2.2 Conoscenti

Allie

«L'hai sul serio lasciato lì?» Charlotte era sdraiata a pancia in giù sul suo letto con una rivista abbandonata sotto di lei.

«Certo che l'ho lasciato lì, che dovevo fare? Ha rifiutato un passaggio più volte.»

«Se devo essere sincera, non ho ben capito il motivo per cui te la sei presa tanto.»

Dalla faccia di Cam quando me n'ero andata, non l'aveva capito nemmeno lui.

Mentre aspettava una spiegazione, si mise distrattamente una ciocca di capelli scuri dietro le orecchie e chiuse la rivista, decidendo che quella conversazione meritava tutta la sua attenzione. Si mise addirittura seduta, facendomi posto sul suo letto.

«Ha insinuato che sono cresciuta all'interno della Jackson e che praticamente non ho una vita.» Non era un motivo sufficiente per arrabbiarsi?

Lei mi guardò con un sorrisetto sulle labbra. «E non è forse vero?»

«Sì, ma non spetta a lui dirlo! Non mi conosce nemmeno.»

«Tesoro, te l'ha mai detto nessuno che sei un po' permalosa?»

No, e vivevamo insieme da una vita. «Non sono permalosa.»

Mi diede dei buffetti sulla spalla, come per consolarmi, poi iniziò a farmi un complicato chignon.

Charlie aveva una passione per le acconciature e ogni volta che una di noi era nervosa, le sue mani finivano in qualche modo tra i nostri capelli mentre ci sfogavamo. Era rilassante.

«Se non vuoi che quel povero ragazzo scappi a gambe levate, devi darti una calmata. Non ha detto nulla di male, sei stata tu a leggere nelle sue parole più di quanto lui intendesse. So che sei invidiosa della vita degli Umani, chi di noi non lo è? Per loro è tutto così semplice, mentre per noi... beh, per noi no. Ma non possiamo farci nulla: siamo nati nella famiglia sbagliata, o in quella giusta, dipende dai punti di vista, e non è una cosa che possiamo cambiare. Che ci piaccia o no, loro sono i nostri protetti e dobbiamo accettare tutto da loro. A proposito, ti rendi conto che portarlo in un posto dimenticato da Dio e poi lasciarlo lì ad arrangiarsi non è stata un'idea geniale, vero?»

«Non sono andata via, sono solo uscita dalla stradina», borbottai «Me ne sono andata solo quando ho visto arrivare l'auto di Lucy. Non sono così sconsiderata.»

«Meno male che ti è rimasto un po' di buonsenso in quella zucca vuota. Forza, mandagli un messaggio e chiedigli scusa. Dov'è il tuo telefono?»

Non ne avevo la più pallida idea. «Prova a guardare sopra la scrivania.»

Si tolse l'elastico che teneva sempre al polso e mi fissò lo chignon. «Non dirmi che l'hai perso di nuovo!»

Perdevo il cellulare almeno una volta al giorno, non era di certo una novità; l'esatto contrario di Charlie, che non dimenticava mai dove avesse posato qualcosa. La sua ossessione per l'ordine mi faceva venire l'ansia.

«Sei fortunata, l'ho trovato», mi disse, guardando lo schermo «E – oh! – hai ben tre nuovi messaggi da parte di Cam. Che ragazzo adorabile.»

Quasi glielo strappai dalle mani.

16:43 Mi dispiace, non volevo farti arrabbiare.

17:01 Posso chiamarti? Odio discutere al telefono.

17:35 Allie, per favore, dimmi almeno se sei arrivata a casa, mi sto preoccupando.

«Ma che carino!», esclamò Charlie, le mani giunte sul cuore e gli occhi dolci. «Si preoccupa perfino che tu sia arrivata sana e salva.»

Effettivamente, leggendo i messaggi, non riuscivo più ad essere arrabbiata con lui. Come poteva sapere che con quelle parole avrebbe toccato un tasto dolente? Avevo reagito in maniera eccessiva.

17:52 Scusami tu, sono stata esagerata. Ho avuto una giornataccia e me la sono presa con te per una stupidaggine. Mi dispiace.

La risposta fu immediata.

17:53 Ma figurati, non devi chiedere scusa! È tutto ok. Sto andando ad allenamento ora, ma ti secca se domani dopo scuola passo da te? Potremmo andare a farci un giro da qualche parte :)

«Un appuntamento! È uno che non perde tempo in chiacchere», commentò Charlie, il collo allungato sopra la mia spalla per riuscire a seguire lo scambio di messaggi.

«Non è un appuntamento, usciamo solo a fare due passi», precisai, mordicchiandomi l'unghia del pollice. Era un brutto vizio che non ero mai riuscita a perdere.

«Sei fortunata che non ci sia Amanda. Se trovi i miei commenti irritanti, immagina i suoi.»

Charlie aveva ragione, Amanda era un'inguaribile romanticona. Grazie al cielo, era a fare shopping con Emily.

Ignorandola, digitai una sola parola sullo schermo del cellulare.

17:56 Certo.

17:56 Sul serio?

Cosa si aspettava, che rifiutassi?

17: 57 Sul serio :)

Avevo appena inviato il messaggio quando la porta si aprì e Amanda entrò con quattro borse in mano. Le poggiò a terra e si lasciò cadere sul suo letto, accanto a quello di Charlie.

«Oh, no, Charlie ti ha acconciato i capelli. Che mi sono persa?», chiese, guardandoci da sotto il braccio piegato sopra il viso.

«Allie ha litigato con Cam», cinguettò Charlie.

Amanda spalancò gli occhi nocciola e si mise a sedere. «E come stai?»

«Domani esce con lui», continuò Charlotte, con lo stesso tono di voce.

Amanda guardò prima me e poi lei, socchiudendo leggermente gli occhi. «Devo essermi persa un passaggio... non avete litigato?»

Annuii con un sorriso. «L'ho lasciato in gelateria. Da Nan, hai presente?» Certo che ce l'aveva presente, ci andavamo sempre.

«Io sì, ma lui non penso. Non è un posto molto frequentato.»

«Si è fatto venire a prendere da sua sorella e Allie ha aspettato che arrivasse prima di andarsene. In ogni caso, poi le ha scritto.» Charlie, che a quanto pareva era più entusiasta di me, mi strappò il telefono dalle mani e lo piazzò in quelle di Amanda, che mi fissò con la testa leggermente inclinata di lato. Ma, qualsiasi domanda avesse da farmi, passò in secondo piano non appena guardò i messaggi.

«"Dimmi almeno se sei arrivata, mi sto preoccupando"?», lesse ad alza voce, inarcando le sopracciglia.

Mi strinsi nelle spalle, sentendomi arrossire.

A parte Sam, un Nephilim del nostro anno con cui ero uscita un paio di volte tempo prima, nessuno si era mai interessato a me. E anche se sapevo bene che in quel momento non potevo permettermi una storia con Cam – sarei stata un'ipocrita considerato quello che avevo detto a Charlie la sera precedente, prima del falò – non potevo fare a meno di sentirmi, non so... apprezzata.

«Oh, mio Dio! Ti ha chiesto di uscire!»

«Non è un appuntamento», precisai di nuovo, esasperata.

«Sì che lo è. Come pensi la prenderà Jay?»

«Jay? Che c'entra Jay?»

«La sua sorellina ha un appuntamento con il suo neoprotetto! Si sentirà in dovere di chiarire un paio di cosette con il tuo ragazzo.»

«Non è un appuntamento e non è il mio ragazzo! Mio Dio, lo conosco da ieri.»

Ma loro due si scambiarono uno sguardo complice e poi annuirono nella mia direzione.

«Oh, tesoro, ci sei dentro fino al collo.»

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