5.1 Nuovi incontri

Allie

Aprii gli occhi lentamente, spaventata da quello che avrei potuto vedere.

La luce? Le nuvole? Ma no, solo il viso di Anna che mi fissava preoccupata, gli occhi chiari pieni di ansia.

«Allison?», mi chiamò dolcemente.

«Sto... morendo?», biascicai, perché parlare era ancora dannatamente faticoso.

Aggrottò le sopracciglia e scoppiò nella sua risata cristallina. «Morendo? No, certo che no. Quando mi hai chiamata mi sono preoccupata moltissimo, sembrava ti avessero sparato.»

Provai a mettermi seduta, ma la testa mi girava ancora troppo.

«Un uomo... mi ha pugnalata.»

«Che cosa?»

«In casa mia. Ha chiesto di me e quando gli sono stata davanti mi ha conficcato la lama nello stomaco e poi...»

«Allie», mi interruppe, improvvisamente seria «Nessuno ti ha pugnalata. Era solo una ferita superficiale. Non ti rimarrà nemmeno la cicatrice.»

Mi misi seduta, incurante del giramento, e mi sollevai la maglia ancora sporca di sangue. Era vero, non c'era nessuna ferita: solo un piccolo graffio rosso lungo un paio di centimetri.

«No, io... quell'uomo mi ha pugnalata!», esclamai «Era uno di noi, Anna, si è mosso troppo velocemente anche per me! E sono svenuta, stavo morendo. Stavo morendo dissanguata!»

«Quando sono arrivata al tuo appartamento eri distesa in una pozza di sangue, ma non avevi apparenti ferite e battito e respiro erano regolari. Ma ora capisco... capisco molte cose.»

«Quali cose? Di cosa stai parlando?»

Il suo sguardo tornò a focalizzarsi su di me. «Ti ricordi, anni fa, quando mi chiedesti quale fosse il mio potere?»

Annuii piano, non capendo dove volesse andare a parare. «Mi rispondesti che guarivi le persone.»

«Esattamente. Sono una Guaritrice, è anche per questo motivo che ho ottenuto così facilmente l'incarico di direttrice: se un bambino si fosse fatto male, avrei potuto curarlo in un istante. E l'ho fatto, molte volte, ma mai con te. Tu... sei sempre stata una ragazzina impulsiva e per questo mi sono sempre stupita che non ti sia fatta male nemmeno una volta, ma ora capisco che è andata diversamente. Tu ti sei fatta male, solo che sei guarita così in fretta da non aver avuto bisogno di me. Oltre al controllo degli elementi, hai il potere di guarire più velocemente di qualsiasi altro Nephilim, e ciò fa sì che una ferita per noi mortale per te non sia altro che un sonnellino di un paio d'ore, il tempo che impiega il tuo organismo per ristabilirsi del tutto.»

La guardai confusa per un paio di secondi, cercando di capire il vero significato delle sue parole. «Mi stai dicendo che non posso morire?»

Le si piegò un angolo della bocca in un accenno di sorriso, ma non l'avevo mai vista più seria di così. «Non credo tu sia immortale, Allie, semplicemente sei più difficile da uccidere. Stando a quanto dici, quell'uomo ti ha pugnalata e, per quanto lieve potesse essere quella ferita, è guarita in pochissimo tempo, lasciandoti un banalissimo graffio. Non so se ci sia un limite a queste tue guarigioni eccezionali, ma non è una cosa da poco.»

Mi massaggiai le tempie, un feroce mal di testa in arrivo. «Quindi guarisco più velocemente. Forte. Anche Jay ha questo potere?»

La sua espressione era strana mentre scuoteva la testa. «Ho guarito tuo fratello in più di un'occasione, da bambino, e ti posso assicurare che è totalmente normale. Per quanto lo possa essere un Nephilim, insomma.»

Quindi ero io quella strana, perfetto. Mi mancava giusto un'altra voce da aggiungere alla mia lista di cose generalmente impossibili che per me invece non lo erano.

«Perché?», domandai, tornando a guardarla negli occhi chiari «Perché tutti questi poteri, perché sono così forte?»

Mi posò una mano sulla spalla, guardandomi dispiaciuta. «Non lo so, purtroppo, non lo so proprio. Ma spero di poterlo scoprire presto.»

Chiusi gli occhi strizzandoli forte, cercando di scacciare la sensazione disagio, con l'unico risultato di far aumentare il mal di testa.

«Quanto tempo è passato da quando ti ho chiamata?», le chiesi, scendendo dal lettino e cercando la mia borsa. Non c'era, quindi dovevano averla lasciata dell'appartamento, troppo preoccupati per le mie condizioni di salute.

«Sono le due del pomeriggio.»

Le due! I ragazzi si stavano sicuramente chiedendo dove fossi finita, non era da me sparire nel nulla senza avvisare. E il sangue? L'avevano pulito prima di portarmi alla Jackson oppure quando i miei amici erano tornati si erano ritrovati davanti una scena degna di un film dell'orrore? Mio Dio, cosa gli avrei detto che era successo? Che un pazzo psicopatico mi aveva accoltellata ma che poi ero miracolosamente guarita dopo qualche ora?

«Allie», richiamò la mia attenzione Anna, che non si era mossa dalla sedia a fianco del lettino.

«Sì?»

«Questa storia deve restare tra noi, intesi? Nessuno dei tuoi amici deve saperlo, nemmeno Jay o Charlie. Nessuno. Farebbero domande a cui né tu né io sapremmo dare risposta e si preoccuperebbero inutilmente. Inoltre, sarebbe molto pericoloso per te. Non potrai dir loro nulla.»

Stava scherzando, vero?

«Come posso non dire niente? Hanno tentato di uccidermi! Quell'uomo è uno di noi, potrebbe essere pericoloso!»

«Non sai con certezza che cosa sia quell'uomo, puoi solo intuirlo. E poi ha chiesto espressamente di te, no? Voleva te, solamente te. Eri il suo obiettivo, gli altri non gli interessavano. Prima di uscire, passa da Scott a descriverne la fisionomia, così avremo un identikit da mandare ai Tecnici.»

Ovviamente, i più alti esponenti del governo sapevano di noi, e per questo ci tutelavano in tutti i modi possibili: era lo Stato che pagava il nostro mantenimento nelle scuole d'addestramento come la Jackson e, successivamente, ci facilitava la vita, dandoci lavori importanti; in pratica, ci assicurava la stabilità economica.

Se capitava che uno di noi avesse dei problemi con la legge, la questione veniva inviata a quello che definivamo "Tecnici", ovvero coloro che si occupavano di valutare l'importanza del problema e che fungevano da filtro tra noi, i più importanti esponenti Umani e quelli Nephilim, gli Antichi.

Gli Antichi erano la cosa più simile a dei capi che avessimo ed erano composti da un consiglio di nove tra i Nephilim originali, ovvero la prima unione in assoluto tra Umani e angeli: ai loro tempi erano potenti tanto quanto quest'ultimi, ma, con il passare dei secoli, le loro capacità si erano affievolite fino a scomparire del tutto.

«Ma, Anna, potrebbero volerci mesi...», provai a ribattere, ma lei mi zittì con un gesto della mano.

«Ci vorrà il tempo che ci vorrà, sai come funzionano queste cose. Ma stai tranquilla, se resti sempre in gruppo non ti può succedere nulla. Siamo d'accordo, Allie? Mi assicuri che non ne farai parola con nessuno?»

Sostenni il suo sguardo per un paio di secondi, poi fui costretta ad abbassare la testa. Aveva vinto.

«Sì, Anna, lo terrò per me.»

Mi diede un buffetto sulla guancia, ma la sua tranquillità era tutta una maschera. «Brava ragazza. Ora vai, Scott ti sta aspettando e sono sicura che per i tuoi amici sia lo stesso.»

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