♤22

Wooyoung

Quando quella mattina mi svegliai, lo feci con la più grande felicità che avevo mai sentito nell'ultimo periodo della mia vita. Il sorriso che avevo in volto difficilmente sarebbe sparito quel giorno, e altrettanto difficile sarebbe stato scalfire il mio umore d'ora in poi.

Sapere di avere accanto adesso qualcuno con me, per affrontare le cose che io consideravo difficili nella mia vita, era strano e altrettanto qualcosa di speciale. Yunhee era la prima persona che mi accettava per come ero, e non stava con me solo perchè avevamo un bambino da crescere, ma anche perchè io le piacevo davvero e che voleva provare davvero a formare una famiglia con me.

Una famiglia. Chi l'avrebbe mai detto? Che sarei stato in grado di formare una famiglia di mio, quando quella che mi aveva messo al mondo si era sgretolata proprio sotto i miei occhi quando ero più giovane. Ancora facevo stento a crederci, ma quando mi veniva in mente sorridevo di conseguenza, senza nemmeno accorgermene, e non riuscivo a smettere di pensare ad altro che a Yunhee e al bambino che portava in grembo.

Un bambino che finalmente avevo avuto il privilegio di sentire con mano mia. Era stato strano, per me, toccare la sua pancia dopo così tanto tempo, un atto così intimo, forse anche più delle cose che eravamo abituati a fare in passato, ma che mi scaldava il cuore di ghiaccio che avevo in petto. Finalmente riuscivo ad essere amato, a sentirmi amato e ad amare incondizionatamente qualcos'altro: mio figlio. O figlia, ecco.

Avevo sempre chiamato il bambino in maniera generica, perchè al momento nessuno di noi aveva la più pallida idea di cosa aspettarci, e nè a me che a Yunhee era mai sembrato importare del sesso del feto, e nemmeno di sapere cosa l'altro preferisse; c'era infatti voluta una domanda da parte della mia famiglia per farci capite che anche su questo eravamo della stessa opinione e che entrambi preferivamo una femmina.

Io ero sempre stato circondato da maschi nel corso della mia vita, che fossero fratelli o migliori amici, addirittura mio padre durante il divorzio si era preso la briga di occuparsi di me. Quindi, avere una seconda ed importante figura femminile nella mia vita, dopo Yunhee ovviamente, mi scaldava il cuore ancor di più. Ovviamente l'amore che avrei provato per un maschio o per una femmina sarebbe stato lo stesso, dopotutto in ogni caso io e la mamma avremmo sempre potuto provare ad avere un secondo bambino, no?

«Sei piuttosto felice, oggi.»ero talmente preso nei miei stessi pensieri dal non essermi reso conto della presenza dei miei tre migliori amici dietro da me fino a quando non sentii proprio le parole di Yeosang che ora mi guardava con un sorrisetto divertito di qualcuno che sembrava saperla lunga.

«È perchè il nostro amato e piccolo Wooyoung si è trovato la fidanzatina finalmente.»gli diede man forte San accanto a me, dandomi una forte spallata e facendo ridere gli altri due e alzare gli occhi al cielo me: sapevo che quel giorno non mi avrebbero mai dato pace, ma non pensavo che avrebbero iniziato ad assillarmi sin da subito quel giorno.

«Crescono cosí in fretta.»continuò Seonghwa con voce sognante e fingendosi una mamma, mentre teatralmente si asciugava una finta lacrima dal viso con il dorso della mano, mentre con l'altra apriva la porta del mio ufficio per lasciarci entrare.

«Oh mio Dio, piantatela, fino a ieri non eravate nemmeno cosí emozionati.»risposi io, dopo essermi reso conto che nè Yunhee che i suoi due amici ancora non erano arrivati a lavoro. Probabilmente anche quella mattina avrebbero fatto ritardo, e io anche quella mattina li avrei lasciati entrare senza alcuno sgrido; dopotutto, come potevo punire la mia ragazza incinta per un ritardo probabilmente causato da una nausea improvvisa o da qualcos'altro di legato alla gravidanza stessa?

«E oggi che ti vediamo invece lo siamo.»disse poi San andando a sedersi sulla mia scrivania, mentre Seonghwa abbracciava Yeosang da dietro dopo essersi chiuso la porta alle spalle e io mi facevo il caffè alla macchinetta che tenevo a portata di mano nel mio ufficio.

«Che c'è? Non possiamo essere felici per un nostro amico?»chiese retoricamente il più grande in distanza e io dentro di me avvertii una sensazione positiva: mi faceva piacere sapere che i miei amici potevano essere felici grazie a me, nonostante sapevo mi avrebbero continuato a prendere in giro per almeno il resto della settimana, questo per il semplice fatto di aver ignorato per mesi i miei sentimenti nei confronti della mia attuale ragazza, quando loro erano i primi a dirmi che stavo soltanto fingendo che non mi piacesse.

«Come vi pare.»gli risposi quando ebbi il bicchiere di caffè in mano e me lo portai alle labbra, chiudendo gli occhi e beandomi di quel buon sapore che a breve mi avrebbe dato anche una scarica in più per svegliarmi al meglio. Presi poi il mio telefono in mano, ignorando completamente gli altri tre che continuavano a fare battutine idiote e controllai emails, socials e notifiche varie.

«A proposito, dov'è lei?»fu Yeosang che, di nuovo quella mattina, mi riportò alla rrealtà e io non potei notare che quella domanda stesse frullando anche nella mia testa da più di qualche minuto, o da almeno da quando ero arrivato e mi ero reso conto della sua assenza.

«Starà facendo ritardo, come suo solito.»rispose di conseguenza Seonghwa, dandogli poi un piccolo bacio sulla guancia e separandosi da lui, venendo verso di me per prendersi anche lui un bicchiere di caffè, il tutto però sotto il mio sguardo accigliato a causa del suo commento.

«Ti crea problemi?»gli domandai, alzando un sopracciglio e guardandolo dal basso, vista la nostra differenza di altezza, e quando capì a cosa io mi stessi riferendo si girò a guardare gli alti due, poi si voltò di nuovo verso di me e, infine, come se avessero un timer impostato, tutti e tre scoppiarono a ridere.

«Smettila di fare il paladino della giustizia.»mi rimproverò immediatamente Yeosang, quando smisero di ridere, e io capii finalmente il motivo di quella risata: si erano resi conto di quanto io fossi protettivo nei suoi confronti, senza che nemmeno io me ne accorgessi in primo luogo.

«E poi i problemi dovrebbe crearli a te, no? Dopotutto, fa ritardo sul posto di lavoro del quale tu sei datore, mica sono io a pagarla.»ipotizzò San infine e probabilmente se non fossero stati i miei migliori amici in quel momento sarei stato già a cercare qualche scusa da utilizzare per non far percepire a nessuno l'ormai evidente preferenza che avevo nei confronti della mia segretaria, ma visto che erano loro mi limitai ad alzare gli occhi al cielo e ad ignorarli, per poi buttare il bicchierino di plastica nell'apposito cestino.

«Non so dov'è, ancora non mi ha scritto stamani e i suoi amici non sono ancora arrivati.»dissi tutto ad un tratto scrollando le spalle, e rendendo che ciò giustificasse la loro domanda. Ma la situazione sembroò cambiare radicalmente quando qualcuno bussò alla mia porta e, senza aspettare che io rispondessi con un "avanti", la spalancò, rivelando chi ci fosse dietro: Jeong Yunho e Song Mingi.

Quando li vidi fui confuso, mai erano entrati nel mio ufficio con così tanto vigore, e fui pronto a rimproverarli a riguardo, questo fino a quando non scorsi qualcosa sui loro visi che non mi quadrava più di tanto: che fosse paura quella che vedevo?

«Lo sapete che nel 2023 si usa aspettare prima di entrare in una stanza?»disse San, alzandosi in piedi dalla mia scrivania e facendo dei passi verso di loro, fino a quando lo bloccai con la mano, dato che sapevo che se il moro avesse attaccato briga con loro le cose non sarebbero finite bene per nessuno.

«Stiamo cercando Yunhee.»le parole che lasciarono la bocca di Mingi mi fecero gelare il sangue. Yunhee, non era ancora arrivata a lavoro, e non mi aveva nemmeno avvertito di un eventuale ritardo o malore, perciò avevo addirittura pensato che fosse ancora a dormire a casa sua, ma a quanto pareva non era così.

«Non è con voi?»domandò infatti Yeosang, ricordando ciò che avevo detto prima, ovvero che nessuno dei tre si era ancora presentato a lavoro, poi si voltò verso di me con espressione corrucciata e io rimasi immobile, in attesa che qualcun'altro dicesse qualcosa.

«No, pensavamo che ieri sera fosse rimasta a dormire a casa di...»iniziò a dire Yunho, guardando me, e io capii immediatamente che si stesse riferendo a me, allora lo bloccai subito per spiegare meglio la situazione.

«Ferma, ferma, ferma, che significa? Io l'ho riportata a casa ieri sera.»risposi infatti, facendomi avanti e ricordando perfettamente: lei usciva dalla mia macchina e mi guardava andarmene, mentre io non riuscivo a smettere di sorridere come un ragazzino. Adesso quel ricordo sembrava talmente lontano, così come le emozioni che avevo provato: adesso non c'era nulla che fosse simile a gioia o felicità, anzi, tutt'altro.

«Beh, lei non è mai entrata in casa se è per questo.»furono le ultime parole di Yunho, prima che io sentissi davvero il mio cuore fermarsi nel mio petto. L'avevo lasciata uscire dalla mia macchina, e poi l'avevo lasciata andare a casa sua da sola. Avrei dovuto fermarmi, anche se in mezzo alla strada, ed accompagnarla fino alla porta di casa sua.

«Esatto, io e Yunho siamo tornati dopo cena e Hongjoong è tornato questa notte, ma Jongho è rimasto tutta la sera a casa e ha detto che la porta non si è mai aperta oltre le volte in cui siamo tornati noi.»continuò Mingi e io mi portai le mani tra i capelli, prima di iniziare a scuotere la testa. Tutto ciò non poteva essere possibile, non stava davvero accadendo.

«Deve esserci un errore, io l'ho lasciata proprio davanti il vostro viale.»dissi infatti, facendo no con il dito indice, perchè cosa poteva esserle successo? L'avevo lasciata a soltanto dieci metri da casa sua, e a soltanto un paio dal recinto che divideva la loro proprietà con la strada. Non c'era nessuno in giro, essendo domenica sera tardi e la gente il lunedi mattina va a lavoro presto, quindi chi è che sarebbe fuori senza un motivo? 

«L'hai vista entrare dentro?»domandò Seonghwa rivolgendosi a me e poggiandomi una mano sulla spalla, scuotendomi leggermente dalla trance in cui ero appena entrato.

«No, io...»iniziai a dire fino a quando il mio cervello si bloccò. Qualcosa era successo, era scappata? O era stata rapita da qualcuno? Però sembrava fin troppo strano, non c'era nessuno in giro, questo significava che qualcuno era dentro il loro recinto e che qualsiasi cosa fosse successo a Yunhee fosse stato escogitato.

«Che cazzo succede adesso?»chiese Mingi retoricamente ma io iniziai a fare avanti ed indietro per la stanza, non riuscendo a smettere di pensare a cosa poteva esserle successo. E se le avessero fatto del male? Non me lo sarei mai perdonato. Cazzo, e se avesse perso il bambino? Come avrei potuto guardarla in faccia di nuovo dopo una cosa del genere, sapendo che fosse colpa mia?

Ma più di tutto, l'avrei rivista di nuovo?

«Succede che chiamiamo la polizia.»sentii la voce di Yunho e lo vidi fare per afferrare il cellulare, ma io mi immobilizzai sul posto e poi andai verso di lui, afferrandolo per il polso.

«Chiamate sia Jongho che Hongjoong, andiamo alla centrale adesso.»ordinai immediatamente, per poi uscire velocemente dal mio ufficio, sapendo che loro sarebbero stati dietro di me e mi avrebbero seguito ovunque sarei andato in quella situazione.

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