♤20
Wooyoung
Dopo pranzo arrivarono dei bambini amici del mio fratellino e, insieme a loro, molti dei loro genitori, cosicchè potessero tenere occupati i miei genitori. Allora rimanemmo soltanto io, Yunhee, mio fratello e sua moglie, ma poi anche noi due ci dividemmo e io finii a chiacchierare solo con mio fratello.
Ogni tanto lanciavo un'occhiata in salotto, dove sapevo che c'era Yunhee seduta sul divano con accanto mia cognata, mentre entrambe chiacchieravano tranquille guardando i bambini che giovavano per la casa. Ogni qualvolta che vedevo la mora sorridere mi si scioglieva il cuore, e sentivo quella forte sensazione alla bocca dello stomaco che difficilmente riuscivo a superare.
«Fratellino, posso farti una domanda?»mi chiese ad un certo punto mio fratello, facendomi distogliere lo sguardo dalle due e così allora lo guardai; sapevo già che si sarebbe trattato di Yunhee e della gravidanza, ma annuii comunque, preparandomi.
«Il bambino lo volevate?»domandò e io chiusi un attimo gli occhi, contemplando me stesso se dire la veritá o meno. Certo, se avessi mentito non sarebbe successo nulla, voglio dire, nessuno mai lo avrebbe scoperto, no? Però il modo in cui mio fratello mi aveva sempre trattato fin da piccola mi infondeva fiducia, per questo motivo mi sentivo piuttosto sicuro a dirglielo, almeno a lui.
«No, è successo per caso, ma ormai quello che conta è che lei stia bene e anche il bambino.»ammisi brevemente, perchè era vero. Inizialmente dovevo anche ammettere che mon lo avevo voluto, che se quel bambino non ci fosse nemmeno stato tutto avrebbe proceduto dritto tra di noi e sarebbe stato più facile.
Ma ora che la guardavo, mentre si teneva sulle gambe mia nipote e le spazzolava i capelli con lentezza, mentre le sorrideva e le diceva qualcosa a bassa voce per farla ridacchiare, non riuscivo a pensare ad altro che a lei con nostro figlio. Sapevo che vedere un bambino e averne uno era completamente differente, ma ora che potevo avere quell'opportunità volevo vivere quella scena per il resto della mia vita.
Volevo vederla insieme a me, mentre ci occupavamo di nostro figlio e ci assicuravamo che tutto andasse bene per lui o lei. Volevo svegliarmi ogni mattina con lei nelle braccia e, per quanto fosse da pazzi, volevo sentire il pianto del bambino e la ninna nanna che lei gli avrebbe cantato solo per farlo calmare. Volevo tutto questo, e sapere che a breve lo avrei potuto ottenere mi rendeva davvero felice.
«Che piani avete per il futuro?»continuò a chiedermi mio fratello, probabilmente essendosi accorto del fatto che mi fossi incantato a guardarla, e quando pensai alla risposta non ebbi ripensamenti in quello che dissi.
«Voglio chiederle di venire a vivere da me.»annunciai e forse sì era troppo presto per parlare di convivenza, dopotutto non stavamo nemmeno insieme nella realtà. Nulla ci garantiva che una relazione basata sul sesso trasformatosi in una basata sull'essere un genitore poteva durare e funzionare, ma dovevo provarci, o altrimenti avrei sentito di essermi lasciato scappare una grossa opportunità.
«Lei vive con i suoi quattro migliori amici, quindi credo che vivere in una casa più tranquilla e con l'aiuto del tuo...compagno, sarebbe molto meglio.»spiegai a mio fratello in breve e lui mi annuì d'accordo: ma ovviamente lo era, lui era sposato, conviveva e aveva già una figlia ed era soltanto due anni più grande di me.
«Tesoro, dobbiamo metterla a dormire.»la voce di mia cognata ci fece voltare entrambi, e solo in quel momento mi resi conto delle due figure femminili accanto a noi due. Yunhee adesso aveva la bambina completamente spalmata sul suo petto, mentre quest'ultima teneva le piccole braccia attorno al suo collo, dormiente in viso. Ed eccola, quella sensazione di nuovo mi colpí, non appena vidi il sorriso spontaneo sul volto di lei e come sembrava del tutto naturale, quella scena.
«Ti accompagno.»le rispose poi mio fratello, alzandosi dalla sedia dove era ora e andando verso Yunhee, afferrando poi sua figlia e mettendosela lui in braccio. Lui e sua moglie mi guardarono un'ultima volta prima di dirigersi verso il corridoio, dove sicuramente lui l'avrebbe portata nella sua vecchia camera da letto.
Io e la mora allora rimanemmo da soli per un attimo, a guardarci in viso, e io le sorrisi prima di allungare una mano verso la sua, prendendogliela nella mia.
«Ti va di vedere la casa?»le chiesi, proponendole quindi qualcosa da fare per quel tardo pomeriggio, anche perchè saremmo dovuti rimanere lì anche a cena e non mi andava di rimanere senza far niente. Lei comunque annuì e poi io mi alzai, mettendole una mano sulla schiena e facendole fare un breve tour della casa.
L'abitazione dei miei era una villa, quindi ci mettemmo un po' a visitarla tutta, e come ultima tappa lasciai la mia stanza, cosicchè potessimo avere del tempo da passare da soli.
«E questa è la mia camera.»annunciai, entrando dentro, e lei immediatamente mi seguì. Si guardò attorno, cercando di imprimere nella sua mente ogni minimo dettaglio dei mobili e soprammobili vari, e poi andò a sedersi sul letto, probabilmente stanca di camminare e di fare varie rampe di scale.
«Wow, non so perchè ma me l'aspettavo esattamente così.»mi disse e io corrucciai le sopracciglia sorridendo, mentre mi chiudevo la porta alle spalle e poi la raggiungevo sul letto, mettendomi seduto accanto a lei.
«È un buon segno?»le chiesi allora, prendendole inconsciamente una mano e lei altrettanto senza pensarci iniziò a giocare con le mie dita, cosa che mi fece sorridere di conseguenza.
«Suppongo di sì.»rispose e per un attimo rimanemmo in silenzio, avvolti in quell'atmosfera di pace e calma, mentre ognuno di noi godeva della presenza dell'altro.
«Devo dirti una cosa.»affermò ad un certo punto, e io sentii il mio cuore perdere di un battito: se avevo imparato qualcosa dai film, dalle serie TV e dai racconti dei miei amici riguardo a quella frase, allora non avrebbe portato a nulla di buono. Io comunque annuii, voltandomi verso di lei col viso ma Yunhee non ricambiò il mio sguardo, semplicemente continuò a guardare le nostre dita che si rincorrevano le une con le altre, senza mai fermarsi.
«Ecco, credo...sì, credo di essere pronta ad avere una relazione con te.»ovviamente non mi sarei mai aspettato di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, al che continuai a guardarla incredulo, aspettando che dicesse altro perché al momento non riuscivo a credere alle mie orecchie.
«Suppongo sia meglio per il bambino, e poi...e poi mi piaci, quindi, perchè no?»concluse, finalmente guardandomi in faccia e io riuscii a scorgere un leggero rossore sulle sue guance, che mi fece venire voglia di prenderle il volto e riempirla di baci in ogni angolo, imprimendo le mie labbra sulla sua pelle per sempre.
«Quindi...vuoi stare con me? Nel senso, vuoi essere la mia ragazza, veramente?»domandai allora, per accertarmi di aver capito bene, smettendo di carezzarle la mano perchè in quel momento ero completamente concentrato sulla conversazione che stavamo avendo.
«Sí, non credo sarà difficile, no? Dopotutto abbiamo chimica, lo stesso modo di pensare e siamo uniti da una cosa che è importante per entrambi. Raramente ci siamo trovati in disaccordo, anche in ambito lavorativo. Perciò, perchè non provarci? Mal che vada non funziona, e facciamo una vita da genitore single.»spiegò in breve, gesticolando e posandosi poi infine entrambe le mani sulla sua pancia.
Io rimasi a guardarla, non riuscendo a crederci. Stavamo insieme, avevamo appena instaurato una relazione che non fosse solo sul sesso, ed io non potevo essere più felice di così. Infatti non riuscivo nemmeno a smettere di sorridere e di scatto mi lanciai contro di lei, avvinghiando le mie braccia attorno al suo busto ma facendo sempre attenzione a non schiacciarla troppo, per non farle del male.
Chiusi gli occhi e mi beai di quella sensazione, il sapere di essere finalmente ricambiato, e presi ad accarezzarle la schiena mentre col naso riuscivo a sentire il suo profumo, della pelle e dei suoi capelli. Quando le mie mani presero ad arrivare a toccarle anche i fianchi mi allontanai, sapendo che non avrei resistito al toccarle la pancia.
Lei sembrò accorgersene perchè quando ci separammo dall'abbraccio, che ovviamente aveva ricambiato, allora mi prese una mano e mi sorrise, osservando il mio viso.
«Vuoi...toccarla?»mi domandò riferendosi alla sua pancia e potei giurare che in quel momento avrei potuto morire. Da quando avevo iniziato a vedere come cresceva ero sempre morto dalla voglia di sentirla al tatto, contro di me, e sapere che dentro di lei c'era una vita che anche io avevo contribuito a formare. Io comunque immediatamente annuii ma prima che lei potesse premere il mio palmo della mano sul suo vestito la interruppi.
«Se per te non è un problema, vorrei...vorrei toccarla, nel senso pelle a pelle.»provai a chiederle e ovviamente un bel colorito roseo si presentò sulle sue guance, sapendo perfettamente cosa stesse pensando: si trovava in una casa di persone che non conosceva a pieno, e io le stavo chiedendo di mettersi nuda sul mio letto d'infanzia.
«Non entrerà nessuno senza il mio permesso, tranquilla.»cercai di rassicurarla allora, indicando con il mento la porta dietro di me che adesso era ancora chiusa. E lo sarebbe rimasta, perchè una cosa che fortunatamente la mia famiglia riteneva importante era la privacy: trovare una porta chiusa era l'equivalente di un invito a non entrare nella stanza.
Lei comunque sembrò convincersi, e poi annuí e io non stavo più nella pelle. Allora decisi immediatamente la posizione che volevo assumere, infatti la spinsi a sdraiarsi completamente sul mio letto e lei cosí fece, non ponendo alcuna domanda. Io la seguii e semplicemente posizionai la testa in un punto tra la sua pancia e il suo seno, cosicchè non premessi troppo peso nella parte più bassa. Infine, l'aiutai ad alzare la gonna del vestito, scoprendola totalmente dal busto in giù.
«Così va bene?»mi domandò ad un certo punto lei, e io allora immediatamente sorrisi, beandomi della visuale davanti a me: come cambiano le persone, qualche mese fa averla avuta mezza nuda davanti a me avrebbe significato soltanto sesso, invece ora come ora volevo tenerla tra le mie braccia e coccolarla come se fosse la cosa più preziosa del mondo. E in realtà in quel momento lei lo era davvero.
«Sì, va bene.»le risposi poggiando il mento sul suo stomaco e infine, i palmi sulla parte bassa, quasi ad andare a sfiorarle le slip. Sorrisi involontariamente quando capii che lí dentro c'era mio figlio, e non potei far altro che sporgermi per lasciare un lieve bacio sulla prima porzione di pelle che mi capitò a tiro.
La pancia era lievemente ovale, e si innalzava e abbassava ad ogni respiro che Yunhee compiva. Al tatto era liscia e sembrava piuttosto dura, e io non riuscivo a smettere di staccarle le mani di dosso. Poi, a migliorare ancor di più l'esperienza, anche le sue dita finirono tra i miei capelli, e giurai che forse quel momento fosse almeno mille volte meglio di un qualsiasi orgasmo che avevo provato in tutta la mia vita.
Mi sentii amato come non mai, anche se ancora nessuno dei due aveva mai parlato d'amore, ma sentivo che l'ampiezza di quell'affetto che provavo per lei e per il bambino andava aumentando ogni minuto di più.
Rimanemmo cosí per attimi infiniti, io che le carezzavo la pancia e lei che mi faceva i grattini sulla cute, mentre tenevo gli occhi chiusi e rischiai di addormentarmi. Avrei pagato oro per averla accanto nel letto ogni notte e ogni mattina. Rimanemmo in pace però, fino a quando non sentii uno strano movimento proprio sotto al palmo della mia mano sinistra, al che immediatamente la scansai e poi mi misi a sedere sul letto.
«Che diavolo era? Ti ho fatto male?»chiesi subito allarmandomi, e lei mi guardò con aria confusa, come faceva a non capire cosa fosse appena successo? Quando poi si rese conto della mia espressione spaventata fu come se capí di cosa stessi parlando e anche lei si mise a sedere e mi prese entrambe le mani.
«No, Wooyoung, sta...sta scalciando.»mi rispose ridacchiando e io spalancai gli occhi. Mi ero dimenticato questo dettaglio, ovvero che era questo il periodo in cui un feto iniziava a muoversi e a scalciare nella pancia della mamma.
«Per quanto strano sia da ammettere, lo fa spesso quando sei nei dintorni.»aggiunse dopo un po' ridacchiando ancora, e io non seppi perchè ma anche io mi feci scappare una risata, per poi prenderle il viso in un palmo della mano. Non sapevo se ciò fosse positivo o negativo, ma comunque sembrava riconoscermi, o forse era soltanto una mia sensazione.
«Da quel che ho letto su internet, so che un feto riesce a sentire le emozioni della mamma, forse è per questo che lo fa.»spiegò in breve e io avvertii immediatamente di nuovo le farfalle nello stomaco svolazzare come pazze soltanto nel sentire la parola "emozioni".
«E che emozioni sente la mamma?»le chiesi infatti, ora sinceramente curioso di ciò che avrebbe risposto. Ma lei però a quanto pare aveva altri piani.
Infatti allungò il collo verso di me e fece unire le nostre labbra in un bacio. Dopo mesi che ciò non succedeva, averla di nuovo cosí vicino a me mi mandò su di giri, tant'è che non riuscii a resistere dall'afferrarla per la nuca e attirarla maggiormente a me.
«Mi sei mancata, non hai idea quanto.»sussurrai sulla sua bocca, e lei sorrise per poi prendermi il
labbro inferiore tra i suoi denti e attirarmi a sè. Era passato troppo tempo dall'ultimo bacio che ci eravamo scambiati, e il risultato era ben evidente, visto il modo in cui cercavamo di mangiarci a vicenda.
Immediatamente le feci schiudere le labbra e le nostre lingue si toccarono. Io grugnii, dato che riuscivo già a sentirmi eccitato con un solo bacio, ma dopotutto erano passati molti mesi da quando eravamo stati insieme totalmente, perciò ero giustificato.
«Non provare mai più a tenermi lontano da te.»le dissi non appena ci staccammo, e entrambi avevamo il fiatone. Lei annuí e rise, cosa che feci subito dopo anche io prima di baciarla di nuovo, questa volta più velocemente, per poi iniziare a scendere coi baci.
«Che stai...»provò a chiedermi quando mi ritrovai in mezzo alle sue gambe, mentre lei era ancora scoperta dalla vita in giù ad eccezione delle sue mutande. Io avvicinai il viso il più possibile al pancione, fino a quando le mie labbra sfiorarono la sua pelle che immediatamente dopo si coprí di brividi.
«Hey tu, sai chi sono io?»iniziai a dire, ovviamente non parlando con Yunhee, ma con la piccola vita al suo interno, che sicuramente ancora non riusciva a sentirmi, ma soltanto il pensiero di poterle parlare mi portava più gioia di quanta ne avessi già.
«Sono il tuo papà.»risposi ovviamente alla mia stessa domanda, sorridendo. Non mi era ancora mai capitato di chiamarmi in quel modo, e adesso che lo stavo facendo il suono sulla mia lingua provocava in me una strana sensazione che andava a stringere il mio cuore. Già, stavo per diventare padre.
«So che ho fatto stare male la mamma in passato, ma ti prometto che d'ora in poi tu e lei sarete la mia priorità per il resto dei miei giorni.»continuai a dire, e quando dissi queste parole le dita di Yunhee ritrovarono di nuovo posto tra i miei capelli e io giurai che avrei potuto iniziare a sciogliermi da un momento all'altro. Tutta quella dolcezza e tranquillità, erano entrambe cose che mi erano sempre mancate nella vita e avrei fatto di tutto per non farle mancare nemmeno al bambino.
«Io e la mamma ti aspettiamo e ti vogliamo bene.»aggiunsi io, dandole un piccolo bacio sulla pancia, sperando che almeno il contatto lo riuscisse a sentire, ma sapendo che ciò era davvero poco probabile.
«Sei la cosa migliore che potesse mai capitarci.»conclusi alla fine più a bassa voce, come se volessi tenerlo soltanto tra me e il fero, ma ovviamente anche Yunhee sentí le mie parole perchè quando mi rialzai mi attiró su di se soltanto per baciarmi ancora.
E io non fui mai cosí tanto felice come quel momento.
CUTIESSS
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