🧡Capitolo 1🧡
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Benvenuta أهلاً وسهلاً (Ahlan wa sahlan)
Il Cairo 28 Marzo 2023
«Dimmi che posso aprire finalmente gli occhi» chiese Raissa con il sorriso che tradiva l'impazienza.
«Eccoci» disse con dolcezza, mentre scioglieva piano la benda dagli occhi di Raissa.
Quando finalmente poté aprire gli occhi, restò senza fiato.
La stanza era un sogno ad occhi aperti: arredamento in stile egiziano, con geroglifici dorati che risaltavano sulle pareti beige, e un maestoso letto a baldacchino color panna, circondato da morbide lenzuola. Petali di rosa rossi disegnavano un cuore sul pavimento e una dozzina di palloncini a forma di cuore ondeggiavano verso il soffitto.
Ma ciò che fece battere il cuore di Raissa più forte fu la vista che si apriva di fronte, oltre le ampie porte finestre che conducevano al balcone. Là, in tutta la loro maestosità, si stagliavano le piramidi, avvolte nella luce dorata del tramonto. Ogni libro che aveva letto, ogni documentario che aveva visto, non erano riusciti a prepararla a quella visione. Era molto più di quanto avesse mai immaginato.
Le sue mani tremavano leggermente nel momento in cui si avvicinava al balcone, incapace di distogliere lo sguardo dalle piramidi. Le loro forme perfette si stagliavano contro il cielo del deserto, trasudando un'aura di mistero e potere. Come potevano essere state costruite dall'uomo?
«È... è tutto così...» balbettò, incapace di trovare le parole.
«Incredibile?» suggerì Edoardo, osservandola con un ghigno divertito.
Lei annuì, ancora ipnotizzata dalla vista. «Sì, incredibile. Non avrei mai pensato di poterle vedere così da vicino, e nella mia stanza.»
Edoardo la guardava, il suo era sguardo attento a ogni sfumatura delle sue emozioni. «Ho voluto che questo momento fosse speciale per te, Raissa» disse, avvicinandosi. «So quanto hai sempre amato l'Egitto, quanto hai sognato di vedere le piramidi. Per questo motivo ho voluto scegliere io l'Hotel.»
Raissa si voltò verso di lui, non sapeva come ringraziarlo per tutte le emozioni che le stava regalando. «Non potevi farmi un regalo più bello» sussurrò, ancora persa tra la realtà e il sogno.
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«Mi chiedo solo come tu faccia a poterti permettere due stanze in questo lussuoso hotel» disse Raissa, lanciando uno sguardo interrogativo al fratello. Sapeva che Edoardo aveva sempre avuto un certo gusto per il lusso, grazie al successo della sua società vinicola, ma questa suite superava ogni aspettativa.
«Chi ha detto che sono due stanze?» le rispose, osservando la reazione di Raissa con un luccichio divertito negli occhi.
Raissa aggrottò la fronte. «Una per te e... una per me» rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Edoardo scosse la testa lentamente. «Al momento della prenotazione era tutto riservato, tranne questa suite.»
Lei lo fissò, incredula. «Non ci credo. Dimmi che è uno scherzo o un'altra delle tue sorprese perché sappi che con te non dormo. Non ho portato nemmeno il pigiama, sai bene che dormo in biancheria intima!» disse, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.
Edoardo alzò un sopracciglio, mantenendo il suo tono calmo. «Pensavo non fosse un problema, visto che sono tuo fratello» disse, con un mezzo sorriso sulle labbra. «E poi sai che non rispecchi i miei gusti. Però, se non ti va bene, possiamo sempre prendere un semplice bed & breakfast in città.»
Per quanto la situazione le pesasse, per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quella vista.
«Assolutamente no. Io da qui non mi muovo.» dichiarò, incrociando le braccia sul petto. «Ho portato dei pantaloncini per fare sport e una t-shirt che potrei usare per dormire. Mi adatterò. Ma tu dormirai sul divano o a terra, e non voglio altre donne nella mia stanza. Sono stata chiara?»
Lui annuì, alzando le mani in segno di resa, ma il suo sguardo rimase fisso su Raissa. «Questo non te lo posso assicurare» disse, facendole l'occhiolino.
Lei strinse i pugni, cercando di mantenere la calma, ma sentiva il sangue ribollire nelle vene. Senza pensarci troppo, afferrò uno dei cuscini morbidi in piuma d'oca dal letto e glielo lanciò con tutta la forza che aveva. Il cuscino volò nell'aria, ma mancò Edoardo di diversi centimetri, finendo sul pavimento con un soffice tonfo.
Edoardo ridacchiò, il suono della sua risata riecheggiò nella stanza, aumentando la frustrazione di Raissa. «Hai sempre avuto una pessima mira» commentò divertito.
Era ormai sera inoltrata e, sapendo che avrebbero dovuto svegliarsi all'alba, quindi avevano ordinato la cena in camera, scegliendo un assortimento di specialità egiziane: falafel croccanti e hummus cremoso. L'aroma delle spezie riempiva la stanza, ma Raissa, mentre Edoardo era sotto la doccia, si era allontanata dalla tavola imbandita per godersi un po' di tranquillità sul balcone.
Si era appena sistemata nell'amaca, con il corpo cullato dal piacevole venticello serale che le accarezzava i piedi nudi. Le piramidi, in lontananza, brillavano sotto la luce della luna, un'immagine tanto misteriosa quanto romantica. Raissa lasciò che il paesaggio la trasportasse, con gli occhi socchiusi in un misto di meraviglia e stanchezza. Senza accorgersene, si addormentò per qualche istante, per poi riscuotersi di soprassalto.
Non poteva rischiare di addormentarsi lì; sapeva che Edoardo le avrebbe rubato il letto senza pensarci due volte.
Si stiracchiò le gambe e si preparò ad alzarsi, ma un ultimo sguardo a quella maestosità la trattenne.
Fu allora che qualcosa catturò la sua attenzione: una piccola luce rossa attraversava il cielo come un meteorite, dirigendosi verso la piramide centrale. Raissa si stropicciò gli occhi, attribuendo la visione alla stanchezza, ma ciò che accadde dopo la lasciò senza fiato.
Il cielo, limpido e stellato che l'aveva cullata, si tinse di rosso in pochi secondi.
Un senso di allarme la invase. Si guardò intorno, cercando segni di altre persone che potessero confermare ciò che stava vedendo, ma i balconi erano deserti e non c'era gente in strada. Tentò di alzarsi dall'amaca, ma le sue gambe sembravano di pietra, paralizzate dalla paura.
Poi Il cuore iniziò a martellarle nel petto. Una sagoma incappucciata, apparse dal niente nel cielo. Si stava dirigendo verso di lei.
Raissa tentò di chiamare Edoardo, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. La figura era sempre più vicina, e la paura si trasformò in puro terrore. Con tutte le sue forze, iniziò a gridare, un urlo muto che le bruciava la gola, Ma niente.
Più' si avvicinava più faceva paura. Sembrava avvolta dall'oscurità .
Chiuse gli occhi pronta all'impatto con quella strana cosa non identificabile. quando improvvisamente sentì due braccia stringersi attorno a lei, la voce preoccupata di Edoardo penetrò il velo della paura.
Aprì gli occhi di scatto con il respiro affannato. Il cielo sopra di loro era di nuovo limpido, costellato di stelle, e della figura incappucciata non c'era alcuna traccia.
«Va tutto bene, Raissa» disse Edoardo, con voce gentile ma ferma, cercando di calmarla. «Era solo un sogno.»
Eppure era così reale.
Lui la condusse dolcemente verso l'interno della stanza. «Dai, entriamo. Domani sarà una lunga giornata.»
Raissa in tutta risposta lo strinse in un lungo abbraccio, affondando il viso contro il suo petto. Il calore della sua pelle le trasmetteva una sensazione di conforto e sicurezza, qualcosa di cui aveva disperatamente bisogno in quel momento. Riusciva a sentire i battiti del cuore di lui, forti e regolari, e la sua presenza solida la faceva sentire al sicuro, come se niente di male potesse accadere finché lui fosse stato lì con lei.
Il contatto diretto della sua pelle contro quella del fratello, però, la fece trasalire. Sentì la superficie liscia della sua pelle nuda sotto le dita. Immediatamente, alzò lo sguardo e si accorse che Edoardo indossava solo un asciugamano bianco avvolto con noncuranza attorno ai fianchi.
La stoffa che lo ricopriva sembrava appena appesa, in bilico sul punto di scivolare. Le sue spalle larghe, il petto ampio, e gli addominali perfettamente scolpiti erano completamente in vista, ancora perlati dalle goccioline d'acqua della doccia. Ogni muscolo era teso, illuminato alla luce soffusa della stanza.
Raissa sentì un brivido attraversarle la schiena. Era come se avesse dimenticato di chi si trattasse, i suoi occhi erano fissi sulla linea definita dei muscoli di Edoardo, le mani ancora appoggiate sul suo torace. Non poteva negare la reazione del suo corpo, la sensazione di calore che le saliva dalle guance fino alla punta delle dita.
Ricordava fin troppo bene quella cotta adolescenziale che aveva avuto per lui, una cotta che aveva cercato di reprimere, convincendosi che fosse solo una fase. Ma ora, con Edoardo così vicino, con il suo corpo nudo che emanava tutto quel calore che spezzava ogni pensiero casto, iniziava ad avere qualche dubbio.
Con un sussulto, si staccò bruscamente da lui, sentendosi imbarazzata. «Accidenti, Edoardo» disse, cercando di mantenere un tono di voce fermo, senza alcun risultato. «Mettiti qualcosa addosso!»
Lui sorrise, un sorriso lento e sicuro che fece ribollire il sangue nelle vene di Raissa. Non fece alcun movimento per coprirsi, capendo un po' l'effetto che stava avendo su di lei. «Non mi sembra che ti sia dispiaciuto così tanto» disse, con voce bassa e roca, quasi sorprendendosi di averlo veramente detto.
Il gioco di sguardi che stava iniziando con lei lo stuzzicava più di quanto avrebbe dovuto. Era un gioco pericoloso, ma Edoardo non riusciva a resistere al desiderio di spingere quei confini, di vedere fino a che punto Raissa avrebbe permesso a lui di avvicinarsi.
Con un gesto lento e deliberato, alzò una mano e le sollevò delicatamente il mento, costringendola a guardarlo negli occhi. I suoi occhi color miele si incontrarono con quelli nocciola di Raissa, e in quello sguardo c'era un desiderio inespresso che ardeva tra di loro. Non soddisfatto con l'altra mano scese lentamente, sfiorando la pelle liscia della sua coscia nuda, le sue dita la accarezzavano con delicatezza, arrivando fino all'orlo dei pantaloncini.
«Dimmi, Raissa, Vuoi che continui?» La sua domanda era un sussurro caldo.
Raissa sentiva il respiro farsi più corto, il cuore battere all'impazzata nel petto. Lui la stava toccando e la cosa anormale era che le piaceva e non le sembrava affatto strano. Il volto di Edoardo era un enigma, i suoi occhi brillavano di una luce pericolosa, e Raissa sentiva il potere che emanava. Le parole erano bloccate nella sua gola, mentre lottava contro l'eccitazione che cresceva gradualmente dentro di lei.
Non riusciva a fermarsi, anche se sapeva che avrebbero dovuto. Edoardo voleva vederla godere, voleva vedere il piacere illuminare il suo volto, sentire il suo corpo tremare sotto il tocco delle sue dita. Ma era sbagliato, stava attraversando una linea che non avrebbero dovuto oltrepassare. E quel piccolo filamento di coscienza riuscì a frenare i suoi istinti. Si fermò, realizzando quanto la situazione fosse sfuggita di mano.
Con un sorriso divertito, alzò le mani come se si arrendesse e fece un passo indietro.
«Wow, Raissa, non ti credevo così credulona» disse con un tono leggero e scherzoso.
«Stavo solo scherzando, non pensavo che l' avresti presa così sul serio!»
Raissa lo guardò, ancora con il volto arrossato. Cercò di riprendersi, lasciando andare lentamente il respiro che non sapeva di aver trattenuto. Incrociò le braccia al petto, cercando di mantenere un'aria indifferente, anche se sentiva il cuore battere ancora forte.
«Vaffanculo» gli rispose, cercando di sembrare irritata ma riuscendo solo a sembrare più imbarazzata.
Come aveva osato a prendersi gioco in quel modo di lei?
Edoardo rise di gusto a quell'affermazione, cercando di mantenere il tono leggero mentre si allontanava. «Me lo sono meritato.» disse ridendo, prima di chiudersi velocemente in bagno.
Appoggiandosi contro il lavandino, si guardò nello specchio, cercando di riprendere fiato. «Cosa diavolo è appena successo?" mormorò tra sé, passando una mano tra i capelli. Il cuore batteva ancora forte, l'adrenalina pulsava nelle vene. Avrebbe dovuto mantenere il controllo, ricordarsi che Raissa era sua sorella. Come aveva potuto permettere che la situazione gli sfuggisse di mano in quel modo?
Si chinò in avanti, aprendo il rubinetto e lasciando scorrere l'acqua fredda. Immerse le mani e si spruzzò il viso, cercando di scacciare il calore che sentiva ancora sotto la pelle.
Mentre si sollevava, gli occhi si fermarono su un riflesso nello specchio che lo fece sobbalzare. Un piccolo bagliore rosso sembrava illuminare le sue pupille. Edoardo sbatté piu' volte le palpebre fino a che il riflesso scomparve, lasciando solo il suo volto confuso e teso nello specchio.
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🧡Spazio autrice🧡
🧡Vi presento Edoardo🧡
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