8.1 Novità
Cam
«Che vuol dire che non è più qui?», esclamai, inorridito.
L'infermiera mi guardò come se fossi un idiota. «Che se n'è andata. Ha raccolto le sue cose ed è uscita da questa porta, proprio come farai tu ora.»
La seguii lungo il corridoio, intenzionato a non mollare. «Com'è possibile che se ne sia semplicemente andata? Si è svegliata solo ieri, non può essere già stata dimessa!»
«Non ho mai detto che è stata dimessa, giovanotto. Il medico non era d'accordo, ma è maggiorenne, può fare quello che vuole.»
Feci dietrofront e composi il suo numero, sperando che mi rispondesse, ma scattò la segreteria.
«Allie, perché diavolo hai deciso di tornare a casa? Non è sicuro, ci sono ancora un sacco di esami che devi fare. Per favore, richiamami appena senti il messaggio.»
Perché non mi aveva avvisato di quella sua decisione? Avrei cercato di dissuaderla, ma se quella fosse stata la sua scelta definitiva l'avrei assecondata, le avrei dato un passaggio e sarei stato a casa con lei invece di andare al lavoro.
Da una decina di giorni, infatti, avevo iniziato a lavorare come cameriere in un piccolo bar del campus, perché pagavano bene e io avevo bisogno di soldi per l'affitto; non volevo che fosse zia Carol a mantenermi, e con quel lavoro potevo pagare anche la parte di mia sorella.
Salii in macchina – che avevo preso in prestito da Seth dato che la mia era stata distrutta nell'incidente e non avevo abbastanza soldi da potermene permettere una nuova – e guardai l'ora: 16:37.
Fortunatamente non trovai traffico, quindi riuscii ad essere a casa in quindici minuti, spalancando la porta e irrompendo all'interno.
Erano tutti in soggiorno, dopotutto era sabato e nessuno aveva lezione, alcuni a leggere ed altri a guardare la tv. Di Allie non c'era traccia.
«Dov'è Allie?», chiesi a tutti, ma rivolgendomi in particolare a Jay.
«Non è in casa», mi rispose Charlie, scostandosi una ciocca di capelli scuri dal viso. Le sue guance avevano ripreso un po' di colore e aveva un'aria più riposata.
«Non è in casa?», ripetei, allibito «E dove sarebbe?»
«Da Anna. In ospedale non si sentiva a suo agio e qui non voleva essere di peso a nessuno. Inoltre, avevano molte cose di cui parlare», intervenne Justin, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo del televisore.
Li guardai, uno ad uno, cercando nei loro volti qualche segno che mi facesse capire che stavano scherzando, ma non li trovai.
«Mi state prendendo in giro, vero?»
Seth si alzò dal divano sul quale era seduto insieme a mia sorella, asciugandosi le mani sui jeans, e mi spinse delicatamente sul pianerottolo.
«Che ne dici se andiamo a farci un giro?», mi chiese, prendendomi di mano le chiavi della sua macchina.
«Un giro? Allie si è appena svegliata dal coma e tu mi proponi di andare a fare un giro?»
Si passò una mano sul viso, esasperato. Le ultime due settimane non erano state semplici nemmeno per lui. «Sì, beh, Allie non vuole vederti, d'accordo? Se ti schiodi da questa maledetta porta ti dirò tutto quello che ho sentito.»
Che cosa...? No, non poteva essere. Non poteva aver già cambiato idea su di noi.
«Andiamo.»
Mi fissò sorpreso per un secondo, come se non si aspettasse che cedessi così facilmente, poi sorrise. «Andiamo a prenderci un caffè. Ovviamente non nella bettola dove lavori.»
Seth non approvava il mio lavoro. Diceva che avevo già abbastanza problemi senza dovermi disperare per riuscire ad essere sempre puntuale a lezione e al bar, ma era facile per lui dirlo: i suoi genitori erano ricchi, non doveva preoccuparsi di quanti soldi spendeva al mese, al contrario di me. Lucy doveva concentrarsi sui suoi studi, quindi spettava a me prendermi cura di entrambi.
Lo lasciai guidare in silenzio per un po', senza fargli notare che ci stavamo allontanando dal campus, completamente assorto nei suoi pensieri.
«Perché hai detto che Allie non vuole vedermi?» domandai infine, voltandomi a guardarlo.
Si grattò la nuca, a disagio. «Beh, preferirei che affrontassi questo discorso con qualcuno degli altri, ma dubito ti direbbero la verità. Allie non è passata per casa, quindi tutto quello che so si basa su quello che mi hanno detto o ho sentito, perciò non fidarti ciecamente. Potrebbero essere tutte balle. In ogni caso, Jay ha annunciato a tutti che per il momento sua sorella non tornerà, dato che si è stabilita da Anna, che si è rivelata essere la loro madre biologica. Sorpresa. Per questo Justin ha detto che lei ed Allie hanno un sacco di cose di cui discutere.»
Sua madre? Ero senza parole. Doveva essere stato uno choc per loro scoprirlo così, soprattutto per Allie. Potevo capire che volesse un po' di tempo per affrontare con lei la questione.
«E in tutto questo io che c'entro?»
Seth sospirò e accostò nel primo parcheggio libero che trovò lungo la strada.
«Allie ha chiamato Lucy per dirle che le dispiaceva non essere potuta passare a salutarci prima di andare da Anna, allora Lucy le ha chiesto se avrebbe potuto andare a trovarla. Subito ha detto di sì, che non c'erano problemi, però quando tua sorella ha detto che saresti stato felice di sentirlo, ha subito cambiato idea. Si è inventata la scusa che, non avendola frequentata, non possiamo entrare alla Jackson.»
Beh, questo era un duro colpo. Finalmente aveva dichiarato di ricambiare i miei sentimenti e subito dopo avevamo fatto l'incidente; era restata in coma per due settimane e, finalmente sveglia, mi aveva piantato in asso. Carino da parte sua.
Avrebbe almeno potuto avere il coraggio di dirmi in faccia che non voleva più vedermi. Credevo di meritare una spiegazione, no? Era forse chiedere troppo?
«Devo chiamarla», annunciai, prendendo in mano il cellulare e cominciando già a scorrere i contatti alla ricerca del suo numero. «Devo almeno chiederle il perché.»
Ma Seth me lo tolse subito di mano. «Tu non farai un bel niente, soprattutto non la figura dell'idiota sfigato. Non sei così disperato, giusto?»
Mi limitai a fissarlo.
«D'accordo, sei così disperato», sospirò, abbassando rassegnato la testa. «Ma non lo farai lo stesso. Non arriverai fino a quel punto. C'è una fila di ragazze che ti aspetta ovunque tu vada, scegline una e Allie capirà subito cosa si è lasciata sfuggire.»
Il ragionamento di Seth non faceva una piega, per uno come lui, però.
«Non sono così, Seth, lo sai. Ho sempre fatto la parte del bravo ragazzo, ricordi? Ero io che andavo a consolare le ragazze che tu mollavi, perché mi sentivo in colpa per il tuo comportamento. Non userò un'altra ragazza solo per vendicarmi di Allie, non è da me. La chiamerò, cercherò di risolvere e, se proprio non vorrà più avere niente a che fare con me, me ne farò una ragione. Ma potrebbe essere tutto un malinteso, non voglio prendere decisioni affrettate.»
Mi guardò per un lungo istante, poi mi diede un pugno amichevole sulla spalla. «Lasciatelo dire, amico: sei uno sfigato. È per questo che piaci tanto a mia madre.»
«No», ribattei, con un piccolo sorriso «Piaccio a tua madre perché, al contrario di te, sono ben educato.»
«O forse perché le fai pena?»
«Hai mai pensato di essere tu a farle pena?»
Sapevo cosa stava cercando di fare, sapevo che quelle battute servivano solo a distrarmi. A non farmi pensare ad Allie, a come all'improvviso non volesse più nemmeno vedermi e alla brutta piega che aveva preso la mia vita ultimamente.
E apprezzavo immensamente i suoi sforzi.
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