♤21

Yunhee

Dopo cena, Kyungmin era andato a dormire e anche la nipote di Wooyoung si era addormentata, proprio in braccio a quest'ultimo.

Lui le carezzava la schiena mentre continuava a parlare indisturbato al mio fianco, e io non potevo far altro che guardarlo, completamente avvolta dalla bella sensazione che provavo adesso. Il sapere quanto quella visione sarebbe stata, in futuro, perenne nella mia vita, mi faceva provare cose strane, e non sapevo se fosse una cosa buona o meno.

Dopo quel momento che avevo avuto col Wooyoung, che ormai era il mio ragazzo, lui sembrava non riuscire più a staccare le sue mani dalla mia pancia, e io non sembravo smettere di sorridere.

Non ero cosí felice da mesi probabilmente, da quando forse io e Yunho avevamo fatto pace, ma ovviamente quella gioia in passato era durata davvero poco perchè lo stesso giorno ero venuta a scoprire della gravidanza, perciò il panico mi aveva sovrastata del tutto.

Mentre i quattro continuavano a chiacchierare, sentii il mio telefono vibrare, per questo allora lo presi e lessi le notifiche.

«Avete già pensato a dei nomi?»domandò ad un certo punto la madre di Wooyoung, distogliendomi dalla conversazione, mentre era appoggiata alla poltrona dove era seduto suo marito, con un braccio a circondare lo schienale e tenendo in una mano un bicchiere in cui poco prima c'era stato un goccio di amaro.

«Veramente no.»risposi io, voltando gli occhi verso il moro accanto a me il quale mi stava guardando già, mentre continuava ad accarezzare sua nipote con tranquillità.

«Dovreste iniziarlo a farlo, non manca molto, no?»commentò suo padre, per poi portare il suo bicchiere alle labbra e prendendone un piccolo sorso, per poi guardare la moglie che adesso stava annuendo.

«Abbiamo ancora quattro mesi davanti.»commentò il figlio facendo attenzione a non alzare il tono di voce, cosicchè non svegliasse la piccola in braccio a lui, che però sembrava essere svenuta per quanto profondamente stesse dormendo.

«Ma vi conviene comunque decidere.»ribattè il fratello maggiore, accanto a lui, dandogli una pacca sulla spalla e sorridendogli: da quanto sembrava, erano tutti felici per la notizia della mia gravidanza, ed io lo ero di vedere queste positive interazioni all'interno della loro famiglia, dato che a quanto sapevo non andavano troppo d'accordo.

«Sperate sia maschio o femmina?»chiese di conseguenza la mamma della piccolina addormentata, e io non ci pensai nemmeno un attimo alla risposta.

«Femmina.»non mi sarei mai aspettata, però, che la mia risposta sarebbe stata la stessa di quella di Wooyoung. Io volevo una femmina per ovvi motivi: avevo vissuto la mia vita insieme a dei giovani maschi, e sapevo quanto fosse difficile da gestirli, perciò una femminuccia mi sembrava meglio.

«Oh, pensavo avresti detto maschio.»affermai infatti, girandomi a guardare Wooyoung che non appena mi sentí dire ciò sgranò gli occhi e mi guardò sorpreso, come se avessi appena bestemmiato.

«Stai scherzando? Ho vissuto già con un bambino maschio, perciò passo.»mi rispose e io ridacchiai: dopotutto, il suo motivo era molto simile al mio.

«Fidati, una femmina non è tanto meglio.»commentò però sua cognata, e io le sorrisi, pensando che forse non aveva tutti i torti. Avevo visto come la bambina, nei momenti in cui era stata sveglia, aveva passato il suo tempo correndo, inciampando, urlando e anche piangendo, e forse non era tanto diverso dall'avere un maschio.

«Comunque, vi consiglio di iniziare a fare una lista di nomi, cosí per portarvi avanti con il lavoro.»borbottò il padre di Wooyoung e io lo guardai e annuii, prima di guardare suo figlio e rivolgergli un timido sorriso che fu ricambiato quasi subito.

«Credo sia arrivata l'ora di andarcene.»disse lui poi ad un certo punto, alzandosi in piedi con ancora la piccola in braccio. Io feci lo stesso e mi sistemai il vestito, che aveva iniziato a formare delle pieghe proprio sulla riga dove iniziava la mia pancia.

«Dalla a me.»disse suo fratello, alzandosi anche lui e avvicinandosi a noi, riferendosi a sua figlia che ancora si teneva abbracciata contro il moro. Quest'ultimo gliela passò lentamente e il padre se la prese tra le braccia, senza svegliarla, e io pensai che probabilmente i due avevano qualche potere; o forse erano solo gli anni di babysitting a loro fratello.

«Volevo ringraziarvi per l'ospitalità, è stato un vero piacere.»iniziai a dire, mentre il restante della famiglia si alzava in piedi e veniva a salutarci: non mi aspettavo, però che ogni membro mi avrebbe stretta in un abbraccio, come se mi conoscessero da tanti anni. Mi sentii strana nel ricevere tutto quell'affetto, non essendoci abituata da anni ormai.

«Ma figurati, anzi, il piacere è stato nostro.»mi rispose il padre, dopo avermi lasciata andare ed essere andata da suo figlio, per dargli qualche pacca sulla spalla e parlare dei prossimi avvenimenti alla compagnia di sua proprietà.

«Scoprire che finalmente Wooyoung ha trovato quella giusta, ci mette una felicità nei nostri cuori che tu nemmeno immagini.»mi disse la mamma del ragazzo e io sorrisi, per poi essere abbracciata forte da lei, la quale fece su e giù con la mano lungo la mia schiena in maniera confortante.

«Trattalo bene, mh? Sappiamo che a volte è difficile con lui, ma ha un animo buono e sensibile.»continuò subito dopo e sentii il mio cuore battere più veloce a quelle parole, e le lacrime tentare di uscire dai miei occhi: dopotutto, ero piuttosto sensibile a qualsiasi cosa ora come ora.

«Lo farò, grazie ancora per tutto.»le risposi sciogliendo l'abbraccio e sorridendole un'ultima volta, prima di rivolgermi verso la moglie del fratello di Wooyoung, la quale mi stava mostrando un sorriso enorme.

«Tienimi in contatto, e se hai qualche dubbio non limitarti, chiedi pure!»si raccomandò lei e io risi di cuore, annuendo ovviamente, e sapendo che se avessi avuto dei problemi lei ci sarebbe stata per me, cosicchè non dovessi rivolgermi alla mia ginecologa o a google ogni volta che dubitavo.

«Già, lei è una vera esperta.»commentò poi suoi marito con fare scherzoso e lei gli diede una piccola gomitata nelle costole, per poi sorridermi di nuovo.

«Ci vediamo.»salutò infine Wooyoung, per poi prendermi per mano e far intrecciare le nostre dita, trascinandomi alla porta di casa e poi alla sua macchina. Una volta dentro lui la fece subito partire e trascorremmo il breve viaggio in silenzio, beandoci della musica di sottofondo e delle belle sensazioni che entrambi stavamo provando in quel momento.

Non passò molto tempo che comunque arrivammo davanti alla mia abitazione, cosí mi slacciai la cinta e mi voltai a guardarlo. Non appena feci ciò mi resi conto che anche lui ora stava guardando me con un piccolo sorriso che mi scaldò il cuore.

«Grazie per la serata.»affermai dopo alcuni secondo che avevamo passato a guardarci, e lui annuí soltanto per poi allungare una mano verso di me e prendendo la mia, portando entrambe sulla mia pancia, e accarezzandomela lentamente sul tessuto leggero del mio vestito.

«Hai una bella famiglia, Wooyoung.»continuai allora, pensandolo davvero. Nonostante mi avesse detto ci fossero delle incongruenze tra i suoi genitori che erano divorziati, entrambi sembravano essere in buoni rapporti e ad entrambi importava dei loro figli e delle persone a cui volevano bene.

«E questa famiglia sta per diventare ancora più bella.»mi rispose e io non capii all'inizio, ma subito dopo sí: si stava riferendo proprio al bambino che c'era tra di noi, e inconsapevolmente, anche a me stessa, cosa che mi fece arrossire di botto e ridere, al che buttai la testa all'indietro e lui ridacchiò insieme a me.

«Devi smetterla con queste frasi sdolcinate.»lo rimproverai, puntandogli il dito, ma ovviamente si trattava di Wooyoung: lui infatti afferrò il mio dito e lo tirò a sè, e con esso si tirò anche me, finchè i nostri volti non furono a pochissimi centimetri di distanza, cosa che mi permise di guardare il suo ghigno malandrino e il modo in cui i suoi occhi mi guardavano in adorazione.

«Altrimenti?»mi rispose a bassa voce, e io alzai gli occhi al cielo, allontanandomi da lui e facendogli ironicamente capire che fosse infastidita da quel suo comportamento, quando in realtà era tutto il contrario.

«Altrimenti vomiterò, e non per la nausea mattutina.»lo presi in giro, dandogli poi una botta sulla spalla e spingendolo indietro, mostrandogli una faccia disgustata subito dopo.

«Dai, sei la mia ragazza adesso, no? Se non sono sdolcinato con te con chi dovrei esserlo?»ribattè però lui e io non potei essere che d'accordo, infatti non gli risposi e continuai soltanto ad osservarlo. In quel momento volli mantenere impressi ogni suo lineamento, ogni sua espressione e soprattutto il modo in cui mi guardava, modo che dopo tanto tempo mi faceva sentire più che amata.

«Vai in casa, dai, e riposati, mh?»mi disse poi di punto in bianco e io annuii, feci per voltarmi ed aprire la portiera ma lui mi afferrò per il polso e mi tirò indietro, per poi prendermi il viso con l'altra mano e avvicinarlo al suo.

Fu inaspettato il bacio che ci scambiammo, ma di certo fu più che gradito. Fu un bacio lento e romantico, e nel mentre mi teneva dalla nuca contro di lui, facendo attenzione a non farmi scappare per nessun motivo al mondo. Quando ci staccammo appoggiò la fronte contro la mia e tutto ciò mi parve surreale: quello che c'era tra noi, sembrava uscito da un film, e io non potevo esserne più felice.

«Ci vediamo domani a lavoro.»mi disse infine e io annuii per almeno l'ennesima volta quel giorno, prima di sporgermi una seconda volta e lasciandogli un ultimo bacio a stampo sulle sue labbra carnose, che si aprirono immediatamente dopo in un sorriso perfetto.

«Grazie per avermi accompagnata.»ripetei poi per l'ultima volta, prima di sciogliermi dalla sua presa e aprire la portiera della sua auto. Lo guardai rimettere in moto e partire, riprendendo sulla strada da dove era appena venuto ed io inevitabilmente sorrisi.

Era buio, e l'aria di metà marzo era ancora piuttosto fredda rispetto a quella che ci sarebbe stata da un mese a questa parte. Fortunatamente per me, anche se non troppo, la mia gravidanza avrebbe preso soltanto metà dei mesi caldi, cosicchè potessi stare meglio col sudore e il peso della mia pancia.

Con ancora il sorriso sul volto mi voltai verso la mia casa e, quando lo feci però, incontrai una figura, in piedi, proprio davanti a me.

Aveva un passamontagna nero a coprirgli il viso, e in mano potevo vedere stesse tenendo qualcosa che luccicava sotto al bagliore dei lampioni, anche se non riuscivo a capire se si trattasse di una pistola o di un coltello: in ogni caso, era un arma, e io istintivamente portai le mani a coprire la mia pancia.

«Che...»feci per dire ma non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che avvertii un lancinante dolore alla testa e chiusi gli occhi a causa dell'impatto, come se qualcosa mi fosse stato sbattuto con forza contro la tempia.

Poi, tutto nero.

Mi dimentico di aggiornare🥲

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