9.2 Faccia a faccia (pt.2)




Dopo un paio di minuti Anna alzò lo sguardo su di me e mi notò, interrompendosi a metà frase e spalancando gli occhi.

Gli studenti si girarono verso la fonte di stupore e, appena mi riconobbero, iniziarono a parlottare tra di loro.

Era ovvio che sapessero di me, avevamo vissuto insieme per più di dieci anni, ma ero ancora scossa per la pietà che avevo visto negli occhi di Veronica.

«Ragazzi, la lezione è finita. Tornate nelle vostre stanze», annunciò Anna con un tono che non ammetteva regole. Era piccolina, ma sapeva come imporsi e farsi rispettare.

Gli occhi dei ragazzi erano ancora puntati su di me mentre percorreva la distanza che ci divideva a grandi passi, ma si chiuse la porta alle spalle non appena mi raggiunse, interrompendo il contatto.

«Sei stata irresponsabile, Allison», mi rimproverò, incamminandosi a passo di marcia verso il suo ufficio.

«Se lo fossi stata veramente ti avrei detto dove mi nascondo, mettendo in pericolo te e tutta la Jackson. Ma non sono qui per questo.»

«Vuoi delle risposte. Ti dirò tutto quello che vuoi non appena saremo sicure che nessuno ci possa sentire.»

Aggrottai le sopracciglia, confusa. Aveva forse paura di una spia nascosta tra i suoi ragazzi? Avrebbe avuto senso, effettivamente: se il loro alleato fosse stato uno di noi, i Tecnici avrebbe ottenuto informazioni molto più dettagliate e sicure. Ma chi avrebbe mai potuto tradirmi?

Restai in silenzio, pensierosa, finché non raggiungemmo l'edificio A, il più grande di tutta la Jackson, dove si tenevano le lezioni principali e al cui piano terra c'era la palestra in cui ci allenavamo ogni domenica mattina.

Anna mi condusse al secondo piano, diretta al suo studio, e una volta entrate si assicurò di aver chiuso la porta a chiave e si sedette alla scrivania, facendomi segno di accomodarmi sulla poltrona davanti a lei. Sembrava nervosa.

«Sono successe varie cose in queste settimane, Allie, ma cercherò di partire dall'inizio. Abbiamo ottenuto il permesso di catturare Trenton, ma non l'abbiamo trovato fino a dieci giorni fa, in un aeroporto in procinto di partire per l'estero. L'abbiamo portato qui e costretto a confessare, ma non ci è stato molto utile. Come ti ho già detto, quando il suo protetto è morto è sparito nel nulla, senza rispondere all'appello ufficiale. Era in isolamento volontario, nessuno sapeva dove fosse, finché, a detta sua, una giovane e bellissima donna è andata a bussare alla sua porta dicendo che doveva rimediare ai suoi peccati e che, se avesse fatto quanto lei gli stava per dire, avrebbe ottenuto il perdono divino. Il suo compito era ucciderti senza fare domande, una vita per una vita, e così ha provato a fare, ma qualcosa è andato storto, perché non erano a conoscenza dei tuoi poteri di autoguarigione. Due giorni dopo, la donna si è ripresentata da lui e gli ha detto di aver fallito, ma che in qualche modo le era comunque stato utile e per questo parte della sua condanna sarebbe stata espiata. Abbiamo cercato di fargli confessare tutti i dettagli della loro conversazione, ma lui non sa chi fosse la giovane. La nostra iniziale ipotesi, ovvero che ci fossero gli Antichi dietro tutto questo, si è rivelata falsa, perché non ci sono donne tra di loro. Di sicuro sono coinvolti in qualche modo, ma stanno agendo in modo subdolo. A questo punto, brancoliamo nel buio.»

Rimasi in silenzio, torturandomi le mani. Chi c'era dietro tutto questo?

«Dov'è Trenton?», chiesi con un filo di voce, alzando lo sguardo su di lei. Era pallida, malconcia, sembrava esausta. Questa situazione stava distruggendo tutte le persone che amavo.

«È qui. Verrà trasferito in un carcere di massima sicurezza domattina.»

Strini forte i pugni al pensiero che l'uomo che aveva tentato di uccidermi, colui che aveva dato inizio a tutto questo, si trovasse poco distante da me.

«Voglio vederlo.»

Lei sospirò e si abbandonò contro lo schienale della comoda poltrona. «Non credo sia una buona idea.»

«Ho il diritto di fargli qualche domanda. Portami da lui, per favore.»

Sospirò di nuovo mentre si alzava e, con passo lento e strascicato, mi accompagnò fuori dalla stanza, diretta al piano sotterraneo dell'edificio.

«È pazzo, Allie, nulla di quello che dice ha senso», mi disse una volta arrivate.

Non ero mai stata lì e quel posto mi metteva i brividi: era buio, umido e freddo, un vero e proprio luogo di isolamento.

«Delira per metà del tempo, perciò non farti spaventare da quello che sentirai, d'accordo? Ti do dieci minuti, poi ti tiro fuori.» Aprì una pesante porta d'acciaio, mi sospinse dentro e la richiuse pesantemente alle mie spalle, facendomi sobbalzare.

La stanza era grande e priva di finestre, l'unica fonte di luce una piccola lampadina appesa al centro del soffitto, proprio sopra l'uomo legato alla sedia, con le braccia ammanettate dietro la schiena e le caviglie bloccate alle gambe della sedia, la testa che ciondolava pigramente in avanti e i capelli a coprirgli il volto. Il gelo della stanza mi penetrò immediatamente nelle ossa e le narici mi si riempirono di morte.

Feci un titubante passo in avanti, tenendomi comunque a distanza da lui, e a quel rumore Trenton alzò la testa e la faccia sporca gli si tese in un sorriso compiaciuto, orribile.

«Guarda guarda chi è arrivata», commentò con voce roca, squadrandomi da capo a piedi.

Rabbrividii e mi sfregai le braccia nel tentativo di scaldarmi. Anna mi aveva concesso dieci minuti, non potevo perdere tempo.

«Chi ti ha detto di me?», chiesi, cercando di tenere salda la voce. Non volevo che capisse che avevo paura, che stare nella stessa stanza con lui – anche se legato e immobilizzato – mi terrorizzava.

«Oh, dolcezza, un sacco di persone sanno di te. Solo che non vogliono rivelarlo al mondo, è un piccolo segretuccio che hanno deciso di tenere per sé.»

«Di chi stai parlando?»

«Lo scoprirai presto, immagino.»

Non riuscii a trattenere un brivido. «Chi ti ha mandato? Chi è la donna di cui hai parlato?»

«Lei? Oh, non potete nemmeno immaginare. La creatura più bella che abbia mai visto. Si stanno svegliando... il processo si sta completando.»

«Chi? Chi si stava svegliando?»

«Credevate di essere i più forti, poveri sciocchi. Hanno dormito a lungo, ma ora che si sono svegliati nessuno potrà placare la loro ira. Si vendicheranno, vedrete. Il tempo scorre e voi siete ignari di tutto. Ma sono svegli! Partiranno da dove tutto è terminato, porteranno a termine il loro scopo, e allora capirete quanto sia inutile proteggere quegli stupidi Umani. È tutta colpa loro, lo è sempre stata, eppure vi ostinate a sacrificare le vostre vite per loro! Quando saranno pronti, vi daranno la possibilità di scegliere da che parte stare, ma solo una sarà la scelta giusta.»

«Dimmi di chi stai parlando!»

«Ci sono quasi... hanno quasi finito. Tu sei solo la loro prima pedina, la più importante, indispensabile. Non puoi nasconderti da loro. Si stanno svegliando, e allora vi pentirete di essere nati.»

«Cosa c'entro io? Perché mi vogliono?»

«Gli Ibridi... sono necessari. Vogliono te, ti troveranno ovunque. Si stanno svegliando...»

La porta alle mie spalle si aprì e la luce del corridoio irruppe nella stanza, illuminando Trenton. Il viso era tumefatto e rivoli di sangue secco gli macchiavano tutta la parte superiore del corpo. Era orribile e un grido mi si formò in gola, ma non avevo voce.

Indietreggiai velocemente, quasi fuggendo da lui, ma, mentre la porta si stava per chiudere, riuscii a udire le sue ultime parole.

«Si vendicheranno. E avranno bisogno di te.»

Mi voltai verso Anna, che mi fissava con i suoi grandi occhi acquamarina spalancati.

«Portami via da qui», sussurrai.

Lei mi circondò subito le spalle con un braccio e mi condusse fuori il più velocemente possibile.

«Ora capisci perché non volevo che parlassi con lui?», mi disse, una volta tornate alla luce del sole.

«Tu sai di cosa stava parlando? Chi si sta svegliando?» Era evidente che fosse pazzo, ma ero sicura che nella sua storia ci fosse anche qualcosa di vero. Non poteva aver inventato tutto.

Scosse la testa, sconsolata. «Non ne abbiamo idea. Non sappiamo a chi si riferisse e non ci ha dato indizi per capirlo. Ci ha detto che si stanno svegliando, che sono più forti che mai e che quando saranno pronti si vendicheranno. Non sappiamo nient'altro.»

«E che io sono la loro prima pedina, la più importante», aggiunsi sommessamente, cercando di capire cosa diavolo volesse dire. In che modo avrei potuto essere utile?

Si voltò a guardarmi, sorpresa. «Beh, questa mi è nuova. A nessuno di noi ha mai fatto riferimenti a te, forse aspettava di incontrarti di persona. Cosa ti ha detto di preciso?»

Fissai un punto in lontananza, cercando di ricordare le esatte parole. «Sa che sono un'ibrida e per questo mi vogliono viva. Sono la loro pedina.» Probabilmente avevo dimenticato qualcosa, non lo sapevo. Ero troppo sconvolta e spaventata per concentrarmi a sufficienza.

«Ne parlerò con il Consiglio. Nel frattempo, Allie, stai nascosta più a lungo che puoi, ti supplico. Non permettere a nessuno di trovarti.

Se credi di riuscire a nasconderti da loro, ti sbagli.

Rabbrividii e mi venne la pelle d'oca nel ripensare alle sue parole.

Si stanno svegliando.

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