Le mie guance
sono il frutto rosso,
maturo e molle,
che cade pesante al suolo,
freddo come la forbice
che ora sfiora l'orecchio.

I miei occhi seguono
attenti ogni tuo guizzo;
il movimento di mani
che si fondono
con le lame che adesso,
davanti al Cosmo,
davanti a te,
davanti a loro,
recidono le corde brune
gonfie di odio e amarezza.

La macchina che ora prendi
fa rumore e traccia un solco profondo:
a terra cadono come foglie
ciocche più corte,
fino a quado non raggiungi l'accordo.

E io mi chiedo silente
come e perché
e chi ha deciso
che i capelli si tagliano
dopo un trauma o dolore.

"Ti piace, France'?"