7.2 Rivelazioni
Allie
Faceva male. Faceva più male di quanto riuscissi a sopportare, la lamiera che mi lacerava inesorabilmente la carne e il sangue che continuava a colare, lento e appiccicoso. Avevo le membra intorpidite e le palpebre pesanti, ma sapevo che se avessi chiuso gli occhi non sarei più riuscita ad aprirli.
La testa mi ciondolava in avanti, pesante, troppo pesante per riuscire a tenerla dritta, e dal mento sentivo gocciolare qualcosa di caldo. Avevo una ferita vicino all'occhio destro, la sentivo bruciare.
Passi.
Qualcuno si stava avvicinando all'auto... avrebbe potuto chiamare i soccorsi, salvare Cam. Salvare anche me, forse.
Avrei voluto urlare, ma non ce la facevo. Non avevo abbastanza forze per farlo.
Lentamente, la figura entrò nel mio campo visivo e mi sfuggì un rantolo. Era l'uomo che mi aveva pugnalata, un rivolo di sangue che gli colava sulla fronte da una ferita all'attaccatura dei capelli e un ghigno a deformargli il viso.
Cercai di allontanarmi, ma non potevo muovermi.
«Ancora viva... incredibile», sogghignò, per poi sputare a terra nella mia direzione. «Avrei dovuto immaginarlo, dopotutto. Non credere che questa sia l'ultima volta che ci vediamo.»
Mi svegliai di soprassalto e il cuore che batteva a mille, la fronte imperlata di sudore, e le mani di Jay furono subito sulle mie spalle.
«Allie. Allie! Tutto bene?»
Spostai lo sguardo su di lui, ancora terrorizzata. Non ricordavo di aver perso i sensi, mai. Eppure l'avevo dimenticato, e ora il ricordo era tornato forte e inaspettato come uno schiaffo in pieno viso. C'era Trenton alla guida di quell'auto.
«Allie?»
Mi passai una mano sugli occhi, cercando di calmarmi. «Sì. Sto bene, ho solo avuto un incubo. Dov'è Anna?»
Al sentir pronunciare il suo nome si incupì e si ritrasse da me, sprofondando nella poltrona.
«A parlare con i dottori. Mi ha detto di andare a chiamarla non appena ti fossi svegliata.»
Certo, per poter scappare di nuovo senza darmi risposte.
«Ieri sera mi ha parlato, per questo non sono venuto da te», continuò, tenendo lo sguardo rivolto a terra «Mi ha raccontato... delle cose. Mi ha detto di Trenton, e tanto altro. Mi ha assicurato che oggi dirà tutto anche a te. Io... non so ancora cosa pensare, ma mi dispiace per questa situazione. Mi dispiace che tu sia in pericolo e volevo solo che sapessi che io sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa accada. Sempre.»
Mio Dio, ma di cosa stava parlando? Cosa poteva dirmi Anna di così terribile?
«Jay, cosa...?»
Alzò una mano per interrompermi e si sporse per darmi un bacio sulla guancia. «Non posso parlartene, le ho promesso che non ti avrei detto nulla finché non ti avesse spiegato tutto. Vado a chiamarla, dopodiché potrai farmi tutte le domande che vorrai.»
Avrei voluto dire qualcosa, rispondergli, ma ero paralizzata. Avevo paura. Di quello che avrebbe potuto dirmi Anna e di quello a cui stavo andando incontro. Avevo una paura tremenda, di quelle che ti stringono lo stomaco e non ti permettono di respirare.
Jay si avvicinò alla porta, voltandosi un'ultima volta a guardarmi. Un flebile raggio di sole che penetrava attraverso le tende illuminò la sua figura e notai solo in quel momento quanto fosse pallido.
«Ti voglio bene, sorellina», sussurrò, deglutendo a fatica.
«Ti voglio bene anch'io», mormorai, ma se n'era già andato.
Ero di nuovo sola senza sapere cosa pensare, terrorizzata dall'incognito, ma per fortuna Anna non si fece attendere troppo.
«Sono tornata a darti delle risposte», annunciò a mo' di saluto, sedendosi sulla poltrona fino a poco prima occupata da Jay e accavallando le gambe. Aveva i capelli sciolti e sembrava più rilassata, ma le ombre scure sotto gli occhi mi fecero capire che non si era ancora ripresa del tutto.
«Ho ricordato una cosa, questa notte», le dissi, guadagnandomi un'occhiata perplessa «Riguardo all'incidente. C'era Trenton alla guida dell'altra auto, dopo lo schianto è venuto a controllare che fossi ancora viva. Mi ha detto che quella non era l'ultima volta che ci saremmo visti.»
Mi fissò per un paio di istanti, in silenzio, poi sospirò e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, avvicinandosi. «Immagino di doverti raccontare tutta la storia dall'inizio. Come ti ho accennato ieri sera, il tuo DNA presenta un difetto, se così vogliamo chiamarlo. È diverso dagli altri, non segue la stessa struttura di quello degli altri Nephilim. È più Umano che angelico, come hanno potuto appurare e rivelarmi i medici del Jamie Grace dopo aver effettuato qualche esame specifico. Il venticinque per cento del tuo DNA è angelico, mentre il rimanente settantacinque è Umano. Ti starai chiedendo come sia possibile che, essendo tecnicamente più simile agli Umani degli altri, tu sia più forte, ma non è così facile da spiegare. Tu e Jay... siete una razza diversa. Non siete né Nephilim, né Umani, né tantomeno angeli. Siete... Ibridi. Ce ne sono stati altri come voi, pochi, ovviamente, ma non sono resistiti a lungo: non appena gli Antichi si sono accorti di loro, li hanno studiati, esaminati nei minimi dettagli e poi eliminati. Fatti sparire. Capisci quindi perché ho pagato tutti quei medici per stare zitti, non volevo che trapelasse l'informazione che i due gemelli prodigio erano in realtà degli Ibridi. Vi avrebbero portato via da me, e non potevo permetterlo. Sapevo però che stavo solo rimandando l'inevitabile e per questo ho cercato di allenarvi il più duramente possibile, soprattutto te: eri più forte, più veloce, più potente. Se avessero dovuto scegliere tra uno di voi due, avrebbero scelto te, perché sei la più dotata. E così è stato: Trenton ha cercato di uccidere te, non Jay.»
Dentro di me sapevo di non essere normale, l'avevo sempre saputo, ma questo cambiava tutto. Ero un'Ibrida, qualsiasi cosa volesse dire.
«Cosa... che abilità hanno questi Ibridi?»
«Prima di voi, nessuna. Non avevano proprio nessuna capacità, la maggior parte di loro nasceva con ritardi mentale. Ma ora tutto è cambiato: sono nati due nuovi Ibridi, dotati di poteri mai visti prima, e gli Antichi vorranno di sicuro capire cosa è cambiato e perché.»
Chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo. «Cam è il mio protetto. Ma se io sono in pericolo, standogli accanto non lo è anche lui?»
Lei annuì, gli occhi chiari velati di tristezza. «Sei una ragazza intelligente, sono sicura tu sappia darti una risposta da sola.»
«Mi stai dicendo che devo separarmi da lui?»
«Non mi permetterei mai di dirti cosa puoi o non puoi fare. Posso solo limitarmi a darti dei consigli, sperando siano giusti. Il punto è che il tuo scopo è proteggerlo, e non puoi farlo se tu stessa non sei al sicuro.»
Mio Dio, Cam. Come avrei fatto a dirglielo, a dirgli che non potevo più vederlo? Come l'avrebbero presa gli altri? In questi mesi erano diventati la mia famiglia, avrei dovuto abbandonarli tutti. E dove sarei andata? Non avevo un'altra casa e sarei stata da sola, perché non avrei mai chiesto a Jay o agli altri di rinunciare a proteggere il loro Umano per me.
Improvvisamente, mi venne in mente una cosa.
«Hai detto che i Tecnici mi vogliono per studiarmi, ma hanno avuto più di un'occasione per rapirmi. Perché non l'hanno fatto?»
Si strinse nelle spalle, sconfitta. «Non lo so, non ho ancora abbastanza elementi per capire cosa pensino e come abbiano intenzione di agire.»
Annui, perché capivo che non potesse sapere tutto, ma rimanere all'oscuro di così tante cose non mi era per niente d'aiuto.
«Hai detto che ci sono stati pochissimi Nephilim come me nella storia, ma da cosa dipende questa alterazione genetica? È una cosa che succede così, di tanto in tanto, oppure c'è una spiegazione logica?»
Mi rivolse un sorrise triste e si passò una mano tra i capelli ramati. «Questa era la domanda che speravo tanto non mi facessi», sospirò infine, rassegnata «No, non è una cosa che succede di tanto in tanto. Dipende dai genitori e dalle condizioni in cui il bambino viene concepito. Come ben sai, non possiamo riprodurci con gli Umani: un Nephilim può procreare solo con un altro Nephilim. Beh, ci sono stati casi in cui una donna Nephilim è rimasta incinta di un Umano. Solitamente la donna aveva un aborto spontaneo oppure, come ho detto prima, i bambini nascevano con deformazioni o ritardi mentali. Ma con voi tutto è andato a buon fine. Siete nati in ottima salute e fin da subito avete dimostrato un controllo totale sul fuoco, quindi ovviamente non eravate Umani. Eravate Nephilim, e come tali dovevate essere addestrati. Ma ora gli Antichi vi hanno scoperto e non siete più al sicuro.»
Un Umano e un Nephilim? No, non era possibile...
«Come fai a saperlo?», le chiesi con un filo di voce «Come fai a essere così sicura che nostro padre fosse Umano?»
I suoi occhi, quando incrociarono i miei, erano pieni di lacrime. «Ragiona, Allie. Tuo fratello ci è arrivato da solo.»
E allora capii. Mille insignificanti dettagli si incastrarono alla perfezione come un puzzle, rivelandomi nitidamente cosa si era nascosto sotto il suo comportamento per tutti quegli anni.
Il fatto che avesse iniziato a lavorare alla Jackson quando eravamo nati, che io e Jay fossimo stati da sempre i suoi preferiti, che avesse trascorso le ultime due settimane in ospedale in attesa che mi svegliassi. Il suo protetto, morto giovane, di cui mi aveva parlato con immenso affetto.
Era stata innamorata di lui, del suo Umano. Era rimasta incinta di lui.
Anna era nostra madre.
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