♤18

Wooyoung

Stavo per entrare nell'edificio dove a breve avrei incontrato dopo più di un mese Yunhee. Quello era il giorno della sua visita ginecologica, alla quale mi aveva invitato dopo aver fatto la prima. Mi sentivo onorato per esser lí, e sentivo anche che forse avrei avuto una seconda possibilità con lei, per farle capire che volevo lei in ogni modo possibile ed immaginabile.

Non sapevo se potessi già parlare di amore, ma di certo provavo per quella ragazza qualcosa che mai avevo sentito prima d'ora, e tante volte mi chiedevo cosa sarebbe successo nella mia vita se non fosse mai diventata la mia segretaria.

Proprio però mentre camminavo verso la porta di entrata sentii il mio cellulare squillare. Grugnii, infastidito, e lo tirai fuori dalla mia tasca, portandolo davanti ai miei occhi e notando chi fosse che stesse chiamando: mio padre.

Pensai qualche secondo se rispondergli o meno, non sapevo se fosse una buona idea ed avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi. Non parlavamo dallo scorso Natale, perciò non sapevo proprio cosa potesse essere. Alla fine mi feci coraggio e accettai la chiamata, portandomi il telefono all'orecchio e controllando l'orario sul mio orologio da polso, con la paura di fare tardi per la visita.

«Pronto, papà?»dissi non appena ebbi il telefono contro l'orecchio, sentendo già il cuore in gola: nonostante fosse mio padre, certe volte non riuscivo a fare a meno che sentirmi a disagio con lui, come se non fossi abbastanza per lui e per la nostra famiglia.

«Ciao Wooyoung, come va figliolo?»domandò lui con voce roca e senza espressione, cosa che era solita da parte sua: era difficile per me avvertire un qualsiasi tipo di emozione da parte sua.

«Sto bene. Come mai chiami?»risposi e chiesi subito di rimando, non potendo perdere tempo dato che avevo molto di meglio da fare proprio nell'edificio davanti a me, dove Yunhee mi stava già probabilmente aspettando.

«Come ben sai il prossimo mese è il compleanno di tuo fratello minore, e io e tua madre stiamo organizzando una piccola festa. Ovviamente tu sei invitato.»spiegò in breve e io imprecai mentalmente; mi ero quasi dimenticato del compleanno del mio fratellino.

«Va bene, va bene. Ci sarò.»risposi allora io, cercando di tagliare corto e non volendo allungare più del dovuto quella conversazione, nè perchè non avevo tempo ma anche perchè non avevo voglia di parlare con mio padre.

«Perfetto e...oh! Porta una ragazza! Tua madre vuole vedere se stai iniziando a cercare qualcuna con cui passare il resto della tua vita.»strizzai gli occhi e tirai la bocca in un'espressione infastidita nel sentire quelle parole. Da quando mio fratello aveva iniziato a mettere su famiglia a una età cosí giovane, le aspettative dei miei genitori si erano alzate anche nei miei confronti, cosí non potevo vivere più di qualche settimana senza il costante promemoria che anche io dovevo seguire le sue orme.

«Puoi dirle di no, non ho nessuna.»cercai di dirgli, sperando che per una volta avrebbe fatto come gli richiedevo, ma ovviamente non poteva mai andare secondo i miei piani.

«Wooyoung, porta una ragazza qualsiasi. Sai com'è fatta tua madre.»ribattè ancora e io sí, sapevo perfettamente come era fatta mia madre, perciò di certo sapevo anche che negare una cosa del genere sarebbe stato impossibile.

«Ci sentiamo.»non risposi alle sue parole e semplicemente lo salutai, iniziando già a cercare come risolvere quella situazione, ma ovviamente ciò non poteva succedere: sapevo che avrei dovuto fare soltanto come mi veniva richiesto, e portare una ragazza.

Ma l'unica ragazza che al momento mi veniva in mente era Yunhee, ma non eravamo proprio nel migliore dei rapporti in quel periodo, perciò con che faccia potevo chiedergli di farmi un favore del genere?

Posai il telefono in tasca e poi, finalmente, entrai nell'enorme edificio, indirizzandomi immediatamente al banco dove c'erano due segretarie impegnate a scrivere qualcosa dietro ad un computer, e poi mi rivolsi ad una dei due.

«Buongiorno, sto accompagnando Kim Yunhee per una visita, sa dirmi dove devo andare?»chiesi mostrandole un sorriso sincero, che lei ricambiò subito prima di alzarsi dalla sua postazione e sporsi leggermente sul tavolo, per darmi le indicazioni precise:

«Certo, prenda questo corridoio alla sua destra, poi giri a sinistra ed è la seconda porta.»mi spiegò, io la ringraziai velocemente e poi feci la strada che mi aveva appena detto, cercando di sbrigarmi quanto più potessi ma senza mai nemmeno mettermi a correre, che sapevo non era un comportamento adatto ad una clinica.

Quando mi ritrovai davanti alla porta che mi era stata indicata mi fermai, presi un lungo respiro profondo e poi bussai, aspettando che mi venisse data una risposta il prima possibile. Tutta la fretta con cui avevo cercato di raggiungere quel posto aveva sostituito momentaneamente il fatto che a breve avrei rivisto Yunhee.

Era cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista? Aveva fatto qualcosa ai capelli? La pancia ora era più visibile? Mi avrebbe guardato con gli stessi occhi spaventati dell'ultima volta o quelli adoranti che mi aveva sempre rivolto i primi mesi in cui aveva lavorato da me?

«Avanti.»sentii dire da una voce femminile dall'altra parte e allora io aprii la porta, entrando dentro il piccolo ufficio dove potei notare ci fosse una donna, probabilmente la ginecologa, intenta ad afferrare delle cose dentro ad un cassetto della scrivania.

«Salve, è qui Yunhee?»domandai allora, rendendomi conto che la ragazza non c'era lí dentro. Per un attimo entrai nel panico più totale: era troppo tardi? Avevo sbagliato ora? O peggio, avevo sbagliato giorno?

«Wooyoung?»le mie insicurezze sparirono del tutto quando sentii la voce di Yunhee lontana da dove mi trovavo mio ma, voltando la testa a destra, riuscii ad intravedere un lettino e la testa della ragazza che mi piaceva poggiata su di essa, mentre era girata verso di me. Riuscii a mala pena a vedere un piccolo sorriso sul suo volto e io non riuscii a trattenere il mio; no, era proprio come me la ricordavo.

«Non pensavo saresti venuto.»commentò lei e io non seppi cosa fare, se farmi avanti ed andare da lei o rimanere lí impalato, perciò mi rivolsi alla dottoressa che adesso stava osservando la scena davanti a lei con occhi curiosi.

«Scusate il ritardo.»dissi allora, sorridendole timidamente e facendo capire in qualche modo che non fossi una persona a caso ma che ero stato invitato da una sua paziente.

«È il padre?»mi venne chiesto da quest'ultima, e io sentii quella strana e solita sensazione alla bocca dello stomaco ogni qualvolta che pensavo al fatto che avrei avuto un figlio con la persona che mi piaceva, e che nulla si sarebbe intromesso tra di noi per togliermi quella prerogativa.

«Si, sono il padre.»risposi con tono fiero e guardai per un attimo Yunhee che ora mi guardava con sguardo attento e quasi speranzoso. Lei non era cambiata, ma che fosse cambiato invece qualcosa dentro di lei? Che adesso avesse qualche consapevolezza in più nei miei riguardi?

«Allora se a Yunhee va bene può entrare con noi, cosí anche lei può vedere il feto sullo schermo.»iniziò a dire la dottoressa adesso parlando con la ragazza sdraiata sul lettino, che probabilmente ora stava aspettando di essere visitata. Io sentii il cuore accelerare i battiti, non sapendo come reagire al fatto di poter essere accanto a lei durante una visita cosí importante, e attesi con ansia la sua risposta.

«Si, va bene.»e quando sentii quelle parole mi sentii morire dentro. Un sorriso si aprí sul mio viso e non riuscii a nasconderlo, anzi, nemmeno ci provai in realtà. Fui genuinamente felice del fatto che adesso probabilmente c'era qualche cambiamento in corso tra di noi e che sembrava essere qualcosa in positivo.

La dottoressa comunque annuí soltanto, e poi mi fece cenno di seguirla dentro stanzino più piccolo dove si trovava Yunhee. Subito la vidi, sdraiata sul lettino e con le gambe divaricate coperte da una sorta di lenzuolo di carta, mentre la pancia era scoperta fino al seno.

L'avevo vista più volte nuda ed in quel momento riuscii benissimo a vedere il cambiamento che il suo fisico stava avendo per la sua gravidanza. Il petto era decisamente più grosso del solito, e cosí anche la pancia, che adesso era più gonfia e sembrava più rotonda e sporgente. Ebbi l'istinto di toccargliela ma mi trattenni, e semplicemente aspettai che mi venisse detto cosa fare.

«Si metta seduto lí, iniziamo subito.»fortunatamente mi venne subito dato l'ordine e io annuii, andandomi a mettere dove mi era stato detto, ovvero dall'altro lato del lettino, accanto a Yunhee, che adesso si era concentrata su quello che stava succedendo attorno a lei.

«Allora, abbiamo detto siamo alla ventesima settimana, infatti riesco già a vedere i tratti del viso.»inizió a dire la dottoressa, per poi una bottiglietta e spremere un gel sulla pncia della mia segretaria e poi prendere un attrezzo e iniziando a passarlo sopra di essa. Io guardai Yunhee mentre lei guardava la dottoressa, e di nuovo ebbi l'istinto di toccarla.

Allora lo feci ed allungai una mano a prenderle la sua. Lei si voltò di scatto verso di me e notai il colore rosa delle sue guance, al che non riuscii a non pensare a quanto bella fosse in quel momento e a quanto avrei voluto riempirla di baci su tutto il viso.

«Allora, questi sono gli occhi, mentre qui ci sono naso e labbro superiore.»affermò ad un certo punto la dottoressa, girando il monitor dalla nostra parte e catturando di nuovo le nostre attenzioni. Immediatamente infatti entrambi guardammo cosa ci stava venendo indicato e io riuscii subito a scorgere cosa si stesse riferendo.

Lo schermo era confuso, c'era molto nero e delle sfumature di grigio ma riuscivo a capire dove si trovasse il viso del bambino e il resto del suo corpo, nonostante fosse la prima volta che vedevo un'ecografia.

«Qui invece potete vedere le mani ed i piedi, vedete come tiene i pugni stretti?»continuò la ginecologa, andando leggermente più in basso con l'attrezzo sulla pancia della ragazza e io sorrisi, riuscendo a vedere perfettamente gli arti. Cercai di capire se per sbaglio si potesse vedere anche in mezzo alle gambe ma ovviamente non ero un medico ed era anche troppo presto per capirlo.

«È cosí piccolo.»commentò Yunhee a bassa voce e io le strinsi la mano, annuendo e non riuscendo a trattenere un sorriso. La ginecologa allora si voltò verso di noi e ci guardò per un attimo, prima di dire:

«Volete sentire il battito?»ovviamente entrambi fummo d'accordo e io non mi sentivo nella pelle. Certe volte sembrava ancora surreale il fatto che stessi per avere un figlio, e tutt'ora lo sembrava. Era come se il fatto che io non potessi ancora vederlo o sentirlo realmente non lo rendesse verso.

Perciò sapevo che una volta avuta una prova tangente della sua esistenza le cose sarebbero cambiate completamente. E cosí fu infatti, perchè non appena iniziai a sentire i veloci battiti cardiaci del piccolo cuore che si era formato dentro la ragazza che mi piaceva, sentii quasi subito le farfalle nello stomaco, una sensazione che solitamente si associa all'amore.

«Oh mio Dio.»disse Yunhee e subito dopo vidi una lacrima correrle lungo la guancia, e io sorrisi subito. Capii in quel momento che forse sí, non sapevo se ci fosse amore tra me e lei, ma una cosa era certa: avrei amato quel bambino più della mia stessa vita e una volta venuto al mondo l'avrei protetto da qualsiasi cosa.

«È cosí...»fece per dire la morsa ad un certo punto, ma io non la lasciai finire che le parole uscirono da sole dalla mia bocca:

«È perfetto.»e solo a quel punto Yunhee girò di nuovo la testa verso di me, e io riuscii benissimo a vedere le lacrime di gioia nei suoi occhi. Allora allungai la mano sul suo viso e le asciugai velocemente prima che lei ridacchiasse, anche se senza motivo. E io la seguii a ruota, non potendo fare altro dopotutto: vederla cosí felice, finalmente, rendeva felice anche me.

Una volta finita la visita ci venne data una foto del feto, fatta ovviamente con una grafica migliore e che rendeva più chiaro il corpo del piccolo: sapevo già che quella foto sarebbe diventata una delle mie preferite ben presto. Ci venne detto che il feto era in buona salute, che misurasse diciassette centimetri e che pesasse trecento grammi, quindi era nella media.

«Sei venuta da sola?»chiesi a Yunhee una volta che fummo fuori dall'edificio, l'uno accanto all'altra e camminavamo verso di parcheggio, e soltanto in quel momento mi resi conto che la sua macchina non era lí.

«No, mi ha accompagnato Mingi.»mi rispose sincera e io già la vidi col telefono in mano mentre probabilmente stava cercando di contattare uno dei suoi amici per farsi venire a prendere.

«Ti riporto io a casa, allora.»affermai subito allora, e lei mi guardò per un attimo, non sapendo cosa dire, ma poí annuí: forse con quelle settimane in cui non ci eravamo visti e nel suo periodo di meditazione aveva finalmente capito che se mi mettevo in testa una cosa allora non avrei lasciato stare cosí facilmente?

«Il bambino...è bellissimo.»affermai ad un certo punto mentre guidavo senza alcun motivo in particolare, ma soltanto ripensando per un attimo alla foto che avevo appena messo dentro il cruscotto della mia auto. Yunhee annuí e riuscii a vederla soltanto con la coda negli occhi.

«Proprio come sua madre.»aggiunsi allora, non volendo sembrare troppo sdolcinato o romantico, ma iniziando ad essere onesto con lei e soprattutto con me stesso, e quindi non volendo più tenermi nulla per me stesso.

«Wooyoung...»la senti dire con tono diverso dal solito, come se volesse fermarmi prima che dicessi qualcosa di troppo, qualcosa che avrei dovuto tenere per me. E probabilmente era cosí, sarebbe stato meglio tenermi quelle parole per me, ma avevo capito che dirlo sarebbe stato meglio, perciò non mi sarei trattenuto dal dirle la verità.

«Senti, so che non ti senti ancora pronta per parlarne, ma io voglio dirtelo.»iniziai a dire e, fortunatamente, vidi un semaforo appena scattato rosso al quale mi potei fermare e girarmi a guardarla in viso. Con una mano sulla pancia e gli occhi rivolti verso di me, pregai che con quelle parole sarei riuscito a migliorare le cose tra di noi, cosicchè vederla accanto a me con il pancione potesse diventare una nostra nuova quotidianità.

«Mi piaci, e mi manchi.»affermai diretto, senza giri di parole. Vidi immediatamente un piccolo accenno di un sorriso sulle sue labbra e quindi non riuscii a trattenere il mio, che alla minima speranza che lei potesse ricambiare i miei sentimenti non vedeva l'ora di aprirsi.

«Ho bisogno di te, e di questo bambino.»continuai allora, allungando una mano sulla sua gamba e facendole capire quindi la serietà che ci stavo mettendo dentro di me. Lei abbassò gli occhi sul punto dove adesso eravamo in contatto, e si morse il labbro inferiore, mentre io mi rendevo conto che il semaforo fosse verde e che quindi dovevo ripartire.

«Io non so cosa fare.»la sentii mormorare di fianco a me e di certo era meglio di un rifiuto, per questo motivo voltai brevemente la testa di tanto in tanto per farle capire che sentirsi in quel modo fosse più che normale.

«Voglio che tu sappia che io sono qui, per te, per qualsiasi cosa. Anche se non provi ciò che io provo per te.»confessai, tornando con gli occhi sulla strada e sentendo in un certo senso un peso in meno sul mio stomaco.

«Wooyoung io sento qualcosa per te.»nel sentile quelle parole la mia testa scattò di lato, e la guardai. Adesso era arrossita e io avevo la bocca semiaperta: quindi ricambiava i miei sentimenti? Per noi c'era davvero una possibilità?

«Ma non so se sarò in grado di portare avanti questo sentimento, non so...»iniziò a dire ma immediatamente spostai la mano dalla sua gamba a cercare la sua, per poi fare intrecciare le nostre dita proprio sulla sua pancia, che mi fece aumentare di velocità i battiti del mio cuore.

«A me basta sapere che c'è qualcosa, va bene? Non devi essere ancora sicura di nulla, per il momento prenditi ancora tutto il tempo che ti serve.»la rassicurai e vidi con la coda dell'occhio che stava annuendo.

Finalmente potei sentirmi meglio, libero da ogni mio segreto e consapevole finalmente del fatto che entrambi ci piacevamo, e che quindi probabilmente ci sarebbe potuto essere un futuro per noi e per il bambino.

«In più dovrei chiederti un'altra cosa...»proprio in quel momento mi era tornato in mente della richiesta che mi era arrivata quella stessa mattina da mio padre: ovviamente avrei portato lei, era l'unica ragazza che volevo al mio fianco e che probabilmente mi avrebbe detto di sí senza avere secondi fini.

«A marzo c'è il compleanno del mio fratellino, e mi è stato chiesto di portare una ragazza.»le spiegai in breve, quando riuscii anche ad intravedere la strada della casa della ragazza accanto a me, la quale sbuffò una risata.

«A marzo avrò un pancione che sarà difficile da nascondere, Wooyoung.»commentò lei e sinceramente non avevo pensato a questa cosa: mancava ancora un mese, e già ora la pancia era evidente, tra altre settimane lo sarebbe diventata ancora di più.

Ma chi se ne importava? La mia famiglia si lamentava continuamente del fatto che volessero che io iniziassi a trovare moglie e ad avere figli: ecco loro servito su un piatto d'argento proprio ciò che volevano da me.

«E quindi? Tu sei l'unica ragazza che vorrei accanto.»risposi infatti, e in brevissimo tempo mi ritrovai parcheggiato davanti ca sua, adesso rivolto con il busto verso di lei.

«A te va bene che la tua famiglia lo sappia?»mi domandò subito dopo con un'espressione corrucciata e confusa allo stesso tempo, e io ridacchiai nel vederla così accigliata.

«Lo saprà prima o poi, no?»continuai a dirle, sperando con tutto me stesso di riuscire a convincerla e di averla come accompagnatrice al compleanno, anche se sapevo perfettamente che avremmo dovuto fingere di essere una coppia, o altrimenti le domande che sarebbero arrivate ad entrambi ci avrebbero messo in posizioni che era meglio evitare.

«Va bene, ci sarò.»concordò alla fine e io la ringraziai con gli occhi e il corpo, prendendole una mano e intrecciando di nuovo le nostre dita, guardandole scorrere le une contro le altre come se si appartenessero a vicenda, e io sentii di nuovo le farfalle nello stomaco, stavolta per un motivo completamente diverso.

«E nel frattempo...posso anche tornare a lavoro.»aggiunse dopo poco e io annuí subito, non vedendo da una parte anche l'ora di averla di nuovo in ufficio e di vederla quindi tutti i giorni.

«Qualsiasi cosa tu voglia.»le dissi, e lei annuì e sorrise, per poi girarsi verso l'uscita della macchina ma, quando proprio aprí la portiera si bloccò e per un attimo si girò a guardarmi con un piccolo sorriso.

«Grazie per l'aiuto che mi stai dando.»mi disse, come saluto e io sentii il cuore sciogliersi dentro di me nel sentirla parlarmi in quel modo: in realtà non aveva proprio un bel niente in cui doveva ringraziarmi, perchè quello che stavo facendo era davvero il minimo per lei.

«Grazie a te per stare con me.»le dissi infatti io prima di rimando prima che lei uscisse definitivamente dalla mia auto, lasciandomi solo tra i miei pensieri.

Dai che sono carini

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top