Epilogo

Una settimana dopo

Un corteo di giovani donne precedeva con passi di danza la marcia della sposa: Tin Hinan, nascosta sotto un mantello bianco e adornata da preziosi gioielli, procedeva lentamente verso il suo promesso, che l'attendeva insieme a centinaia di nobili tuareg giunti per rendergli omaggio.

Dal lato opposto, il ritmo dei tamburi scandiva l'avanzata dello sposo, tallonato da due uomini per impedirgli di fuggire, come se lo stessero accompagnando al patibolo.

Rachid indossava la sua tunica più bella e il suo capo era avvolto da un lucido turbante viola che scintillava alla luce del tramonto.

Con quelle vesti sembrava risplendere, ma solo i suoi occhi erano spenti: lo erano da una settimana ormai, da quando non aveva più notizie di Shirley.

Sembrava tutto perduto, eppure il suo cuore non si era ancora dato per vinto e sperava ancora in un miracolo. Invocando il suo dio, come fece il profeta Ibrahim per salvare Hagar, il suo sguardo non smetteva di scrutare l'orizzonte, nella speranza che accadesse qualcosa che lo salvasse da quell'immeritato castigo.

Allah gli aveva imposto una prova troppo grande, ma a volte la pace si trova dietro le ferite.

E all'improvviso qualcosa accadde davvero: un gruppo di persone irruppe tra la folla. A guidare quell'irruzione un giovane uomo, che nel bel mezzo del corteo, gridò: - Fermate il matrimonio!

Tutti i presenti trattenettero il fiato facendo aleggiare nell'aria un silenzio di tomba.

Solamente un uomo anziano avanzò per fermare quel sabotatore: - Per quale motivo osi interrompere un rito sacro?

- Perché ogni uomo o donna, che sia nobile o meno, dovrebbe essere libero di scegliere chi sposare... e mi risulta che lei non abbia avuto scelta... - disse indicando la sposa.

A quel punto, Tin Hinan si avvicinò a quel giovane appena arrivato e con coraggio e fierezza proclamò alla folla: - Io, Tin Hinan, discendente diretta della più ancestrale tribù guerriera del Sahara, rivendico il sacro diritto alla libertà di scelta di chi diventerà il mio sposo e il padre dei miei figli. Nessuna autorità familiare può costringere una donna nobile ed emancipata ad agire diversamente dalla propria volontà.

Voltandosi verso il giovane uomo e prendendogli una mano, disse: - Io scelgo te, Sahid El Fahid Ibn Nusayr!

Tutte le donne presenti cominciarono a gridare per appoggiare quel discorso e più nessuno ebbe il coraggio di opporsi e affermare il contrario.

Rachid si avvicinò anche lui incredulo: - Sahid, che significa?

- Fratello, dovresti essere felice... Ti propongo uno scambio di spose: te ne ho portata una altrettanto bella in cambio di questa meravigliosa fanciulla! – gli rispose canzonandolo.

Rachid, ancora sospettoso, guardò coloro che erano con lui e non credette ai suoi occhi: c'erano suo nonno, capo supremo delle tribù nomadi del Sahara; Mylène e la piccola Amìnah, che lo guardavano con dolcezza tipica di chi attende con animo fiducioso il lieto fine.

Se erano lì tutti insieme significava solo che ogni antica disputa era stata accantonata.

Quel flebile barlume di speranza divenne un fuoco che illuminò il volto di Rachid, che, con sua grande sorpresa, poco più avanti scorse anche il padre di Shirley che aveva già visto cinque anni prima.

Guardò oltre in cerca del suo unico amore, ma non lo trovava.

- Ma dov'è? – chiese a suo fratello cominciando a capire.

- Ti aspetta alla fine dell'oasi... - gli rispose Sahid.

Rachid allora guardò suo nonno in attesa che gli dicesse qualcosa. Fissò i suoi occhi che lo squadravano apparentemente con severità e fierezza, ma pur non potendo scorgere la sua espressione celata dal tagelmoust, nel suo sguardo riconobbe un segno di stima e affetto. Gli si avvicinò per sfiorargli la mano in segno di saluto e rispetto, poi si scambiarono alcune frasi finché Rachid ricevette un segno di approvazione e di benedizione.

Poi guardò Mylène, sapendo quanto avrebbe potuto pagare a caro prezzo l'essere uscita allo scoperto, ma lei lo abbracciò con materno affetto: - Le colpe dei padri e delle madri non devono ricadere sui propri figli: mi prenderò la responsabilità della verità affinché tu non debba espiare una colpa che non è tua...

Rachid la ringraziò in silenzio e poi tornò a guardare il padre di Shirley, sperando di leggere anche nei suoi occhi un cenno di consenso: fu uno scambio silenzioso di supplica, ammonimenti e promesse, che suggellarono un impegno di lealtà tra due uomini.

Non appena fu certo anche della sua approvazione, non volle perdere altro tempo e contrariamente a ogni regola e dovere, fuggì da quella folla precipitandosi verso la fine dell'oasi.

Seguendo il sentiero illuminato da delle piccole fiaccole, da lontano intravide una tenda e una piccola figura inginocchiata vestita di bianco: era lei, che, come una dolce sposa, l'attendeva all'ingresso del paradiso.

Si fermò ad ammirarla e quando lei lo vide, si alzò, come un bocciolo che dischiudeva i suoi candidi petali.

Come incantato proseguì verso di lei a passi lenti, con il suo incedere fiero e così simile a quello di un felino, solo che questa volta non era lui il predatore, ma la preda, attirato dalla bellezza di quell'anima pura che da sempre gli apparteneva.

E quando la raggiunse, le loro anime esultarono, riconoscendosi e unendosi in un abbraccio spirituale troppo a lungo anelato.

- Sei venuto da me – gli disse con voce tremante in un sospiro delicato.

- Sono qui, grazie a te – le disse orgoglioso di lei, che non si era mai arresa, che non si era mai fermata di fronte agli ostacoli, che gli aveva dimostrato il suo coraggio e che ora gli offriva il suo amore.

- Devi ringraziare mia madre – le disse Shirley. – È stata lei a convincere tuo nonno, anche se è stata dura...

Rachid, incredulo, osservò la tenda alle sue spalle e in quel momento capì: - Hai fatto questo per noi?

Shirley abbassò gli occhi imbarazzata: forse era stata troppo precipitosa? Forse non doveva fare lei il primo passo?

Ma lui si inginocchiò davanti a lei e la guardò come solo un uomo profondamente innamorato poteva fare: uno sguardo che andava oltre i suoi occhi e il suo corpo fisico, che la denudò delle sue paure e di ogni indugio. Uno sguardo che voleva spogliarla per raggiungere la sua anima, trascinarla su un letto di nuvole e fare l'amore con lei accarezzandole il cuore, oltre a ogni parte immacolata del suo corpo.

Il suo profumo lo raggiunse a inebriargli i sensi e con un ardore tale da farla rabbrividire le disse: - Mia dolce rosa del deserto, vuoi farmi l'onore di diventare mia sposa?

Forse fu quell'ardore a sciogliere ogni timore di Shirley, che gli rispose di sì, stringendogli le mani che tenevano imprigionate le sue e attirandolo a sé.

Lui si rialzò e mentre le loro anime prendevano fuoco, finalmente anche le loro labbra si unirono.

Senza interrompere quel bacio e stringendola più forte a sé, Rachid la colse in braccio come se fosse un fiore e la portò all'interno della tenda per adagiarla sul letto che lei aveva preparato per loro.

In quel tempio che avrebbe finalmente protetto la loro unione, si scostò da lei per ammirarla in tutta la sua bellezza. L'amava e la desiderava da così tanto tempo, che il suo cuore correva talmente veloce da fargli male.

La guardò accarezzandola ovunque con lo sguardo e poi le sfiorò la mano con le dita affusolate, risalendo delicatamente verso il braccio.

Le sue dita continuarono a salire fino alla spalla, poi alla clavicola e infine per posarsi nell'incavo del collo.

Un rossore comparve sul candido viso di Shirley e Rachid si fermò; la guardò in quegli occhi chiari, che presi dall'imbarazzo e dal pudore, cercarono di scappare da quella stretta.

- Cosa c'è? – le chiese dolcemente intenerito nel vederla per la prima volta così impacciata e timida. - Se non ti senti pronta... io...

- Non fermarti... - le rispose lei, trovando finalmente il coraggio di svelare il suo desiderio più nascosto.

- Ti amo Rachid – continuò con il respiro accelerato per quello che stava per dire.

Non aveva mai provato nulla del genere: sentiva un'emozione inspiegabile che le partiva dall'interno del petto, come un fuoco che le torturava i sensi e che si espandeva per tutto il suo corpo.

Sollevò il suo sguardo e quando incontrò quello di lui, incantato dalla sua purezza, la sua mano si mosse da sola come se non potesse controllarla e si posò su quella di lui.

- Ti amo – ripeté, - e voglio essere tua...

A quel tocco e a quelle parole, a Rachid il respiro invece mancò e la sua mano, sotto quella di lei, iniziò a tremare.

Ti amo infinitamente, mio piccolo fiore... Sei mia, sei sempre stata mia...

Per la prima volta si sentiva bloccato dall'emozione tanto da non riuscire a parlare, ma i suoi occhi incantati dalla sua grazia esprimevano tutto il suo amore.

Fu Shirley allora a continuare quello che aveva iniziato: facendo pressione sulla mano di Rachid poggiata sulla sua spalla, la guidò verso il basso in un percorso inverso, portando con sé l'orlo del suo vestito che le scivolò di dosso, lasciando scoperte le sue spalle diafane e delicate.

Un gesto innocente e disarmante il suo, che si sentiva così maldestra, ma che fece brillare gli occhi di Rachid che non aveva mai ammirato niente di più bello in vita sua: la sua pelle bianca sotto le sue mani ambrate. Latte e miele.

E quando poi cercò goffamente le sue labbra per destarlo da quell'incantesimo, nessuno dei due riuscì più a fermare le loro mani: a ogni lenta carezza, il desiderio cresceva; a ogni vestito che scivolava via, la pelle s'infiammava; a ogni bacio, il cuore danzava.

E quando non ci fu più nessuna barriera, anche i loro corpi si unirono, raggiungendo le loro anime che già si erano fuse in un amplesso immaginario.



❤❤


Il mattino seguente Shirley si risvegliò e si accorse di essere sola.

Si voltò confusa, ma proprio in quel momento Rachid entrò nella tenda e le fece un sorriso di quelli che le fecero sciogliere il cuore.

Era già vestito di tutto punto...

- Ma dove sei stato? – le chiese perplessa.

"Oddio" pensò tra sé, "deve essere tardi, ma quanto tempo ho dormito?", ma Rachid si avvicinò al suo fianco per darle un bacio che le riportò in mente ogni ricordo di quella notte passata con lui.

Poi lui si staccò improvvisamente dalle sue labbra, quasi come per paura di non riuscire più a fermarsi e così le rispose: - Sono andato a chiedere la tua mano a tuo padre, anche se... forse abbiamo invertito un po' l'ordine delle cose...

Lei si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo: come se suo padre potesse dirgli di no, dopo tutto quello che era successo... Come se suo padre non le avesse già fatto il terzo grado e non l'avesse ammonita per le implicazioni di quella scelta di vita così folle e radicale, apparentemente incomprensibile per un occidentale. Come se suo padre non volesse vederla felice...

Ma Rachid proprio non poteva fare a meno di onorare le regole e le tradizioni.

- E poi ho parlato con il consiglio degli anziani – continuò. - Questa notte hanno raggiunto un accordo tra le nostre famiglie. Mylène verrà riammessa nella nostra tribù e Sahid, essendo nobile per un quarto di sangue, potrà sposarsi con Tin Hinan: a quanto pare abbiamo già un nuovo erede al trono in arrivo...

Fece una pausa per sorridere di quella notizia, anche se Shirley già sapeva che sarebbero diventati presto zii.

- Per quanto riguarda me, mi hanno concesso di continuare a essere capo reggente della tribù: i miei uomini mi raggiungeranno presto e potremmo vivere qui, se tu sei d'accordo... - le chiese, quasi non riuscendo ancora a credere che tutto si era risolto così facilmente.

Da tempo sognava di vivere in un posto dove un giorno avrebbero costruito un piccolo ospedale, un acquedotto, una scuola dove i loro figli avrebbero potuto studiare senza dover percorrere miglia...

Shirley che era rimasta ad ascoltarlo attentamente, sapendo quando fosse importante per lui occuparsi della sua gente, alla fine l'unica cosa che seppe fare fu avvicinare la sua bocca alla sua: la sua casa adesso erano le sue labbra... qualsiasi posto del mondo purché fossero rimasti insieme per sempre...

Rachid la strinse più forte che poté, ma alla fine a malincuore si staccò nuovamente da lei.

- Faremo tardi se continuiamo così...

- Per cosa? – le chiese Shirley non capendo quella fretta.

- Per ufficializzare la nostra unione - le rispose Rachid trattenendosi questa volta lui dall'alzare lo sguardo al cielo, ma i suoi occhi traboccavano di emozione. - Sono tutti fuori che ci aspettano. Devi vestirti: abbiamo due matrimoni da festeggiare...

Irragionevole e testarda... aveva stravolto la sua vita, ma era la sua rosa e l'avrebbe amata con tutto il cuore.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top