XXV
Shirley si portò le mani sul viso ancora incredula, ma con già un senso di angoscia che la opprimeva. Era ancora frastornata, ma pian piano tutto quello che era successo le ritornò in mente.
Il serpente, la caduta, il suo urlo e poi il dolore alla testa.
Da quel momento in poi, tutti i suoi ricordi erano un insieme di immagini confuse.
Tra la nebbia che le offuscava la vista, aveva visto vagamente un'ombra avvicinarsi. Era quasi certa di aver visto l'uomo vestito di nero, ma più aveva cercato di mettere a fuoco ogni percezione del suo sguardo, più il dolore alla testa l'aveva fatta turbinare in un vortice senza fine.
Quando aveva sentito delle braccia che la soccorrevano era ormai avvolta in un'oscurità totale.
Delle voci l'avevano chiamata, ma le erano parsi degli echi infiniti che le risuonavano flebilmente come da lontano.
Poi non ricordava più nulla: solo il buio.
Non sapeva quanto tempo era passato, se fosse notte o giorno, ma ora si rendeva conto che quel buio che era intorno a lei era dovuto alla sua cecità.
La testa le pulsava e sembrava per via delle vertigini come se vagasse in alto mare. Inoltre, sentiva la sua pelle in alcuni punti come trafitta da degli spilli: era la sensazione che le davano i lividi e le escoriazioni.
- La caduta le ha provocato un trauma che le ha causato la perdita della vista momentaneamente – le disse Rachid per tranquillizzarla dopo una lunga pausa di silenzio.
Stranamente il panico cessò e il suo cuore si chiuse in una morsa, mentre uno strano senso di rassegnazione avvolgeva la sua mente.
- Quanto tempo potrà durare?
- Qualche giorno, ma dipende... forse per...
- Per sempre? – lo interruppe Shirley, ma a lei non importava più niente.
Per quel che la riguardava, sarebbe stato meglio morire.
Senza attendere la risposta del dottore, cercò di sollevarsi a fatica, ma sentì qualcuno che la spinse delicatamente di nuovo nella posizione in cui era prima e che le sollevò il lenzuolo per coprirla.
A quel gesto realizzò di essere nuda: il corpo le doleva e si sentiva pizzicare in diversi punti.
Arrossì visibilmente anche se non riusciva a vedere l'uomo che era vicino a lei, ma che dalla voce gli era sembrato molto giovane.
- Ho niente di rotto? – chiese per spezzare l'imbarazzo e sentendosi improvvisamente pesante, come se non riuscisse a muoversi.
- No, solo qualche graffio, a parte la ferita alla testa.
Shirley si toccò la benda che le fasciava il capo chiedendo buffamente allarmata: - Non mi avrà mica tagliato i capelli?
Rachid rise e quel suono finalmente spezzò quel momento di tensione.
- No, i suoi riccioli d'oro sono in salvo. Non c'era bisogno di tagliarli! – le rispose notando uno strano turbamento.
Non riusciva a capire se l'avesse riconosciuto dalla sua voce, ma in fondo era passato tanto di quel tempo...
Tra tante domande che voleva farle, gli scappò quella più stupida: - Non chiede di suo marito?
Shirley rimase perplessa per qualche attimo: si era totalmente dimenticata di Martin.
Ricordando di averlo cacciato via, chiese con falsa curiosità dove fosse.
- È partito! – le rispose Rachid cercando di nascondere la sua indignazione.
Shirley allora sì che fu sorpresa.
- È andato a cercare dei soccorsi – continuò Rachid con un tono contrariato di cui si accorse anche lei: al suo posto lui non avrebbe mai lasciato sua moglie da sola.
La ragazza si ricordò tutte le dure parole che Martin le aveva detto prima di lasciarla e immediatamente strinse un lembo del lenzuolo.
Lui notò quel gesto, ma non seppe interpretarlo. Aveva ancora dei dubbi su quella coppia.
- Chi è stato a trovarmi? – chiese Shirley pur avendo presente che, in un momento di lucidità, aveva visto l'uomo vestito di nero.
- Un tuareg – fu la risposta.
Shirley voleva fare altre domande per svelare il mistero di quell'uomo, ma Rachid si diresse verso la porta per richiamare Lila che accorse subito.
Shirley sentì dei passi avvicinarsi: cercava di percepire più suoni possibili e il fatto che non riuscisse a vedere la faceva sentire inerme e inutile.
La donna che era entrata si prese cura di lei, l'aiutò a vestirsi e cercò di guidarla in ogni movimento che faceva. Fu in quel momento che Shirley si rese conto di quanto fosse difficile la sua nuova realtà: non era più capace di gestire ogni sua azione e soprattutto non era più capace di stare sola.
Lila le spiegò che si trovava al sicuro in una piccola casa fuori dal villaggio, dove era stata assistita da Raji Al Hajid in quelle ore in cui era rimasta priva di sensi, e che Martin e lo sceicco El Fahid erano partiti per chiedere aiuto.
Poi le fece bere uno strano intruglio che la calmò e ben presto piombò in un sonno senza sogni.
Il giorno dopo Rachid passò da lei per medicarle le ferite e chiederle come stava.
Shirley si sentiva bene, nonostante sentisse ancora uno strano ronzio nella testa e un forte senso di vertigini.
I suoni, i rumori, le voci le sembravano un linguaggio nuovo, perché senza di loro non riusciva a immaginare quello che le succedeva intorno, anche se a volte camminava disperatamente con le mani tese in avanti.
- Queste non serviranno più – le disse Rachid togliendole le bende dal capo.
La ferita alla testa, nonostante le avesse fatto perdere molto sangue, era meno grave di quello che sembrava, ma il trauma emotivo era quello che preoccupava di più.
Quando finì di srotolare la benda, le passò le dita tra i capelli arruffati come per aggiustare quelle ciocche che finalmente libere le ricadevano sulla fronte.
Shirley però a quel gesto innocente e gentile, sentì un brivido scorrerle lungo la schiena e a stento riuscì a controllare un fremito.
Che cosa le stava succedendo? Cosa provava quando quelle mani la sfioravano? Quando quella voce le parlava? Perché le tornava sempre in mente Rachid?
Forse pensava a lui solo perché Rachid era stato l'unico uomo che l'aveva toccata. A parte suo padre, non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi.
Era sempre stata molto schiva e sulla difensiva. Ora invece era completamente indifesa e ogni gesto, ogni carezza che la sfiorava era per lei un'improvvisa sorpresa a cui non poteva reagire perché arrivava troppo tardi a respingerla.
Mentre si faceva medicare, era rimasta immobile e non riusciva ad aprire bocca, in una struggente meditazione.
- Le faccio male? – le chiese Rachid notando i suoi lievi sussulti ogni volta che la toccava.
- Un po' – mentì lei sentendosi improvvisamente rossa in volto e mordendosi il labbro dall'imbarazzo.
Rachid si lasciò scappare un sospiro frustrato davanti a quelle labbra che spiccavano più rosse del solito sul suo volto pallido. Quelle labbra che gli ricordavano gli umidi boccioli di rosa che crescevano nascosti tra le oasi del deserto. Quelle labbra che erano state la sua ossessione e che ora lo tormentavano perché non poteva dirle chi era.
Perché doveva essere sempre tutto così sbagliato? Perché non poteva stringerla a sé e non poteva dirle quanto l'amava?
Erano così vicini che sarebbe bastato poco per infrangere ogni suo monito della sua coscienza: lei non era mai stata sua allora e né poteva esserlo adesso.
Non era cambiato nulla e ne era più che mai consapevole, ma stare lì davanti a lei in quel modo era una tortura che lo privava di ogni discernimento.
Senza rendersene conto sollevò una mano per accarezzarle il viso per accorgersi solo in quel momento dell'assurdità che stava compiendo.
Shirley avvertì una mano calda appoggiarsi con delicata prepotenza su una sua guancia e allora non poté fare a meno di ritrarsi, infastidita più dalla sua stessa reazione che da quel contatto.
- No... ferma... devo controllare se i tuoi occhi reagiscono alla luce – si sentì dire con tono improvvisamente severo.
Rachid ce l'aveva con se stesso e con la sua stupidità. Così dicendo tramutò il suo gesto in un controllo del riflesso pupillare. Non aveva la più pallida idea di cosa fare, aveva poca esperienza nel campo medico, ma per camuffare quel suo tocco avventato, spinse una palpebra di Shirley in su con il pollice.
I due così rimasero in silenzio per parecchi secondi, finché Rachid compì lo stesso rituale anche con l'altro occhio, cercando in tutti i modi di acquietare i battiti del suo cuore.
Quanto altro tempo ancora poteva fingere?
Shirley in quel momento percepì l'alito caldo di Rachid soffiarle sul viso e quella vicinanza che percepiva la fece irrigidire e trattenere il respiro per un interminabile istante.
Perché all'improvviso quell'uomo le stava dando del tu? Ma cosa le passava per la testa? Perché immaginava chissà che cosa?
Avrebbe voluto vederlo, per capire dal suo sguardo, dalla sua espressione quello che non riusciva a percepire dalla sua voce. Quella voce...
Sentì alla fine sollevarsi quella mano poggiata sul suo viso, ma mentre si staccava, scivolò a sfiorarle il mento come una carezza appena accennata, ma che le lasciò una scia di calore che le giunse fino al cuore.
- La causa del tuo male è tutta qui – le disse Rachid tornando a usare nuovamente un tono amichevole e poggiandole poi un dito sulla fronte.
Le sue pupille reagivano, ma c'era qualcosa che la bloccava. Secondo quello che sosteneva Lila... No, non poteva credere a quella pazza superstiziosa...
- Devi stare tranquilla e non pensare a niente, altrimenti il tuo stato emotivo potrebbe accrescere o prolungare i tuoi sintomi.
Shirley, infatti, era emotivamente instabile e se si fosse lasciata prendere dall'ansia e dall'angoscia, sarebbe uscita più difficilmente da quella sindrome post-commotiva.
Aveva bisogno, infatti, di qualcuno che le desse sicurezza per poter ritornare a una vita completamente normale. Shirley invece si sentiva sola, completamente sola davanti a quel medico che le stava dicendo il suo parere professionale.
Che altro desiderava da lui? Era già tanto quello che faceva per lei.
Forse conforto o forse era solo il transfert che le faceva apprezzare quelle attenzioni che stava ricevendo.
Dopo qualche ora, Shirley si era sdraiata sul letto: le erano venute di nuovo le vertigini e la testa le doleva, ma era niente in confronto al dolore che provava nel cuore.
Stava sempre con le orecchie tese e si agitava a ogni più piccolo rumore che sentiva. Non aveva pace.
Poi all'improvviso decise di alzarsi e, orientandosi a tastoni strisciando accanto alle pareti, uscì.
Non sapeva neanche da che parte andare.
Percorse un piccolo corridoio e udì delle voci ovattate provenire da dietro una porta.
Si avvicinò e riconobbe la voce del medico.
- Non so che cosa fare: potrebbe non riacquistare mai più la vista – diceva con un tono angosciato che le risultava del tutto nuovo.
Una voce gli rispose e riconobbe la donna che l'aveva assistita, ma non riusciva a capire bene le sue parole.
Destino... non mentirle... è così giovane e bella... ora è sola... destino...
- Sì, è davvero bella, ma i suoi occhi sono come spenti: non hanno più la gioia di poter regalare degli sguardi a qualcuno – rispose il medico con un tono più alto e perfettamente udibile.
Shirley al suono di quelle parole aveva iniziato a piangere ed era tornata indietro.
Aveva trovato una porta socchiusa e così era entrata. Un leggero soffio di vento le accarezzò i capelli e dopo aver attraversato la stanza, realizzò che c'era una finestra aperta.
Quando fu vicina, avvertì sulla sua pelle un calore che la riscaldava e scioglieva la tensione del suo corpo: erano i raggi del sole e una gioia disperata la invase.
Com'era piacevole quella sensazione, ma dov'era il sole? Che cosa c'era intorno a sé?
Dopo attimi che rimase lì in silenzio versando calde lacrime, il rumore di una porta che si apriva la riportò alla realtà. Una voce dolcemente la rimproverò: - Hai sbagliato stanza: questa è la mia!
Era la voce di Raji Al Hajid e Shirley si sentì sprofondare dalla vergogna.
- Mi dispiace, io non immaginavo... - farfugliò Shirley asciugandosi in fretta le lacrime con il dorso di una mano.
- Non fa niente... Vieni, ti accompagno. Avevi bisogno di qualcosa? – le chiese Rachid per rassicurarla.
Shirley lasciò guidarsi da quell'uomo che la prese per mano e le tornarono in mente le parole: "è davvero bella".
- Solo di qualcuno che mi facesse compagnia, dottore! – rispose imbarazzata.
- Raji... chiamami Raji...
***
Capitolo tutto sommato neutro... volevo farmi perdonare per il capitolo scorso... 😊
A proposito grazie per tutti i vostri commenti... e insulti... 😂😂😂
Cosa pensate che succederà? Rachid dirà la verità a Shirley o continuerà a fingere?
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