37. Parole come spettri

È un attimo.

Qualcosa urta il mio corpo prima che il balzo sia compiuto. Sono a mezz'aria quando vengo travolta e deviata dalla mia traiettoria. Il pavimento mi viene incontro velocissimo, vi sbatto contro con la spalla e una tempia. La mia vista si annebbia, ogni cosa diventa nera.

"Ricordi? Il patto era niente morti."

Questa voce. Spalanco la bocca e ansimo per ricominciare a respirare. I miei occhi si rimettono a fuoco, la nebbia confusa riassume contorni definiti.

Digrigno i denti. "Ti avevo detto di andare via."

Sopra di me, Bev snuda il suo sorriso più ambiguo. "E io ti avevo detto di non farlo."

Poco distante, Mairead lancia uno strillo, che subito si sforza di articolare in forma di incantesimo. Il risultato è poco efficace, una raffica calda che ci sfiora appena.

Per tutta risposta, il giovane re socchiude le palpebre. Un tremito si diffonde nelle sue membra. Quasi percepisco la violenza del suo conflitto interiore, lo sforzo che deve fare per non cedere all'istinto che gli impone di reagire, radicato nel suo sangue.

Cielo, dai mai ascolto a qualcuno che non sia una voce nella tua testa?

Sollevo una mano a sfiorargli una guancia. I miei polpastrelli scivolano sulla sua barba. "Gli altri sono al sicuro?"

"Non li troveranno." Bev si rialza in piedi e mi aiuta a fare altrettanto.

Le guardie si radunano attorno a noi, ci stringono in un cerchio. Sono decine, trasudano rabbia e paura. Io brandisco il rasoio davanti a me e metto la schiena contro la schiena di Bev, dalla cui pelle stilla tensione elettrica per tutto il potere trattenuto.

Ho l'impressione che il Tempio ci ruoti intorno. Le fiamme delle candele sono stelle danzanti in una notte troppo oscura.

Mi si stringe il nodo allo stomaco. "Sono venuti in tanti, per catturarci. Si vede che facciamo davvero paura" commento in un sussurro diretto a Bev.

Il ragazzo ruota appena il capo. "Sei pronta?"

Ansimo. "Ho scelta?"

O'Riley fa per avanzare, sfigurato dalla furia, ma una mano bianca sul petto lo trattiene. È Mairead; con uno sguardo convince il capitano a restare indietro e a lasciarla parlare per prima. "A... ascoltami, Bev." Le parole le tremano un po'. "Possiamo sistemare le cose."

"Avete ucciso Eirean!" L'interrompo subito. "Non c'è più niente da sistemare."

Lei prosegue come se niente fosse. "So quanto è difficile. Ti sono sempre stata accanto, per tutti questi anni. Ho creduto in te. Ma adesso... adesso è davvero troppo. La morte di Alec, una rivolta di profughi contro la tua stessa città!"

Bev non l'ascolta nemmeno. Si rivolge a me: "Al mio tre. Uno."

"La situazione ti è sfuggita di mano, ma non è ancora troppo tardi. Se solo..."

"Due."

"Consegnaci la ragazza e vieni con noi. Ci penseranno i telepati ad aiutarti."

"Tre. Stai giù!"

Mi butto sul pavimento un istante prima che un'onda d'urto scaraventi a terra tutte le guardie che ci circondano. La voce di Mairead si spezza in un gemito soffocato, qualcuno grida, qualche osso si spezza nell'impatto. Le dita di Bev attorno al mio polso mi fanno raddrizzare e mi trascinano in corsa verso l'uscita del Tempio.

"Sarebbe tutto più semplice se potessimo ucciderli" sibilo. "Loro non si sono fermati davanti a Eirean."

"Lo so. Lo so. Ma il sangue non si lava con il sangue."

"Non voglio cancellare quello che è successo. Voglio vendetta."

Bev si ferma. Forse vorrebbe teletrasportarsi, ma non gliene lasciano il tempo. Le guardie sciamano verso di noi, le loro formule sono una marea che c'investe.

Ho il fiato incastrato in gola. Il ragazzo è costretto in difesa, ma gioca con la magia degli altri stregoni, ne muta la traiettoria e lo scopo. I dardi incantati s'infrangono attorno a noi, lampeggiano un istante prima di schiantarsi nel marmo. Il fuoco si consuma, gli attacchi si dissipano.

Siamo intoccabili.

O'Riley spintona via Mairead. Adesso si farà a modo suo, glielo leggo in faccia. Lancia un grido selvaggio. "Non lui! Mirate alla ragazza."

Impiego un attimo di troppo a capire che sta parlando di me. Mi scanso appena in tempo per evitare un lampo acceso che scheggia la lastra del pavimento su cui mi trovavo. Sono salva, ma adesso Bev è più lontano. Devo raggiungerlo, se vogliamo teletrasportarci fuori di qui, al sicuro insieme agli altri.

Scatto in avanti, ma l'oscurità è ingannevole e i miei piedi incespicano in qualcosa. I resti spezzati di una delle statue animate da sorella Eirean.

Cado. Il rasoio mi sfugge dalle dita.

Qualcuno mi è addosso. Respingo il mio avversario alla cieca, scalciando come una pazza. Mi libero e mi metto in ginocchio, a tentoni perlustro il pavimento.

Dov'è? Dove accidenti è?

Un oggetto freddo e affilato si posa sulla mia gola.

"Cercavi questo?" sussurra O'Riley alle mie spalle.

Il mio petto si solleva in un gran sospiro frustrato. "Grazie. Sei stato molto gentile a riportarmelo."

"Fai una mossa e sei morta."

Lo so. L'ho affilato io, questo maledetto rasoio, mentre aspettavo che arrivassero i miei compagni per discutere del piano per prendere il palazzo reale. Più rapido di qualsiasi incantesimo e capace di infliggere molto, molto dolore. Mi sarei impegnata un po' di meno se avessi saputo che sarebbe finito puntato contro la mia gola.

La lama preme dove la carne del collo è più tenera. Il metallo incide la pelle, scava un taglio che brucia.

Devo mordermi un labbro per non lamentarmi.

"Chani!"

Bev si guarda attorno, mi cerca.

Mi trova.

I suoi occhi si sgranano.

L'atmosfera nel Tempio si fa sospesa. Gli incantesimi cessano, i respiri pesanti echeggiano tra i pilastri e le volte. O'Riley mi circonda le spalle con il braccio libero e mi preme contro di sé. Il movimento fa affondare il rasoio. Posso avvertire una grossa goccia che si addensa e cola giù fino alla clavicola con un forte odore di rame.

"Non farle del male." C'è una nota di minaccia nella richiesta di Bevin. Di minaccia, ma anche di vera paura.

Tutti hanno un punto debole, e O'Riley ha appena scoperto quello dell'uomo più potente del mondo: una schiava della superficie. Il destino di questa notte è racchiuso nell'unità infinitesimale di tempo e spazio che impiegherà la guardia ad aprirmi un taglio da un orecchio all'altro.

"Sta a te" risponde O'Riley. "Sta a te decidere, mio re."

"Lasciala andare. Subito."

"Puoi macellarci tutti come hai fatto con Alec. Nessuno, qui, è in grado di impedirtelo. Ma lei viene all'Altromondo insieme a noi."

"Io non sono un assassino" afferma Bevin, con un tono che sarebbe più adatto a una domanda.

Una risata isterica fiorisce sulla bocca del capitano e mi solletica l'orecchio. "Allora dimostralo. Arrenditi. Inginocchiati dove sei e lascia che i telepati prendano il controllo della tua mente."

Bev esita.

Non me ne accorgo subito. Il rumore sordo che si ode è la mia voce, disarticolata in un gemito straziato.

Idiota di un Bevin. Non saresti dovuto tornare. Chi manterrà la promessa che mi hai fatto? Se io muoio, se tu ti arrendi... ho perso in ogni caso. Ombre, sono ombre anche le tue parole, spettri che scivolano tra le dita e fuggono lontano dopo avermi illusa nel modo più seducente.

O'Riley mi strattona per farmi tacere e una smorfia si disegna sul viso di Bev. La guardia emette un ringhio sommesso di trionfo.

Mezz'ora fa eravamo noi i vincitori, pronti ad abbattere i nostri nemici e a conquistare ognuno il suo tesoro personale. Adesso la dolcezza nei tuoi occhi innamorati ci condanna.

"Inginocchiati, ho detto!" urla O'Riley. "Altrimenti la ragazza è morta."

La pressione del rasoio aumenta.

E poi vacilla quando le ginocchia di Bev si piegano fino a toccare il pavimento. Il collo e le spalle s'incurvano in un gesto di resa con cui in un istante il ragazzo rinuncia al nostro piano, al mio sogno e alla sua libertà.

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