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Shirley fu risvegliata da una scia di baci. Quando riaprì gli occhi non poteva crederci: forse stava sognando, ma quando quelle labbra che le avevano solleticato le guance si spostarono sull'angolo della sua bocca, comprese che quella delicata e calda pressione era reale.
- Buongiorno... ma che ore sono? - disse trattenendo un sorriso camuffato da uno sbadiglio.
- È ancora buio... - le sussurrò Rachid mentre la stringeva tra le sue braccia. - Tra poco il sole sorgerà, per cui è meglio che vada, prima che qualcuno scopra che sono qui!
Shirley arrossì al pensiero di come lui la sera prima si fosse arrampicato sulla terrazza solo per parlarle, per poi restare tutta la notte con lei. Ma ora che non c'erano più segreti a dividerli e che erano certi uno dell'amore dell'altro, sperava che niente e nessuno li avrebbe più separati.
Presto tutto il mondo avrebbe saputo quanto si amavano, anche se avrebbero dovuto lottare contro tutti.
- Ti raggiungo presto! - gli disse Shirley alzandosi: era meglio che si sbrigasse, se non volevano rischiare di essere scoperti.
Rachid le dette un ultimo bacio e poi andò via dicendole che l'aspettava al recinto dei cavalli.
Dopo che si fu preparata per quella partenza che sperava con tutta se stessa che l'avrebbe portata da sua madre, uscì di soppiatto cercando di non farsi sentire, soprattutto quando passò davanti alla stanza di Martin in fondo al corridoio.
Si fermò un attimo per ascoltare dietro la porta, ma c'era solo silenzio. Pensando che Martin dormisse ancora, si allontanò di corsa per nulla curiosa di sapere che faccia avrebbe fatto quando si sarebbe accorto che era sparita col favore delle tenebre.
Forse avrebbe dovuto lasciargli un biglietto, ma in quel momento non era il caso di perdere altro tempo e dopotutto, per quale motivo avrebbe dovuto giustificarsi con lui? Che se ne tornasse a casa da solo...
Quando uscì dalle mura del villaggio e oltrepassò i giardini, fu invasa da un'emozione fortissima e cominciò a realizzare quello che stava per fare: Rachid l'avrebbe portata ad Ait-Ben-Haddou.
Avrebbe rivisto sua madre? E soprattutto, come avrebbe reagito vedendola? E se lei non avesse voluto incontrarla?
Mille dubbi cominciarono a renderla un po' inquieta, ma ora che conosceva la sua storia e che era vicina alla meta, non era il caso di lasciarsi sopraffare dal pessimismo.
Mentre rimuginava persa nei suoi pensieri, sentì delle voci concitate provenire da poco più avanti.
Quando si avvicinò, il suo sguardo si incrociò con quello di Rachid che non appena la vide, le intimò con gli occhi di non avvicinarsi. Che stava succedendo?
Un gruppo di uomini lo avevano bloccato e lo tenevano fermo come se fosse un criminale. Vicino a loro riconobbe Martin: era stato lui a tradirli?
Per nulla intimorita corse verso Rachid: lo avrebbe difeso con tutta se stessa e nemmeno Martin riuscì a trattenerla. Si fiondò tra le sue braccia e in quella confusione, lui riuscì a divincolarsi e ad abbracciarla come per farle scudo.
- Che succede? - gli chiese, ma fu Martin a rispondere prontamente.
- Succede che voi due non andrete da nessuna parte! Shirley, sei forse impazzita? Volevi scappare con questo troglodita del deserto?
Shirley si girò a guardarlo furiosa: come osava parlare in quel modo? Non gli era ancora chiaro che non voleva più vederlo davanti ai suoi occhi? Ma non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli, che gli altri uomini riuscirono nuovamente ad allontanare Rachid da lei.
Gli prese forte la mano per mantenere ancora il contatto con lui, ma erano troppi contro di loro.
- Ti amo! - le mimò Rachid con le labbra, mentre le loro dita prima saldate sfuggivano a quell'ultima disperata presa.
Shirley cominciò a gridare per la disperazione: ora che finalmente si erano ritrovati, ancora una volta il destino li stava separando.
- Cosa volete fargli? Dove lo portate? - chiese con il cuore in gola.
Uno di quegli uomini si mise a ridere e rispose in francese per farsi comprendere anche da Martin: - Gli faremo compagnia fino al giorno del matrimonio!
Shirley cercò di avvicinarsi nuovamente, ma Martin questa volta riuscì a trattenerla: - Non puoi andare con loro: le donne non sono invitare all'addio al celibato! - le disse con un ghigno pieno di sarcasmo malcelato.
Rachid stranamente non parlava né cercava di liberarsi, come se si fosse arreso.
- Va' da lei... - le disse, mentre lo allontanavano.
Come poteva pensare che cercare sua madre fosse più importante di lui in quel momento?
Shirley si sentì impotente e anche se quegli uomini volevano solo evitare che Rachid disonorasse la sua gente e la sua promessa sposa, non riusciva ad accettare che lui smettesse di lottare per il loro amore.
Guardò Martin per l'ultima volta e furiosa gli gridò: - Tu! Come hai potuto farmi questo?
Martin la guardò con disapprovazione: - Tu invece, cosa hai fatto? Vi ho sentiti stanotte... i miei complimenti: non ti facevo così... così...
Sgualdrina...
Ma non ebbe il tempo di finire la frase che gli arrivò una sberla sulla faccia... la seconda...
- Mi fai schifo! - gli gridò Shirley: come aveva potuto trarre subito conclusioni sbagliate? Come poteva lui giudicarla, mentre evidentemente non sapeva nemmeno lontanamente cosa significasse amare e rispettare una donna?
Non avrebbe mai capito quanto fosse puro e forte quello che c'era tra lei e Rachid. Era inutile rimanere a parlare con lui, così senza più nemmeno degnarlo di uno sguardo, corse via tornando verso il villaggio a cercare forse l'unica persona che poteva aiutarla.
Dopo aver girato per alcune case all'interno delle mura, per fortuna Shirley riuscì a ritrovare Tin Hinan.
La ragazza era già sveglia, come se l'aspettasse: quando i suoi fratelli e altri familiari erano usciti tutti insieme, aveva cominciato a sospettare qualcosa.
Quando vide Shirley con gli occhi lucidi e il viso sconvolto, le andò incontro per abbracciarla.
- Sei la sorella di Sahid - le disse con tenerezza, - sei anche mia sorella!
Shirley non poteva crederci: Sahid aveva trasmesso a Tin Hinan il suo affetto per lei; quell'affetto sincero tra fratello e sorella forse cresciuto in quei pochi giorni in cui si erano incontrati a Marrakech, eppure, quando si erano visti l'ultima volta, l'aveva lasciata anche lui senza dirle la verità.
- Come hai capito chi sono? - le chiese Shirley abbracciandola anche lei affettuosamente.
- Era facile... - le rispose. - Perché saresti venuta in uno dei luoghi più remoti del mondo?
Non avendo molto tempo, Shirley andò dritta al sodo raccontandole brevemente perché era lì. Poi le chiese da quanto tempo non vedesse Sahid.
Tin Hinan le raccontò che si erano sempre amati in segreto e che non si vedevano da un paio di mesi: la sua famiglia non avrebbe mai accettato un matrimonio con lui, perché non era nobile. Inoltre, lui l'aveva lasciata perché non voleva fare un torto a suo fratello.
- Ma se lui non aspettava altro che di potersi vendicare di lui? Sei proprio sicura che Sahid ti ami? Ha cercato di uccidermi - le disse Shirley perplessa, ma Tin Hinan le rispose che questa era la dimostrazione che lui si era seriamente pentito di quello che le aveva fatto e che il suo cambiamento era sincero.
Sahid le aveva raccontato di essere stato sempre pieno di odio nei confronti di tutti, ma che da quando aveva conosciuto lei era cambiato. Il loro amore l'aveva spogliato di tutti i sentimenti negativi che covava dentro di sé: Sahid in realtà era un uomo dall'animo buono che aveva solo sofferto duramente.
- Ma se ti ama perché ti ha lasciato? - le chiese Shirley non capendo ancora.
- Perché ama anche Rachid e sa che portandomi via da lui lo avrebbe colpito nell'onore. È il suo modo contorto di seppellire ogni discordia tra loro. Per un nobile tuareg l'onore è la cosa più importante.
- Ma l'amore dovrebbe venire prima dell'onore: se tu e Rachid vi sposate saremo tutti infelici... Questo matrimonio sarebbe un sacrificio inutile! - disse Shirley trovando tutto così assurdo.
Tin Hinan sospirò. Per giorni e giorni si era dannata l'anima per riuscire a rassegnarsi al volere della sua famiglia: lei e Rachid erano gli ultimi discendenti di una dinastia di nobili tuareg. Nessuno avrebbe permesso loro di sposarsi con chi non apparteneva alla loro tribù. Sahid inoltre era il figlio di una donna ripudiata dalla loro società per tradimento, oltre a essere occidentale.
- Tu non ti rendi conto che se Rachid venisse meno alla sua promessa, la sua famiglia e la sua tribù lo rinnegherebbero per sempre? È questo che vuoi davvero per lui?
Cosa potevano fare per ovviare a tutto questo? Se solo Sahid fosse stato lì...
Qualcosa improvvisamente si accese nella mente di Shirley.
- Ma Sahid non sa che nostra madre è ancora viva... - disse con una piccola speranza negli occhi.
- Cosa? - le chiese Tin Hinan incredula.
- Devo andare da lei... ma non so come fare adesso.
Tin Hinan, dopo aver pensato un po', chiamò suo fratello Bezzi e gli ordinò di accompagnare Shirley ad Ait-Ben-Haddou: aveva solo quindici anni, ma sapeva già come orientarsi nel deserto.
Poi scrisse un biglietto e lo consegnò a Shirley, se mai fosse riuscita a trovare in tempo anche Sahid. Forse poteva ancora fargli cambiare idea.
- Tu e Rachid cosa farete se vi costringeranno a sposarvi? - le domando Shirley disperata.
- Non lo dire nemmeno! So che riuscirai a convincere Sahid e quando leggerà quel biglietto, sono sicura che tornerà... - le rispose Tin Hinan poggiando una mano sul suo ventre.
- Oh... - esclamò Shirley sorpresa e capendo cosa gli aveva scritto.
- Non vi deluderò! - le promise tornando ad abbracciarla, fiduciosa che questa volta le stelle sarebbero state dalla loro parte.
Shirley si mise in viaggio e mentre si allontanavano dalla cittadella percorrendo il sentiero che scendeva a valle, incrociarono un'altra piccola carovana.
Quando furono più vicini, quasi le venne un colpo dallo stupore: tra quegli uomini c'era suo padre.
- Papà? Ma che ci fai qui? - gridò Shirley gettandosi tra le sue braccia.
- Quando ho saputo che stavi per partire per un viaggio nel deserto, non potevo certo lasciare che ti cacciassi in qualche altro guaio... e poi ho immaginato subito che saresti venuta qui a cercare tua madre. È così?
Shirley gli raccontò tutto quello che aveva scoperto e che stava andando ad Ait-Ben-Haddou nella speranza di trovarla ancora lì.
- Verrò con te! - le disse suo padre e così la piccola carovana si unì per riprendere il tragitto.
Quando giunsero in quella città fortificata, spalancarono gli occhi meravigliati dallo scenario mozzafiato.
Anche Jeffrey Dowland, il padre di Shirley, che aveva girato il mondo diverse volte a bordo della sua nave, non aveva mai visto niente del genere: pensò che sarebbe stata una bellissima location per un film di Hollywood.
Fu un colpo di fortuna scoprire dove abitava Mylène: in quel posto la conoscevano tutti perché non ci vivevano molte persone occidentali. Quando arrivarono davanti alla porta della sua casa, Shirley e suo padre si guardarono intensamente negli occhi scoprendosi entrambi emozionati.
- Vai tu... io ti aspetto qui fuori - le disse suo padre, affinché sua figlia potesse affrontare quel momento da sola: di sicuro sarebbe stato un incontro difficile e lui non voleva turbare le acque ancora di più con la sua presenza.
Shirley bussò alla porta con il cuore in gola e dopo un'attesa che le parve interminabile, l'uscio si aprì.
Una donna bellissima con i capelli rossi come i suoi la guardò incuriosita. Dopo qualche secondo, comprese chi era e spalancò la bocca per lo stupore.
Shirley non riusciva a dir nulla: riconobbe quello sguardo che aveva visto solo per pochi secondi cinque anni prima e il viso le si riempì di lacrime.
Come aveva potuto lasciarla senza rivelarle chi era? Rachid aveva giustificato sua madre dicendole che avevano agito unicamente per il suo bene: allora lei aveva solo diciassette anni e pensavano che sarebbe stato meglio per lei rimanere all'insaputa di tutto.
Aveva perdonato Rachid per questo e quindi non poteva biasimare sua madre per aver agito in quel modo: doveva essere stato molto doloroso per lei abbandonarla in fasce e poi anche per la seconda volta.
Anche il volto di Mylène si riempì di lacrime: madre e figlia rimasero a guardarsi come in uno specchio e quel vuoto che avevano sentito nelle loro anime sembrò finalmente riempirsi.
Senza proferire parole che avrebbero rotto quell'attimo carico di commozione, si abbracciarono.
- Sei diventata una donna! - disse Mylène alla fine di quel momento ricolmo anche di forte tensione: era così piena di rimpianti.
Come può una madre che non vede crescere e diventare donna la propria figlia superare un dolore simile?
Come era possibile che Shirley non la odiasse, proprio come aveva fatto suo figlio Sahid per una vita intera?
Dopotutto lasciarla all'insaputa di tutto, per quanto difficile, non l'aveva segnata e le aveva permesso di crescere serena e diventare la donna che era adesso.
L'aveva cercata dopo qualche mese che era nata, presa dal rimorso, ma Miss Burnert, la governante di casa Dowland, le aveva detto che Jeffrey si era sposato e che era ripartito per l'America con la "sua famiglia": era tornata troppo tardi, ma la sua bambina avrebbe avuto una nuova mamma e forse sarebbe stata molto più felice con lei.
Per tutti quegli anni, aveva sempre pensato che la vita di Shirley sarebbe stata molto più serena se fosse cresciuta in una famiglia che poteva darle tutto: lei invece non avrebbe potuto offrirle nulla.
Dopo pochi minuti che si osservavano, tra loro si sciolse l'imbarazzo. Mylène fece entrare sua figlia in casa e, come se volessero recuperare tutto il tempo perduto, cercarono di chiarire ogni loro dubbio, fino a quando furono distolte da una porta che si apriva.
Una bambina entrò nella stanza chiamando la sua mamma e guardando curiosa Shirley.
- Amìnah! Ti sei svegliata? - le disse Mylène dolcemente.
Con gli occhi ancora assonnati si avvicinò intimidita alla sua mamma e Shirley cominciò a piangere come una fontana: quella bambina con gli occhi simili a quelli di Rachid e Sahid era la sua sorellina...
Oddio... era cresciuta tantissimo!
Nonostante quel momento di tenerezza, Shirley si ricordò di Sahid, così disse a sua madre che lui l'avrebbe sicuramente perdonata e che dovevano andare da lui per trovare il modo di impedire che Rachid si sposasse. Quando finì di raccontarle tutto, compreso che avrebbero dovuto fargli sapere che era ancora viva, Mylène prese tra le sue mani quelle di sua figlia e sorridendole le disse: - Non temere... ho in mente un piano!
Nota:
Per chi non sapesse, Ait-Ben-Haddou è una località molto nota, poiché, per i suoi scenari incredibili, vi hanno girato moltissimi film, come Lawrence d'Arabia, Il tè nel deserto, Il Gladiatore, oltre a Il Trono di Spade.
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Un altro capitolo pieno di tanti avvenimenti, eppure ho lasciato molte cose all'immaginazione...
Il perché ve lo svelerò forse più avanti 😉
Diciamo che volevo chiudere finalmente il cerchio senza dilungarmi troppo nei dettagli (anche se il capitolo è venuto lungo lo stesso 😂😂😂): fatemi sapere se vi è piaciuto...
Eppure, io mi sarei dilungata ancora tantissimo, soprattutto perché vorrei che questa storia non finisse mai, ma ho già sforato troppo con la lunghezza e i tempi di questa storia (volevo concluderla entro Natale). Ma ormai è tutto scritto: purtroppo mi duole annunciarvi che il prossimo capitolo sarà l'ultimo 😭😭😭
Non so però se avrò il coraggio di pubblicare il finale: anche se è ormai pronto da diverso tempo, non sono pronta io a lasciare questa storia, che ha riempito la mia vita in questi ultimi mesi ❤
Ok, cercherò di mantenere sabato prossimo come data, nel caso contrario, siate liberi di venirmi a cercare o di insultarmi... 😜
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