempre, sapere che nessuno potesse essere in grado di farmi riavere Yunhee, contemporaneamente al sapere che ogni cosa che avessi fatto non mi avrebbe aiutato in nulla, mi terrorizzava a morte.
«Non possiamo fare altrimenti.»affermò San e io sapevo che lui aveva ragione, che ciò fosse vero e questo continuava a non fare di meglio per me. Allora sentii i battiti del mio cuore aumentare di botto e capii che a breve non avrei potuto trattenermi.
«Ogni minuto che passa, non sappiamo cosa le potrebbe succedere...»disse Mingi, e io chiusi le mie mani in due pugni, cercando di non scoppiare lí in quell'istante.
«Dobbiamo continuare a cercare.»disse Seonghwa, afferrando la mano di Yeosang in cui sapevo lui riusciva a trovare conforto, ma a me non fece altro che ricordare che io quel conforto che trovavano loro due l'uno nell'altro non lo avevo da giorni, e questo perchè Yunhee non era accanto a me.
«Cercare cosa? Non abbiamo alcun indizio.»rispose freddo Hongjoong e io a quel punto mi alzai in piedi di scatto, il mio corpo nemmeno in corretto collegamento col mio cervello e semplicemente iniziai a indirizzarmi verso la porta, per uscire di lí.
«Vado...vado un attimo a prendere un po'...d'aria.»mi scusai soltanto a bassa voce e non guardando nessuno in faccia, uscendo poi dalla casa. Mi appoggiai al muro e cercai di respirare profondamente, ma non facevo altro che sentire il battito del mio cuore accelerato e la bocca asciutta.
Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi, ma ogni volta che respiravo sentivo dolore al petto, e perciò facevo difficoltà anche a respirare in un certo sento. Non riuscivo a calmarmi, e probabilmente non ci sarei mai riuscito se non avessi spento il mondo per un attimo e concentrarmi solo su me stesso.
Per questo motivo allora mi feci scivolare lungo la parete e mi piegai su me stesso, chiudendo la testa tra le mie braccia e cercando di respirare tranquillamente, o almeno di prendere il ritmo. Mi sentivo isolato dal mondo, che nulla fosse attorno a me e che io fossi completamente da solo. Per quanto sdolcinato fosse, con l'assenza di Yunhee non potevo far altro che sentirmi completamente solo.
«Va tutto bene?»una voce vicino a me mi distolse da tutto quello che stavo sentendo, dal peso continuo che continuava a farmi male nel petto, e immediatamente voltai la testa verso dove proveniva la voce, incontrando poi gli occhi confusi e preoccupati di Yunho. Ovviamente fui tentato a non rispondergli e a continuare ad ignorarlo, ma stranamente la sua presenza mi aveva distratto da come ero stato fino a quel momento.
«Sto bene.»risposi freddo, tornando a guardare dritto davanti a me e passandomi le mani sul viso, sentendo l'imminente voglia di esplodere in un pianto per compensare la mancanza del dolore che avevo sentito fino a quell'istante.
«Puoi piangere, se vuoi.»disse il rosa, raggiungendomi e sedendosi anche lui accanto a me, io voltai la testa di lato e fu come se, appena lo disse, io sentii gli occhi andare in fiamme e di conseguenza riempirsi anche di lacrime, nonostante fino a quel momento non avevo sentito affatto il bisogno di lasciarmi andare in un pianto, solo di reprimere quel dolore che mi aveva investito.
«Non si risolve niente piangendo.»gli risposi, per poi premere le nocche sugli occhi per vietarmi di lasciarmi andare. Lui di lato a me sospirò e rimase in silenzio per un po', probabilmente si sentiva esattamente come me ma forse per lui era più facile esprimere le sue emozioni, in mio contrario.
«Vero, ma potresti sentirti meglio.»ribattè ancora e io mi sentii crollare con quelle parole. Allora le prime lacrime scesero silenziose lungo le mie guance, e subito dopo ne scesero altre, fino a quando iniziai a piangere completamente. Singhiozzai rumorosamente, non tenendomi alcun rumore per me e lasciandomi completamente andare.
Piansi per Yunhee, piansi per il bambino, piansi per la situazione, piansi per il fatto che fossi impossibilitato dal fare qualsiasi cosa. L'essere inutile mi distruggeva e il non sapere quello che le potesse star succedendo in questo preciso istante mi mandava fuori di testa.
«Non starò b-bene fino a quando non avrò di nuovo Yunhee t-tra le mie braccia.»singhiozzai infine, premendo i palmi delle mie mani entrambi sugli occhi, lui rimase in silenzio perchè capii che lui la pensava nel mio stesso modo, allora per un attimo rimanemmo in quel modo, io che cercavo in tutti i modi di impedire alle mie lacrime di scendere e lui che concordava silenziosamente con me. Questo ovviamente fino a quando si voltò di scatto verso di me e mi afferrò dalle spalle, tirandomi di fronte a lui e guardandomi negli occhi.
«Senti, so quanto ci tieni a lei, e al bambino, ma non risolverai nulla facendo cosí, non dormendo e nemmeno mangiando.»iniziò a dire e io corrucciai le sopracciglia, non sapendo cone fosse possibile che lui potesse sapere nel dettaglio come stesse andando la mia vita ultimamente.
«Come fai a...»feci per dire ma lui ovviamente non mi rispose e anzi, si alzò in piedi e io lo guardai dal basso, per poi notare la sua mano allungata verso di me, per aiutarmi a mettermi in piedi.
«Torniamo dentro, dagli altri.»mi disse, mostrandomi un piccolo sorriso, e io per un attimo rimasi interdetto dal modo in cui mi aveva parlato, che non avrei mai creduto potesse aiutarmi ma in quel caso sembrò proprio ciò che mi serviva. Allora mi alzai in piedi e mi asciugai le ultime lacrime, poi prima di dirigerci di nuovo dentro l'abitazione e tornare dagli altri, lo sentii dirmi:
«Stiamo tutti soffrendo, magari se ne parli potresti stare meglio.», poi semplicemente entrò dentro casa e io aspettai qualche secondo di più prima di seguirlo dentro.
Forse era vero, forse l'avere qualcuno accanto avrebbe potuto davvero aiutarmi, magari insieme avremmo trovato Yunhee più facilmente e l'avremmo fatta tornare a casa il prima possibile.
Ho visto gli Ateez a Parigi😭
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