16. Il cielo in frantumi
Una goccia scura cade sul marmo pallido. Rotola giù lungo il fusto della colonna, ne delinea il fianco bombato fino al basamento.
Lo senti, Chani? Questo è l'odore della vita e della morte. È questa la puzza che fa un essere umano quando viene al mondo urlando, straziando il ventre di sua madre, ed è la stessa dei cadaveri della tua gente morta per la libertà sulla montagna maledetta.
Guardo la mia mano macchiata di sangue, l'impronta che ha lasciato, e, per un attimo, mi colpisce l'assurdo pensiero che sia un peccato aver sporcato una colonna così bella solo per appoggiarmi. Ma ho corso così tanto che ora mi manca il fiato, e non volevo crollare proprio a un passo dalla meta.
La facciata del palazzo reale mi sovrasta, severa. Alzo lo sguardo per contemplarla, pallida nel buio.
"Sei qui, finalmente!" Mairead emerge dalle porte dell'edificio, sigillate per la notte, e mi corre incontro. "Erano tutti convinti che fossi scappata, dopo aver, beh, approfittato dell'ospitalità del re. Io sapevo che non era vero, anzi, che ti stavi rendendo utile, ma quando lo dicevo non mi credevano. Alec, voglio dire, il capitano O'Darragh, sosteneva che fossi solo una povera illusa... ehi, ma questo cos'è?"
La piccola guardia mi ha afferrata per un braccio e, nel farlo, ha toccato la sostanza vischiosa che lo ricopre. I suoi occhi, vicinissimi ai miei, si spalancano nel momento in cui capisce di che cosa si tratta.
"Che cosa è successo, Chani?" sussurra.
Chiudo gli occhi.
Risate sguaiate, le guardie reali in combutta con Farkas che mi trascinano in direzione del portale. La fine del mio viaggio a Ys è sempre più vicina, tutto è successo così in fretta che provo solo sorpresa. Faccio il nome del re, ma neanche questo basta a spaventarli.
Un'ombra più nera dell'oscurità intorno, un sibilo, e poi il silenzio.
"Voglio parlare con Bevin" è l'unica risposta che mi riesce.
Per Mairead è come se non avessi nemmeno aperto bocca. "Sei ferita? Qualcuno ti ha aggredita?"
"Io sto bene."
"Ma questo..."
"Io sto bene, ma lo stesso non si può dire di un paio di tuoi colleghi che stavano cercando di arrestarmi." Valuto in fretta se abbia un senso raccontarle la storia per intero, Arno Farkas compreso, e decido di no. Non ce n'è bisogno.
Mairead si irrigidisce. Le sue iridi trasparenti mi si piantano addosso in cerca di una risposta. "Spiegati meglio, per cortesia." La sua voce ormai è un sibilo percepibile a malapena.
"Voglio parlare con Bevin" ripeto.
"Il re starà dormendo, adesso. Ascolta, non è che puoi tornare a palazzo coperta di sangue dopo essere sparita per tutto il giorno e semplicemente pretendere di essere scortata da Bevin. Lui sarà pure un sovrano... non convenzionale, e molto meno formale dei suoi predecessori, ma non è così che funzionano le cose, va bene?" Mi conduce verso le porte del palazzo, e poi all'interno, nelle stanze buie. "Adesso ti calmi, ti dai una ripulita e mi racconti per filo e per segno che cosa è successo."
Altre guardie reali ci vengono incontro, ma Mairead le scaccia tutte con poche, brevi parole. Nel cuore della notte il palazzo è immobile e silente, quasi irriconoscibile. Il labirinto di scale, corridoi, archi e gallerie ci inghiotte.
Arriviamo al mio appartamento e Mairead mi spinge all'interno, dentro al bagno. Mormora le parole di un incantesimo per accendere una lucina incantata e rischiarare l'ambiente il minimo indispensabile. Con movimenti decisi, molto più di quanto mi sarei aspettata da una come lei, mi fa spogliare e getta tutti i vestiti sporchi in un angolo.
"Che disastro" borbotta tra sé. "Questa roba era nuova."
Un clangore metallico attira la sua attenzione. Si china sul mucchio di abiti e raccoglie la cintura in cui ho riposto il coltello sottratto agli sgherri del Re degli Accattoni. Lo solleva per mostrarmelo con un interrogativo pericoloso negli occhi.
"Non l'ho usato" mi giustifico. "Non ne ho avuto il tempo. Controlla, la lama è pulita."
"A differenza di te."
Mairead lascia perdere il coltello e mi si accosta per controllare che io abbia detto la verità e non sia ferita. Quando ne ha l'assoluta certezza sospira e comincia a riempire la vasca. Mentre l'acqua scroscia giù dal rubinetto argentato, lei inumidisce un panno e ripulisce il sangue che mi sporca la pelle.
La lascio fare. Mi procura una sensazione strana, avere qualcuno che si prenda cura di me. Cerco di ricordare l'ultima volta che l'ho provata, ma non riesco a riportarla alla mente. Deve essere qualcosa che ha a che fare con i genitori di cui non serbo alcuna memoria.
"Allora?" Mairead spezza il filo dei miei pensieri, che si stava srotolando lontano dall'attimo presente. "Vuoi raccontarmi che cosa è successo?"
Deglutisco. In fondo devo solo dire la verità, basta omettere la parte che riguarda il Re degli Accattoni e la sua rete. "Oggi sono andata a cercare alcune mie vecchie conoscenze tra i profughi presenti a Ys. Per scoprire se qualcuno sapesse qualcosa del Lupo. Devo aver dato troppo nell'occhio, o attirato le attenzioni sbagliate. Stavo per tornare a palazzo, quando due guardie reali hanno cercato di arrestarmi. Pensavano che fossi una degli irregolari. Insomma, in un certo senso avevano anche ragione."
"Comprensibile, ma appena arrivati in caserma per notificare l'arresto avrebbero dovuto essere avvisati dell'equivoco da un superiore."
"Non siamo mai arrivati alla caserma."
I gesti gentili con cui mi sta ripulendo si bloccano.
"Eravamo in una strada isolata, giù nel quartiere basso. Qualcuno è arrivato alle nostre spalle" spiego, col tono più fermo che mi riesce. "Ha colpito le guardie con qualcosa, credo un'arma da taglio, le ha fatte cadere a terra, immobili. Era buio, non riuscivo a vedere bene. Ha colpito e se n'è andato senza toccarmi, e non sapevo che fare. Credo che quei due siano morti, io... non mi sono fermata a controllare, avevo paura."
"Avresti dovuto chiamare subito i soccorsi."
"Temevo che, se qualcuno mi avesse vista, avrebbe dato la colpa a me. Insomma, anche tu hai pensato male quando hai trovato il coltello. Perciò sono scappata. Mi sono detta che, forse, Bevin mi avrebbe ascoltata."
Mairead lancia il panno bagnato in mezzo al cumulo di vestiti. "Quindi è questa la tua storia? Un uomo sconosciuto, di cui non hai scorto il volto, ha aggredito le guardie che ti avevano arrestata?"
"È quello che ho detto."
"E perché l'avrebbe fatto?"
"Perché era il Lupo."
La vasca mi sembra piena a sufficienza. Chiudo il rubinetto e m'immergo. La sensazione di pace è immediata, mi fa credere di poter lavare via anche i ricordi.
Alzo il viso su Mairead, i cui lineamenti morbidi sono immobili come pietra. "Che dici? È una notizia abbastanza importante da far scomodare il re?" chiedo.
La piccola guardia è ammutolita. Riesce appena ad annuire con uno scatto secco della testa che le fa dondolare tutti i boccoli, poi abbandona la stanza.
Resto sola. Mi porto le gambe al petto e le abbraccio strette, nel buio cullato dallo sgocciolio dell'acqua che lambisce i bordi della vasca.
Non so quanto tempo sia passato quando la porta si apre di nuovo.
Non mi giro. Ascolto i passi che si avvicinano. Sono pesanti, diversi da quelli di Mairead. Li riconosco con un piccolo tuffo al cuore.
Bevin entra nella stanza da bagno. È vestito con morbidi abiti da camera; la vestaglia in seta nera lascia intravedere un lembo del suo petto forte e la sottile peluria che traccia il segno degli addominali. Il suo sguardo severo mi piove addosso dall'alto.
Resto immobile nell'acqua. Non faccio alcun tentativo per nascondere il mio corpo o per coprirmi. Lascio che sia la semioscurità a farlo per me.
Senza una parola, il re si appoggia alla parete opposta, le mani affondate nelle tasche. Fa ricadere la testa all'indietro, contro il muro.
"In che guaio sei andata a cacciarti?" È l'unica domanda che mi rivolge, dopo il silenzio interminabile.
"Volevo aiutarti."
"Mettendoti in pericolo? Non ce n'è bisogno."
"Sì che ce n'è."
"Tu non sei nemmeno di qua. Sei andata a rovistare nei bassifondi più pericolosi della città, stavi per essere arrestata e ti sei trovata faccia a faccia con un pericoloso omicida. Hai rischiato la vita, per la Dea!"
Chissà che faccia farebbe se sapesse anche la parte che riguarda il Re degli Accattoni. "Ottimo riassunto."
"Sai una cosa? Ha ragione Alec. Ti ho aiutata e accolta solo per provocare il consiglio e la mia famiglia. Per dimostrare che nessuno può dirmi quello che devo fare. Significa che non mi importa davvero se riesci a trovare il Lupo per me oppure no."
"Importa a me."
"Perché?" Sembra esasperato.
"Perché io non sono il tuo animaletto da compagnia." Lo fisso e ci metto tutta l'accusa di cui sono capace. "Non sono una bestia rara da sfoggiare."
Le implicazioni di quello che ho detto lo colpiscono con la forza di uno schiaffo. "Non intendevo questo."
"Tu non lo sai, ma intendevi proprio questo. Con tutta l'arroganza di cui sei capace, mio re, volevi trattarmi come mi trattavano i padroni di lassù." Socchiudo le palpebre. "Come una schiava. Di lusso, certo, ma pur sempre una schiava."
La rabbia si accende nelle sue iridi e divampa come un fuoco in una foresta. L'aria in mezzo a noi si fa secca, più difficile da respirare, carica di tensione. È qualcosa che ha a che fare con i suoi poteri fuori controllo? Un calore innaturale mi corre sulla pelle.
"Io mi preoccupo per te e tu mi rispondi così?" sibila lui.
Una persona più saggia di me tenterebbe di rabbonirlo. Ma io non sono quella persona. "Questa caccia al Lupo è importante per me. È il primo vero obiettivo che ho, la prima possibilità di lottare per qualcosa di grande e diverso dalla mia sopravvivenza. Un modo per farmi accettare a Ys. Per... essere libera."
Bevin tace.
"Non mi terrai chiusa in gabbia. Non l'ho permesso mai a nessuno e non lo permetterò a te."
Il re di Ys ha addosso un'espressione che non riesco a decifrare. La furia esplosiva di poco fa stempera in un magma silente che ribolle nei suoi nervi tesi e nei muscoli gonfi. Con movimenti rigidi si avvicina alla vasca, s'inginocchia per portarsi alla mia altezza. "È questo che pensi di me?"
Abbasso il viso tra le ginocchia bagnate. "Penso che tu sia un uomo buono. Ma, sai, non sono molti gli uomini davvero cattivi. È più la noncuranza a ferire gli altri. E i tuoi amati ideali difficilmente si curano delle altre persone." Con un dito gioco con la superficie dell'acqua. "Sarò sincera con te: sono arrivata a Ys con un obiettivo preciso da raggiungere. Le cose hanno preso subito una piega inaspettata, ma sono intenzionata a guadagnarmi da sola il diritto di restare. La riconoscenza è una catena che non desidero."
"Io non ti voglio in catene. Sei crudele a pensarlo. Crudele e ingiusta. Voglio che non sia tu a correre rischi inutili per una stupida cosa che potrebbe fare qualcun altro. Se il Lupo si accorgesse che lavori per me non si farebbe scrupoli a uccidere anche te."
"E quindi? Sono solo una dei tanti profughi che hanno cercato asilo a Ys. Non essere sciocco. Il mio destino non ha niente a che vedere con il re del popolo magico."
Bevin solleva una mano. L'avvicina al mio viso, ma la serra in un pugno convulso e la riabbassa prima di completare il gesto e sfiorarmi. "Ho sempre pensato che il mondo della superficie dovesse essere bello. E più mi era negato, più era abbagliante lo splendore che immaginavo" dice con voce rotta. "Adesso mi è capitato tra le mani un frammento di quel cielo che non conosco e mi sembra meglio di qualsiasi fantasia. Scusa se non riesco a lasciarlo andare."
Con un movimento rapido, il re si rialza. Vedo la sua schiena ampia allontanarsi e inquadrarsi nel rettangolo della porta.
"Domani dovrai raccontare tutto ad Alec e alle altre guardie" conclude, come se finora avessimo discusso solo di questioni professionali. "Ti faranno molte domande. Cerca solo di essere più precisa possibile."
Quando se ne va io resto imbambolata a fissare il vuoto che ha lasciato, e davvero non so che cosa pensare.
Chiedo scusa per aver saltato l'aggiornamento di giovedì scorso. Chi mi segue da un po' sa che tendo a essere sempre puntuale nella pubblicazione dei nuovi capitoli, ma per stavolta ho deciso di fare un'eccezione. È stata una settimana abbastanza impegnativa e ho preferito usare il tempo che avevo per rileggere quanto già pubblicato e correggere alcuni errori, in modo da non lasciarmi indietro strafalcioni.
Spero che questo capitolo sia risultato abbastanza denso da farmi perdonare! :)
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