XIV
All'alba del giorno dopo, quando il sole screziava di rosa la luce del mattino, lasciammo il villaggio per raggiungere Ouarzazate, il luogo in cui speravo che ci avrebbero raggiunto i familiari di Shirley dopo essere stati avvisati tramite l'ambasciata.
Mi auguravo che sarebbero arrivati in tempo per quel giorno, così da lasciare Shirley in mani sicure.
Durante il viaggio non pronunciai nemmeno una parola: quando l'avevo toccata l'ultima volta per coprirle il capo con un targui, uno dei miei copricapi che avrebbero protetto la sua pelle chiara dal sole, per poco stavo per cedere alla tentazione di baciarla per un'ultima volta.
Ma se l'avessi fatto, non sarei più riuscito a lasciarla.
Lei mi guardava così intensamente per cercare di afferrare i miei pensieri, ma più mi scontravo con l'azzurro dei suoi occhi, più mi nascondevo dietro la mia freddezza.
Mi fece male trattarla così, dopo tutto quello che ci eravamo detti, dopo tutto quello che avevamo vissuto, dopo tutte le notti trascorse accanto al suo letto finché non era guarita quasi del tutto.
Temevo che se si fosse messa a piangere non avrei saputo resistere, ma lei non lo fece, anzi al contrario mi mostrò ancora una volta la sua forza, quella forza che mi aiutò a trattenere il dolore dentro di me e che mi fece immaginare che donna straordinaria sarebbe diventata un giorno.
Avrei portato per sempre nel mio cuore il ricordo di quell'ultimo giorno, della sensazione della pelle del suo viso sotto i polpastrelli delle mie mani, del suo profumo che attraverso le mie narici giungeva fino al mio cuore.
Quando raggiungemmo Ouarzazate, Shirley si distrasse dinanzi alle suggestive gole che circondavano la valle, al centro della quale si scagliavano le grandiose mura di terra della cittadina e dei palazzi che un tempo erano le dimore dei Pascià.
Persino io, ogni volta, rimanevo incantato da tanta magnificenza circondata dalla dolcezza delle curve del deserto che si perdevano fino all'orizzonte, per cui riuscivo a immaginare cosa doveva provare Shirley alla vista di simili scenari meravigliosi. Sembrava cogliere ogni più piccola sfumatura per imprimerla nella sua mente il più possibile e serbarne a lungo il ricordo.
Allo stesso modo io non riuscivo a smettere di guardarla di nascosto e ammirare il candore della pelle del suo viso, i riflessi dorati dei suoi capelli, le iridi cristalline dei suoi occhi, sapendo che quelli erano gli ultimi momenti che avrei passato con lei.
Quando raggiungemmo l'avamposto governativo francese, parlai con un legionario ed ebbi la conferma che i parenti di Shirley erano già arrivati: quella notizia mi riempì di gioia e riuscì in qualche modo a darmi la forza per sostenere quel momento fino al nostro ultimo addio.
L'attesa fu davvero brevissima, perché dopo appena qualche minuto fummo raggiunti da un occidentale di mezza età.
Shirley rimase bloccata per l'incredulità, continuando ad alternare lo sguardo tra me e quell'uomo, finché si rese conto che era tutto reale e con uno slancio si gettò tra le braccia di quello che ormai ero certo fosse suo padre.
Quella scena fu commovente e straziante al tempo stesso. Dopo tutto quello che Shirley aveva subito per colpa mia, non avevo il coraggio di stare di fronte a quell'uomo: avrei dovuto implorargli il mio perdono e se ne fossi stato degno, avrei confessato il mio amore per sua figlia per chiedergli il consenso di poterla portare con me.
Ma in quel momento non ne fui capace: Shirley era ancora così giovane e aveva ancora bisogno di stare con la sua famiglia.
Mentre lei si allontanava da me lasciando un abisso insopportabile, alcune parole uscirono dalla mia bocca senza controllo: - Addio mio piccolo fiore... ci rivedremo nei nostri sogni!
Fu appena un bisbiglio che solo il suo cuore avrebbe potuto udire.
Nella confusione generale di quel momento, mi sentii di troppo e così ne approfittai vigliaccamente per andarmene, non prima di averle rivolto un ultimo sguardo.
Nel vedere la sua felicità, il sollievo, la gioia nell'abbracciare suo padre e i suoi zii, mi resi conto che avevo fatto la scelta migliore: il mio sacrificio sarebbe stato ricompensato per averle ridato la possibilità di tornare alla sua vita, ai suoi cari, ai suoi affetti di sempre.
In quel momento mi sentii anche meno in colpa per aver spinto Mylène a sacrificarsi ancora una volta per sua figlia: le era stata accanto per quei brevi giorni per accudirla e poi era stata costretta a lasciarla ancora una volta.
Sperai che quando Shirley si sarebbe resa conto che ero andato via, non avrebbe provato rancore verso di me per non averle dato un ultimo abbraccio.
L'amavo così tanto che dovevo trovare la forza di lasciarla.
Non ricordo in che modo riuscii a tornare al villaggio: solo il pensiero della mia gente, di chi dipendeva da me, riuscì a non farmi mollare.
Mi sentivo come se mi fosse crollato il mondo addosso; come se la mia vita fosse diventata di colpo inutile. Qualcosa si era rotto dentro di me. Sentivo come se avessi una voragine che risucchiava tutte le mie emozioni, ma il mondo continuava ad andare avanti: i miei uomini mi attendevano, i doveri a cui dovevo tener fede mi ricordavano che, nonostante il dolore che mi squarciava l'anima, non potevo abbandonare nessuno di loro.
Intorno a me tutto continuava a scorrere. Forse anche per me ci sarebbe stato un domani...
Avevo un sogno nel cassetto che avrei voluto realizzare: diventare un medico e aiutare la gente a guarire...
Sarebbe stata quella la mia pena con cui avrei espiato tutte le mie menzogne. Da quel terribile momento della mia vita avevo tratto il miglior insegnamento: tramutare in positivo ciò che il destino mi aveva tolto e che solo un domani lontano mi avrebbe restituito.
Cinque anni, cinque interminabili anni passarono senza di lei, finché un giorno, lei comparve davanti a me come un miraggio.
Il destino ci aveva ricongiunti, attraverso innumerevoli prove, ma la più dura di tutte fu quella di rivelarle la verità.
Ma lei non era più quella ragazzina di diciassette anni di cui mi ero innamorato: era diventata una donna, bellissima e di una sensibilità e un'intelligenza fuori dal comune.
Non solo aveva saputo perdonarmi, ma con il suo coraggio e il suo amore riuscì anche a salvarmi dal matrimonio impostomi che mi avrebbe separato definitivamente da lei.
Ci salvò tutti dall'odio, dal rancore e da ogni rivalità: me, sua madre, nostra sorella Amìnah, nostro fratello Sahid e la sua sposa Tin Hinan.
Lei mi aveva scelto e per farlo dovette cambiare il suo stile di vita per conformarsi al mio: il suo esempio fu la molla che mi fece credere in me stesso, assolvermi e farmi sentire l'uomo più fortunato del mondo; le sue labbra erano diventate la mia casa...
Qualsiasi posto del mondo purché fossimo rimasti insieme per sempre...
Fu l'inizio della nostra vita, come una cosa sola, come sposi...
Furono giorni così confusi che non ricordo neanche più cosa successe: uno dei ricordi che sono rimasti impressi nella mia mente fu proprio il giorno in cui la vidi vestita di bianco incedere verso di me con passo solenne, accompagnata dal padre a cui avevo chiesto la sua mano poche ore prima.
Era così bella e raggiante da togliere il fiato... Il suo sorriso e il suo sguardo così emozionato non fecero che rendere ancora più forte l'amore che provavo: oltre l'infinito, oltre tutto...
Il cuore mi batteva all'impazzata per la felicità di vederla vestita da sposa proprio come l'avevo sempre sognata: era mia, era sempre stata mia...
Lo era stata con pienezza quella notte in cui avevamo fatto l'amore per la prima volta.
Gentile come la rugiada che si posa sui petali di una rosa, avevo riempito il suo tenero cuore con tutto me stesso.
Quando mi aveva raggiunto, ci eravamo guardati negli occhi e tutto il resto del mondo era scomparso.
Era mia, era sempre stata mia e da quel momento in cui lo gridammo a tutti i presenti che mai più niente e nessuno ci avrebbe separato, lo fu per sempre.
***
Salve a tutti! Vi è piaciuto questo finale?
Ho scelto apposta il ricordo del loro matrimonio per rievocare, sebbene con una scena inedita, il finale di Desert Rose... 🌹
Spero che la storia, raccontata da Rachid, non vi abbia deluso.
Per quei pochi che sono arrivati a leggere fin qui, vi aspetto domenica prossima con un breve epilogo e con i doverosi ringraziamenti.
A presto ❤
D.J.
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