XI

Lo smarrimento dipinto sugli occhi di Shirley riaprì ogni squarcio che pensavo appena risanato dal nostro bacio: forse pensava che volessi allontanarla da me per l'ennesima volta, quando invece in realtà avevo appena deciso che avrei combattuto per lei, dimostrandole i miei sentimenti e rivelandole tutta la verità.

Ma il nostro amore doveva superare la prova più dura che di lì a poco si sarebbe imbattuta su di noi: un inferno di morte e distruzione.

Mi ricoprii il viso con il tagelmoust, notando il tremore sulle sue labbra che avevo appena baciato; il terrore dipinto sul suo viso più pallido del solito; le sue pupille che, non appena si era accorta delle urla e degli spari che provenivano da fuori, si erano dilatate per la paura.

I cantastorie narravano delle nostre scorribande elogiandone le strategie quasi come se fossero dei giochi di competizione. Ma pur essendo dei guerrieri, odiavamo la guerra.

Nei periodi di carestia, derubare le tribù vicine era l'unico modo per sopravvivere. Di recente però, queste razzie erano diventate sempre più cruente e sanguinarie, soprattutto da quando le rivolte nazionalistiche avevano rotto gli equilibri tra le popolazioni del Sahara. I traffici illeciti di armi e il contrabbando di beni di ogni genere avevano ormai fomentato la prevaricazione del più forte e distrutto la pace.

Cercai di tranquillizzare Shirley con lo sguardo, facendo uno sforzo enorme per non abbracciarla: purtroppo dovevo agire in fretta e non c'era tempo per stringerla a me un'ultima volta e accarezzarle la schiena fino a veder scomparire l'orrore che segnava i suoi occhi.

Quando uscii dalla tenda, lei mi seguì. Mi fermai facendole scudo con il mio corpo, mentre davanti a noi, uomini, donne e bambini correvano per mettersi in salvo.

La presi per mano e la guidai verso il luogo più sicuro all'interno dell'oasi.

- Rimani qui! – le dissi in maniera decisa, sperando che per una buona volta mi ascoltasse.

Infatti, come sospettavo, mi afferrò per un braccio per fermarmi.

Mi girai verso di lei e la guardai con fermezza per ribadirle il mio ordine, ma lei mi spiazzò con il suo sguardo dolce in netto contrasto con il mio, severo e al tempo stesso supplichevole: i miei uomini erano abituati a eseguire senza fiatare e mai in vita mia mi sarei sognato che avrei implorato una donna di obbedirmi.

- Portami con te – mi spiazzò al punto da lasciarmi senza fiato.

In quelle tre parole percepii tutti i sentimenti che provava per me, quell'amore che mi aveva confessato poco prima senza filtri e senza remore in un momento di rabbia, ma che poi mi aveva portato a mia volta ad ammettere quanto anch'io l'amassi oltre ogni misura.

Ricordando l'emozione di quel momento, mi avvicinai al suo viso e strofinai le mie guance contro le sue, un gesto decoroso, ma al tempo stesso così intimo che mi fece martellare il cuore. Subito dopo, le ordinai di nuovo di non seguirmi, con dolcezza questa volta, in una muta preghiera.

Mi separai da lei per raggiungere i miei uomini che cercavano di difendere il nostro accampamento da quell'assalto, ma erano in troppi e riuscire a fermarli fu un'impresa ardua.

Fu uno scontro a fuoco efferato, al punto che stavo pensando di ordinare una resa: sarebbe stato meglio il disonore piuttosto che subire quelle violenze brutali e la perdita di vite umane.

Al solo pensiero di perdere Shirley, mi lanciai in un combattimento corpo a corpo brandendo la mia sciabola. L'avrei protetta senza remore e non mi risparmiai, finché anche l'ultimo aggressore fuggì, sebbene molti riuscirono a fare bottino con le provviste che avevamo radunato con l'ultima carovana: il frutto di un lungo viaggio faticoso da cui dipendeva la nostra sopravvivenza per tutta la stagione successiva.

Non appena tutto finì, il mio primo pensiero fu tornare da lei, ma mentre attraversavo l'accampamento, il pianto straziante di Amìnah mi ghiacciò l'anima: perché era lì e non al riparo con gli altri?

La cercai con lo sguardo finché mi resi conto che era tra le braccia di Shirley, che nonostante fosse viva, rimaneva immobile come pietrificata su un corpo riverso per terra.

Quando mi avvicinai, guardai quella donna priva di vita e riconobbi Zahîrah: c'era sangue dappertutto... e sangue anche sul corpo di Shirley che, nonostante la chiamassi, era in evidente stato di shock.

Era pallidissima e percossa da brividi: sembrava come se non mi vedesse e non mi sentisse, ma poi scoppiò a piangere all'improvviso sul mio petto.

L'abbracciai per sostenerla e confortarla, ma non appena abbassai lo sguardo sulla sua camicia ormai intrisa di sangue, mi accorsi che era stata ferita a una spalla.

Se ne rese conto anche lei e in quel momento uno spasmo di dolore le fece spalancare gli occhi prima di svenire tra le mie braccia.

Il dolore che provai in quel momento fu così devastante che ancora adesso il solo pensiero mi riempie di brividi. Avevo rischiato di perderla già troppe volte: per mano di quell'uomo che l'aveva rapita; per colpa di Sahid che l'aveva abbandonata nel deserto... ed ora per colpa di una ferita che avrebbe potuto causarle la morte.

Il ricordo di quel momento mi annienta ancora l'animo.

Nonostante avessi tolto del piombo già a parecchi uomini che erano persino più gravi, il timore di perderla, dopo averle appena confessato il mio amore, mi faceva imprecare contro quel destino crudele.

Avrei dovuto salvarla o non me lo sarei mai perdonato...


Dopo tre giorni, Shirley aveva ancora una febbre altissima che la rendeva incosciente. Quando si svegliava diceva cose senza senso, ma la sua ferita non era grave: per fortuna era stata presa da un proiettile solo di striscio.

La sua febbre era un meccanismo di difesa del suo corpo che sfogava in questo modo le emozioni traumatiche provate con la morte di Zahîrah.

Shirley le era rimasta accanto nei suoi ultimi momenti di vita e aveva anche protetto la piccola Amìnah: se non fosse stato per il suo coraggio, forse anche nostra sorella avrebbe potuto rimanere ferita mortalmente.

Ero infuriato con lei per non avermi ascoltato, ma al tempo stesso il suo carattere temerario mi riempiva di orgoglio, nonostante tutto ciò che era successo avesse provocato nel mio cuore una profonda spaccatura.

Mi sentivo colpevole anche solo per aver pensato un breve momento di poterle dire tutta la verità e di chiederle di restare con me, in questo angolo di mondo lontano miglia e miglia dal suo, pieno di pericoli e privo degli agi della civiltà occidentale.

Ero certo che lei sarebbe rimasta. Sentivo che era così perché avevo percepito il suo amore per me e il rispetto per il mio modo di vivere.

Forse lei non era come sua madre, o forse sua madre avrebbe potuto ritrovare in lei tutto ciò che il destino le aveva tolto.

Mylène tornò non appena le era giunta voce di ciò che era successo al nostro villaggio.

Nonostante vivesse lontano, i miei sospetti che venisse di nascosto per vedere Amìnah erano risultati fondati.

Aveva temuto per la sua vita e invece si era trovata di fronte un'inaspettata gravità: a rischiare la vita in quello scontro a fuoco era stata la sua prima figlia.

Quando era arrivata, le avevo confessato tutto e nonostante ritrovare sua figlia dopo diciassette anni non fosse stato come avrebbe voluto, lei ne fu quasi felice, felice che il destino l'avesse riportata da noi, felice di poterla curare come una madre accudisce il proprio figlio malato.

Non avevamo avuto modo di parlare molto, anche perché ero così sconvolto anch'io che mi ero rintanato nel mio silenzio ostinato.

Ero inquieto e agitato per la prima volta in vita mia: non mi ero mai sentito così, nemmeno quando mio padre si era ammalato. Ora che io e Mylène ci eravamo ritrovati nuovamente vicini davanti al capezzale di una delle persone che entrambi amavamo di più al mondo, ebbi quasi la sensazione di essere in un loop.

Cosa avrei potuto fare per uscirne?

Forse per chiudere quel ciclo senza fine, avrei dovuto riallacciare i rapporti con Sahid, ma dopo quello che aveva fatto a Shirley, non riuscivo proprio a pensare a lui senza provare una rabbia profonda.

Continuare a tenerlo all'oscuro di tutto era la cosa migliore per tutti.

***

Eccomi qua! 🤗

Vorrei scusarmi per il ritardo dell'aggiornamento, ma questo periodo è stato parecchio impegnativo. Vi anticipo comunque che il prossimo capitolo è già pronto (devo rivedere solo qualche dettaglio), quindi non vi farò attendere troppo: in realtà è perché oggi ho deciso di dividerlo in due, anche se mi dispiaceva non seguire la suddivisione originale dei capitoli di Desert Rose, ma nella prossima parte ho aggiunto molti dettagli inediti che l'hanno resa troppo lunga, per cui mio malgrado sono stata costretta.

In questo periodo mi sono comunque accorta che le visualizzazioni di Desert Thoughts stanno aumentando: ne sono felicissima e ringrazio soprattutto i nuovi lettori, anche quelli silenziosi, perché so che ci siete. Spero che questa storia vi stia piacendo e che vogliate lasciarmi anche qualche feedback.

Approfitto di questo spazio anche per fare un annuncio.
Forse chi mi segue su Instagram avrà già intuito che in questi giorni ho cominciato a scrivere una nuova storia: erano mesi che scrivevo appunti sia di giorno che di notte e mi sono detta che se non iniziavo a mettere nero su bianco ciò che il cuore mi sussurrava, non avrei preso più pace.

Ho cercato, dietro consiglio di qualcuno, di progettare prima la trama base, delineare i personaggi, scegliere lo stile ecc. per poi finire come sempre a scrivere di getto: per me la scrittura è emozione, non ce la faccio proprio a seguire uno schema... forse sbaglio, forse no, ma è quello che mi sento di fare adesso...

Vediamo cosa ne verrà fuori... ad ogni modo vi prometto che finirò di scrivere Desert Thoughts e se tutto va bene, pubblicherò o inizierò a pubblicare la nuova storia qui su Wattpad verso la fine dell'estate... Siete curiose?

Se volete seguirmi su Instagram, trovate il link in bio.

A presto! ❤

D.J.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top