III
In balia delle onde, con la vela indomabile, i remi immaginari andati ormai a fondo e la pioggia improvvisa che cadeva violentemente, era impossibile riuscire a distinguere la riva.
Le nuvole che ci sovrastavano erano talmente tante da far diventare buio. Eravamo da sole alla mercé di qualsiasi pericolo.
E questo perché non avevo detto "non potrebbe andare peggio di così".
-Tira da quella parte!- urlai ad un certo punto a Viola che stava tenendo saldamente una cima.
-Fred! Vedo qualcosa!- attirò la mia attenzione indicando un punto remoto al di là della mia testa. Voltandomi vidi delle strane luci biancastre sospese per aria, e per un momento mi domandai che caspita ci facessero delle lanterne in aria nel bel mezzo di una tempesta.
La nostra piccola barchetta venne scossa da una grande e spaventosa onda che mosse talmente tanto l'imbarcazione da farmi sbilanciare e cadere. Sbattei la testa contro il palo della vela e persi i sensi.
"Che pirla", avrebbe detto la mia grandissima amica Chiara se fosse stata lì in quel momento ad assistere al mio glorioso risveglio. Avevo palesemente vestiti e capelli zuppi d'acqua, sapore di acqua salata e sangue in bocca e un grandissimo senso di nausea.
Viola non era di certo messa meglio. Mettendomi seduta notai come prima cosa la sua comodissima posizione a gambe all'aria con la testa in parte sotto il filo di acqua entrata nella barca. In secondo luogo mi accorsi della vela parzialmente squarciata dal vento e dalla tempesta. In terzo e ultimo luogo, non v'era terra all'orizzonte. Mi venne un colpo al cuore.
-Ehm... Viola?- chiamai. Seguii un lamento dalla mora che pigramente si sistemava gli occhiali neri sul naso. -Altri cinque minuti.- pronunciò. Sbuffando, mi misi in piedi traballando e con la mano le buttai un po' d'acqua sul viso. Viola cercò di mollarmi una sberla ma riuscii a schivarla finendo quasi fuori bordo. -Che c'è?- Chiese palesemente seccata dalla mia brusca azione. Un attimo dopo anche lei era seduta con le gambe incrociate mentre io combattevo la mia grandissima voglia di vomitare.
-Oh shit!- esclamò. -Dove caspita siamo finite?!-
Io la guardai come per dire "really gurl" e poi le risposi: "E a me lo chiedi?" Sospirai e cercai il telefono. Seguii un infarto poiché nella mia tasca non c'era niente.
-Oh merda.- Viola mi guardò. -Dove ho messo il telefono?- fu quasi un'affermazione, più che una domanda. Corsi alla ricerca dello zainetto. Grazie a Dio e all'impermeabilità gli oggetti al suo interno quali un pacchetto di gomme, un paio di merendine, il volume sessanta di One Piece, due carica batterie d'emergenza (che non si sa mai) e i nostri amatissimi telefoni erano sani e salvi; forse un po' umidicci, ma sani e salvi. Repentinamente accesi il telefono e come prima cosa mi accertai che ci fosse campo.
-Wow. Tre tacche e siamo sperdute in mezzo al Mediterraneo.- Erano a malapena le dieci del mattino.
-Vedi un po' dove siamo.- disse Viola.
Ci sedemmo entrambe sul bordo della barca, io sulla destra e lei dal lato opposto per non sbilanciarci e cadere in mare.
Attivai la posizione e inserii il GPS. Pregai che google maps desse segni di operatività. L'unica immagine sullo schermo era il puntino blu che rappresentava la nostra posizione in uno sfondo azzurro. Rimpicciolii l'immagine nella speranza di vedere un'isola o la spiaggia, ma niente. Eravamo in mezzo al nulla.
Era strano, perché avremmo dovuto vedere come minimo Ponza, Parmarola o Ventotene, ma non c'era assolutamente niente.
-Cazzarola. Siamo in mezzo al nulla!- urlai mostrandole il telefono.
Viola spalancò gli occhi e la sua espressione mi fece quasi morire dal ridere, se solo non fossimo state in mezzo all'oceano... senza una vela... in balia delle onde... e senza abbastanza cibo da sfamare la mia ansia che sarebbe probabilmente giunta a momenti.
-Well, shit.- Pronunciò ridandomi il telefono. -Provo a chiamare la guardia costiera.- disse lei con già il numero sulla tastiera.
Passarono pochi secondi e partì la segreteria. -Come fa a partire la segreteria se ci sta comunque campo?- chiese lei allibita guardando lo schermo del suo telefono.
-Resteremo qui finché qualcuno non ci avvisterà.- conclusi.
-Beh, non vedo altre opzioni se non aspettare.-
Rimanemmo in silenzio per circa trenta secondi quando Viola ricominciò a parlare. -Beh. Ho aspettato. Dove sono i rinforzi?-
Sospirai per quella he doveva essere come minimo la ventesima volta e cercai di distrarmi in qualche modo. Recuperai un secchiello e iniziai a raccogliere l'acqua che avevamo imbarcato e a ributtarla a mare.
-Cosa stai facendo?- mi domandò Viola con gambe e braccia incrociate.
-Passo il tempo. Sennò possiamo anche prendere il sole o giocare a "indovina il personaggio di One Piece", sempre se ne hai voglia.
-Tu... sai proprio come spendere il tuo tempo, vero?- mi chiese.
-Diciamo che ho molto tempo libero e non mi va mai di uscire di casa, quando sto a Roma.-
Viola si alzò di colpo e si risedette a prua, con lo sguardo verso l'orizzonte in attesa di vedere un'altra barca o nave in avvicinamento.
Finii finalmente il mio lavoretto e mi accasciai sul fondo di legno con la schiena sulla paratia e le dita delle mani intrecciate dietro la testa.
Viola si girò verso di me. -Giochiamo allora?-
-Stavi aspettando solo questo?- domandai chiudendo gli occhi e mettendo gli occhiali da sole sul naso punteggiato da tantissime lentiggini.
-Ovvio. Allora... qualcuno di difficile... lo scambiasti per una donna, ha gli occhi chiari e veste in un modo strano.- continuò.
Io ci pensai un po' su. Erano circa una decina i personaggi che avevo inizialmente scambiato per donne, e quando avevo scoperto che erano del sesso opposto ero rimasta alquanto sconvolta.
-Mhhhh... imdizio?- chiesi.
-Ha a che fare con Pops.- continuò raggiante. -Ah! Lo so. Haruta. Mannaggia a lui.- risposi sempre con gli occhi serrati nel completo relax.
-Ora tocca a me! Vediamo, la schifo come se non ci fosse un domani e mi inquieta non poco.- iniziai.
-Vabbè dai, è semplicissimo: Pudding.- rispose. -Uno a uno.-
E continuammo così per quella che sembrò un'eternità.
"Dei, che noia..." pensai dopo aver perso un'altra volta. Viola era davvero brava in questo tipo di giochi, quando voleva.
-Ehi, vogliamo provare a pescare?- Propose. Anche lei era sfinita da quella noia straziante. -Tanto deve essere circa l'ora di pranzo.-
-E come pensi di cucinare, genia?- domandai anche se eccitata all'idea di mostrare le mie skill nella pesca.
-Beh... ci penseremo su...- continuò sorridendo.
In uno scomparto all'interno della nostra bellissima barchetta, v'era una canna da pesca e una scatola con dentro delle riserve di cibo come scorta. Adoravo quando Viviana faceva la persona intelligente e metteva due panini in più, giusto perché mi voleva bene.
Decidemmo di conservare quelle sacre scorte e ci mettemmo all'opera. Nel mentre che qualche tonno abboccasse, mettemmo un po' di musica, ovviamente a tema marinaresco, e partimmo dalle sigle del nostro anime preferito.
Dal fischiettare passammo al canticchiare, e in men che non si dica stavamo praticamente urlando gli inni della nostra infanzia.
-Ciurma! Andiamo tutti all'arrembaggio, forza! Vediamo adesso chi ha coraggio. Niente, è più importante del tesoro ma, chissà dove sarà. Un solo grido!- iniziava lei.
-Ciurma! C'è un bastimento di corsari. Forza! Noi siamo i re dei sette mari. Niente potrà fermarci, adesso siamo qua.- continuavo io. -Avanti che si va. Un solo grido!- finivamo in coro.
-Miei dei, che ricordi!- esclamai malinconica.
-Già... intanto le nostre grida di battaglia non hanno ancora attirato nessun pesce...- disse Viola dispiaciuta. Teneva ben saldo l'arnese di metallo e ogni tanto faceva girare la manovella.
Respirai a pieni polmoni l'aria fresca del mare. Alla fine non era tanto male starsene un po' lontani dalla civiltà. Fare le naufraghe era piuttosto divertente, in fondo.
-Che meraviglia, eh.- Viola si guardò intorno ammirando la distesa blu. Sembrava che mi avesse letto nella mente, dato che erano le stesse parole che avrei pronunciato in quel momento.
-Vorrei restarmene qui, lontana dal greco e dai prof.- iniziai. -E da quelle testine dei miei compagni di classe.- Viola rise. Sapeva bene quanto non riuscissi a sopportare il livello di infantilità all'interno della mia classe, anche se, in fondo, mi piaceva considerarli tutti come membri di una seconda famiglia... beh... quasi tutti... -Santa miseria, hanno praticamente quindici anni e ne dimostrano sei mentalmente.- sbuffai. Viola mi passò la canna da pesca. Fu in quell'attimo che qualcosa abboccò all'amo. Venimmo scosse da quell'improvviso evento che per un attimo tememmo di cadere in acqua.
-Forza Fred! Tiralo su!- mi acclamava. Dopo quei pochi istanti di tensione, finalmente riuscii a tirare l'amo fuori dall'acqua. Rimanemmo stupite dalle dimensioni del pesce che avevamo preso. A mio parere, non era esattamente una di quelle bestie che trovi solitamente in mare. Questo pesciolone aveva le squame di un rosso acceso, una grandissima pinna dorsale e il muso nero con delle piccole pinne laterali del medesimo colore.
Il pesce, nonostante le sue dimensioni, non si dimenò tanto. Con l'aiuto di Viola riuscimmo a tirare fuori l'amo e lo stupore aumentò quando vedemmo cosa v'era attaccato. Una bottiglia di vetro trasparente con un grosso tappo di sughero era rimasta nella gola del nostro pescato che chiamammo 'Phil', per comodità, e che ributtammo in mare dopo questa scoperta interessante. Prevalentemente lo facemmo perché ero una brava figlia di Poseidone. All'interno della bottiglia c'era un foglio di pergamena ingiallita e arrotolata. -Allontanati.- intimai a Viola alzandomi in piedi. -Cosa hai intenzione di fare?- chiese lei.
Presi la bottiglia con entrambe le mani e l'alzai dietro la mia testa facendo immaginare cosa avrei fatto di lì a un secondo. Gettai la bottiglia sul pavimento della barchetta con tutta la forza che avevo nelle braccia. Pezzi di vetro volarono da tutte le parti. Viola si parò con le braccia anche se lei si trovava a poppa e io a prua. Scostai cautamente i pezzi di vetro da sopra il foglio e raccolsi il prezioso tesoro.
-Sembra una mappa.- dichiarai srotolando la pergamena. Viola cacciò un urlo d'entusiasmo e mi raggiunse immediatamente. -Wow! Sembra quasi un film! Ci mancano solo i pirati a questo punto...- esclamò osservando la mappa di un'isola.
Avendo per mio grandissimo orgoglio nove in geografia, mi misi a studiare la forma dell'isola e mi accorsi che le isole del mare in cui stavamo navigando (sempre se fossimo state ancora nel mezzo del Mare Nostrum) non avevano quella conformazione geologica, strano.
-Mh... non mi sembra nuova...- iniziò Viola tenendosi il mento. -Mi pare quasi familiare... devo averla già vista...- iniziò a far scorrere l'indice da una parte all'altra del foglio, aggiustandosi gli occhiali sul naso e scrutando con più attenzione la mappa.
-Di certo non è un'isola di queste zone.- lanciai un'occhiata di stupore alla mia amica che ricambiò con altrettanto stupore. Doveva avermi letto nel pensiero un'altra volta.
-Non sarà mica...- iniziò lei.
-No, non può essere. Sai bene che non può esistere nella realtà.- risposi.
-Ma potrebbe. Insomma, ne hai la prova davanti!- continuò. -Ehi, guarda. C'è un nome qui in basso. Scosta un po' il dito...- le dissi.
Raftel.
-No, non può essere.- decretai.
-Fred! Per i baffi di Roger! Sì!- esclamò lei eccitata. Io non sapevo se ridere di gusto o unirmi all'eccitazione della mia compagna di avventure.
-Ma come può esistere una mappa del genere?- domandai cercando di rimanere il più realista possibile anche se l'adrenalina iniziava a scorrere nelle mie vene. Insomma, parliamone. Come non rimanere entusiasti dall'idea di aver trovato la mappa di un'isola che fino a quel momento avevi pensato fosse immaginaria.
-Ok, ok. Ma anche se esistesse davvero, come pensi di arrivarci?- chiesi ripiegando la mappa. Viola si voltò pensierosa guardando il mare, mentre io nascosi la mappa nello zaino e riposizionai gli occhiali da sole sugli occhi.
D'un tratto, Viola s'illuminò e afferrò il mio braccio. -Beh, con quella, ovviamente.- Disse indicando una nave in avvicinamento. -Toh, finalmente i rinforzi.- annunciai.
Da lontano sembrava una di quelle navi mercantili, ma pian piano che avanzava, la forma della prua era sempre più simile ad una grossa balena bianca e la nave pareva fatta interamente di legno con enormi vele bianche e una nera sulla cima con il famigerato simbolo che indicava una nave pirata.
-Cosa avevi detto prima? Mancano solo i pirati?- annunciai guardando prima lei e poi la nave che si avvicinava pericolosamente nella nostra direzione.
-Fred.- mi chiamò. -Guarda cosa c'è disegnato sulla vela nera.- indicò con il dito. -Me ne sono accorta che c'è un cavolo di Jolly Roger.- risposi sorridente. -Guarda bene! Ti ricorda qualcosa?- insistette lei tirandomi per il braccio. Socchiusi gli occhi e aguzzai la vista nella speranza di scorgere dei dettagli nonostante la leggera miopia accentuata dalla lunga distanza. -Ah. Mierda.-
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