Decisioni-Thriller Guerra
Casa abbandonata:
Joe aprì lentamente gli occhi. Era stordito, sdraiato a terra come i mille corpi privi di vita che nelle stradine di campagna vide tempo fa. Si guardò intorno disorientato. Delle mura spoglie in cemento lo circondavano. Trovò la forza di alzarsi. Solo la morte poteva impedirgli di sollevare la sua povera schiena, ormai dolorante, da quel pavimento pieno di polvere. Non ci fu nessuna reazione da parte di Joe, nonostante si trovasse in un posto a lui sconosciuto. Ormai aveva visto di tutto. Restò immobile a pensare. Doveva a tutti i costi trovare un piano. Sapeva già di cosa si trattasse: Sequestro di persona.
Una porta si aprì. Joe sorrise. Non provava nessuna paura...La paura per lui era un sentimento stupido e pericoloso: "La paura non ti fa pensare. Non pensi e di conseguenza agisci nel modo sbagliato. Agisci nel modo sbagliato e di conseguenza muori." Così ragionava Joe...Così incoraggiava i suoi confratelli.
L'uomo restò dinnanzi la porta aperta. Joe non osò dir nulla.
<<Hai due minuti a partir da adesso. Nella scatola che troverai nell'angolo c'è un dispositivo con due pulsanti. È collegato a due bombe. Il pulsante rosso è collegato al mercato della città dove si trovano moltissimi civili tra cui donne e bambini. Il pulsante blu è collegato alla vostra base militare, dove si trovano i tuoi confratelli. Se non fai una scelta entro il tempo prestabilito, scoppieranno tutte e due bombe. Buona fortuna.>>
L'uomo senza aggiungere altro, uscì dalla stanza, lasciando Joe solo e zitto. Il suo volto non mostrava nessuna espressione, ma dentro di lui stava urlando...Stava gridando fortissimo dallo strazio. Ma non poteva e non voleva mostrarsi vulnerabile al nemico. Doveva fingere che andava tutto bene, anche se nulla andava per il verso giusto.
Base militare:
Un ragazzo privo di sensi era appeso a testa in giù. I militari lo circondavano con le armi puntate su quel corpicino fragile, nonostante non ci fosse la necessità.
<<Maschio. Età compresa tra i quindici e i sedici anni. Presunto attentatore. Ecco davanti a chi ci troviamo.>> Tuonò il generale.
<<Cosa ne facciamo?>> Chiese un ragazzo alle prime armi, impacciato e timido.
<<Torturiamolo finché non gli facciamo dire ciò che sa.>>
<<È disumano.>>
<<Loro sono disumani. Questa razza bastarda uccide senza farsi scrupoli.>>
<<Noi non dobbiamo essere come loro.>> Obiettò il ragazzo.
<<Ci adeguiamo. Se vogliamo vincere dobbiamo farlo. Dobbiamo mandare al creatore questa razza bastarda.>> Disse il generale guardando il corpo del ragazzo appeso.
Si avvicinò all'ostaggio ancora dormiente e gli tirò uno schiaffo urlando: <<Svegliati!>>
Il ragazzino aprì gli occhi. Ansimò per il risveglio traumatico. Nel suo sguardo c'era il puro terrore.
<<Qual è il tuo nome?>> Chiese il generale, mentre gli altri militari continuavano ad imbracciare i loro fucili, come un tempo stringevano le loro mogli.
Il ragazzo tremante dalla paura, balbettò: <<J-Jahal.>>
<<Bene Jahal. Sappi che se vuoi sopravvivere devi seguire queste tre semplici regole: Punto primo, di sempre e solo la verità. Punto secondo, collabora con noi. Punto terzo, Mai negare. Ci siamo capiti?>>
<<Io...Io non c'entro nulla con tutto questo! Liberatemi!>>
Il generale schiaffeggiò nuovamente il ragazzo.
<<Ricorda la regola numero tre. Cosa sai di Qlcad?>>
<<Lo giuro!>> Supplicò il ragazzo. <<Non so nulla.>>
Il generale si voltò verso il militare impacciato e gli ordinò:
<<Va a prendere un barile d'acqua.>>
<<Per far cosa?>> Chiese ingenuamente.
I suoi confratelli risero. Era l'unico che non aveva ancora capito.
<<Fatti aiutare da qualcuno.>> Aggiunse il generale dalle sopracciglia aggrottate, lasciando il giovane militare confuso.
Casa abbandonata:
Joe si avvicinò alla scatola posizionata nell'angolo della stanza. Fece un sorriso nervoso, poi tirò con tutta la sua forza un pugno dritto al muro. Il sangue colò dalla sua mano, facendosi corso sul braccio come un fiume in piena, fino a macchiare la manica della sua divisa. Girò per la stanza in cerca di una soluzione a tutto ciò, ma era tutto inutile...Era solamente uno spreco di tempo. La soluzione non le sarebbe cascata dal cielo. Solamente lui poteva mettere fine a tutto ciò...Lui era l'uomo che doveva compiere una scelta!
Si lasciò cadere a terra come una mela in balia della gravità.
<<Cosa faccio?>> Urlò disperato. La confusione e la paura ebbero la meglio.
Da una parte c'erano dei civili. Bambini, donne, uomini, tutti innocenti, con un'unica colpa: Trovarsi in quel mercato. Dall'altra parte c'era la sua base...I suoi confratelli, quasi tutti con figli e mogli...Persone che lui aveva conosciuto tramite delle foto che portavano sempre con loro e che baciavano nei momenti critici come se fossero immaginette di santi.
Vide i minuti mancanti all'esplosione... Ormai mancava davvero poco. Voleva che tutto ciò fosse solo un miraggio dovuto alla mancanza di acqua...Ma non lo era. Tutto ciò nonostante fosse surreale, era la realtà.
"Tic, toc, tic, toc." Così ticchettava la sveglia. Ad ogni ticchettio l'ansai cresceva e il tempo diminuiva.
Base militare:
Il ragazzetto che si dichiarava innocente si trovò un bidone d'acqua posto sotto di lui. Il generale teneva una corda tra le mani ruvide e rovinate dal tempo ormai andato.
<<Cosa sai su Qlcad?>> Ripeté con insistenza il generale.
<<Sono innocente!>> Enunciò il nemico, appeso sotto e sopra come un insaccato.
Il generale senza scrupoli tirò la corda con tutto la sua forza e il ragazzo si trovò immerso nell'acqua. Delle bolle salirono a galla. Il militare con ancora un briciolo di umanità, urlò:
<<Basta! Così lo uccidi.>>
Il capo: lui che decideva se qualcuno dovesse vivere o morire, guardò con il suo sguardo freddo e senza pietà il militare buono. Lo guardava con aria quasi schifata, come se provasse disgusto della sua bontà. Poi si fece convincere e lo tirò su.
Il presunto attentatore sputò l'acqua ingerita e fece un bel respiro profondo. Tremava.
<<Lo ripeto per l'ultima volta: Cosa sai di Qlcad?>>
<<M-Mio padre!>> Balbettò debolmente. <<Lui...Lui fa p-parte del gruppo d-di Qlcad.>>
Il generale sorrise. Guardò il militare con sentimenti e fece un occhiolino.
<<Vedi come si fanno parlare queste fottute merde?>> Enunciò con prepotenza e arroganza.
<<Cos'altro sai?>>
<<N-Non so altro. Lo giuro!>>
Lo immerse nuovamente nel liquido trasparente per un po' di secondi. Poi lo tirò su. Era diventato una sorta di loop.
<<L-Lo giuro!>> Pronunciò in lacrime il ragazzetto pelle e ossa. <<Non so nient'altro!>>
<<Tiratelo giù.>> Ordinò il generale con voce autoritaria. <<Tu!>> Si rivolse al militare gentile, avanzando verso di lui. <<Prendi questa.>> Le porse una granata. <<Voglio che gli conficchi questa in bocca e lo uccidi.>>
<<No!>> Esclamò senza pensarci, indietreggiando dalla paura al solo pensiero. Quell'uomo aveva perso il senno della ragione. Non lo faceva per vincere la guerra, lo faceva per sadismo. Ormai aveva perso l'umanità. Era solo un corpo che camminava senza meta e ragione.
<<Se non lo farai ti farò impiccare come traditore della patria. Cosa preferisci? Salvare una merda umana o salvare te stesso?>>
Il generale l'aveva messo di fronte ad una scelta...Ma in fondo, dentro di sé, lui sapeva già la risposta.
Casa abbandonata:
Joe aveva fatto una scelta. In fondo nella sua vita ne aveva fatte già tante altre. I suoi confratelli erano più importanti. Senza di loro non avrebbe potuto mai e poi mai sconfiggere la feccia dell'umanità. La mano tremante si avvicinò al pulsante. "Nessun senso di colpa. Nessun senso di colpa. Nessun senso di colpa." Ripeté dentro la sua testa come un grammofono incantato che trasmetteva sempre lo stesso disco. Quel popolo innocente era pronto a morire per la patria. Già immaginava un mega monumento dedicato ai caduti tra la piazza ormai distrutta. Fece un grido liberatorio, poi premette quel pulsante rosso. Chiuse gli occhi. Nella sua testa vide tutte le persone bruciare. Per un attimo le parve di udire anche delle urla di bambini.
Base militare:
Il ragazzino si trovava legato in una sedia, con un apribocca che le spalancava le labbra. Il militare se ne stava con una granata in mano mentre tutti lo incoraggiavano urlando il suo nome:
<<Joe! Joe! Joe! Joe!>>
Il militare tremava come una foglia. Stava per commettere un omicidio. Lui voleva essere un eroe, non un assassino. Si avvicinò al ragazzino e gli sussurrò dolcemente:
<<Saremmo potuti diventare amici, se solo tu non avessi la divisa di un altro colore. Mi dispiace Jahal.>>
Il ragazzino si dimenava. Non voleva morire. Infondo chi voleva morire a quell'età? Era nel fiore dell'adolescenza. A quell'età doveva divertirsi e non piangere per la disperazione...Sfortunatamente per lui, era nato nell'epoca sbagliata. Era nato nell'epoca dell'odio, della guerra. Dove le persone combattevano e si distruggevano per niente.
Joe Fece un grido liberatorio, poi tolse la linguetta dalla granata e gliela infilò nella bocca. L' ostaggio, l'ultima cosa che vide fu il militare che scappava da lui come se fosse un mostro, poi KABOM! La bomba esplose. Le schegge di plastica e la polvere da sparo gli frantumarono la testa in mille pezzi. Jahal adesso era libero da una vita disgraziata. Chissà, forse era un favore a lui stesso. Vivere per soffrire, ne valeva davvero la pena?
Joe da quel giorno non fu più lo stesso. Divenne come tutti. Senza sentimenti. Era un morto che camminava. I suoi occhi divennero freddi e stanchi e i suoi sentimenti furono trascinati via, insieme all'anima del ragazzino.
Casa abbandonata:
Joe era con le mani tra i capelli, seduto in un angolo, in attesa di qualche novità da parte del rapitore. La porta si aprì. L'uomo di prima entrò e si avvicinò al militare.
<<Hai fatto una scelta. Hai scelto delle persone innocenti... Proprio come pensavo.>>
<<Perché proprio io? Perché avete scelto me?>> Cercò di capire Joe.
<< Tre anni fa un ragazzino di nome Jahal fu ucciso da un militare... Quel militare eri tu. Hai ucciso un ragazzino innocente. Aveva soli sedici anni. Lui...>> Si bloccò a causa della tristezza mista alla rabbia. <<Lui era il più bravo della sua classe. Sognava di diventare medico e salvare delle vite. Jahal con me non c'entrava nulla. Lui non voleva seguire le mie orme e io lo rispettavo. Non volevo che diventasse come me. Odiava spargimenti di sangue. Ma tu! Tu l'hai ucciso. Gli hai strappato barbaramente la vita. Ma la cosa che più mi fa male, sai cos'è? Che non gli avete dato nemmeno una degna sepoltura. L'avete abbandonato in una discarica...Il suo corpo era irriconoscibile. L'ho riconosciuto solamente per i suoi vestiti. Capisci la sofferenza di un padre nel vedere il corpo del proprio figlio ridotto così? La mia vita è finita insieme a lui. Io non vivo più ma sopravvivo.>>
Joe dopo anni, scoppiò a piangere. Riaffiorò nuovamente il sentimento della tristezza.
<<Non è morto nessuno.>> Disse l'uomo dopo minuti di silenzio, asciugandosi le lacrime. <<Dopo la morte di Jahal ho capito che è inutile uccidersi e fare una guerra senza una ragione ben concreta. Quei fili non erano collegati da nessuna parte.>>
Joe si stupì...A momenti sveniva dalla gioia alla notizia che quelle persone innocenti fossero ancora vive.
<<Adesso hai imparato la lezione. Quando ho scoperto che eri stato tu ad uccidere Jahal ho pensato di farti fuori, ma poi mi sono detto: "Devo essere migliore di lui." ed ho cercato di mantenere la mia promessa. Come hai visto Joe, per torturare non servono per forza oggetti che ti lacerano la carne...La mente fa brutti scherzi se messa al limite. Rispondi a quest'ultima domanda: Chi è adesso il cattivo e chi è il buono?>>
Joe restò zitto, con la testa abbassata. Non trovava il coraggio di rispondere.
<< Non esistono i buoni o i cattivi. Sono concetti che creiamo noi per convincerci che ciò che facciamo lo facciamo per uno scopo benevole. Tutti hanno commesso i loro sbagli. Tutti hanno uno scheletro nell'armadio...Adesso alzati e scappa via da qui. Fa si che Jahal non venga mai dimenticato dai tuoi confratelli assassini.>>
Joe si alzò da terra, e senza proferire una sola parola, scappò via. Il sole tornò a baciare la sua pelle. Non aveva mai apprezzato così tanto la luce fino a quel giorno.
Quando Joe arrivò nella basa militare, i suoi confratelli non si erano resi conto della sua assenza. Il militare si sentì terribilmente solo. Andò nella sua branda e si sdraiò rannicchiandosi in una posizione fetale. Pianse tutta la notte. Ripensò a quel bambino e a tutti quelle povere vittime che aveva ucciso. Infondo nessuno era perfetto come pensava. Nessuno era migliore di un altro. Nessuno valeva di meno e nessuno valeva di più. Nessuno era cattivo e nessuno era buono. Un piccolo miracolo successe quella notte calda d'estate dentro il cuore di Joe...Finalmente il militare tornò quello di un tempo: Umano.
HunterPokeTrainer42
Bendix07
FoxyWantDrugs
Skarlett_the_waffle
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top