XX
L'indomani Shirley e Martin presero insieme un taxi per recarsi all'ufficio governativo.
Durante il tragitto Shirley non disse neanche una parola, poiché non aveva ancora capito il motivo per cui lui le volesse fare da spalla in quel nuovo lavoro. Nonostante gli avesse fatto capire che non voleva andare oltre l'amicizia, temeva, in realtà, che avrebbe fatto di tutto pur di conquistarla.
Martin, infatti, non si era ancora arreso; nonostante i silenzi di Shirley e le porte sbattute letteralmente in faccia, il suo ego non si era affatto sgonfiato, anzi, al contrario, pensava che lei, accettando la sua amicizia, avesse abboccato all'amo che le aveva lanciato.
Ora le stava dando solo un po' di lenza prima di tirarla a sé e al momento giusto, quando meno se lo sarebbe aspettato, con un colpo di arpione, sarebbe riuscito a farla capitolare completamente.
Ma se pensava che lei fosse un pesce facile da prendere, si sbagliava enormemente.
Nelle settimane successive di lavoro, le loro relazioni professionali si erano intensificate a tal punto da stare sempre fianco a fianco. Partecipavano a ogni conferenza e a ogni incontro che si teneva tra il sultano e i diplomatici francesi per l'indipendenza del Marocco: lei si occupava delle traduzioni simultanee, mentre lui delle relazioni dei negoziati.
Fu un periodo molto intenso, ma anche pieno di soddisfazioni per entrambi.
Per Shirley, oltre a un'importante esperienza professionale, questo momento fu proficuo soprattutto per sbarazzarsi di tutti i pensieri negativi che riguardavano il suo passato.
Quando il trattato per l'autonomia del paese fu concluso, si tenne un ricevimento esclusivo a cui furono invitati molti personaggi di spicco, dignitari, ambasciatori e consoli, tra cui anche i suoi nonni. Grazie a loro e alla loro influenza, persino Shirley riuscì ad avere un invito che estese anche a Martin per educazione, piuttosto che per la voglia di avere un cavaliere che l'accompagnasse.
Martin, sorpreso e rincuorato da quell'invito inaspettato, si mise in mostra come un pavone, consapevole di avere a fianco la ragazza più bella e desiderata della serata.
Quella sera Shirley era davvero bellissima con un abito da sera lungo fino ai piedi e con i capelli raccolti in su, con qualche ricciolo lasciato cadere ai lati della fronte, ma lei non si accorgeva neanche degli sguardi, perché non le importava affatto di essere ammirata.
Ci furono molte presentazioni e Shirley si trovò al cospetto del principe Moulay Hassan che era un giovane di ventisei anni.
Martin s'allontanò per qualche minuto e lei si sentì un po' spaesata tra tutta quella gente di elevata caratura.
Ebbe come la sensazione di essere indifesa, come uno ksar, una città fortificata in mezzo al deserto che stava cadendo a pezzi.
Infatti, appena rimasta sola, le si avvicinò qualcuno all'improvviso porgendole un bicchiere preso al volo dal vassoio di uno dei tanti camerieri che giravano per la sala.
Le parlò in arabo, ma lei ovviamente non ebbe nessuna difficoltà a capirlo.
- Finalmente sola. Ero divorato dall'impazienza di poterle parlare, mia incantevole signora – le disse.
Era il principe Hassan, che quando le era stato presentato poco prima, non era andato oltre i soliti convenevoli ufficiali imposti dal protocollo.
Shirley non disse nulla, intimorita di fronte a un membro della famiglia reale, ma si mise sulla difensiva quando notò lo sguardo di lui sulla sua scollatura.
- Posso chiederle come mai porta quella collana? – le chiese e non appena lei schiuse le labbra dalla sorpresa, lui la fermò.
- No, non è una scusa per poter conferire con lei, anche se per me è un immenso piacere poter essere qui da solo davanti al suo splendore.
Shirley arrossì, così il principe, davanti alla sua reazione, andò dritto al punto sorridendo: - Quella croce che porta al collo è lo stemma di una stirpe molto illustre. Mi chiedevo come fosse possibile che la portasse lei.
Shirley presa alla sprovvista, non riuscì a trattenersi dal dire la verità: - Vostra altezza, era di una mia parente che si chiama Mylène Legros!
Il principe la osservò sbalordito.
- Conosce suo figlio? Sahid El Fahid Ibn Nusayr?
Suo figlio? Questo significava che era suo fratello?
Shirley per poco non ebbe un mancamento, ma il principe era così impressionato dalla coincidenza, che continuò a parlare.
- Io e Sahid abbiamo studiato insieme a Bordeaux in Francia: non faceva che vantarsi di essere per metà francese. Siete forse cugini?
Shirley cercò di sorridere e rispose di sì, ma dentro di sé nel giro di qualche secondo si ricollegò a quello che le aveva detto il Signor Hanson e comprese tutto: sua madre si era sposata con il padre di Rachid e Sahid!
Per avere più informazioni possibili cercò di ricomporsi e così si rivolse finalmente al principe mostrandosi meno sulla difensiva.
- Mi parli di lui – chiese gentilmente. – Non ho mai avuto l'opportunità di conoscerlo. Le nostre famiglie si sono divise da molti anni... io sono cresciuta in America – disse con un tono di chi vuole ampliare la conversazione.
Il principe Hassan, incantato da quella ragazza così inconsapevolmente affascinante, ricambiando il sorriso di Shirley, le porse il braccio in maniera occidentale e la condusse in un angolo più tranquillo.
Strada facendo iniziò a raccontale: - Suo cugino ha la mia stessa età e come le ho già detto, ci siamo conosciuti all'università. Siamo diventati subito degli ottimi amici.
- Allora per favore può dirmi dove si trova adesso? Vorrei tanto incontrarlo – gli disse.
Si erano fermati in una saletta interna dove non c'era nessuno e Shirley, guardandosi intorno, pensò che forse si fosse esposta un po' troppo e che stesse infrangendo l'etichetta, ma quello che voleva sapere era troppo importante.
- Mi dispiace... su questo punto – continuò il principe, calcando il tono della voce, – non posso accontentarla. Non ho più visto suo cugino Sahid da quando la mia famiglia è stata esiliata in Madagascar, ma penso che suo zio, lo sceicco Ali El Fahid Ibn Nusayr, potrà dirle qualcosa in più su di lui e su suo fratello che credo si chiamasse Rachid. Se vuole più tardi glielo presenterò: lo sceicco Ali El Fahid è qui questa sera.
Shirley era rimasta paralizzata e non era riuscita a reagire quando Hassan poi le aveva detto: - Più tardi magari... Ora mi piacerebbe che mi parlasse di lei invece.
Il principe si perse negli occhi di Shirley ed ebbe come una premonizione: in futuro nel Dâr-al-Makhzen, delle bellissime principesse dalle fulve chiome avrebbero allietato il palazzo reale. Un giorno forse, inshallah! *
Quella visione però fu presto interrotta da qualcuno che lo spinse afferrandolo per un braccio.
- Mi dispiace vostra altezza, ma devo rubarle la signorina – disse quell'uomo con fermezza, trascinando via Shirley da quella stanza.
Era Martin e quando furono fuori le disse con una calma apparente: - Ma come è possibile? Sono mesi che ti vengo dietro senza risultato e con quello sono bastati cinque minuti! Porca miseria, dovevo essere un principe per fare colpo su di te...
Shirley aveva gli occhi lucidi e intorno a lei non sentiva più nulla.
Vai al diavolo Martin!
Shirley però era troppo sconvolta per rispondergli come avrebbe voluto.
I suoi pensieri si persero su quella croce che le aveva lasciato sua madre come ricordo. Perché era arrivata a lei? E quei nomi che aveva udito poco prima, Sahid e Rachid... cosa erano per lei?
Ripensò alla prima volta che aveva incontrato Sahid: aveva avuto come la sensazione che lo conoscesse da sempre.
Con una morsa allo stomaco, ripensò anche alla prima volta che aveva visto Rachid e a come l'aveva guardata fino a quando, prendendole una mano delicatamente, le aveva chiuso nel palmo quella croce, un simbolo inconfondibile della sua famiglia, che per qualche oscura manovra del fato, era passato da sua madre a lei.
Lui sapeva. Lo aveva sempre saputo fin dall'inizio, ma glielo aveva nascosto.
Si ricordò anche della sua reazione di sorpresa quando gli aveva detto di chiamarsi Mylène Shirley.
Entrambi i fratelli sapevano.
Forse Sahid lo aveva intuito solo dopo, quando gli aveva detto che non aveva mai conosciuto sua madre e che si chiamava Mylène.
Nella sua mente ripercorse tutte le parole che si erano scambiati quel giorno: Sahid le aveva chiesto cosa ci fosse stato tra lei e Rachid, ma lei gli aveva risposto che non lo riguardava.
"Invece sì... Io... Io... sono...", ma aveva lasciato quella frase in sospeso. "Io sono tuo fratello" avrebbe voluto rivelarle e proprio per questo loro legame di sangue, non poteva permettere che lei amasse Rachid.
Sahid aveva capito che lei era sua sorella; eppure, le aveva nascosto la verità, le aveva permesso di continuare a illudersi.
L'ultima volta che Shirley l'aveva visto, nel suo guardo aveva notato la disperazione, ma poi capì perché aveva preferito dirle addio: le aveva detto di essersi innamorato di lei.
Doveva essere stato duro per lui che l'amava scoprire la verità; lo capiva benissimo perché era quello che provava lei in quel momento nel sapere la verità su Rachid.
Eppure, quello che c'era stato tra lei e Rachid era andato oltre: lui l'aveva persino baciata... perché l'aveva fatto se sapeva chi era?
Martin smise di fare il pavone quando notò che Shirley aveva lo stesso sguardo spento di quando le aveva detto che avrebbero lavorato insieme; uno sguardo che gli fece compassione e se non fossero stati in quella sala gremita di gente, ne avrebbe approfittato per abbracciata con tutta la sua forza.
Shirley poi parve riprendersi e come se non fosse successo niente, chiese a bruciapelo: - Martin, conosci lo sceicco Ali El Fahid Ibn Nusayr?
Martin ci pensò un attimo.
- Sì, ma soltanto di fama: è il capo di una tribù. Si è creato un vero e proprio regno nel deserto e si è fatto un nome grazie ad accordi con i francesi, consentendo il trasporto tramite camion nel suo territorio. Viene spesso qui per commerciare stoffe pregiate e spezie, che si procura attraverso le vie carovaniere. Ho sentito nominarlo questa sera. Vieni, vediamo se riusciamo a conoscerlo...
Le fece un sorriso d'incoraggiamento: aveva intuito che per lei doveva essere importante e non perse tempo, sperando finalmente di ingraziarsela. Iniziò a fare qualche domanda discreta in giro, finché non trovò una persona che facesse da tramite nelle presentazioni e nell'arco di mezzora, Shirley e lui si trovarono di fronte a un signore di mezza età a chiacchierare amichevolmente.
Shirley nascose la sua collana sotto la sua stola di seta e si limitò a sorridere e a dire qualche parola di circostanza, ma in realtà dopo il colpo che aveva ricevuto, voleva scappare e andare il più lontano possibile, ma qualcosa di più forte di lei le diceva che avrebbe dovuto ricostruire tutta la verità e che doveva cercare sua madre.
- E così si occupa di commercio... - disse Martin nel pieno della conversazione con Ali El Fahid Ibn Nusayr.
- Il deserto per quanto possa sembrare incredibile, dà la vita a molta gente – disse lo sceicco.
- Le popolazioni berbere sono numerose e vivono di questi scambi di bestiame, di seta, di spezie... Il mondo sta cambiando ed è ora che le carovane di cammelli vengano sostituite da mezzi più moderni. Purtroppo, non ho un erede, ma grazie al denaro che mi sono procurato in questi ultimi anni, ho permesso ai miei nipoti di studiare. Un giorno, se Allah vorrà, saranno loro a continuare ciò che io ho iniziato. Anche se, in realtà, avevo un fratello che non la pensava come me. Dopo la sua morte, il figlio maggiore Rachid ha preso il suo posto, sebbene fosse molto giovane. Ha cercato di seguire gli antichi ideali dei nobili tuareg, ma le guerriglie e le ribellioni di questi ultimi anni hanno spinto molte tribù ad andare oltre il confine. Non ho più notizie di lui da diversi anni.
Shirley a quelle parole aveva fatto un leggero sussulto che solo Martin però aveva notato.
- Queste ribellioni sono assurde – disse Martin. – Ne ho sentito parlare in giro molto spesso. È da anni che vorrei fare un viaggio all'interno del Sahara che mi affascina tantissimo, ma ogni volta la paura mi fa dirottare verso una pacifica vacanza sulla costa.
Martin con estrema naturalezza aveva lanciato la sua pietra e infatti Ali non tardò a raccoglierla: - Ma perché non viene a stare per un po' da me, da noi l'ospitalità è sacra e si divertirà moltissimo.
- Oh, la ringrazio. Lei è molto gentile, ma non potrei mai accettare...
- Ma non faccia complimenti! Per me sarà un onore ospitarla, mi creda... - e così dicendo gli strinse la mano.
- Ovviamente l'invito è rivolto anche a sua moglie.
Martin si girò a guardare Shirley, che per poco non soffocava con lo champagne che stava bevendo. Poi tornò a parlare ad Ali: - Se proprio insiste, la ringrazio per l'invito: io e mia moglie stavamo giusto programmando la nostra luna di miele.
Indicò Shirley che a stento si trattenne dall'incenerirlo con gli occhi.
Si misero d'accordo per quel viaggio: lo sceicco Ali sarebbe rientrato all'incirca dopo due settimane, durante le quali avrebbe concluso qualche altro affare.
A lui non costava niente portare nella sua spedizione anche due turisti. Infine, sarebbero ritornati in città con la spedizione seguente.
Quando il ricevimento fu concluso, Shirley cercò i suoi nonni, ma erano già andati via, così prese un taxi con Martin.
Sprofondò nel sedile dell'auto senza dire una parola, cercando di unire tutti i pezzi mancanti del puzzle che cercava di mettere insieme da anni.
Sua madre si era sposata con il fratello di Ali El Fahid Ibn Nusayr, ma evidentemente non amava molto fare quella vita nomade ed era scappata.
Quando aveva conosciuto suo padre, Sahid aveva solo tre anni e Rachid sette.
Probabilmente non aveva mai conosciuto Ali El Fahid Ibn Nusayr, dato che lui non aveva notato la somiglianza con lei.
Sahid aveva studiato in Francia ed era per questo che mostrava un modo di fare tipicamente occidentale.
Rachid invece doveva essere rimasto con il padre.
Ma sua madre dove era vissuta nel frattempo? Dov'era?
Dopotutto doveva ringraziare Martin che inconsapevolmente le stava dando la possibilità di tornare nel deserto.
A quel pensiero, Shirley si abbandonò un po' e non si rese conto che Martin le aveva messo un braccio dietro la nuca appoggiandolo allo schienale.
A un certo punto il taxi fece una curva molto stretta e Shirley fu spinta verso il petto di Martin che subito la strinse a sé.
Shirley si scostò subito, ma si trattenne dal respingerlo. Grazie a lui, era riuscita ad avere molte informazioni. In fin dei conti gli doveva molto, ma se lui si aspettava in cambio che tra loro potesse nascere qualcosa, si sbagliava di grosso.
Alla fine, ruppe il silenzio: - Come facevi a sapere che sarei voluta andare da Ali El Fahid Ibn Nusayr nel deserto?
- È molto semplice! Ho sentito quello che ti ha detto il principe Hassan e voglio aiutarti con le tue ricerche. Se i tuoi parenti sono ancora vivi, lì ci sapranno dire sicuramente qualcosa.
- Ci andrò da sola. Non c'è motivo che tu venga con me... - disse Shirley seccata dall'intromissione di Martin in quella questione che doveva risolvere senza il suo aiuto, ma lui subito ribatté: - Vorresti farmi rinunciare a una fantastica vacanza nel deserto?
"Con te?" aggiunse lui nei suoi pensieri.
- Io non ci penso neanche! Un'opportunità come questa non mi capiterà mai più.
Shirley ripiombò nel silenzio fino a quando arrivò sotto casa: ormai aveva capito che non c'era verso di togliersi Martin dai piedi.
Nota dell'autrice *
Anche se questo racconto è completamente frutto della mia fantasia, in questo capitolo ho fatto delle citazioni storiche: Moulay Hassan, figlio maggiore del sultano, partecipò come consigliere ai negoziati che portarono il Marocco all'indipendenza nel 1956.
Nel 1961 divenne re, dopo la morte del padre, e lo è stato fino al 1999.
Il Dâr-al-Makhzen è il palazzo reale di Rabat.
Tutto il resto me lo sono completamente inventato, ma ispirandomi alla principessa Khadija dai capelli rossi, figlia dell'attuale re del Marocco e quindi nipote di re Hassan II, la mia fantasia è partita da sola facendomi fare dei voli pindarici. Ecco il motivo della strana premonizione di Hassan, mentre parlava con Shirley.
Non trovate anche voi strano che a palazzo ci siano delle principesse arabe che abbiano i capelli rossi come Shirley? 😂😂😂
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top