XI

Le ore che seguirono dopo la tempesta le ricordo come un sogno.

Ero talmente stremata che non ero più capace di muovermi, né di capire quello che mi succedeva.

L'unica cosa che ricordo è che Rachid mi sollevò tenendomi tra le sue braccia e mi portò via sul suo cavallo.

Non ero molto lucida, ma non potrò mai dimenticare quei momenti trascorsi con lui in sella, mentre mi stringeva forte per non farmi cadere.

Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro: potevo sentire il calore del suo corpo come quando mi aveva riparata dal turbine di sabbia e così, cullata dal passo leggero del cavallo, mi addormentai per risvegliarmi all'alba del giorno dopo.

Quando riaprii gli occhi, mi accorsi di essere ancora accanto a lui, con la testa appoggiata sulla sua spalla. Avevamo passato la notte così, stesi sulla sabbia. Quando mi resi conto della posizione in cui mi trovavo, mi sentii avvampare. Immediatamente cercai di staccarmi da lui, ma non appena mi mossi, lui si svegliò e mi attirò a sé, avvolgendomi delicatamente con le sue forti braccia.

Il mio viso era sopra il suo, così vicino quasi da sfiorarlo.

Ci fissammo negli occhi senza parlare. Trattenni il fiato, perché non volevo fargli sentire il mio respiro agitato, ma non riuscii a fermare il mio cuore che martellava furiosamente il mio petto stretto contro il suo.

Non volevo che lui lo sentisse, ma non riuscivo a liberarmi dalla sua stretta.

- Lasciami, mi fai male – gli mentii.

- Non ti lascerò se prima non mi dici perché sei fuggita. Dove credevi di poter arrivare da sola e a piedi nel deserto? Ti ho mai tenuta prigioniera, visto che sei andata via come se stessi scappando da una prigione?

Continuò a stringermi guardandomi dritto negli occhi.

Riconobbi lo stesso sguardo aspro e duro che aveva già usato diverse volte con me, sia in quella notte trascorsa nel deserto, sia nel palmeto dopo il litigio con Sahid.

Questa volta però, nei suoi occhi c'era anche qualcosa di diverso.

Era già la quarta volta da quando i nostri destini si erano fatalmente incrociati, che rimanevamo senza parole, persi ognuno negli occhi dell'altro, ma questa volta le sue braccia erano più decise a non lasciarmi andare.

Ricordavo tutti i nostri momenti.

La prima volta che si era avvicinato a me, nei suoi occhi impenetrabili avevo creduto di scorgere, anche se per brevi attimi, sentimenti di umana pietà, come se la mia presenza lo avesse colpito in modo particolare.

La seconda, quando ci eravamo parlati per la prima volta, avevo notato inquietudine e amarezza, come se dentro di sé avesse un rimpianto... un rimpianto che apparteneva a un passato indefinibile.

La terza, quando mi aveva chiesto scusa, avevo visto per la prima volta nei suoi occhi compassione e rammarico, ma solo nella quarta, aveva definitivamente rinunciato a ogni sua difesa.

Questa volta però, non saprei definirla.

Il suo sguardo era diverso da tutte le altre volte. I suoi occhi neri e profondi erano carichi di un infinito tormento che lo consumava. Sembravano chiedermi, supplicarmi...

Erano pieni allo stesso tempo di rabbia per essere scappata e di gioia per avermi ritrovata.

Non so se riuscivo finalmente a leggere nel suo sguardo o se le sue pupille erano diventate talmente limpide e trasparenti, da consentirmi di vedere dentro tutto quello che provava nel suo animo.

Rimasi colpita da quello che potevo scorgere dentro di lui: finalmente Rachid mi aveva spalancato le porte dei suoi sentimenti, abbandonando tutte le sue finte barriere di freddezza che si era costruito intorno a sé.

Ora davanti a me avevo il vero Rachid, che mi aveva salvato la vita cercandomi nel deserto e proteggendomi con il suo corpo dalla forza del vento.

- Sono scappata... - dissi nascondendo il mio viso che si stava riempiendo di lacrime – perché sono una stupida e, se tu non mi avessi trovata, ora sarei... ora sarei morta!

Con quella frase non risposi alla sua domanda, anzi la ignorai decisamente.

Lui non disse nulla, ma mi permise di allontanarmi da lui.

Dopo un altro lunghissimo istante di silenzio, lui, ancora seduto sulla sabbia, disse: - No, io non penso che tu sia stupida, anzi... stupido sono stato io che non ho capito che non ti piaceva stare in questo mondo così diverso dal tuo. Avrei dovuto capirlo subito che avresti preferito ritornare...

- Ti sbagli - lo interruppi guardandolo di nuovo negli occhi. – Non sono andata via per questa ragione. Cosa ti fa pensare che il mio mondo sia migliore di questo? – dissi guardando il cielo fin dove arrivava l'orizzonte.

- Io odio New York, con il suo caos, i suoi grattacieli che sembrano inghiottire sempre di più il cielo... Qui invece ora sembra tutto così calmo. Penso che non esista in nessun posto del mondo un cielo più terso e limpido di questo... o forse è questo posto sconfinato che lo fa apparire così. E pensare che solo ieri mi sembrava di stare all'inferno.

Dopo un attimo di pausa esclamai: - Oh, guarda lassù! – sollevando un dito per indicare un punto nel cielo.

Rachid, che era rimasto perplesso nell'ascoltare le mie parole, guardò in alto nella direzione che avevo indicato.

- Anche ieri ho visto un falco. Chissà se è lo stesso.

- Lo è infatti – disse Rachid alzandosi in piedi e andando incontro al rapace che avevo appena visto solcare il cielo con ampi e lenti battiti d'ali.

Io rimasi a guardare stupita in un angolo seminascosta dalle palme, mentre Rachid troneggiava a qualche metro da me, in piedi e fermo come una statua, nonostante i suoi vestiti al vento si muovessero continuamente.

Il falco, quando lo vide, planò verso di lui librandosi nell'aria.

Rachid alzò il braccio e subito il volatile andò ad appoggiarsi su di esso.

Non riuscivo a credere ai miei occhi. Il falco che avevo visto un attimo prima della tempesta era un uccello ammaestrato.

Tentai di avvicinarmi, ma subito riprese il volo.

- Forse l'ho spaventato – dissi un po' dispiaciuta di non poter ammirare quell'animale stupendo da vicino.

- È una femmina e non sopporta le donne che mi si avvicinano – tentò di scherzare Rachid.

Aveva gli occhi che gli brillavano: erano pieni di ammirazione per le meraviglie della natura selvaggia con cui era sempre stato al contatto diretto per tutta la sua vita.

Selvaggi erano anche i suoi grandi occhi neri, capaci di scrutare lontano oltre l'orizzonte, come gli occhi di quel rapace. Erano stati i suoi occhi a vedermi un attimo prima di essere inghiottita dalla tempesta di sabbia.

Mentre i miei non erano stati in grado di vederlo prima di quel momento fatale, i suoi erano di gran lunga più abituati a scrutare oltre i confini baluginanti delle sabbie ardenti del deserto e così mi aveva salvata.

Seguii il volo indefinito del falco verso l'alto, finché Rachid mi accarezzò una guancia, asciugandomi una lacrima che ancora bagnava il mio viso, dopo il pianto di poco prima.

- È grazie a quel falco se ti ho ritrovata in tempo. Senza di lui non ce l'avrei mai fatta. Mi ha guidato verso di te e mi ha avvisato del vortice che arrivava giusto in tempo per legare le zampe del cavallo in modo da non farlo fuggire. Poi sono venuto verso di te – concluse guardandomi negli occhi ed io, senza neanche rendermene conto, annullai la distanza tra di noi e lo abbracciai.

Lo dovevo a lui se ero ancora viva e me ne infischiai di qualsiasi gesto che solo pochi momenti prima avrei ritenuto sconveniente. Era come se i nostri corpi, che erano stati vicini per tutta la notte, fossero ancora attratti l'uno verso l'altro.

L'unico modo che trovai per dimostrargli la mia gratitudine fu di stringerlo senza pudore, perché non c'erano parole che potevo dire e anche se le avessi trovate, non avrei mai potuto pronunciarle in quel momento.

Mai prima di allora avevo sentito così forte la presenza dell'amore che provavo per lui.

Avrei potuto gridarlo a tutti senza ritegno e quando Rachid mi guardò negli occhi, credo che mi lesse fino in fondo al cuore.

Lui rimase immobile.

Ebbe un attimo di esitazione: sollevò le braccia come a voler ricambiare il mio abbraccio, ma subito dopo le fece ricadere sui suoi fianchi. Lo guardai incerta, ma i suoi occhi erano diventati nuovamente freddi e impenetrabili.

In quel momento pensai che non mi sarei mai più pentita di quell'attimo di fragilità in cui gli avevo fatto capire i miei sentimenti.




***

⛔PICCOLO SPOILER⛔

Capitolo più breve del solito questo, ma per farmi perdonare prometto che il prossimo sarà di fuoco! ❤

Cosa vi aspettate? E soprattutto cosa ne pensate di questa storia? Potranno mai amarsi due persone appartenenti a due mondi così diversi?

Fatemi sapere nei commenti...

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