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Wooyoung

Ben presto arrivò il mese di dicembre. A breve ci sarebbe stato Natale, quindi avrei potuto staccare un po' dal lavoro e godermi un po' di tempo libero. Non con la mia famiglia, ovvio, meno vedevo i miei genito e meglio era per me. Probabilmente avrei dovuto iniziare a vedere per i regali per i miei amici e i miei fratelli; mi chiesi se fare o meno un regalo anche a Yunhee.

A proposito di lei, dopo averle dato quattro giorni di malattia era tornata abbastanza in forma, e infatti proprio in quel momento le avevo richiesto di portarmi un caffè in ufficio, mentre controllavo alcuni documenti.

Dopo l'email che avevo ricevuto tempo addietro, con una foto della mia segretaria, avevo cercato informazioni e avevo indagato quanto più mi fosse possibile su quell'azienda che mi aveva minacciato. Ne avevo parlato anche con Yeosang, Seonghwa e San e tutti e tre avevano fatto le ore piccole durante le serate per aiutarmi, anche se avevano detto che secondo loro era meglio cercare aiuti da altre parti, o almeno da qualcuno che fosse più qualificato per questo tipo di lavoro.

Scossi la testa, levandomi il prima possibile quell'immagine dalla mente e poi sentii bussare alla mia porta. Immediatamente risposi con un "entra pure", sapendo perfettamente di chi si trattasse. La mia segretaria entrò nel mio ufficio tenendo un caffè in mano, e i miei occhi non poterono fare a meno che scorrere lungo le sue gambe nude grazie a quella gonna che stava indossando quel giorno. Era bellissima, come sempre, anche se potevo chiaramente notare una strana aurea aleggiarle attorno, come se quello fosse l'ultimo posto in cui vorrebbe essere.

«Buongiorno Yunhee.»la salutai io, rivolgendole un sorriso quando si avvicinò alla mia scrivania. Ora ci trovavamo l'uno di fronte all'altra, e lei anche mi rivolse un sorriso, posando poi il bicchiere sul tavolo che c'era adesso tra di noi.

«Buongiorno.»ricambiò il saluto. Io allungai un braccio e afferrai il caffè, per poi portarmelo alle labbra subito dopo, e prendendone un lungo sorso. Essendo l'inverno arrivato iniziavo anche a sentire la stanchezza, sapevo che ultimamente stessi lavorando troppo e dovevo prendermi una pausa, ma era più forte di me: dovevo sapere cosa diavolo c'era con quella dannata azienda rivale.

«Ti ringrazio.»dissi, bevendone un po' e sentendo giá il sapore del caffè fare il suo effetto al mio cervello, svegliandomi lentamente dopo la pausa pomeridiana, che mi aveva fatto venire un leggero sonno. Lei annuì e fece per girarsi ed andarsene, io corrucciai le sopracciglia confuso, non capendo. Era da quando era tornata che non facevamo nulla, lei entrava nel mio ufficio solo quando la chiamavo d'urgenza e parlavamo lo stretto indispensabile. Non era successo niente tra di noi, anzi, mi sembrava di trattarla bene come al solito, eppure non capivo cosa stesse succedendo.

«Come stai oggi?»la richiamai allora, per poi alzarmi in piedi e sistemarmi i polsini della mia giacca, facendo poi il giro della mia scrivania per avvicinarmi a lei. Era strano come si stava comportando, e io avevo il bisogno di scoprire cosa avesse: che stesse ancora male e si sentisse obbligata a tornare a lavoro?

«Sto bene, grazie per avermelo chiesto.»rispose lei fredda, guardando ovunque tranne che dalla mia parte. Quando fummo a pochi centimetri di distanza riuscii a sentire il suo profumo entrare nelle mie narici, e chiusi gli occhi beandomi di quell'odore che avevo imparato ad adorare.

Chiusi gli spazi tra di noi e le circondai la vita con le mie braccia, per poi avvicinarla a me il più possibile e dandole un bacio sulle labbra, sperando vivamente che non ci saremmo fermati lì.

Cosa che però accadde.

Infatti, subito dopo che le nostre bocche si scontrarono, lei tirò la testa indietro, come se non volesse avere nulla a che fare con me in quel momento, e io aprii subito gli occhi di scatto trovando i suoi che ora erano spalancati e stavano fissando me. Potevo vedere il panico sul suo viso, e per la prima volta fui certo che a provocarglielo fossi stato io.

Subito feci cadere le braccia lungo i miei fianchi, sentendomi improvvisamente la causa di quel suo stato d'animo, e mi allontanai leggermente da lei, corrucciando le sopracciglia con fare confuso mentre continuavo a guardarla: ora le sue guance erano rosse e gli occhi rivolti verso il basso, probabilmente il suo distanziarsi da me era stato qualcosa che aveva fatto involontariamente: e allora perchè l'aveva fatto?

«Che succede?»le chiesi allora, dando fiato ai miei stessi pensieri e cercando la risposta nel suo volto inespressivo. Volevo davvero sapere se fosse successo qualcosa tra noi due, se le avessi fatto qualcosa che l'aveva portata a reagire così in mia presenza, e volevo saperlo adesso, cosicchè potessi rimediare ai miei sbagli e potessimo tornare a divertirci come facevamo fino alla scorsa settimana.

«Nulla.»mormorò lei, per poi mordersi il labbro inferiore. Continuai a non capire il motivo per cui si stesse comportando in questo modo e allora chinai di poco la testa per guardarla meglio. Intuii immediatamente che la sua risposta fosse una bugia, ma di certo non ci voleva un genio per capirlo.

«Allora perchè mi allontani?»domandai allora, notando come il suo corpo si irrigidì nel sentire quelle mie parole, ma comunque continuò a non guardarmi in faccia. Pensai che almeno mi avrebbe risposto e che avremmo potuto parlarne, ma non fu così e lo capii dal modo in cui continuò a guardare verso il basso. Allora io alzai lentamente una mano e le presi il mento tra due dita, costringendola ad alzare il viso in mio favore.

«Puoi guardarmi?»continuai a chiedere, quando mi resi conto che i suoi occhi erano ancora puntati ovunque tranne che su di me. Iniziai seriamente a preoccuparmi: cosa le potevo aver fatto che la stava facendo reagire in questo modo?

«Ti ho fatto qualcosa?»dissi infine, dando questa volta fiato ad una mia paura. Che le avessi fatto male l'ultima volta che eravamo stati insieme? Che si fosse stufata di me? Che avesse trovato qualcuno e aveva paura di dirmelo magari perchè pensava che l'avrei licenziata? Adesso avevo paura a sapere cosa fosse il problema ma allo stesso tempo stavo morendo dalla voglia di sapere che cosa davvero le fosse successo.

Quell'atmosfera fu interrotta quando entrambi sentimmo il suono di qualcuno che bussò alla mia porta. Allora i suoi occhi finalmente incontrarono i miei, ma per mia sfortuna non riuscii a scorgere nulla nei suoi: era come se stesse nascondendo qualcosa a tutto ciò che la circondava, e di conseguenza lo stava nascondendo anche a me.

«Mi stanno aspettando fuori.»sussurrò poi con voce tremante, facendo dei passi indietro e allontanandosi completamente da me. Io rimasi a guardarla e annuii poco prima che il nostro contatto visivo si interrompesse, poi lei mi diede le spalle ed uscì dal mio ufficio, lasciandomi completamente da solo coi miei stessi pensieri.

Non riuscivo a non cadere in quella trappola e a non pensare se le avessi fatto qualcosa che non avrei dovuto. Si sentiva costretta a fare sesso con me? Tutte quelle volte che l'avevamo fatto lei magari mi aveva sempre detto di sì solo perchè lavorava per me e aveva paura di perdere il lavoro? Tutto ciò che c'era stato tra di noi era una finzione?

Non sapevo che pensare, cosa fare e cosa comportarmi. Per quanto brutto potesse sembrare, mi piaceva fare sesso con lei, avevo praticamente fatto l'abitudine ormai, e non averlo più da un momento all'altro mi destabilizzava. Proprio per questo motivo, dopo essermi di nuovo seduto sulla mia sedia, presi il telefono con l'intenzione di chiamare i miei amici.

Passarono soltanto alcuni secondi prima che la porta della mia stanza si aprì di nuovo, facendo entrare quindi tutti i miei amici all'interno, i quali non si preoccuparono di sedersi subito sul mio divanetto.

«Wow, sei stato veloce.»commentò Seonghwa infatti e subito dopo il suo ragazzo si andò a sedere sopra le sue gambe. Non appena vidi quella dimostrazione di affetto non potei che avvertire uno strano dolore alla bocca dello stomaco, che cacciai subito dopo smettendo di guardarli.

«Piantatela.»ringhiai tra i denti, passandomi una mano tra i capelli e poi appoggiando la fronte sulla scrivania, chiudendo gli occhi e sospirando rumorosamente, rendendo quindi evidente la mia frustrazione.

«Che c'è? Abbiamo visto Yunhee entrare ed uscire alla velocità della luce e...»iniziò a dire Yeosang, ma io lo bloccai subito, rimettendomi in piedi e mormorando un:

«Io e Yunhee non abbiamo scopato.», quelle parole sembrarono strane sulla mia lingua, solitamente non ne parlavo nemmeno coi miei tre migliori amici eppure in quel momento era come se avessi bisogno qualche opinione da uno di loro, opinione che probabilmente non avrei mai nemmeno ascoltato.

«Wow, questo è strano.»rispose San, girandosi a guardare gli altri due sul divanetto mentre lui aveva avanzato verso la scrivania e si era seduto sulla sedia che avevo di fronte ad essa, che era lì per chiunque fosse entrato nel mio ufficio ed avere un incontro per me.

«Questo significa che avete finito di scopare come i conigli?»domandò Yeosang e il solo pensiero che le sue parole fossero vere mi mandò dei brividi lungo al corpo. Non so se magari stesse avendo un periodo suo, oppure ero io che stavo cercando una ragione per cui mi aveva appena rifiutato, ma in quel momento quello fu l'ultima cosa di cui avevo bisogno di sentire, ma sapevo che fosse necessario per me parlarne o sarei impazzito.

«A quanto pare, oggi non sembrava volermi.»risposi sincero, ovviamente non entrando nei dettagli di come andava di solito tra di noi, e guardando le espressioni che si crearono su ognuno dei loro visi, prima di portarmi le mani al viso per massaggiarmi il punto tra i due occhi in silenzio.

«Anzi, sembrava proprio che le facessi schifo.»aggiunsi un po' pensandoci meglio, sbuffando e sbattendo leggermente le mani sulla scrivania avvertendo un leggero fastidio al bassoventre, pensando al fatto che quel giorno davvero si fosse comportata come se io le facessi completamente schifo, cosa che mi aveva fatto comunque provare una strana sensazione in petto che non riuscivo a scacciare via.

«Si sarà stufata, che ti importa?»ribattè Seonghwa, sbattendo a sua volta una mano sulla coscia di Yeosang il quale si lamentò per il dolore iniziale e si voltò verso di lui per tirargli un piccolo schiaffo sulla spalla. Io li guardai per un attimo, sperando di avere anche io quello che avevano loro, ma poi scuotendo la testa.

Non volevo una relazione con nessuno. Non potevo averne una, dovevo concentrarmi sul mio lavoro e non potevo permettermi di avere una ragazza, soprattutto se quella ragazza era proprio Yunhee. Lei era bella, gentile e generosa, e io probabilmente col mio carattere l'avrei rovinata a tal punto che mi avrebbe odiato. Dovevo smettere di pensare a lei; probabilmente anche lei lo aveva capito, ed era per questo motivo che aveva iniziato ad ignorarmi proprio come aveva fatto oggi.

«Non dirmi che ti piace.»e San rovinò ogni mio buon proposito con quelle parole. Sottintese di chi stesse parlando e proprio facendo ciò io ripresi a pensare a lei: a quando mi sorrideva e io non riuscivo a resisterle, al modo gentile che usava anche quando non parlavamo di lavoro e al modo in cui sembrava adattarsi completamente a me, nonostante tutto. Avevamo quella relazione da circa due mesi e io non ero mai riuscito ad andare più con nessun'altra, nonostante poi anche a me piaceva conoscere più ragazze e, soprattutto, ero single.

«No, non mi piace, solo...»iniziai a dire, non sapendo nemmeno io cosa rispondere esattamente, perciò rimasi in silenzio e guardai verso il basso per non incrociare gli occhi di nessuno, con la paura che se uno di loro mi avesse visto avrebbe capito tutta la confusione che avevo in testa in quel momento.

«Lasciamo perdere, forse avete ragione voi.»mi ripresi subito dopo, alzandomi in piedi e andando vicino a San, sorridendo ad ognuno di loro anche se non sapevo quanto quel sorriso potesse essere reale in quel momento.

«Questo significa che stasera ci andiamo a divertire?»chiese poi San dal nulla, e io volli quasi subito dire di no, forse non era una buona idea cercare di divertirmi per togliermi quel casino che avevo in testa, ma non potei farlo perchè subito dopo ci fu un accavalcarsi di voci l'una sull'altra.

«Si, vi prego, ho proprio voglia di ubriacarmi.»rispose subito il più grande, ed immediatamente Yeosang si alzò dalle sue gambe e poi lo aiutò a mettersi in piede, per infine circondargli la vita con le sue braccia.

«Anche io, così poi a casa ci divertiamo ancora di più.»sussurrò ma fu udibile anche a me e San il quale immediatamente rispose facendo finta di vomitare e mostrandogli una smorfia di disgusto, che anche io adesso avevo in viso per prenderli in giro.

«Oddio, basta, siete disgustosi.»dissi infine e loro risero e, finalmente anche io riuscii a ridere quel giorno, sentendomi già più leggero e senza pensieri rispetto a poco prima. Per quanto brutto potesse essere, grazie a loro riuscivo a smettere di pensare a Yunhee, quella ragazza che ormai aveva un pezzo di me e che difficilmente avrebbe lasciato andare.

Wooyoung sta impazzendo

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